DOVERI VERSO LA PATRIA
Carissimi Fratelli,
in una recente tornata di lavori massonici ritenni opportuno di portare in discussione un argomento interessante che necessita di un esame approfondite con la partecipazione di tutti i Fratelli. Al profano che compila il sue Testamento nei chiediamo, fra l’altro, di rispondere alla domanda: QUALI SONO I DOVERI DELL’UOMO VERSO LA PATRIA ? Quale risposta ci aspettiamo dal profano ?
Io mi sono posto il problema e sono lieto di aver occasione di porlo a Voi stessi, perché ritengo che sia un argomento di attualità e che interessi il modo di pensare della Massoneria.
In alcune circostanze, in questa e in altre Officine, ho potuto notare una certa difformità di valutazione — probabilmente originata da motivazioni di diversa estrazione politica —, e in ciò non ho trovato motivo di disagio, in quanto il profano che si presenta in Massoneria è una pietra grezza che nell‘apprendimento della concezione muratoria formerà il suo carattere, mano a mano che il suo spirito di penetrazione gli consentirà di recepire l’alta scienza massonica. Ma quello che in certo modo mi lascia perplesso è il constatare che in certi gradi massonici anche elevati perdura un pluralismo di interpretazione che io ritengo sia utile chiarire. Per questo desidero esporre brevemente il mio pensiero e, per non tediarvi con altri preamboli, entro subito in argomento:
La patria. La Patria è la culla dei nostri primi affetti, è il tempio delle nostre memorie. E’ una comunità unita da legami di lingua, di cultura, di tradizioni. E’ il tramite necessario e insopprimibile verso l’Umanità. Il popolo, lo Stato, la nazione devono coincidere con le finalità generali dell’umanità. La nostra missione nazionale si esplica in uno stato di diritto e nell’ambito della legge internazionale che riconosce la sovranità di ogni singola nazione entro i propri limiti territoriali. Di questi limiti territoriali noi possiamo auspicare l’abolizione in una visione universale di fraternità, ma dobbiamo tener conto del presente perché siamo purtroppo ancora lontani da quella perfezione di convivenza che dovrà ripudiare i contrasti cruenti fra i popoli ed attuare le sue leggi nell’armonia, nella ragione, nella giustizia, nell’uguaglianza e nell‘amore.
Noi non intendiamo prendere a campione della patria la concezione di è De Gaulle perché inaccettabile per noi il disegno dell’Europa delle Patrie e a queste proposito ritengo di non svelare alcun mistero dicendo che proprie il concetto gollista ha ritardate l’intesa e la riconciliazione coi Fratelli Massoni di Francia, testé felicemente conclusa.
Naturalmente non siamo nemmeno disposti ad accettare la patria nazionalista, fautrice dell’autarchia e della guerra.
Nei respingiamo con tutte le nostre forze il nazionalismo, perché esso è deleterio per la vita pacifica del cittadine, perché esse si esprime attraverso l’espressione, il colonialismo e la guerra, perché si identifica con la negazione della libertà.
Noi vediamo nella patria l’anello di congiunzione fra l’individuo e l’umanità. Operare per il bene della patriaè lavorare per il progresso dell’umanità, per l’intesa fra i popoli. Indirizzare l’opera nostra alla elevazione morale e materiale della vita del nostre popolo, è un dovere verso la Patria. Influire con la nostra fattiva presenza nelle determinazioni nazionali, per la scelta della politica nella democrazia del nostro Paese, è amare la patria. Esaltare col pensiero e con le opere la vita culturale e scientifica dei nostri pensatori e dei nostri scienziati, è onorare la patria.
Ma io credo che noi dobbiamo anche “servire” la patria. Dobbiamo anche difendere la patria.
La nostra posizione geografica — è questa una realtà che non possiamo ignorare, perché esiste! – ci pone problemi di convivenza politica connazioni che hanno ordinamenti assai diversi dal nostro e con le quali dobbiamo stabilire contatti di buon vicinato e di collaborazione economica e civile. E noi, specialmente noi Massoni, dobbiamo essere di esempio per tolleranza, spirito di fraternità, universalità di concezioni con gli uomini liberi di tutto il mondo. Ma se – per malaugurata ipotesi, che formuliamo nei limiti dell’assurdo e al solo scopo di stabilire un riferimento alla nostra discussione – il nazifascismo tedesco risorgesse dalle ceneri della sconfitta e si affacciasse minaccioso sulle cime dell’Alpe; oppure se il comunismo tirannico ed oppressivo premesse dall’Iugoslavia sulle sponde dell’Adriatico – dopo che ogni mezzo civile di intesa, di persuasione e di mediazione fosse stato inutilmente tentato per soluzioni pacifiche – il nostro dovere verso la patria sarebbe quello di correre a far barriera all’invasore; perché la vita è sacra, ma gli ideali da noi professati si servono anche a prezzo della vita.
Vi sono beni supremi che costituiscono il patrimonio sublime dei militanti Massoni, e questi affondano le loro radici nel Risorgimento e nella Resistenza. Ispirandoci a questi principi — carissimi Fratelli — io ritengo ancora attuale il valere della domanda massonica: QUALI SONO I DOVERI DELL’UOMO VERSO LA PATRIA?
Quando la perfezione umana avrà raggiunto in un abbraccio universale gli uomini e i popoli di tutto il mondo, questa domanda non avrà più motivo di essere posta; ma ciò avverrà quando ogni mente illuminata potrà rivolgersi al Delta luminoso che sta al vertice della Piramide e gridare al mondo: IO VIVO DELLA TUA LUCE, PERCRE’ LA TUA LUCE E’ IN ME.
Noi massoni lavoriamo per raggiungere questa perfezione; ma finché la realtà profana non sarà sensibilizzata dalla morale massonica; finché sarà utopia parlare di fratellanza universale, noi dobbiamo rimanere coi piedi sulla terra e affrontare e risolvere, con fermezza ragionata e consapevole, gli eventi concreti della vita quotidiana, senza smarrirci nella ricerca di un equilibrio astratto che può essere motivo di studio
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ma che è lontano nel tempo o, almeno attualmente, fuori del nostro tempo.
Lavoriamo, dunque, enucleando la nostra opera dalla famiglia alla patria, mirando alla costruzione di una società più giusta che ci affratelli con l’umanità, e stiamo attenti a non scambiare l’universalità dei nostri sentimenti col basso calcolo degli egoismi che, negando uno dopo l’altro tutti i valori umani, prepari ai nostri giovani figli un avvenire senza ideali e senza speranze.
Noi non vogliamo distruggere: il nostro compito è costruire.
Non possiamo assistere impassibili alla degenerazione del potere, come non possiamo associarsi allo scadimento di ogni senso morale e di umana responsabilità. E se non siamo capaci di condurre avanti l’opera di risanamento all’interno della nostra patria, ancor meno saremo in grado di incidere positivamente nel resto del mondo. Facciamo sì che la tradizione dell’onestà e l’esempio dei nostri predecessori ci diano ancora la necessaria fermezza per lottare per soffrire, in modo che la saggezza nostra sappia farci scegliere la parte migliore dell’opera loro, per trarne nuova forza alla nostra azione e nuova luce per i. nostri ideali.
In questo senso io credo nella Patria e nell’umanità
Alberto Guarguaglini