“La Dignità dell’Uomo”
L’Uomo si è sempre considerato un essere privilegiato nei confronti degli altri esseri, anche se le sue peculiarità sono state interpretate in vario modo nel corso della storia.
Nell’antichità l’uomo era un essere animato tra tanti esseri animati, e la sua anima poteva incarnarsi anche in altri esseri viventi (nella trasmigrazione delle anime), tuttavia nell’uomo l’anima appariva con la sua intelligenza.
Aristotele distingue gli esseri viventi in esseri vegetali, sensitivi, razionali; attribuendo a ciascuno un’anima che governa il proprio stato; all’uomo attribuisce la capacità intellettiva, ovvero la capacità di cogliere le idee. Anche gli altri filosofi greci, pur se con differenti accezioni, considerano l’uomo capace di conoscenza, di libertà e di felicità.
Nelle religioni monoteistiche l’uomo ha una particolarità, che lo distingue dagli altri esseri, è simile a Dio, è l’essere prediletto da Dio, perché Dio gli ha comunicato direttamente la vita dandogli l’anima, il soffio divino. Tuttavia le religioni, pur riconoscendo all’uomo la libertà, ritengono che Dio si preoccupi di lui e lo guidi alla salvezza.
Durante l’Umanesimo, all’uomo, pur sempre creatura di Dio, viene riconosciuta la libertà di prendere autonomamente decisioni per la sua vita, e di essere attore nella storia. L’uomo è al centro nella scala degli esseri.
Nel ‘600 e ‘700 l’uomo è soprattutto ragione che illumina e domina ogni cosa, ma intanto il suo corpo è diventato un oggetto di scienza così come tutti gli altri esseri viventi. Vivo è in questo periodo il dibattito tra i razionalisti empiristi e i razionalisti innatisti, cioè tra coloro che sottolineano la superiorità dell’uomo in quanto essere spirituale e libero e coloro che riducono l’uomo ad una meravigliosa macchina, regolata da leggi fisiche; questione ancora aperta.
Da sempre si è posto con forza il problema della difesa dell’individualità o dell’appartenenza ad una entità superiore: l’uomo ha valore in sé in quanto individuo o acquista un senso in quanto partecipe della vita di Dio o dell’umanità o di una società ?
Le risposte differiscono secondo la sensibilità insita in ciascuno. Ma, da massone, ritengo che l’uomo abbia una propria dignità, che va rispettata e difesa.
Stiamo assistendo in questi tempi a un curioso e contradditorio fenomeno: da una parte, si registra, purtroppo, una quasi quotidiana violazione della dignità umana con guerre, stragi, violenze di ogni genere e, dall’altra, quasi per difendersi da questa diffusa patologia, si va sviluppando una fioritura di dibattiti e di pubblicazioni sulla dignità della persona umana, per far riemergere, quasi come una autodifesa, un problema centrale, sul quale è necessario ritornare frequentemente per non perdere di vista un valore fondante della civiltà umana, appunto, la dignità umana.
Il termine dignità (dal latino dignitas, dignus) significa eccellenza, nobiltà, valore: perciò degno è ciò che ha valore e quindi merita rispetto. La dignità della persona umana significa che la persona umana merita assoluto rispetto per sé.
La dignità dell’essere umano è un valore culturale che fonda tutti gli altri valori, compresi quelli etici, nonché tutti i diritti a lui riconosciuti, perché la dignità umana nasce con la nascita dell’essere umano. La dignità dell’essere umano è un principio etico, per il quale la persona umana non deve mai essere trattata solo come un mezzo, ma come un fine in sé, principio enunciato con chiarezza da filosofo tedesco Kant, il quale ha scritto testualmente: “Gli esseri razionali stanno tutti sotto la legge secondo cui ognuno di essi deve trattare se stesso e ogni altro mai semplicemente come mezzo, bensì sempre insieme come fine in sé”.
L’essere umano è, dunque, degno perché è fine in se stesso, con il conseguente divieto assoluto di ogni sua strumentalizzazione, tenuto conto che la dignità non ha prezzo, non è comprabile, non è vendibile.
Da tale principio il filosofo del diritto Scarpelli ha tratto due ulteriori principi, cioè il principio di tolleranza (rispetto della libertà dell’altro) e il principio del non danneggiare l’altro (rispetto della integrità dell’altro). Se la dignità è tutto ciò, ne consegue che essa richiede rispetto: rispetto di sé (risvolto interno) e rispetto dell’altro (risvolto esterno).
Sotto il profilo giuridico si può affermare la centralità della persona negli ordinamenti legislativi, per i quali l’uomo è il fondamento e il fine della società, con il conseguente, esplicito riconoscimento della dignità umana tra i principi fondamentali delle carte costituzionali di molti paesi. Tale dignità umana viene espressa con due significati specifici, tra loro collegati, e cioè: 1-la dignità di ogni persona; 2-il riconoscimento reciproco che ogni persona ha eguale dignità ed eguale valore.
Con una rapida ricognizione delle fonti giuridiche in tema di riconoscimento e di tutela della dignità umana, possiamo individuare almeno quattro forme normative fondamentali, che riportiamo in successione cronologica:
1-la Costituzione della Repubblica Italiana (1 gennaio 1948), che dispone: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità…” (art.2); “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge…” (art.3);
2-la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’O.N.U. (10 dicembre 1948), che stabilisce: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” (art.1);
3-il Patto internazionale sui diritti civili e politici (15 dicembre 1978), che recita: “Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza della propria persona” (art.9); “Qualsiasi individuo privato della propria libertà deve essere trattato con umanità e col rispetto della dignità inerente alla persona umana” (art.10);
4-la Costituzione dell’Unione Europea (Roma 29 ottobre 2004), che nel Preambolo della parte II-“Carta dei diritti fondamentali dell’Unione”, dichiara: “l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà”; e nel titolo I: dignità, all’articolo II-61, dignità umana, afferma: “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.
Dal valore fondante della dignità umana, la Carta fa scaturire i seguenti diritti umani fondamentali:
1-diritto alla vita: “Ogni persona ha diritto alla vita” (art.II-62);
2-diritto all’integrità della persona: “Ogni persona ha diritto alla propria integrità fisica e psichica” (art.II-63);
3-diritto alla libertà e alla sicurezza: “Ogni persona ha diritto alla libertà e alla sicurezza” (art.II-66)
Occorre, però, ribadire che le norme giuridiche non creano la dignità della persona umana, ma si limitano a riconoscerla e a tutelarla contro ogni violazione, con una specifica tutela giuridica, prevista sia dalla normativa europea che dalle singole legislazioni nazionali. E’ altresì opportuno rammentare che per tutelare i diritti proclamati dalla Costituzione europea e dalle singole Costituzioni nazionali degli Stati aderenti all’Unione Europea, è in funzione la Corte europea dei diritti dell’uomo, alle cui sentenze i singoli Stati europei hanno l’obbligo giuridico di conformarsi.
Dopo questo lungo preambolo, necessario per inquadrare la dignità umana, passiamo al rapporto della dignità con l’uomo massone:
La Dignità intesa come rigore di pensiero, di parola e di azione è la caratteristica fondamentale del comportamento del massone.
La dignità implica una continua vigilanza sul proprio atteggiamento e su ogni espressione del proprio Io. Dignità significa rinuncia a tutto quanto di volgare possa affiorare dal proprio subconscio di fronte alla provocazione, mantenendo la calma e la serenità in ogni occasione.
La dignità consiste nel crearsi una specie di impermeabilità dinanzi a tutte le tentazioni o provocazioni che tenderebbero ad abbassare in noi il livello delle nostre reazioni, che dovrebbero invece essere sempre improntate ad un atteggiamento di fermezza socratica che rifiuti di lasciarsi trasportare al livello di un qualsiasi interlocutore volgare o incivile. Dignità vuol dire anche saper affrontare le situazioni avverse mantenendo l’animo sgombro da ogni desiderio di ricorrere a mezzi di difesa che non siano onorevoli.
Il massone rafforza, però, la propria dignità di Uomo con altre qualità indispensabili:
-la Libertà, intesa non tanto nel suo significato di libertà garantita dalle leggi, ma nel suo significato interiore di poter disporre, in ogni momento, delle proprie facoltà e delle proprie azioni secondo i principi di una ragione illuminata e di sentimenti mossi da niente altro che dalla ricerca del vero e del bene;
-l’ Onestà, che non sta soltanto nel non rubare, ma sta in un comportamento globale di rettitudine e di rispetto verso di sé e verso gli altri. C’è l’onestà della parola dove il si è si e il no è no, perché chiunque abbia a che fare con un massone deve poter contare sempre su una parola veritiera che non nasconde nulla e che non copre secondi fini od interessi particolari. C’è l’onestà di chi mantiene sempre le promesse e gli impegni presi e l’onestà di chi sa conservare il segreto di una confidenza ricevuta, e c’è l’onestà di chi sa riconoscere obiettivamente i propri limiti e valutare con il giusto valore le qualità e i difetti altrui. Il massone onesto è colui che in ogni rapporto con i Fratelli e con i profani non abusa della fiducia che è stata riposta in lui, non fa promesse che sappia di non poter mantenere, non si lascia influenzare da sentimenti o risentimenti personali nello stabilire o rifiutare un impegno, e nel non vantare meriti o capacità che non possiede;
-l’ Umiltà, che consiste nel valutare se stessi non per quello che vorremmo essere, o ci illudiamo di essere, o, ancora, qualche adulatore vorrebbe farci credere che siamo, ma per quello che realmente siamo. Non credere di essere i possessori, di ogni verità e di ogni virtù. La virtù dell’umiltà è una delle più difficili da acquisire, sia perché il nostro ego è istintivamente portato ad affermarsi, sia perché quanto più si è consapevoli di possedere altre virtù, di sapere ciò che altri non sanno, di avere, insomma, un certo valore, tanto più questa consapevolezza è continuamente tentata di affermarsi. Essere umili significa sia avere di se stessi un’opinione rispondente a verità, sia riconoscere negli altri i giusti valori, quando anche essi superassero i nostri. Essere umili non vuol dire sottovalutarci, ma valutarci in modo onesto e nel confronto con gli altri saper ascoltare con quel rispetto che si deve alla personalità altrui, anche quando non se ne condividono le opinioni. Essere umili significa sapere rinunciare alle proprie personali verità o accettare di modificarle quando ci si trovi dinanzi ad una verità più convincente o evidente, quando anche fosse quella di un nostro avversario;
-l’ Amore, che in Massoneria si può identificare nelle ultime due parole della triade Libertà, Eguaglianza, Fratellanza. Cosa sono infatti Eguaglianza e Fratellanza se non sinonimi, il primo, di vicinanza, analogia, affinità, concordanza, ed il secondo di comprensione, amicizia, affetto, solidarietà, carità, e quindi entrambi fusibili e fruibili in una unica grande parola: Amore!
Questa nostra fratellanza è quindi una comunione di uomini che, in reciproca libertà, rispetto e dignità, si desiderano, si confrontano, si rispettano perché, contrapposti o coincidenti che siano, hanno bisogno gli uni degli altri. Bisogno di simpatia, di comunione, di identità reciprocamente vissute e cercate, ma bisogno anche di opinioni diverse, di visioni diverse, di concetti diversi, perché è nel confronto che si sviluppano le idee, i punti di riferimento, di reciproche comparazioni e quindi di conoscenza profonda, intima, suggellatrice di simpatia, di amicizia, ovvero di disuguaglianza, di diversa opinione, ma mai di inimicizia tra persone aderenti ad uno stesso pensiero di uguaglianza, fratellanza, libertà.
In queste palestre di pensiero quali sono le nostre Logge, i nostri Templi, le nostre laiche chiese, ognuno di noi ha bisogno dell’altro, affinchè i propri pensieri, le proprie idee, convinzioni e ideali abbiano una ricaduta, un confronto, sia pure consensuale od oppositivo, purchè le parole non rimangano inascoltate, sospese nell’aria, nel vuoto, nel nulla.
Quindi, nel consenso e nel dissenso, abbiamo bisogno di confrontarci, abbiamo bisogno di termini di paragone che solo gli altri Fratelli, gli altri Uomini di questo scelto, selezionato conclave ci possono dare. Ed il mezzo con cui contattarci è il Dialogo e l’Amore. Ho l’intimo convincimento che i principi massonici sono gli unici che coltivano negli uomini il senso del dovere, il senso del lavoro, il senso del rispetto reciproco, della lealtà, della saggezza, dell’amore fraterno: tutti insieme tali elementi formano e costituiscono la cultura positiva dell’uomo. La Massoneria che è scuola di vita, ha il potere di elevare l’uomo spiritualmente e culturalmente e di educarlo, di difendere i valori umani per conservare nell’uomo le proprie caratteristiche, le proprie qualità, i propri valori.
Il nostro viaggio è sempre lo stesso: camminare all’interno di noi, per scoprire chi siamo e quali potenziali valori (della intelligenza, del dovere, della onestà, dell’onore), noi possediamo, per estrarli e praticarli nella attuazione dei rispettivi significati. Fortificati dobbiamo sentire l’obbligo civile, come cittadini massoni, di praticare nel mondo profano le nostre virtù, bisogna far ascoltare la nostra voce, contrastare l’odioso e insidioso materialismo economico e finanziario presente nel mondo di oggi; dobbiamo adoperarci per elevare spiritualmente e culturalmente la società civile affinché possa raggiungere la condizione di armonia, di libertà, di progresso e di tolleranza.
Solo così contribuiremo alla realizzazione completa della nostra dignità di Uomo, che è poi la massima aspirazione del Massone!
G. T.
“Se un uomo parte con delle certezze finirà con dei dubbi,
ma se si accontenta di iniziare con qualche dubbio,
arriverà alla fine a qualche certezza”. (Francis Bacon)