Istruzioni ai Fr.·. Apprendisti
Parte 2
Fratelli
carissimi, l’occasione dell’iniziazione del Car.mo Fr. A. G., che mi ha visto
direttamente coinvolto ed in qualche misura “responsabile”, sia come
presentatore che come affezionato familiare del neofita, mi costringe, ancor
più che ad una istruzione sui simboli o sul loro valore e significato
esoterico, ad una riflessione, su quello che ritengo – e so di non essere solo
in questo pensiero – il valore fondamentale che trascende dal rito di
trasformazione del profano in neofita: il valore della coerenza.
Invito tutti a rileggere con attenzione il rituale, a fare scorrere il proprio
pensiero e la propria attenta meditazione sulle parole, sui simboli, sulle
concettualità che vengono espresse dalle sue fasi: il testamento, le prove, la
promessa solenne.
E’ chiaro che non abbiamo inventato nulla! Questo simbolismo, variamente
manifestato, questi concetti, sono propri di tutte le grandi filosofie, delle
religioni, dei movimenti di pensiero, delle unioni di uomini: creare un uomo
nuovo, rinnovato da un rito iniziatico, comunque lo si voglia chiamare, è un
patrimonio comune delle religioni e delle culture universali.
Dov’è allora la differenza che rende il nostro rito unico e ambito? Quella
differenza sottile che dovrebbe rendere il massone veramente un uomo nuovo e
diverso in senso fisico e metafisico? Quella peculiarità che ci rende corpo
iniziatico?
Le nostre risposte sono in effetti consuete e mi sembrano semplici, forse
abitudinarie: la ricerca iniziatica, la costruzione del proprio tempio
interiore, l’agire nel mondo profano seguendo principi e comportamenti appresi
o approfonditi durante la vita massonica e la ritualità sacrale dei lavori di
Officina.
Ma queste restano e sono solo vuote parole e concetti artificiosi se non si
legano in maniera indissolubile al valore della coerenza. La coerenza intesa
quindi come espressione esterna del proprio essere interno, come manifestazione
visibile e tangibile della propria qualità di uomini, come comportamento
sociale dell’uomo iniziato.
Un grande pensatore tedesco di questo secolo, di matrice cattolica, Bonhoeffer,
ucciso nei campi di concentramento, scrisse pagine meravigliose che proverò in
un prossimo futuro, se il M:.V:. è d’accordo, a commentarvi, sull’uomo di
qualità e sulla sua solitudine: la solitudine del massone nella società, uomo
controcorrente perché coerente nella vita con i principi che ispirano il suo
essere iniziato. La nostra deve essere una vita di qualità, nella quale la
coerenza fra i principi professati e le azioni nel mondo profano è la sua
impalcatura. Credo che tanto maggiormente viviamo la coerenza fra valori
iniziatici e le azioni operative nel mondo, tanto più costruiamo quel tempio
interiore e diamo sostanza all’azione della nostra Officina.
Ed è questa la sede propria per rammentare questo valore: il rito di
iniziazione, quando tutti sosteniamo di averlo rivissuto ciascuno un po’, ma
che deve essere momento, sprone e pungolo soprattutto per verificare quanto
mettiamo realmente in pratica proprio il valore della coerenza.
Fuori e dentro la nostra Istituzione.