LIBERTA’ UGUAGLIANZA FRATELLANZA
E’ il cardine della Massoneria mondiale. Non è un’espressione di teoria politica, ma soltanto di un principio filosofico, perché la Massoneria lavora solo nel campo delle idee, della spiritualità e dell‘esoterismo.
E’ un trinomio perfetto perché soltanto attraverso la sua concreta applicazione noi possiamo formare l’uomo perfetto politicamente, moralmente e sentimentalmente.
Tale trinomio è stato infatti la tomba del Feudalesimo, dello schiavismo e di tutte le tirannie in ogni periodo storico. E’ il faro e la pietra miliare della democrazia, è l’essenza delle civiltà più avanzate. Il compito che ci vorremmo porre è quello di focalizzare il primo concetto, cioè la Libertà.
Ci sembra che vada innanzitutto ribadito che la Libertà massonica non ha nulla a che vedere con la licenza, intesa come anarchia priva di regole, scritte o orali, e di comportamenti. La Massoneria anzi sostiene che la Libertà di ciascuno trova un limite nella libertà degli altri e che se queste due libertà sono in contrasto, l’interesse del singolo deve cedere all’interesse della collettività.
In questo senso e in questa ottica deve intendersi il nostro atteggiamento intellettuale e il nostro giudizio di massoni nei confronti del recente conflitto mondiale in medio-oriente.
Come Massoni è vero che dobbiamo in ogni frangente provare repulsione di fronte al ricorso alle armi e di fronte ad ogni forma di violenza, dobbiamo parimenti però saper distinguere con il filosofo Norberto Bobbio, nel contesto del rapporto fra libertà individuale e collettiva, tra l’aggredito e l’aggressore, il liberatore del tiranno, la vittima dal carnefice.” (Vedi anche il no 1/2 Gennaio—Febbraio 1991 della rivista HIRAM pag. 4).
In altre parole a noi non è permesso, perché non giusto, rimanere ambigui o assumere atteggiamenti di equidistanza tra chi subisce un’aggressione e chi è animato da satanici e fanatici furori di distruzione e di morte.
Sia nella sfera della libertà collettiva come in quella individuale troppo spesso questa parola appare profanata.
“Libertà vo’ cercando ch’è sì cara” scrive il sommo poeta. Forse solo nella filosofia massonica noi riusciamo a raggiungere quel livello di libertà tanto agognato.
L’uomo deve essere e sentirsi libero di pensare e di agire senza limite alcuno, purché il suo pensiero e la sua azione tendano sostanzi al mente al bene. Non vi è limite alcuno alla ricerca della verità. Così per noi massoni la libertà deve essere intesa soprattutto come libertà da ogni forma di assolutismo pratico e teorico (violenze, sopraffazioni, dogmatismo …).
Libertà non deve significare solo tutela dei diritti individuali nei confronti dello Stato e del potere, ma anche possibilità di essere soggetti protagonisti, e non solo oggetti, delle decisioni.
Parte integrante della Libertà deve essere il rigetto del fanatismo ed il riconoscimento della tolleranza come metodo universale di coesistenza.
Il fanatismo è nient’altro che il dogmatismo e l’assolutismo portati alle loro estreme e disumane conseguenze, poiché si identifica non solo con la certezza di possedere l’unica virtù possibile al mondo, ma anche con la persuasione che essa vada imposta con la forza agli altri.
Se il fanatismo è la vittoria della bestia dogmatica e violenta che latente è in noi, la civiltà si identifica invece con la Libertà e la tolleranza, ossia con l’accettazione del “diverso” e con l’ammissione teorica e pratica della pluralità possibile degli atteggiamenti umani di fronte al mondo, e quindi con lo sforzo di far coesistere, nel comune rispetto di certi valori sociali di fondo, la verità delle convinzioni filosofiche, religiose e morali.
Ciò non vuol dire che il perseguimento della Libertà non debba aver regole e ambiti ben determinati. Il raggiungimento di un alto livello di Libertà infatti si contrappone all’anarchia, all’imbarbarimento dei costumi, all’annullamento di ogni regola della convivenza civile. Già Platone ne “La Repubblica”—libro VIII ci mette in guardia dagli eccessi di libertà che finiscono per decapitarla.
Siamo all’incirca nel IV secolo a.C. e occorre quindi valutare modi di pensare, atteggiamenti e comportamenti nel tempo e nello spazio. “Quando un popolo, divorato dalla sete della Libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, SONO DICHIARATI TIRANNI. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, SERVO; (AQ ;;~m (:
che il padre impaurito finisce per trattare il figlio suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendono gli stessi diritti, la stessa considerazione dei vecchi, e questi per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani.
In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto per nessuno.
In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: LA TIRANNIA”.
A questo punto ci sembra opportuno riflettere e commentare il binomio inscindibile quale è appunto quello della Libertà e Muratoria.
Il Libero Muratore, storicamente, era nel Medioevo colui che non era soggetto a vincoli di servitù, pertanto possiamo affermare che la tradizione di libertà nel Massone è antica e già presente fin dalla nascita della Massoneria stessa.
La nostra Istituzione si basa sull’uomo, sull’uomo libero e che intende combattere per la sua libertà, un uomo cioè attivo e impegnato, un uomo cosciente dei suoi diritti e dei suoi doveri. Ma l’uomo massone, che è un uomo libero, da che cosa si ritiene libero? Quali sono gli impedimenti che lo dovrebbero ostacolare nella strada verso la Luce? Il massone è libero da impedimenti ideologici e politici.
La Massoneria non ha pregiudizi politiche di sorta. Essa può vantarsi a ragione di tenere in alta considerazione i valori singoli dello spirito umano e di conseguenza non può accettare l’appartenenza a movimenti che si rivelassero in urto o in contrasto con il suddetto principio. Ferma restando questa pregiudiziale, nell’abbraccio sincero fra due fratelli di credo politico diverso si ha ragione di ritenere che si compendi l’alto senso di libertà massonica dal punto di vista politico.
Il massone è libero da impedimenti religiosi.
Per quanto la Massoneria sia permeata tutta di forte religiosità, non è affatto una religione, anche se rispetta la coscienza religiosa di ogni singolo fratello. La Massoneria non ha dogmi religiosi, non si sente impedita nella sua dinamicità verso la vera Luce.
Il massone è libero da impedimenti d’ordine sociale.
Un mondo permeato da distinzioni settarie, antidemocratiche, razziali, è un mondo estraneo alla Massoneria, se è vero, come è vero, che essa tende a far regnare lo spirito di Uguaglianza, Libertà e di Fratellanza.
Il massone è libero da impedimenti egoistici e prevaricatori.
Uno dei punti nodali della metodologia massonica è la Tolleranza e la Fratellanza. Questi due principi non lasciano spazio a forme di egoismo o di prevaricazioni latenti o manifeste. Il fratello massone è un fratello vero, tollerante e comprensivo, disponibile a dare in silenzio, franco e leale, un porto sicuro nella tempestosità della vita e nei rapporti umani.
A conclusione va ribadito che la libertà è una dura conquista interiore. L’uomo è veramente libero quando ha la consapevolezza della propria libertà morale, quando non si sente condizionato nel suo pensiero, nella sua parola, quando è cosciente che non si attenta alla sua individualità. Sentirsi liberi significa anche avere e vivere l’orgoglio della propria condizione di uomo.
E allora affrontare il concetto di libertà massonica solo affermando che essa trova un limite nella libertà altrui è dire solo una parte di verità, una verità importante, ma claudicante. Solo l’io consapevole può lottare per sé e per gli altri contro ogni forma di prevaricazione, solo l’io consapevole dei propri diritti e doveri può riconoscere ogni meandro in cui si annida la violenza in tutti i suoi aspetti e forme, solo un essere veramente libero può disporre dell’humus ideale sul quale seminare i principi della Massoneria.