PRIMO PREMIO
NARRATIVA
MARTINA RANDON
ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE
MASSA MARITTIMA
MOTRIVAZIONE
L’argomento proposto e’ stato sviluppato attraverso una sintetica ed efficace analisi storica dell’evoluzione della musica, dagli albori della vita dell’uomo fino ai nostri giorni.
Il linguaggio musicale, nel tempo, ha conquistato nuove sonorita. I gusti e le abitudini d’ascolto sono cambiati ma la capacita’ della musica di suscitare emozioni e’ sempre molto elevata, specie tra i giovani.
“ci rifugiamo nella musica. Essa diventa una casa, la nostra casa… noi giovani non viviamo la musica, ma la abitiamo”.
SVOLGIMENTO
La musica ha proceduto sempre insieme all’uomo, accompagnando le sue azioni e i suoi sogni, fin dalle origini più lontane.
Un percorso lungo, durante il quale essa è cresciuta di pari passo con le conquiste tecniche, economiche e sociali. Così, al mutare dello stile di vita, ha sempre fatto riscontro l’apparizione di un nuovo e diverso stile musicale. I progressi scientifici e tecnologici hanno reso possibile la costruzione di strumenti musicali sempre più perfezionati, le crescenti risorse economiche hanno consentito la realizzazione di ambienti appositi per la musica, la trasformazione della società ha favorito la sua diffusione a tutti i livelli. Come tutte le arti, anche la musica non si è sviluppata in modo autonomo, ma ha preso parte alla storia dell’umanità: è stata in un certo senso la voce viva dei suoi sentimenti e dei suoi ideali.
Prima di scoprire la musica, l’uomo poteva udire solo il “grande concerto” della natura: il mare che batte le rive con il suo ritmico fragore, i ruscelli che gorgogliano tra l’erba, il vento che modula la sua voce tra le rocce e i rami degli alberi …
Sono occorsi centinaia di migliaia di anni di dura lotta per la sopravvivenza, prima che i nostri lontanissimi avi fossero in grado di inventare la musica. Le prime tracce della sua comparsa risalgono, infatti, a cinquantamila anni fa. La preistoria ci ha lasciato solo qualche rudimentale zufolo di osso e qualche vaga raffigurazione sulle pareti delle caverne. Per rintracciare le prime attendibili origini della nostra musica dobbiamo attendere l’affermarsi delle grandi civiltà antiche, intorno al 4000 a. C.
La musica medievale, come l’architettura, è prima di tutto un prodotto dello spirito. Basta entrare nel chiostro di un monastero, soffermarsi sotto le volte di una chiesa romanica o le navate di una cattedrale gotica per cogliere tutta l’anima mistica di un’epoca senza eguali, che ha avuto inizio nel 476 d.C. con la deposizione di Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore romano. È un lungo millennio che va sotto il nome di Medioevo e la cultura, tutta la cultura, viene custodita nei conventi e nei monasteri.
Una nuova concezione della vita, della scienza e dell’arte si ha nel periodo rinascimentale e questo è il prodotto di un mondo completamente cambiato rispetto a quello del Medioevo. La cultura non è più quella chiusa, isolata dei conventi e dei monasteri: è quella aperta e innovatrice delle rinate città, dove le attività artigiane e commerciali creano le condizioni più favorevoli per continui scambi di idee tra gente di ogni ceto e provenienza. È abbandonata l’austera, statica monodia del canto gregoriano, le volte delle cattedrali risuonano di splendide composizioni a più parti, in cui tante voci diverse s’inseguono, s’intrecciano, dando l’impressione della moltitudine, del moto perenne e armonioso della vita stessa. È il trionfo della polifonia.
Tra la fine del 500 e l’inizio del 600 il linguaggio della musica si trasforma radicalmente, caratterizzato da un intenso fervore che ha posto le premesse di tutto il progresso successivo: a quel singolare periodo fu attribuito l’aggettivo “barocco”, che ha avuto per molto tempo un significato vagamente dispregiativo, volendo denotare null’altro che un’arte post-rinascimentale decadente e involgarita.
In realtà, i 750 anni che vanno dall’inizio del ‘600 alla metà del ‘700, sono tra i più ricchi della nostra storia. Oggi, a quel periodo, viene riconosciuto tutto il valore che merita, e la parola “barocco”, persa ogni sfumatura negativa, designa semplicemente uno stile, non diversamente da parole come “romantico”, “gotico” o “rinascimentale”.
L’aggettivo “classico”, che distingue la musica della seconda metà del secolo XVIII, indica uno stile ispirato agli ideali di perfezione e di bellezza dell’arte greca e romana, dell’”arte classica” insomma. Tutte le arti di questo periodo, dopo i pomposi manierismi dell’ultimo barocco, ritornano alla purezza di linee delle forme antiche, le più vicine allo spirito rigorosamente razionale del pensiero illuminista.
Anche la musica si volge alla nobile semplicità dell’arte classica. Lasciato il denso, complesso linguaggio polifonico e i lunghi ornati disegni della melodia barocca, la musica “classica” sceglie la strada della linearità, dando risalto a motivi semplici, cantabili, accompagnati da chiare e orecchiabili armonie.
“Stile classico viennese”, così è stato battezzato tutto ciò che d’innovativo e di grande ha prodotto la musica negli anni compresi tra il 1750 e il 1825 circa. Vienna fu la culla della sinfonia, del concerto, della musica da camera; qui la musica strumentale conobbe i giorni del suo massimo splendore, vissero e operarono i tre grandi “classici” della storia musicale: Haydn (1732-1809), Mozart (1756-1791) e Beethoven (1770-1827).
Quando si parla di Haydn come del ” padre della sinfonia”, si rende onore al genio che, per primo, ha saputo creare delle opere immortali, partendo però da premesse che erano già state poste prima di lui a Milano da L. Sammartini (1698-1775) e a Mannheim (Germania) da A. Stamitz (1717-1757).
Haydn, Mozart e Beethoven riflettono nel mondo della musica l’evoluzione della società durante gli anni della Rivoluzione Francese. Haydn è il tipico musicista del “vecchio regime”, al servizio di un principe che gli “commissiona” la musica. Anche Mozart inizia la sua carriera al servizio di un mecenate, ma a un dato momento si ribella e si avventura, purtroppo senza fortuna, nell’esercizio della libera professione.
Beethoven è colui che inaugura definitivamente l’era dell’artista libero, padrone della propria opera, non soggetto all’autorità di nessuno, uguale per dignità anche all’Imperatore, che non crea per la gloria di un potente ma per cantare i grandi temi dell’umanità: il dolore, l’eroismo, la lotta contro il destino, l’amore per la natura, la gioia e la fratellanza tra i popoli.
“Libertà, uguaglianza, fraternità”: gli ideali proclamati dalla Rivoluzione Francese, scuotono dalle sue fondamenta anche il mondo della musica che, da questo momento, si avvia verso la sua stagione più fantastica e grandiosa.
La musica, mai come nel periodo romantico ha conosciuto una stagione altrettanto feconda e mai è stata tanto libera! Il musicista può scrivere ciò che sente e far conoscere la propria opera a tutti. Egli riversa in essa tutto ciò che ha dentro: emozioni, idee, immagini, fantasie; quasi una confessione in musica del proprio mondo interiore.
Con l’inizio del 900 i tempi cambiano; il 900 lancia la sua sfida: nessun riguardo per la retorica carica di sentimento e di simboli dell’ultimo 800 romantico. Basta con il passato; le giovani leve vanno alla ricerca impaziente di un’arte originale e libera.
Ed eccoci al 2000, epoca incredibilmente rumorosa: mai come negli ultimi decenni, l’umanità è stata sottoposta a un martellamento di suoni, rumori, ritmi pulsanti e frenetici come quello in cui oggi si svolge tanta parte della nostra vita quotidiana. A questa incessante “colonna sonora” contribuisce in buona misura anche la musica, che è ormai presente in ogni luogo e in ogni momento della giornata e accompagna le nostre attività, le nostre letture, i nostri pensieri. Musica per distrarci, musica per lavorare, musica al servizio della produzione, del commercio, dei consumi. La musica piace, diverte, fa sognare, conforta ed è una delle prime cose che impariamo ad apprezzare. Beethoven disse che la musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia. La musica ci comunica messaggi, ci fa provare emozioni, ci coinvolge, ci aiuta quando ci sentiamo tristi e ci fa riflettere sulla vita, ma nello stesso tempo con note cariche di emozioni tristi ci può addolorare e richiamare ricordi spiacevoli. La musica è quello che noi vogliamo che sia: vita, amore, rabbia, forza, gioia, allegria … è tutto e niente. Per noi giovani è una medicina senza effetti collaterali, ci rilassa quando siamo in ansia e ci aiuta a concentrarci quando non riusciamo a studiare.
Cerchiamo nella musica un mondo irreale per sottrarci alle sofferenze, alle difficoltà e ai problemi. Ci rifugiamo nella musica. La musica diventa una casa, la nostra casa, in cui entriamo e usciamo liberamente. Infatti, noi non viviamo la musica ma la abitiamo. Negli ultimi anni il rapporto tra i giovani e la musica è diventato sempre più stretto, perché le canzoni riflettono in modo realistico la vita di tutti i giorni con i suoi problemi, delusioni e speranze. Ascoltandola troviamo dei punti in comune tra l’argomento del testo e la nostra esistenza e per questo ci sentiamo compresi. La musica, inoltre, attraverso le canzoni assolve un’importante funzione sociale, diventando messaggera di pace e sostenitrice d’iniziative umanitarie.
La musica è per tutti un’amica silenziosa, sempre pronta a darti una mano senza chiedere niente in cambio.