Illuminismo di EROS ROSSI
- CARATTERI GENERALI
1.1) Premessa.
La “Filosofia dei lumi”, o Illuminismo, ebbe il suo centro propulsore in Francia, ma i fondamenti teorici risalgono prevalentemente all’empirismo inglese e a Newton. In Inghilterra il successo della rivoluzione politica aveva consentito l’affermarsi della classe borghese ai vertici dello stato; ciò non era accaduto in Francia e nel resto dell’Europa, dove le antiche monarchie assolute, l’aristocrazia e il clero conservavano ancora intatti i loro principi e le prerogative del potere politico.
Qui dunque lo scontro tra la borghesia in ascesa e le forze della conservazione assunse nel ‘700 carattere particolarmente drammatico sfociando, alla fine del secolo, nella rivoluzione francese.
Di tale rivoluzione la cultura illuministica costituì una premessa teorica essenziale: l’accesa battaglia delle idee preparò e motivò, in Francia, il passaggio dalla lotta politica allo scontro fisico, con una inclinazione alla violenza e alla radicalità degli atteggiamenti e delle manifestazioni che spesso scavalcò le originarie istanze borghesi di riforma e di moderato progresso sociale.
- Il Programma illuministico
Con il termine “Illuminismo” si intende quel movimento culturale che si sviluppa nel XVIII secolo nei maggiori paesi d’Europa e che, pur non coprendo tutta l’area filosofica del Settecento, rappresenta certamente la voce più importante e significativa di tale secolo; infatti con l’Illuminismo ci troviamo di fronte ad una svolta intellettuale destinata a caratterizzare in profondità la storia moderna dell’Occidente.
Elemento fondamentale dell’Illuminismo è il suo modo specifico di rapportarsi alla ragione, affermando cioè in modo categorico l’impegno di avvalersi della ragione in modo “libero” e “pubblico” ai fini di un miglioramento effettivo della vita umana.
Gli illuministi ritengono infatti che l’uomo, pur avendo per natura quel bene prezioso che è l’intelletto, non ne abbia fatto, nel passato, il giusto impiego rimanendo in una sorte di stato di inferiorità che lo ha reso preda di un insieme di forze irrazionali, dalle quali ha il dovere di liberarsi.
Esemplificando in modo efficace questi concetti, Kant nella risposta alla domanda: che cos’é l’Illuminismo? Così scriveva:
“Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro; imputabile a se stesso è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto d’intelligenza, ma dalla mancanza di decidere e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Abbi il coraggio di servirti della propria intelligenza! È questo il motto dell’Illuminismo”…..
Usare la ragione liberamente e pubblicamente significa quindi, per gli illuministi, assumere un atteggiamento critico nei confronti dell’esistente e di ogni tesi preconcetta, facendo valere il proprio diritto di analisi e di discussione. Da ciò le battaglie contro il pregiudizio, il mito, la superstizione e contro tutte quelle forze che hanno ostacolato in passato il libero e critico uso dell’intelletto, soffocando le energie vitali degli individui.
Questo concetto della ragione come organo di verità e di strumento di progresso, ossia, per usare una metafora cara agli illuministi, come “lume” rischiaratore delle “tenebre” dell’ignoranza e delle barbarie, implica una mutata interpretazione dell’intellettuale e del suo compito tra gli uomini. Per gli illuministi il “filosofo”, intendendo con questa espressione non solo il pensatore ma l’intellettuale in genere, è un uomo in mezzo agli altri uomini (non più il “sapiente” avulso dalla realtà) che lotta per rendere più abitabile il mondo e che si sente utile all’umanità. Per questo, se egli porta davanti al tribunale della ragione il passato e il presente, la politica e la ragione, la società e il costume morale, non lo fa per fare sfoggio di se stesso e delle sue capacità, ma con lo scopo di riformare la società e di giovare al prossimo, perseguendo il fine di diminuire le sofferenze degli individui e di raggiungere la maggiore felicità possibile per il genere umano.
Il compito civile attribuito al sapere stimola gli illuministi nell’opera di divulgazione culturale e nella ricerca di un diverso rapporto fra scrittore e pubblico cercando, anche in virtù del loro stile piacevole e brillante, di conquistare una larga cerchia di lettori e di abbattere la muraglia compatta che per secoli aveva separato la cultura dalla vita.
(Filosofi e scrittori: Voltaire – Montesquieu – Rousseau – Home – Cesare Beccaria – Lessing – ecc…- Enciclopedisti quali: Diderot – D’Alembert- ecc…)
L’esaltazione della ragione e della libertà, il rifiuto del dogmatismo e dell’autoritarismo, la critica del presente e la denuncia delle istituzioni oppressive del passato, l’impegno delle riforme, lo sforzo verso il progresso, la diffusione della cultura, la filantropia, costituiscono dunque per gli illuministi altrettante manifestazioni concatenate di un unico atteggiamento globale di fronte al mondo.
Queste sono le linee essenziali del programma illuministico; per comprendere meglio il significato e la portata di tale avvenimento culturale è necessario tuttavia illustrare, seppure in modo sintetico, i presupposti storici e sociali dell’Illuminismo ed accennare alle sue principali tematiche.
- PREMESSE SOCIALI E CULTURALI DELL’ILLUMINISMO
2.1) Illuminismo e borghesia.
L’Illuminismo non nasce nel vuoto, ma sorge nell’intimo di determinate circostanze storiche innestandosi su alcune linee di sviluppo della società e della cultura moderna. Innanzi tutto l’Illuminismo manifesta un legame con la civiltà borghese europea, cioè con quella classe sociale che dal Cinquecento in avanti è apparsa economicamente in espansione e politicamente in ascesa, fungendo da forza trainante di quell’importante evento storico rappresentato dalla Rivoluzione inglese.
Da un certo punto di vista l’Illuminismo si configura come l’espressione teorica e l’arma intellettuale del processo di avanzamento della borghesia settecentesca, la quale rappresenta la classe “portatrice del progresso”, ossia la forza sociale che nel suo dinamismo crescente appare desiderosa di sottomettere a sé la natura e la società, rompendo con il passato e le sue consuetudini, quali le sopravvissute istituzioni feudali e i vari poteri assolutistici. Da ciò le lotte contro i pregiudizi, le tradizioni, i privilegi arbitrari e la ricerca di una razionalizzazione del vivere tramite lo sviluppo economico, scientifico e politico, ai fini di un raggiungimento di un nuovo ordine umano.
Questo manifesto legame tra Illuminismo e borghesia e il fatto che la rivoluzione culturale dell’Illuminismo rispecchi la rivoluzione sociale della borghesia, non può e non deve significare che tale movimento filosofico rappresenti soltanto un capitolo della storia della borghesia in ascesa, in quanto esso, pur essendo funzionale alle battaglie borghesi, è nella sostanza un fenomeno strutturale della civiltà e della mentalità moderna, la cui portata travalica la classe borghese e diventa un patrimonio fondamentale per tutta l’umanità. Infatti è innegabile che valori e concetti quali l’uguaglianza degli uomini e dei loro diritti, l’affermazione della libertà di pensiero e di critica, l’imperativo della tolleranza, la concezione della politica come strumento al servizio dell’uomo, le battaglie per i diritti civili, l’idea dello stato “laico”, ecc… si inscrivono nel processo storico che ha portato all’avvento della civiltà liberal-democratica moderna, diventando spesso un punto di riferimento per tutti gli uomini al di sopra della loro appartenenza ad una classe sociale piuttosto che ad un’altra.
- Illuminismo, rinascimento e rivoluzione scientifica.
Per quanto riguarda la storia della cultura, l’Illuminismo si configura come continuazione ideale del Rinascimento e anzi, per certi aspetti, si caratterizza proprio per una ripresa del programma rinascimentale, tanto da meritarsi l’appellativo di “secondo Rinascimento”. Infatti tutti i grandi temi della cultura rinascimentale ritornano, in forme spesso analoghe, nel pensiero illuministico: la celebrazione dell’individuo, la difesa della sua dignità, il rifiuto di sottomettere la ragione a qualsiasi autorità, il desiderio di fare dell’uomo il padrone della terra, l’avversione per il Medioevo, che avevano rappresentato la basi generali del Rinascimento vengono ripresi ed accentuati dall’Illuminismo e inseriti in un quadro più marcato di umanesimo, nel quale la rinascita dell’umanità intera viene in gran parte spogliata di valenze religiose e vista come un riscatto operato dall’uomo per l’uomo.
Così l’Illuminismo conduce al suo esito estremo il processo di autodemolizione delle varie attività umane già iniziato dal Rinascimento, accelerando il realizzarsi del moderno fenomeno della laicizzazione, svincolatasi da ogni residuo culto del passato e da ogni persistente sottomissione ai dogmi, investe la religione e il mondo sociale con una carica eversiva sconosciuta al Quattrocento, puntando ad una riforma dell’esistente che va ben al di là di quella auspicata dai rinascimentali.
Erede del Rinascimento, l’Illuminismo lo è altrettanto della Rivoluzione scientifica la quale, iniziata da Copernico e Galilei, trovò il suo compimento tra il 1600 e il 1700 attraverso le opere e il pensiero di innumerevoli filosofi quali Bacone, Newton, Cartesio, Pascal ecc…
In effetti il movimento complessivo dell’Illuminismo che ha visto nel metodo scientifico il modello del sapere, cogliendone e paragonandone la connessione con il progresso civile, rappresenta la vera e propria filosofia della Rivoluzione scientifica e la coscienza più adeguata ad essa.
Solo con l’Illuminismo la scienza, ultima creatura della cultura occidentale, pone la sua candidatura al primo posto nella gerarchia delle attività conosciute. Questo legame strutturale tra la scienza e pensiero illuministico si trova in molti aspetti salienti e fondamentali di quest’ultimo, dalla convinzione che l’uomo si possa realizzare tramite un sapere vero ed utile al tempo stesso, alla lotta aperta contro tutte le forze che potrebbero ostacolare lo sviluppo della scienza ed infine nell’ideale di estendere il baconiano “sapere è potere” dalla natura alla società, mediante la costruzione di una scienza dell’uomo in grado di comprendere e dominare a proprio vantaggio i meccanismi economici, politici e morali.
Programma razionalistico e programma scientifico, appello alla ragione e richiamo alla scienza, divengono quindi per gli illuministi una cosa sola, poiché nel sapere positivo essi vedono il frutto principale dalla ragione e la concretizzazione vivente del suo potere nel mondo e tra gli uomini.
- CONCLUSIONE
A chiusura di questa sintetica e succinta, ma spero interessante analisi dell’Illuminismo (per trattare il quale in modo esauriente e compiuto non sarebbe forse sufficiente la stesura di un intero libro) è opportuno fare alcune precisazioni sul concetto di ragione tanto caro agli illuministi in modo da evitare di considerarla una Dea alla quale sacrificare tutto: anzi secondo alcuni autori, nel momento in cui la Rivoluzione francese espresse il concetto di Dea-Ragione, trasformandola quasi in un dogma, iniziò la crisi e il declino dell’Illuminismo.
Infatti per gli illuministi la ragione non può essere vista come un elemento a se stante ma come una forza che si nutre dell’esperienza e che funziona solo all’interno del suo orizzonte, una forza criticamente rivolta ad approfondire ogni aspetto dell’esistenza umana al fine di realizzare un reale progresso sociale.
Inoltre essa non è concepita come l’unica dimensione dell’uomo, e gli illuministi mettevano in luce la funzione e il valore dell’istinto, del sentimento, delle passioni nella vita dell’uomo e il contributo che le emozioni possono dare al compito della ragione di porre in ordine e di dare un senso logico e compiuto alle attività umane, compito che può realizzarsi solo attraverso il concorso di tutti gli elementi sentimentali e pratici che costituiscono l’uomo.