CONCORSO LETTERARIO R.LOGGIA “N. GUERRAZZI” LIBERTA’ E’ …


Primo Premio

Maria Carmela Biancastro

Liceo Scientifico – Follonica

MOTIVAZIONE

La Libertà intesa come stato interiore dell’anima, come ricerca costante e faticosa per “…divincolarsi dalle catene delle costrizioni…”, come liberazione dalle incrostazioni che nel tempo si sono sedimentate dentro di noi rendendo opaco il diamante che giace nel profondo di ogni essere umano.

Se l’individuo sarà capace di percorrere per intero il personalissimo e difficile cammino di liberazione, unendo i suoi sforzi a quelli di tutta l’Umanità, potrà dirsi finalmente libero, assaporerà il gusto sublime della Libertà e, uscendo dal buio profondo della miniera, risplenderà in tutta la sua stupenda bellezza.

SVOLGIMENTO

          Ho pensato a lungo a come sviluppare quest’argomento, forse troppo, ho cercato, nei testi dei maggiori filosofi, come un tema così universale veniva trattato da diversi punti di vista; avrei potuto fare una qualsiasi relazione sul pensiero della libertà dalla civiltà greca ai giorni nostri, ma questa la si poteva trovare anche su una comunissima enciclopedia, e cosi ho provato ad elaborare, tra mille difficoltà, un pensiero autonomo che, seppure suggestionato dalle letture fatte, sentissi veramente mio.

          Il concetto, così importante e apparentemente semplice, sembra sempre più complesso man mano che la riflessione procede, e estremamente travolgente, che uscirne diventa quasi impossibile.

          Sono inizialmente partita da una posizione definita: la libertà non esiste, in quanto ognuno di noi è vittima di mille condizionamenti : l’esperienza che crea a suo modo una prigionia dal passato; le leggi, necessarie per la convivenza, che indiscutibilmente “sacrificano” la nostra libertà per il giusto rispetto delle altre ; le relazioni con gli altri, che anche senza accorgercene ci spingono ad intraprendere certe strade piuttosto che altre ; la coerenza verso noi stessi, e verso l’idea che gli altri hanno di noi, che ci impone scelte su cui poi non siamo del tutto sicuri; i bisogni che guidano la nostra vita, a partire da quello di nutrirsi.

          Intesa come lo stato in cui un soggetto possa agire senza costrizioni mi sembra assurdo cercare di convincermi della sua legittimità, né tantomeno ho la fede necessaria per credere che la libertà si risolva in una cristiana speranza ultraterrena, poiché non mi sento portatrice di nessun peccato originale né penso che la libertà si  possa raggiungere, paradossalmente, quando sottostiamo al giudizio di un ente superiore.

          Chiedendomi se in qualche modo avessi fatto esperienza di qualcosa che avesse a che vedere con la libertà mi sono venuti alla mente dei momenti particolari, in cui la gioia annebbia la vista e sembra tutto pervaso da una luminosità incontrollata, senti su di te la possibilità e ti accorgi che ciò che fai è in perfetta assonanza con ciò che vuoi, un piccolo attimo di realizzazione totale, armonia con ciò che ti è intorno. Allora la libertà esiste ?

          La libertà non esiste come dato, come staticità, ma esiste come ricerca.

Bisogna parlare di liberazione. La ricerca presuppone dal mio punto di vista una totale dedizione e inclinazione alla libertà come atto del possibile, come azione che crea possibilità. La liberazione è dunque tendere verso qualcosa che non si raggiungerà mai in quanto non esistente. Non credo sia importante; lo scopo della liberazione è la liberazione stessa.

          Per liberazione si intende l’azione del divincolarsi dalle catene delle costrizioni, tutte quelle che abbiamo accumulato anno dopo anno e che si sono sedimentate sopra di noi, “come il diamante nella miniera” dobbiamo essere sempre sotto sforzo per risalire verso la luce, che ci apparirà rapida da qualche fessura per poi svanire, poiché nell’acquisizione, nel dato, c’è la fine della lotta che è il fondamento dell’azione.

          Tendere a far si che ciò che è si manifesti come ciò che è: necessità.

          È la necessità di liberare il nostro essere da tutto ciò che non gli appartiene di per sé, ma è frutto di pesanti e inutili sovraccarichi di preoccupazioni, di problemi costruiti artificiosamente, di sofferenze e di dolore, verso la piena accettazione del nostro compito, del progetto di cui facciano parte.

          Il concetto di liberazione è estremamente rivoluzionario, fa dell’impegno costante una delle sue caratteristiche, ed è ciò verso cui noi dovremmo tendere per il nostro futuro. Indispensabile è l’altro inteso come comunità, come genere umano, senza il quale non avrebbe senso essere liberi, l’altro da intendersi come il luogo e il fine della nostra liberazione, con il quale e verso il quale siamo spinti a realizzarci in quanto membri dello stesso genere umano. E proprio a questo che dobbiamo pensare insieme per il futuro, con la memoria delle passate esperienze di totalitarismi disastrosi (quando la libertà di uno soggioga le altrui) e dell’insufficienza del liberismo in senso lato (poiché quando la liberazione è programma perde la sua forza dirompente).

          A un certo punto le catene cedono e sembra di vederla questa luce, e di assaporarlo questo gusto, e per un attimo tutto sembra intero e perfetto, per poi tornare nel buio della miniera, condizione necessaria per lo sforzo di liberazione al quale noi diamanti siamo sottesi.

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