Garibaldi ateo
Gilberto Pisu 2019-04-30
In prossimità del X Memorial Garibaldi Lodges Olbia 16 – 17 – 18 – 19 maggio 2019 a cura di Gian Carlo Lucchi – Sul presunto ateismo di Garibaldi
Personaggio discusso e discutibile, valoroso e avventuriero, donnaiolo e
carismatico, Garibaldi rifiutò il comando generale delle truppe americane del
Nord, perché il Presidente non firmò, come da lui richiesto quale condizione,
il decreto di abolizione della schiavitù … questo per dire, senza troppe
chiacchiere, che era un idealista e certamente dotato di coraggio non comune,
tanto da inimicarsi non solo la Chiesa, ma anche il Re Vittorio Emanuele II e
l’astuto Cavour.
L’atteggiamento censorio oggi è cosa facile, anche perché la prima vittima di
ogni guerra, come ci ricorda Petacco, è sempre la Verità e ovunque si potrebbe
fare ottima pesca nel torbido, ma a chi è dedito alla lapidazione facile di
Garibaldi, sebbene detto da un laico e Mazziniano, suggerirei l’invito
attribuito a Gesù nei Vangeli : “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”… Ogni
uomo resta tale, con le sue luci e con le sue ombre. Forse sarebbe preferibile
riportare il mito alle sue umane dimensioni, ma parallelamente guarire
dall’atteggiamento populista della “tuttologia”…
Disse Norberto Bobbio, uno dei cervelli migliori di questa Italia italiota, a
chi gli chiedeva giudizi politici e deduzioni future : “Sono un filosofo, che
diamine ! Non mi si può chiedere di parlare su tutto !”. Da questo vizietto
converrebbe guarire … e ciascuno si tenga i suoi gusti.
Ma falsare la verità storica non è lecito, perché si inganna chi è in buona
fede.
A me pare sensato e veritiero lo scritto inviato da Anna Tola, scrittrice e
studiosa di Garibaldi, alla direttrice del Museo Garibaldino di Caprera, nel
settembre 2013 e pubblicato su “Gallura Informazione”. Le ragioni con cui
chiede che venga tolto l’attestato sembrano serenamente convincenti.
Per la cronaca trattasi di un attestato apparso solo nel 1977 – che ebbi modo
di vedere in cornice nella piccola Casa museo di Caprera, ove si indica
Garibaldi come Presidente Onorario della Società Atea di Venezia e scoperto nel
corso dei lavori di restauro museale.
È intuitivo che il suo nome, certamente ambito e qualificante, potesse dar
lustro e decoro alla piccola compagine, ma che ciò potesse coinvolgerlo nella
persona resta dubbio e non dimostrabile. Ancora la studiosa Anna Tola scrive:
“è importante sottolineare come Garibaldi, in tutti i suoi scritti si sia
sempre dichiarato credente in Dio, nel Vangelo, di Gesù e nell’immortalità
dell’anima e non nell’ateismo”.
Ma è mio dovere aggiungere, senza acredine nei confronti di alcuno, che avendo,
entro i miei strettissimi limiti, studiato e tentato di analizzare senza
entusiasmo la figura storica di Garibaldi, l’attribuzione di ateismo alla sua
persona è una forzatura e un falso.
E avendo letto diverse cose da lui scritte e qualcuna avendola, come l’unica
che possa essere definita Opera letteraria “Clelia – Il governo dei preti”, ne
traggo qualche punto che lascio al libero giudizio del lettore, con la premessa
che, se è vero che all’epoca l’anticlericalismo fu radicale e frequentemente
plateale … come ci ricorda Spadolini, con i funerali al simulacro di Garibaldi
poi gettato nel Tevere dai cattolici, e dai “Liberi pensatori” (con questo
termine comprendo tutto il mondo in ebollizione in ambito social-liberale) al
simulacro di Pio IX, scagliato poi nel fiume, per Garibaldi non fu sempre così.
Inizialmente invocava coi suoi scritti – modesti in
verità, rispetto alla dimensione dell’Uomo – il clero perché in nome di Dio
scegliesse di schierarsi col popolo … Ma vediamo le sue parole.
Pg 13 del libro citato “In ogni mio scritto io ho sempre attaccato il pretismo,
più particolarmente perché in esso ho sempre creduto di trovare il puntello
d’ogni dispotismo, d’ogni vizio, d’ogni corruzione”. Ma precedentemente, nel
1861 scriveva : “Incombe ai veri sacerdoti di Cristo una missione sublime. Essi
senza falsare la loro coscienza di Italiani non ponno rimanere complici di
quanto si operi in Roma, a detrimento della causa santa del nostro Paese.
Che si alzino dunque coraggiosi sulle braccia dei diritti della umana razza.
Che scendano nel fondo del loro cuore …”.
E l’anno successivo, ai preti lombardi : “Non solamente dal Governo ma dalla
Nazione intera voi sarete appoggiati, benedetti nella vostra missione
riparatrice. Avanti, dunque! Porgete il vostro concorso alle aspirazioni sante
del popolo colla generosa risoluzione dei primi cristiani …” Chi ha letto
l’ottimo lavoro di Vittorio Gorresio “Risorgimento scomunicato”, facilmente si
identifica con quel fermento, mentre Garibaldi cercava ancora di “Ammettere
quanti più sacerdoti possibile nelle logge massoniche da lui ispirate” (sic).
Pg. 14 Dopo la ferita ad Aspromonte (1863) l’atteggiamento era mutato; mandando
il suo sostegno al giornale “Il martello dei preti”, scrisse: “Io lodo la
comparsa del vostro Martello, e spero che l’userete sempre con perseveranza
sulla triste genìa dei preti, che nel Santo nome di Dio ruba la vita e la
libertà al popolo”.
Non può sostenersi, se si è in buona fede, alcuna sfumatura di ateismo.
Garibaldi non fu un grande Massone … era già grande prima di entrarvi. Ma fu,
nel breve periodo parlamentare, buon politico, coerente col suo amore per il
popolo. La prima Legge Agraria del Regno d’Italia porta la sua firma.
Italiano di nascita, indomito come pochi, la sua statura umana può dirsi
patrimonio dell’Umanità.
13 III 2019