Utopia e Massoneria
(M..L.)
La lettura di quanto hanno scritto i Fratelli D.M. e D.T., mi ha fatto venire in mente un esempio concreto di quello che può essere considerata oggi una Utopia.
Tutti noi abbiamo assistito ed assistiamo pressoché quotidianamente all’arrivo sulle nostre coste di extra-comunitari. Donne, bambini, persone più o meno giovani, con la stanchezza e spesso il terrore letteralmente dipinti sul volto. Alcuni sono morti per la strada, non ce l’hanno fatta, tuttavia gli altri sono talmente determinati a realizzare la loro aspirazione che, anche se rimandati indietro, dichiarano che ci proveranno ancora ed ancora.
E non mi riferisco adesso ai tanti disgraziati che fuggono da una guerra che ha distrutto le loro case e i loro parenti, bensì a coloro che fuggono dalla realtà socio-economica e politica del terzo mondo.
In loro sussiste un sogno, più che una speranza, unito ad una sete di libertà che li induce a sfidare qualsiasi pericolo per raggiungere, al di là del mare, quel mondo utopico, quel “L’isola Felice” descritta da Tommaso Moro, la “Nuova Atlantide” di Bacone oppure simile alla “Città del sole” raccontata da Campanella. Noi sappiamo bene che il mondo che loro troveranno non è quello che si aspettano. Quello è, caso mai molto più simile a quel mondo utopico del Paese dei Balocchi, magistralmente disegnato dal Fratello Collodi nel suo Pinocchio, dove tutto sembra concepito per soddisfare le esigenze materiali, e quindi effimere, dei giovani, appunto, come Pinocchio.
Quello di queste persone è quindi molto vicino alla Utopia Razionale o Razionalismo Utopico, così definito dal Fratello Spinelli, visto che chi tenta di venire da noi dovrà, comunque vadano le cose, spingere più e più volte il masso in cima alla salita, così come faceva Sisifo.
Per quanto ci riguarda, anche noi abbiamo il dovere di aspirare ad un mondo diverso, un mondo, come diceva il Fratello D.M., “dove in un modello di vita collettivo, vengano superate le ingiustizie che dominano i rapporti sociali”. Se punteremo a questo progetto, a questo tipo di Utopia, saremo in condizioni di aiutare anche queste persone.
Per ciò che concerne il metodo, esso non potrà che essere quello Massonico che non promette certo paradisi terrestri, come diceva il Fratello D.T., ma ci fa portatori di tolleranza e di rispetto.
Ciascuno di noi deve sentirsi partecipe di questo progetto ideale, utopico, per dare il proprio contributo alla soluzione dei problemi che affliggono l’umanità. Per noi Utopia deve essere sì un mondo che non esiste, ma la cui realizzazione è in effetti possibile e per questo dobbiamo avere l’impegno morale con noi stessi per progettarlo e costruirlo. Insomma, dobbiamo tendere a quella Utopia che è unita al disincanto, avendo appunto chiara la visione attuale del mondo, della realtà che ci circonda ed anche i nostri limiti umani.
Dobbiamo coltivare l’utopia del bene futuro con il solo aiuto del pensiero e della parola.
Questo richiede una volontà profonda, richiede umiltà e soprattutto tanta saggezza, ma state certi che coloro ai quali non mancheranno queste virtù, potranno sperare ancora e vedrete che, come dice il Passeggero al Venditore di Almanacchi, “Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice”.
Carissimi Fratelli, non dobbiamo abbandonare la via della Saggezza come invece fece Pinocchio abbagliato dalle lusinghe di Lucignolo e perdersi quindi nel Paese dei Balocchi. La nostra intelligenza deve invece contribuire al progetto di Utopia che preveda un domani migliore di quello attuale ed una società più giusta che dobbiamo contribuire a formare con il nostro miglioramento interiore.
Non importa se noi non vedremo realizzata la nostra personale Utopia, l’importante è che ciascuno di noi miri a quel progetto e che lavori costantemente per realizzarlo.