VERSO LA LUCE di Franco Massimo + varie

IL GREMBIULE

Dopo che il Neofita ha riconfermato i suoi vincoli, il Venerabile lo  abbraccia e gli da il triplice bacio. “tu, ora, sei mio fratello”. Il Maestro delle Cerimonie cinge  il neofita con il grembiule: “Questo Grembiale è simbolo del Lavoro, primo dovere e massima consolazione dell’Uomo.  Non dovrai mai presentarti in Loggia senza indossarlo. Lo porterai con la bavetta rialzata.”

Ragon, nel suo RitueI de l’Apprenti Mason, dice al neofita:

Ricevete questo Grembiule che noi tutti portiamo, e che i più grandi uomini si sono onorati di portare; è l’emblema del lavoro: vi ricorderà che un Massone deve sempre avere una vita attiva e laboriosa.  Questo Grembiule, che è il nostro abbogliamento Massonico, vi dà il diritto di sedervi tra noi e non dovete mai presentarvi in questo Tempio senza esserne rivestito, con la bavetta rialzata

Per Plantagenet ,il Grembiule, fatto di pelle d’agnello, ricorda la “tunica di pelle” con la quale la leggenda biblica riveste Adamo ed Eva costretti ad abbandonare il Paradiso e votati al dolore e al lavoro.

Il “dolore” non è una maledizione per l’uomo, è la causa generatrice della sua felicità; imparerà pure che il “lavoro” è un castigo solo se si persegue a fini egoistici; affinché sia una sorgente inesauribile di gioia, occorre che sia amato per se stesso, occorre che non sia in funzione unica di moventi degradanti; ed ecco perché il Grembiule è bianco, immacolato e puro. Conservandolo cosi, ciascuno può, sul suo piano, realizzare quella perfezione a cui aspira ogni iniziato.

Exotericamente il Grembiule simboleggia il lavoro costante al quale il Massone deve dedicarsi; ma è evidente che non bisogna attenersi a questo solo significato.

La bavetta rialzata del Grembiule dell’Apprendista protegge l’epigastrio (regione superiore dell’addome) che è legato al plesso solare; questo plesso corrisponde alla zona ombelicale dal quale dipendono inequivocabilmente i “sentimenti” e le “emozioni” contro cui l’Apprendista soprattutto deve proteggersi allo scopo di raggiungere la serenità di spirito che farà di lui un reale Iniziato.

D’altra parte, restando cosi “isolati”, i sentimenti e le emozioni personali dell’Apprendista non rischiano di turbare con le loro radiazioni la pace profonda del Tempio nel quale è ammesso. Poiché si suppone che questo rischio non esista più nel Compagno e nel Maestro, questi possono abbassare la bavetta del loro Grembiule.

Anche la cintura del grembiule ha il suo simbolismo; è, infatti, considerata una parte importante, una specie di cerchio marcatamente magnetizzato destinato a separare con un disco di materia eterica la parte superiore del corpo  dall’inferiore, affinché le formidabili energie che il cerimoniale massonico sollecita non si disperdano nella regione inferiore del corpo.

Per taluni storici del secolo XIX tale capo di vestiario rappresenterebbe una sorta di prolungamento o di ricordo del costume indossato dagli operai delle corporazioni londinesi del secolo XVII.

In realtà, ci si trova di fronte a “qualcosa” che è ben più antico. Si può anzi asserire, che i più celebri e remoti grembiuli sono quelli che rivestivano i lombi dei faraoni e il cui particolarissimo taglio si connette a segrete proporzioni geometriche utilizzate nella costruzione dei templi. In effetti, semplificandosi, il grembiule massonico ha perduto gran parte di codesto essoterismo.

L’uso del grembiule massonico affonda le radici nelle costumanze degli Esseni: questi israelitici che assomigliano molto ai profeti per il loro modo di vivere, avevano una profonda propensione per il misticismo che avevano ereditato dagli Hassidim (uomini pii) vissuti verso la metà del Il secolo.

Nessuno poteva essere ammesso nella loro comunità se non dopo aver affrontato un anno di noviziato, alla scadenza del quale si consegnava una veste bianca: era un grembiule che doveva indossare in ogni circostanza.

Durante le batterie di lutto il grembiule si indossa rivoltato.

Leadbeater è il solo autore che, per quanto ne sappiamo, abbia notato l’importanza della cintura del grembiule. Se non si accettano le sue spiegazioni “magnetiche”, si deve, almeno, riconoscere che la cintura merita attenzione.

Del resto, si sa che nel Medio Evo tutti indistintamente portavano la cintura ed esserne privati era segno di degradazione, d’incapacità nel compiere certi obblighi, di rinuncia a certi diritti. I debitori insolventi, infatti, venivano obbligati ad abbandonare la cintura, mentre le vedove deponevano la loro sulla tomba del marito quando rinunciavano alla successione.

Secondo il massone Oswald Wirth, compito del grembiule: “ è quello di proteggerci durante il nostro lavoro, non consentendo che ci si possa ferire con le schegge che si distaccano dalla nostra pietra grezza. Questi frantumi sono le nostre interne difficoltà, pronte a fare sentire maggiormente il loro peso, proprio quando cerchiamo di sbarazzarci di esse”.

Secondo alcuni il grembiule simboleggia anche il corpo fisico di cui lo spirito deve essere rivestito per poter realizzare il Tempio Universale; secondo altri, avrebbe lo scopo di ricoprire la parte inferiore del corpo, sede delle passioni e degli istinti, a significare che nel Tempio solo la parte superiore, quella che è sede delle facoltà spirituali e razionali, deve partecipare intensamente ai lavori.

In passato il grembiule veniva seppellito con il Libero Muratore, quando questi passava all’Oriente Eterno; in caso di espulsione dalla istituzione per colpa grave, il grembiule del

Concludiamo con un ritaglio di un antico Rituale massonico

Userete il grembiule per tutta la vita e,

alla vostra morte, esso sarà deposto sulla bara

destinata a conservare i vostri resti

e con essi rimarrà sotto le immote zolle della terra.

Fate che il suo candore vi esorti sempre

a quella purezza di costumi e a quella rettitudine morale

che ispirano nobili azioni,

alti pensieri

e grandi realizzazioni.

I GUANTI BIANCHI

I Guanti Bianchi dei Massoni sono simbolo di purezza: dovrebbero essere di pelle, possibilmente, di agnello (al pari del grembiule) in analogia all’Ariete celeste e hanno una specifica funzione: – sollecitano il Fratello a sperimentare il senso del tatto in una maniera diversa da quella del mondo profano portandolo soprattutto a sentirsi, a sentire il proprio “io” spirituale, come “calato” in un “vestito di pelle”

L’Apprendista al momento della sua iniziazione ne riceve due paia bianchi: uno per sé e l’altro da dare alla “donna che stima di più”.

I guanti bianchi ricevuti evocano per il Massone il ricordo dei suoi impegni.

Un’annotazione s’impone a questo punto sul “secondo” paio di guanti che, come prescrive il rituale, il Maestro Venerabile dà al Neofito dicendo:

“…Questi guanti sono destinati a colei che rappresenta la tua perfetta polarità contraria, cioè quella lunare”.

Poiché sembra, dal contesto in cui queste frasi vengono pronunciate, che il secondo paio di guanti sia destinato a una donna, il Neofito è ben contento di consegnarli come un “dono” alla propria sposa, o amica, o madre, o sorella.

Ed è fin troppo giusta una tale interpretazione al punto che “essotericamente” non deve essere variata.

Tuttavia, con i criteri analogici attinenti all’interpretazione “esoterica”, si può ipotizzare che il paio di guanti sia in fondo uno soltanto: se si sfilano in modo che la parte interna stia all’esterno si constata che il destro (positivo, attivo, solare) si e’ trasformato in sinistro (negativo, ricettivo, lunare) e viceversa. Lo stesso paio di guanti serve sul piano fisico e sul piano “metafisico” e, su entrambi, nessuno deve mai “offuscarne il candore”, perché “le mani di un Libero Muratore debbono restare sempre pure” e, aggiungiamo, “equilibrate” nella conoscenza esterna e interna delle due polarità.

Si commenta pure che i guanti bianchi del Massone significano che le sue mani sono nette, perché non ha preso parte all’assassinio di Hiram.

Nel Medio Evo, il nuovo Apprendista doveva offrire un paio di guanti a tutti i membri dell’officina. Nella moderna Massoneria, al contrario, è il Neofita che ne riceve due paia.

La Libera Muratoria offrendo così un paio di guanti alla “donna che più si stima”,  rende omaggio alle virtù di un sesso che essa rifiuta di assoggettare all’aridità dei suoi lavori ordinari. La donna è la sacerdotessa del focolare domestico. Ella veglia dentro, mentre l’uomo si dibatte fuori.

Quando questi rientra straziato dalle lotte per la vita, attinge nuove forze accanto alla compagna devota, che cura le sue ferite. Intelligente, animata d’un coraggio diverso dal suo, ella lo sostiene negli smarrimenti, lo incoraggia nelle imprese generose diventando la sua collaboratrice assidua. E se l’uomo dovesse mancare ai suoi doveri, spetta alla donna ricordarglieli.

La Libera Muratoria ha voluto fornirle un mezzo possente. Quale più alta missione si potrebbe affidare alla donna che “si stima” di più?

La donna che “si stima di più” non è sempre quella che si ama di più, poiché l’amore, spesso cieco, può ingannare circa il valore morale di colei che deve essere l’ispiratrice di tutte le grandi e generose opere.

Goethe, iniziato a Weimar, il 23 Giugno 1780, si affrettò a fare omaggio dei simbolici guanti alla Sig.ra von Stein facendole osservare che se il dono era infimo in apparenza, esso presentava la singolarità di non poter essere offerto da un Massone che una sola volta nella vita.

Questo non tanto perché si è iniziati una sola volta nel corso dell’esistenza, ma in relazione al peculiare e superiore stato di coscienza caratteristico dell’uomo che si appresta ad essere iniziato. Allorché egli viene iniziato, si presume che la sua condizione spirituale e mentale sia molto prossima alla perfezione, per cui solo la donna che gli è in quel momento vicina, che indirettamente l’ha comunque ispirato a quell’importante passo, sia degna dell’omaggio offertole dalla Massoneria.

L’iniziato, nel corso del suo processo evolutivo successivo, potrà forse cambiare compagna, ma nessun altra donna potrà mai essere dotata delle particolari qualità di quella che l’aveva ispirato in quel momento.

In Massoneria i guanti bianchi sono, oltre che un simbolo, anche oggetti rituali.

Si sa, in modo certo, che un magnetismo reale emana dalle estremità delle dita e le mani guantate in bianco non possono lasciar filtrare che un magnetismo trasformato e benefico.

Da un’assemblea di massoni in cui tutti portano guanti bianchi, si sprigiona un’atmosfera assai particolare che del resto è avvertita molto nettamente anche dal meno accorto: un’impressione di calma, di serenità e di quiete.

La trasformazione favorita da questo “segno esteriore” è più profonda di quanto non si possa credere.

La stessa cosa, del resto, avviene per molti altri simboli che diventano efficaci, quando, dal piano “mitico”  passano al piano “rituale.

La Clamide

Questa lunga veste nera è anch’essa un simbolo massonico e di conseguenza possiede vari significati.

Il senso esteriore della Clamide ci indica l’assenza delle distinzioni profane all’interno della Loggia.

Essa,infatti, impedisce che tra i Fratelli possano evidenziarsi differenze sociali, tramite il vestire. La sobrietà e la serietà della veste nera non si presta né alla vanità né a vere esibizioni d’ordine estetico.

Al contempo il colore nero possiede la proprietà di isolare chi se ne riveste dalle influenze luminose degli altri colori. Essi, infatti, provenendo dall’esterno, rappresentano le illusorie e molteplici luci del mondo profano che ingannano gli uomini distraendoli dalla ricerca della vera Luce, la quale dimora soltanto nella loro interiorità più profonda.

In senso esoterico, la Clamide è l’abito sacro dell’Ordine, che ci rammenta, indossandola, la nostra scelta d’abbandono del Mondo profano in favore del cammino iniziatico. La veste nera ci rammenta inoltre la nostra condizione mortale; pertanto il nostro residuo tempo di vita dovrà essere speso nel progresso di progressiva purificazione dell’anima, dell’illuminazione spirituale, cioè della vera immortalità.

La Clamide è il segno del nostro lutto per la morte di Osiride, di Hiram, del Maestro interiore, cioè dell’ignoranza che offusca il nostro vero essere.

I Magi di ogni epoca ci hanno insegnato che: “solo nel buio più assoluto, nel nero più nero del nero” si può rinvenire la Vera Luce.

Come il seme della parabola può solo morire per rinascere, cosi il Libero Muratore solo morendo al proprio egoismo, potrà rendersi degno di giungere a contemplare la Luce Eterna ed Ineffabile del GTATDTUT

VERSO LA LUCE

                                                                     Franco Massimo

Apprendisti Liberi Muratori, Fratelli carissimi,

accostatevi umil­mente alla porta del Tempio della Virtù; bussate perché si apra, bussate ancora per domandare la Luce e ancora bussate per ricer­care la Verità.

Operai coscienziosi, cingete alla vita il grembiale per preser­varvi da ogni lordura, calzate i guanti per mantenervi illibati.

All’ordine, nella compostezza dei vostri sentimenti, dei vostri propositi, delle vostre azioni, vi ponete tra le colonne, là dove vi è dato discernere il Bene dal Male, la Luce dalle Tenebre, il Limitato dall’Infinito. Non vi sentite soli e sperduti perché le melagrane e il globo vi dicono che tanti, tanti, tanti vostri Fratelli, sparsi su tutta la superficie della Terra, sono al lavoro al vostro fianco.

Procedendo diritto, senza sbandamenti, verso l’Oriente, verso la fonte della Luce e della Saggezza, fate il primo passo e quindi sostate per riflettere; ma poi, convinti, fate il secondo e ancora so­state per riflettere; infine, decisi, compite il terzo.

Il Delta Sacro vi ha attratto con la sua luminosità misteriosa, il Sole ha portato l’ardore nei vostri cuori, la Luna ha portato la serenità nei vostri spiriti e la riflessione nelle vostre menti. Minerva vi guida, Ercole vi sprona e vi sorregge, Venere vi placa e vi am­manta di bellezza e di bontà.

Volgete lo sguardo alla volta stellata, all’immensità del Tutto e per un attimo vi smarrite; ma poi subito percepite che l’opera vostra non trova confini, che lo spazio infinito è il regno delle vostre idee e delle vostre anime e sentite che là aleggiano gli spiriti dei Maestri, gli spiriti dei grandi Iniziati, gli spiriti dei Liberi Muratori, rotanti tutti intorno allo Spirito Puro Supremo. Allora, con un gesto che sottintende gratitudine e razionale sottomissione al Vero, al Giusto, al Bello, salutate le tre Luci.

Innanzi a voi è il centro della Loggia, il centro dell’Universo, il punto di confluenza e d’incrocio di tutte le forze che prorompono dal Delta Sacro, dal Sole, dalla Luna, dalle Colonne, dalle Luci: il punto d’amore. Lì è l’Ara dei Giuramenti, l’Ara della Generazione, l’Ara di lavoro con le sette luci planetarie, con il Libro della Sapienza antica, con la Squadra, con il Compasso. Vi sentite trasportati in quel punto, al posto dell’Ara e sentite di essere voi il Centro Ge­neratore.

Pervasi d’amore, consci dei vostri doveri e della vostra capacità creativa, impugnate il Mazzuolo e lo Scalpello e la volontà si estrin­seca e voi picchiate e picchiate e picchiate e la vostra determina­zione dirozza la pietra grezza. Là, in alto, sopra il Trono, l’Occhio del Grande Architetto dell’Universo vigila sull’opera vostra. E voi picchiate, picchiate, picchiate e ad ogni colpo la ragione martella in voi e la logica dirozza via via la pietra sino a squadrarla.

Da dove vieni? Chi sei? Dove vai? Non lo sapete e  mai lo saprete; ma pic­chiate e livellate, ardenti, instancabili perché non siete più sempli­cemente uomini ma vi sentite Iniziati e ben sapete che solo la po­tenza delle idee — che non possono venire imprigionate, né tanto­meno distrutte — può mutare i destini dell’umanità.

E se vi dicono che siete degli illusi, e se ve lo dicono con sarcasmo, quasi con dispregio, rispondete che è vero.

Carissimi Fratelli Apprendisti, portate la vostra pietra al Tempio con fierezza, con fede, con entusiasmo e con sincerità.

E noi Maestri potremo erudire gli Apprendisti con il nostro esempio che avrà il potere di trascinarli con entusiasmo VERSO  LA LUCE.

L’esempio è la lezione che tutti gli uomini possono leggere.

LA PRESENTE TAVOLA E’ UN COLLAGE

RICAVATO DAI SEGUENTI LIBRI:

LA SIMBOLOGIA MASSONICA                                        Jules Boucher

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