La maschera
Sul palco della vita, da indifeso,
io porto adesso il vero volto mio,
ho tolto via la maschera, ch’è un peso,
che celerebbe quel ch’è il vero io.
Io odio intensamente le finzioni,
che ad ogni uomo falsano la vita.
I miei ideali ed anche le passioni,
dell’anima son vetta, la più ambita.
I prati guardo e ammiro l’acqua pura,
i fiumi, i laghi e le sorgenti alpine,
i colli, monti, valli e la radura,
le Dolomiti: perle adamantine.
E come un bimbo, che ogni cosa vuole,
m’incanto, se una rondine sul tetto
s’attarda e poi garrisce verso il sole,
e se una formichina, sul muretto,
trascina verso la sua tana un seme,
ma, per dispetto, una lucertolina
quel seme ruba e reazion non teme,
d’orgoglio piena per la sua rapina.
Ma ora tra la gente voglio uscire
con il mio volto e un soffio di follia,
io voglio essere e non apparire,
io non sopporto alcuna ipocrisia.
Nota: la vita è un palcoscenico dove ognuno recita la sua parte e cambia maschera a seconda del copione da recitare. Ma, superata la salita dell’ “essere libero da”, si giunge alla vetta dell’ “essere libero di”. E si toglie la maschera finalmente. Ma non tutti lo fanno. Purtroppo.