Materiali e Metodo”
Nella Libera Muratoria & Scozzese
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Nelle linee guida per la presentazione di un articolo scientifico il compito del ricercatore è di comunicare i propri risultati alla comunità scientifica, e pertanto, è necessario descrivere in modo in modo chiaro i “Materiali ed i Metodi” utilizzati per lo studio…affinché altri ricercatori possano, utilizzando le stesse modalità, ripetere la ricerca nel proprio Istituto, per verificarne la validità o apportare altri risultati, utili a migliorare le conoscenze globali su tale argomento.
Anche il Nostro Ordine Iniziatico è espressione di “Materiali” specifici e di un “Metodo” peculiare; è per questo motivo che Esso non deve essere considerato una “dottrina” ma un “Metodo”. Noi adepti siamo obbligati a Lavorare all’interno di una delimitata cornice;
all’interno di un “ recinto sacro ” (Tèmplum) rappresentato, appunto, dal “Metodo Iniziatico”. Il Nostro Ordine offre a ogni singolo Maestro Libero Muratore & Scozzese, lo stesso “metodo” e gli stessi “materiali”. Questi ultimi cambiano, da un punto di vista simbolico, pur essendo propedeutico l’uno con l’altro, man mano che l’adepto sale i suoi livelli di conoscenza, definiti “Gradi Iniziatici” . Il “Metodo Iniziatico” si caratterizza per tre elementi principali:
- Lo studio – dal latino studiu(m) /studēre, (dedicarsi con zelo, con amore, con cura); applicarsi con la mente per imparare la simbologia iniziatica.
- La meditazione , nella silenziosa profondità della nostra coscienza : dolce luogo della Saggezza, della Forza e della Bellezza, sulle conoscenze acquisite.
- Il confronto, cioè la “cum-divisione” delle proprie riflessioni con gli altri Fratelli, sempre pronti ad ascoltare in modo “ordinato e rispettoso”; i quali a sua volta, potranno intervenire, dialogare e dare il loro contributo. In tal modo, le conoscenze s’integrano e si alimentano reciprocamente. Pertanto, il “Lavoro, inizialmente individuale” di un “Maestro Libero Muratore & Scozzese”, si trasformerà in un “Lavoro collettivo”. Ed è, proprio, questo “impegno comune” tra i Fratelli che permetterà alla Loggia, alle Camere Capitolari, all’Areopago e alle Camere Regionali di crescere e di migliorarsi nel loro insieme.
Noi siamo come tanti “apprendisti pittori”, ai quali sono donati i “materiali” con cui lavorare: un cavalletto; una tela; una tavolozza, su cui sono disposti i colori: prima il nero, poi il bianco, poi il giallo, poi il blu e poi il rosa, l’oro. I pennelli: prima quello piatto, poi quello rotondo, in seguito quello quadrato, quello a forma di ventaglio, quello a mezzaluna. L’olio di lino. E poi, con zelo, lentamente, acquisisce il “metodo”, il “segreto”: come mescolare i colori, con quale proporzione devono essere diluiti. Il tutto per ottenere quel “colore-non-colore”, “unico… irripetibile”, da stendere sulla tela, con movimenti: verticali, orizzontali, circolari, alati regolari, ritmici, morbidi, leggeri, lenti, rapidi o sfumati, come in un sogno. E poi impara la posizione del pennello nelle dita; quella della mano sinistra che deve afferrare l’avambraccio destro per sollevarlo e bloccarlo verso l’alto, per permettere massima libertà al movimento del polso. Parallelamente, l’artista dovrà imparare, un “segreto” ancora più complesso, quello di “guardare con un occhio, il mondo che lo circonda e con l’altro, la sua anima”. L’“idea creativa dell’artista, inizialmente invisibile” – frutto del ventre del suo cervello – piano piano, grazie alle sue mani, alle sue dita, che subiscono una metamorfosi, diventando esse stesso pennello, colore- si materializza in un’immagine, in un’opera artistica, in una “realtà visibile”, magica e meravigliosa, che “stupisce”…che “emoziona” chi la osserva, per la sua bellezza. Il tutto appare come un “miracolo”. E poi, il “piacere” della lunga, silenziosa e ipnotica “contemplazione” del quadro tanto amato, ” che non ti chiede più nulla”, perché è terminato ed un istante dopo, prende “corpo “, comincia a vivere intensamente in modo indipendente dal suo creatore, pur restando, per sempre, immobile, in solitudine, in un silenzio-parlante. Sola ora, l’artista, soddisfatto del suo “Lavoro”, può addormentarsi in un sonno profondo, pieno di sogni colorati.
Da questa bizzarra ma efficace metafora sui “Materiali e Metodo” nella Libera Muratoria Scozzese, si capisce immediatamente, che solo Noi, grazie alla nostra preparazione Iniziatica, possiamo comprendere la simbologia di questi “strumenti “ e credere fino in fondo nella loro forza creatrice. Sfortunatamente, l’“arte iniziatica” non può essere insegnata in modo diretto, così come non si può insegnare ad “amare” e così come non si può insegnare a “dipingere”. Salvatore Dalì, in un suo libro dal titolo: “ 50 segreti magici per dipingere ” (scritto nel 1949 – insieme alla sua Musa “Gala”) svela solo nell’ultima, delle 162 pagine, il segreto più importante: <<L’ultimo segreto di questo libro – scrive Dalì- è che prima di tutto è assolutamente necessario che, nel momento in cui ti siedi davanti al cavalletto per dipingere il tuo quadro , la tua mano sia guidata da un angelo>> . E allora, viene spontaneo chiedersi: a che cosa corrisponde, per un Libero Muratore Scozzese, quest’angelo? L’angelo è la nostra intuizione, la nostra creatività, la nostra passione, la nostra volontà, la nostra capacità interpretativa. E per essere guidati da quest’angelo non basta l’“Appartenenza all’Ordine” ma occorre: “Educare la nostra identità personale”… ”Allenare spiritualmente la nostra mente”.
D’altronde, alcune alte figure della letteratura, come: Oscar Wilde e Gabriele D’Annunzio, hanno affermato che “ Ogni uomo deve fare della sua vita un’opera d’arte”. Mi piace ricordare che anche Karol Wojtyla, utilizzò le stesse parole, in occasione di una Lettera agli artisti; nella quale scrisse che: << …ogni uomo è chiamato a essere un artista e a fare la propria opera d’arte. Essa rientra in un disegno ben più grande, quello divino. Gli uomini, come gli artisti, possiedono in sé una forza creatrice, specchio dell’azione creatrice divina, e per questo sono “costruttori di bellezza”. Questo modo di agire è peculiare dell’uomo, poiché è “Immagine di Dio”. Il “Grande Artista Divino” ha trasmesso una scintilla della Sua Trascendente Sapienza all’”Artista Uomo”, chiamandolo a condividere la Sua “ potenza creatrice”.
Al centro dell’interesse della ricerca Libero Muratoria Scozzese, infatti, c’è l’ “Uomo ” …e come diceva Diogene (412-323 a. C.), uscendo nelle vie e nelle piazze della città di Atene in pieno giorno con la sua lanterna: << Io cerco l’UOMO>> , quell’uomo che continuamente si perde, nell’antichità come nella modernità…e costantemente deve essere ritrovato nella sua massima espressione di “uomo consapevole: sia di se stesso, sia degli altri”…consapevole di essere il personaggio chiave della vicenda della sua vita e di influenzare, con le sue azioni, la vita degli altri. È questa “auto-consapevolezza” che stimola la nostra meditazione sulla condizione umana, sul senso della vita e sul senso della morte. La Libera Muratoria Scozzese, infatti, è una strada che tende a ricercare la “bellezza del vivere” e ricercare la bellezza vuol dire ricercare e sacralizzare gli aspetti più belli della vita; ricercare la felicità, la gioia del vivere, ricercare le emozioni (perché il contrario di “bellezza” non è “bruttezza”, ma è l’incapacità ad emozionarsi…l’ignoranza emozionale…in poche parole il contrario di bellezza è l’”indifferenza”); ricercare la bellezza, vuol dire, anche ricercare l’“Infinito”… l’“Assoluto”, dentro e fuori di noi. E’ per questo motivo che Noi, Maestri Liberi Muratori Scozzesi, siamo continuamente attratti a riflettere su questi temi…siamo stimolati a porci, senza mai cessare, delle domande e a darci delle risposte, senza riuscire mai a “colmare il nostro cuore”; perché sappiamo bene che “L’intimo dell’uomo ed il suo cuore è un abisso” (Salmo, 64.63); per questo, colui che pensa, è sempre un individuo sofferente, perché nulla, riuscirà a saziare completamente la sua “bulimia conoscitiva”.
Certamente questo concetto non può significare nulla per chi non ha alcun senso di sé, per chi non ha “auto-consapevolezza” …come, succede, facendo un esempio estremo, negli animali. Questa riflessione è espressa splendidamente, dal poeta John KEATS, nella sua “ode a un usignolo”, scritta nel 1819, dove contrappone la sensazione dolorosa che prova un uomo quando medita sul proprio destino, a quella di un usignolo, che al contrario, non prova nulla, perché vive nell’attimo presente e non potrà mai avere la percezione di essere destinato a morire. Io non credo che questa “capacità di sentire…di emozionarsi”, sia comune e costante in tutti gli individui. Ho l’impressione che la maggior parte delle persone passa la propria vita in una sorta di “quieta consapevolezza”: come quando si guida e si riesce a percorrere lunghi tratti di strada quasi senza accorgersene, in modo automatico: senza pensare al cambio, alla frizione, all’acceleratore… anche se eseguiamo correttamente, con la massima rapidità di riflessi, tutte le manovre necessarie addirittura difronte a un pericolo imminente. Non è necessario, evidentemente, avere una “attenzione consapevole”, istante dopo istante. Possiamo essere gestiti, anche per lungo tempo, esclusivamente, da quelle aree cerebrali che permettono l’esecuzione delle nostre azioni senza un’attenzione consapevole.
Un esempio di mancanza di “auto-consapevolezza” è riportato nel bellissimo racconto di Jorge Luis Borges dal titolo “ Funes o della memoria” (Finzioni -1944 – Edizione: I Meridiani, pag. 707-715, 2015). Il giovane protagonista, a seguito di un trauma alla testa per una caduta da cavallo, rimane paralizzato ma, stranamente acquisisce una memoria mostruosa, ricorda tutto… è un precursore dei superuomini. Funes è come un computer. Impara senza fatica l’inglese, il francese, il portoghese, il latino. I dati mnemonici gli occupano giorno e notte il cervello, impedendogli, però, di ragionare, di giudicare, di astrarre, di illudersi, di fantasticare, di idealizzare, di intuire…di andare oltre il sensibile. Funes aveva perso la consapevolezza di sè… nello spazio e nel tempo… era incapace d’idee generali, platoniche. Funes non era in grado di pensare…di ordinare le cose in categorie generali, perché ogni cosa nuova che vedeva era per lui unica. Ogni cosa era per lui ugualmente importante, e di conseguenza nulla lo era veramente. A Funes mancava il processo mentale di tipo simbolico. Era il solitario e lucido spettatore di un mondo multiforme, istantaneo…come se fosse visto da una macchina fotografica …senza anima. Verso sera, guardava fuori della finestra. Due volte lo vidi dietro l’inferiata – scrive l’Autore- che grossolanamente rilevava la sua condizione di “eterno prigioniero”. I suoi occhi erano fissi su un albero di fico in giardino, di cui ricordava ogni foglia…ogni ramo. Non so quante stelle vedeva nel cielo. Verso est, in fondo al quartiere, c’era uno sparso disordine di case nuove, sconosciute. Funes le immaginava nere, compatte, fatte di tenebra omogenea. In questa direzione voltava il capo per dormire. Borges, racconta che : << Il chiarore esitante dell’alba entrò per il patio di terra. Allora vidi il volto di quella voce che aveva parlato tutta la notte….pensai che ciascuna delle mie parole sarebbe durata – per sempre – nella sua implacabile memoria.
Spontaneo ed immediato, è il paragone con un altro uomo “libero di pensiero” e capace di una straordinaria auto-consapevolezza, di nome Giacomo Leopardi e con il suo idillio “ L’infinito”. (1819). Anche lui guardava in lontananza…come Funes fuori dalla finestra… ma proprio nel momento in cui la vista del poeta era ostacolata da una siepe, posta sulla cima di un colle, la sua mente – la sua anima- cominciava a volare, a fantasticare, a meditare sul finito e sull’infinito…sull’eterno; ad immaginare sterminati spazi al di là di quella e sovrumani silenzi…..al punto che il poeta si spaventa-dolcemente, difronte alla sua “finzione” di naufragare in quel mare, senza tempo e senza spazio.
Similmente, la raffinata sensibilità poetica di un altro esempio eccellente di “uomo auto-consapevole”… Giuseppe Ungaretti: nel cui testo composto nel 1930, intitolato “ Sentimenti del tempo” (Ed. Mondadori, 1981) riesce a cogliere la magia delle variazioni dei sentimenti del tempo, meditando sui problemi dell’uomo e del suo rapporto con l’eterno. Ungaretti, entra in una dimensione metafisica, non parla dell’uomo di tutti i giorni, in cerca di soluzioni concrete e pratiche. Riflette sul tempo che passa e una volta passato non ritornerà; tempo di cui noi, molto spesso, non ce ne accorgiamo e lo sprechiamo alla ricerca delle vanità.
Il racconto di Funes o della memoria mi ricorda un episodio che mi è capitato in Clinica.
Una donna delle pulizie mi chiese: professore: << cosa posso prendere per migliorare la mia memoria ? >> ed io risposi: << se le dico questo, lei mi dica cosa posso fare per dimenticare? >>. La donna sorrise, e si allontanò contenta. Io credo che, sia la “memoria”, sia la “dimenticanza” nei lori aspetti estremi siano situazioni drammatiche. Ne è un esempio Funes, caso di massima memoria, e ne è un esempio, la “senescenza” e nello specifico la “malattia di Alzheimer”, caso di gravissima dimenticanza…dove l’anima dell’individuo o, più concretamente, la sua identità personale colpita da questa patologia, si riduce all’osso e scompare. Occorre, per vivere bene, possedere un po’ dell’una, un po’ dell’altra. Umberto Eco, durante una conferenza a Roma, nel 2011 (Accademia dei Lincei), dal titolo “ Memoria e Dimenticanza”, ha focalizzato l’attenzione su questi due aspetti, sia sui meriti della memoria sia sui meriti della dimenticanza. Il nostro inconscio funziona perché butta via, dimentica, elimina. Altrimenti sarebbe come il cervello di “Funes el memorioso” completamente pieno di dati, di memoria…ricorda tutto: ogni foglia che ha visto in ogni albero, ogni parola che ha udito o letto, ogni sapore che ha assaporato… e non può fare altro ricordare ma non può pensare. Per questo Funes è un completo idiota, un uomo bloccato dalla sua incapacità si selezionare e buttar via. La nostra anima non è fatta di tutto ciò che ricordiamo, è fatta anche di ciò che dimentichiamo…è fatta dalle sensazioni che hanno acquistato significato per la nostra crescita individuale. Per ogni agire ci vuole oblio, come per la vita di ogni essere organico ci vuole non soltanto la luce ma anche l’oscurità. Un uomo che volesse sentire/ ascoltare/ memorizzare tutto, sarebbe costretto ad astenersi dal sonno – come Funes che non dormiva mai, perché il suo cervello faceva altro che memorizzare e ripetere ciò che aveva memorizzato. Pertanto è possibile vivere quasi senza ricordo, anzi potremmo vivere nella beatitudine eterna…vivremmo felici come mostrano gli animali….ma è impossibile vivere senza oblio, perché sia si tratti di un uomo, sia di un popolo, sia di una civiltà, riceverebbe un danno. La “cultura” non fa altro che selezionare ed ordinare i dati nella nostra memoria, naturalmente non è detto che lo faccia sempre con saggezza.
Il terrore dell’eccesso d’informazione è tipico del nostro tempo. Assistiamo di continuo ad un ammasso di notizie: tv, radio, internet, facebook, twetter, instagram whatsApp ed i suoi “emoticon” (simboli), sms, email, giornali, pubblicità; e per questo siamo ormai divenuti incapaci di isolare le notizie essenziali…e di dimenticare ciò che dovremmo ricordare …e di ricordare invece ciò che non ci serve. Ecco che è importante apprendere l’arte della memoria ma anche della dimenticanza. Tecnologia e globalizzazione, hanno creato solitudine, a causa di un eccesso di stimoli, levando spazio alla riflessione o addirittura impedendo la libertà di pensiero – come scrive Lamberto Maffei in “Elogio della ribellione “ (Ed. Il Mulino, 2016): << il cervello troppo connesso è un cervello solo, perché rischia di perdere gli stimoli fisiologici dell’ambiente, del sole, della realtà palpitante della vita che lo circonda>>.
Non a caso, Prometeo – l’eroe incatenato della mitologia greca considerato “amico degli uomini” per avere agito a loro favore, donando il “fuoco divino della conoscenza” rubato agli dei e per questo punito da Zeus per la sua “hybris” (arroganza) donò agli uomini non solo la “technè”, cioè la tecnica… la “scienza” … utile strumento culturale per esplorare il mondo e migliorare la condizione sociale: la matematica, le lettere, l’astronomia, l’architettura, la medicina; ma trasmise agli uomini anche la “non-scienza”, cioè quella capacità interpretativa nei confronti dei segni della natura e del cosmo…come la capacità di pensare, di ragionare, di criticare, di riflettere, di intuire, di immaginare, di creare, di ordinare…di dare una priorità a ciò che apprendiamo. Si dice che il primo dono fatto da Prometeo agli uomini, sia stato quello dell’ “oblio dell’ora della morte”. In tal modo, egli tolse agli uomini la vista della morte…diffondendo la “ speranza”.
La prospettiva d’immortalità è indispensabile per l’uomo…altrimenti non produrrebbe nulla, nè scienza, né cultura, né arte. Essa stimola l’uomo a credere nel futuro; ed è questo il modo di pensare che caratterizza, secondo me, gli “Iniziati”. Un modo di pensare in senso “eterno” … in “sub specie aeternitatis”. “ Iniziato” è proprio chi crede in modo irremovibile alle proprie idee, ai propri principi…ai propri valori…alle proprie passioni…e le protegge, le difende, le vigila, le cura … al costo di morirne, senza avere nessuna certezza sui risultati…conscio di una possibile disillusione. Essi possono o non possono realizzarsi…l’importante è lottare per loro, con coraggio e con costanza; senza un’impellente necessità temporale per la loro realizzazione … come se Noi fossimo immortali…come se Noi vivessimo in un mondo senza tempo…eterno. Così hanno pensato e agito i Grandi Iniziati: Gesù, Maometto, Seneca, Eraclito, Platone, Socrate, Alighieri, Bruno, Kant etc. A questo modo di pensare, consegue il desiderio di tramandare ai posteri i nostri Principi Libero Muratori . Solo così possiamo giustificare e razionalizzare la nostra “ Visione Utopica”, proiettata in un tempo ed in uno spazio infinito….solo così Noi Maestri Liberi Muratori Scozzesi acquisiamo quella “magica capacità di allineare – in un tutt’uno – passato, presente e futuro”.
Questi semplici pensieri devono farci sentire orgogliosi di appartenere a questa “Rara Specie di Uomini Iniziati “. Io credo che la libera Muratoria, nonostante i suoi 300 anni, sia ancora nella sua fase iniziale…sia ancora molto giovane. Per questo non dobbiamo ricordare solo il Suo passato, ma dobbiamo difendere il Suo presente che rappresenta, indiscutibilmente, la speranza per il Suo futuro. Ecco perché il Nostro Ordine deve essere considerato “immortale”. Noi Liberi Muratori Scozzesi non dobbiamo avere nessuna fretta, perché il nostro è un cammino iniziatico leggero, attraverso le “dolci Valli” -osservate bene- … non alte montagne, quasi senza fatica, come se ci muovessimo in assenza di forza di gravità; esso anche se lento è continuo…senza fine e per questo motivo non dobbiamo farci intimorire, non dobbiamo fermarci mai. Dobbiamo credere nelle nostre convinzioni …nelle nostre Utopie…il male nel mondo non sarà così forte da essere eterno, prima o poi sarà vinto …probabilmente…solamente all’alba del terzo millennio…dopo la fine delle lotte di sopravvivenza…l’ “Umanesimo Libero Muratorio “ troverà il suo compimento nel bene dell’Umanità.
Questo concetto è espresso in modo chiaro, anche nel primo dialogo tra Ernst e Falk (Dialogo per Massoni. Gotthold E. Lessing Johann , G. Herder. Ed. Bompiani 2014) che così recita:
<< Falk. …solo questo posso e mi è lecito dirti : le vere azioni dei Massoni sono così grandi, guardano così lontano , che secoli interi possono passare prima che si possa dire : essi hanno fatto questo! Tuttavia hanno fatto tutto il bene che esiste ancora nel mondo – bada bene. Nel mondo! – E continuano a lavorare a tutto il bene che si farà ancora nel mondo…bada bene, nel mondo. Ernst. Suvvia! Ti burli di me. Falk: No davvero…>>
CONCLUSIONI
Si dice che solo gli artisti e i poeti sono dotati di una “seconda vista”…vedono cose che gli altri non vedono. Non importa se sono considerati folli o invidiati per la loro alta sensibilità; io credo, che anche Noi “Liberi Muratori Scozzesi” facciamo parte di questa minoranza d’individui, siamo come loro, siamo anche noi degli “outsider”, cioè coloro che rimangono fuori, estranei dalla conformità sociale / dall’establishmen; coloro che non si allineano; che credono, illudendosi…quasi di/sperando (la “disperanza è quella forza primitiva che fa inseguire la speranza nelle cose disperanti) nelle loro “Utopie”…rivolte verso il Bene dell’Umanità ed alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo che , forse, non si realizzeranno mai. “Uomini Iniziati” che pensano e fanno cose apparentemente inutili, in un mondo che ormai si muove solo per fini utilitari. “Uomini” che agiscono, non per mere ragioni di convenienza politica, ma sulla base di “Materiali e Metodi” propri…di un ideologia propria…di principi propri, intrisi prevalentemente di “valori morali”, che allargano il cuore a chi ha la “grazia di decifrarli” ma offuscano la mente a coloro che ” non sono capaci o non vogliono capire”. È un modo di vivere difficile, quello di un Libero Muratore & Scozzese: perché spesso non è compreso, perché da valore ed ama cose che non sono amate dagli altri e viceversa; perché è sempre alla ricerca di una “ Libertà interiore”, di una “Disinteressata Verità”… per questo lotta e soffre. Soffre come soffrono tutti quelli che pensano…che s’illudono, che si pongono delle domande… che hanno un naturale impulso a conoscere. La ” conoscenza”, purtroppo in un prossimo futuro, sarà sempre più in mano a pochi e sarà sempre più impartita dall’alto…tutte le persone saranno conformi…omogenizzate…uguali, e faranno ciò che gli verrà detto. È necessario che almeno qualche gruppo di persone – una “ Minoranza” – e mi riferisco a “Voi – Uomini di Libero Pensare” – rimanga viva, creativa, reattiva, pronta a cambiare direzione, a rifiutare di seguire le regole quando siano d’intralcio… cioè , in poche parole, sia capace di “disubbidire”.