BREVI CENNI SULL’EVOLUZIONE DELL’UOMO

Brevi cenni sull’evoluzione dell’Uomo

Dal punto di vista geologico la storia recente della terra corrisponde all’era cenozoica, che abbraccia gli ultimi 65 milioni di anni. Il cenozoico vede l’esplosione delle piante con fiori e, più tardi, l’instaurarsi dei cicli basati sulle stagioni. La storia dell’uomo e dei suoi parenti biologici interessa solo l’ultima parte di quest’era: miocene, pliocene, pleistocene, olocene.

L’uomo attuale fa parte della specie homo sapiens, genere homo, famiglia hominidae, superfamiglia hominoidea, infraordine scimmie del vecchio mondo. I Primati o “scimmie” si distinguono in tre grandi gruppi: proscimmie, scimmie del nuovo mondo e scimmie del vecchio mondo. L’uomo è l’unico primate ad avere colonizzato anche gli ambienti estremi (zone polari, deserti). Sebbene tutti gli ominoidi manifestino la capacità di tenere il busto verticale e alcuni si muovano occasionalmente su due gambe, l’uomo e i suoi antenati sono gli unici ad avere sviluppato questa specializzazione in massimo grado: bipedismo e vita a terra sono diventati la vera nicchia ecologica dell’uomo. Le impronte dei passi di tre ominidi sono rimaste impresse nelle ceneri vulcaniche di Laetoli, in Tanzania. Risalgono a oltre 3.500.000 anni fa e sono la prima dimostrazione del bipedismo di tipo umano. Dai calchi si rileva che queste orme, pur più piccole di quelle degli uomini attuali, sono assolutamente identiche nella forma.

La grande mobilità del braccio e della mano è un’eredità degli ominoidi del Miocene. La linea evolutiva degli ominidi e in particolare il genere Homo ha conservato questa eredità sviluppando in particolare la mobilità delle singole dita. Gorilla e scimpanzé sono capaci di effettuare la “presa di forza”, cioè di stringere oggetti con il palmo della mano e quattro dita piegate insieme a uncino, ma solo gli ominidi più “umani” sono capaci di “presa di precisione”, cioè di opporre il pollice a tutte le altre dita punta contro punta. La particolare costituzione della mano permise la costruzione dei primi arnesi. Circa due milioni e mezzo di anni fa compaiono i primi oggetti: utensili di pietra scheggiata ritrovati in Africa. Questa data segna l’inizio del paleolitico (età della pietra antica). Altra caratteristica peculiare dell’uomo è la grandezza del cervello sia in senso assoluto sia rispetto alle dimensioni corporee. L’evoluzione degli ominoidi spicca per l’enorme ingrandimento del cervello e, verosimilmente, per l’aumento della complessità neurologica a cui conseguì la comparsa del linguaggio. Molti animali producono suoni, ma nessuno di essi è in grado di organizzarli in un “discorso” di produrre concetti astratti. Parlare comporta una serie di azioni mentali e fisiche perfettamente coordinate. Nel cervello, più precisamente nella corteccia dell’emisfero sinistro, esistono aree specificatamente dedicate. In queste aree serie di suoni o di immagini visive con un significato convenzionale divengono “simboli” verbali: parole. La figura mostra l’emisfero sinistro di un cervello umano. Sono evidenziate le aree del linguaggio (area di Broca e di Wernicke) e le loro connessioni. Le immagini sottostanti ottenute con la tomografia ad emissione di positroni mostrano “in vivo” quali aree cerebrali si attivano durante le varie funzioni connesse al linguaggio: potremmo dire che si tratta di immagini della “mente”

Un altro vantaggio evolutivo, che sembra essere stato all’origine della famiglia, può essere legato al cosiddetto “estro nascosto”. L’uomo è, infatti, l’unico mammifero la cui femmina non segnala il periodo di fertilità. Da questo deriva la necessità di numerosi accoppiamenti per avere la sicurezza di riprodursi. Se a ciò si aggiunge che il cucciolo umano è, fra tutti i mammiferi, quello che abbisogna del maggior periodo di cure parentali prima di raggiungere l’autosufficienza è facile intuire come sia stato necessario che si siano formati fin dall’inizio nuclei familiari stabili e come questo fatto abbia prodotto un vantaggio non trascurabile per la sopravvivenza e l’evoluzione della specie.

Le ipotesi per spiegare l’origine dell’umanità moderna sono fondamentalmente due:

  1. A) modello africano secondo il quale tutte le varietà umane sarebbero comparse in epoca recente dopo che l’uomo moderno si diffuse dall’Africa;
  2. B) modello multiregionale secondo il quale le caratteristiche razziali si sarebbero evolute regione per regione con scambi biologici fra popolazioni contemporanee.

La prima ipotesi deriva dalla grande omogeneità genetica dell’uomo attuale che porta a pensare che tutti i popoli attuali discenderebbero da una sola popolazione, abbastanza recente, comparsa in Africa e che da lì si sarebbe diffusa rapidamente nel resto del mondo spazzando via le popolazioni di Homo erectus e di Homo sapiens arcaico. Questa ipotesi sembra confermata dagli studi sul DNA mitocondriale, che si trasmette solo per via materna, che dimostrerebbero che tutta l’umanità attuale discenderebbe da un’antenata (Eva) comune vissuta in Africa meno di 200.000 anni fa. In Estremo Oriente sono state però notate continuità nel tempo che hanno consentito di emettere l’ipotesi secondo la quale varietà di Homo erectus si sarebbero evolute parallelamente nelle varie aree del mondo, sia pure con scambi genetici fra regione e regione, trasformandosi in Homo sapiens arcaico e successivamente nell’uomo moderno. Gli incroci fra gruppi vicini sarebbero stati sufficienti a dare origine ad una specie umana singola. Se l’ipotesi di un’origine africana recente comune a tutta l’umanità attuale è corretta dovrebbe essere esistita una “protolingua”. I linguisti si sono spinti a ritroso fino all’età paleolitica ed hanno rintracciato i “tronchi” o addirittura le “radici” delle attuali famiglie linguistiche. Alcuni di essi hanno ipotizzato l’esistenza di una protolingua: il “nostratico” le cui tracce, anche se quasi impercettibili, sarebbero presenti in tutte le attuali famiglie linguistiche.

Tra i 100.000 ed i 40.000 anni fa l’uomo comincia a seppellire i morti: è l’inizio di un comportamento simbolico che esprime una qualche forma di credenza in un altro mondo. Fra i 40.000 ed i 30.000 anni fa in varie parti del mondo si manifesta un comportamento essenzialmente nuovo: in terra o su pareti di roccia (all’aperto o in caverne) vengono rappresentate figure incise, scolpite o dipinte, che hanno un chiaro significato simbolico.

L’invenzione dell’arco e delle frecce segnò una grande rivoluzione culturale garantendo una maggiore facilità per procurarsi il cibo. L’uomo passò da un’economia che si basava sulla raccolta, sulla cattura occasionale di piccole prede e sull’utilizzazione di carogne di animali uccisi dai grandi predatori (sciacallaggio) alla caccia “attiva”. La caccia portò alla necessità di una maggiore collaborazione di gruppo ed iniziò così ad organizzarsi la tribù che si spostava seguendo le prede. La vita domestica ha notevoli effetti sociali: da molti segni è evidente una grande attenzione per i più deboli. Gli scavi in ripari sottoroccia come l’Abri Pataud (Francia) dimostrano che le società del Paleolitico superiore tornavano ripetutamente ad abitare negli stessi siti. Le famiglie o le tribù avevano i loro territori, e serbavano per generazioni la memoria di certi luoghi, che talora tramandavano con disegni: è il primo embrione di “scrittura”. A Mezhiricich (Ucraina) è stata rinvenuta, incisa su una zanna di mammut quella che si può ritenere la più antica mappa topografica.

Del fuoco sono ormai note tutte le proprietà. Gli scavi hanno permesso di distinguere, dentro le tende focolari, per cuocere e per riscaldare. Nel Paleolitico superiore, l’esistenza di territori tribali e reti di scambio è indicata dalla diffusione di manufatti simbolici (come le famose figurine femminili o “veneri’), e dalla distribuzione a lunga distanza di conchiglie marine e altre “curiosità” naturali.

Il passo successivo fu l’invenzione dell’agricoltura (verosimilmente dovuta alla donna) e la domesticazione degli animali (verosimilmente di origine maschile). L’uomo coltiva ed alleva il proprio cibo e si rende in larga misura indipendente dalla natura. L’agricoltura e la pastorizia aumentarono la necessità di legami sociali e portarono all’invenzione di nuove tecnologie: è l’inizio del neolitico e dell’esplosione culturale e demografica dell’uomo moderno. In Anatolia l’enorme aumento della popolazione e la sua concentrazione porta all’invenzione della città: Ciatal Huyuk (8.000 anni fa) aveva forse mille case e 5.000 abitanti con ampi spazi riservati ad edifici di culto.

Circa 40.000 anni fa la forma fisica dell’uomo è ormai dovunque quella dell’uomo attuale e 10.000 anni fa sono già presenti, nelle varie parti del mondo, le “razze” che ancora oggi lo popolano. Da quel momento la storia evolutiva dell’uomo è quella della sua cultura.

Con il termine “cultura” s’intende ogni comportamento che si basa sull’esperienza, l’invenzione o l’apprendimento e non sull’eredità genetica. La cultura è ciò che un animale “sa” e “fa” all’interno di un gruppo sociale, la cultura, in quest’accezione del termine, non è infatti mai solitaria. Il “sapere” corrisponde alla cultura intellettuale, il “fare” a quella materiale. Il genere homo ha sviluppato al massimo questo comportamento, tanto da produrre società di “cultura” diversa nelle diverse regioni. La “cultura” può essere considerata come un sistema formato da cinque unità in rapporto fra loro e con l’ambiente.

La psicologia si propone di spiegare il comportamento. La mente ed il cervello sono strettamente connessi, ma l’esatta natura di questo rapporto ci sfugge, così come non sappiamo cosa sia in realtà la mente. Sono questi i quesiti fondamentali della filosofia in generale e della Libera Muratoria in particolare come bene esprime l’antico acrostico alchemico “VITRIOL” che può essere meglio letto, invece che come “visita interiora terrae invenies occultam lapidem”, come “visita interiora tuae invenies occultam lapidem” ove con la parola lapidem s’intende l’intima, divina, essenza dell’uomo. In questo modo la Massoneria stimolando ed indirizzando ogni uomo “libero e di buoni costumi” alla ricerca del sé, modificandone la psiche ed accompagnandolo alle soglie dell’infinito influisce sulla società contribuendo ad immettere in essa i semi del bene, del giusto e del bello.

Ho detto.

 

 

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