IL GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO

IL GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO

La Massoneria italiana, almeno quella del Grande Oriente d’Italia, apre ogni documento, ogni atto, ogni seduta, ogni decisione con la formula rituale “A Gloria del Grande Architetto dell’Universo”; altre Massonerie, quella francese in particolare,hanno tolto dai rituali ogni riferimento obbligatorio al Grande Architetto dell’Universo,scatenando una polemica che dura da oltre un secolo e non accenna ad attenuarsi, con reciproche “scomuniche”, mancati o tolti riconoscimenti della Gran Loggia d’Inghilterra, accuse di “irregolarità” e altre “amenità” del genere, che ormai fanno costantemente parte del panorama massonico internazionale. Viene quindi spontaneo domandarsi che cosa sia quel Grande Architetto dell’Universo che provoca sì gran fermento intellettuale e politico all’interno della Massoneria Universale. È questa una domanda certamente lecita, che nulla di illecito c’è sulla strada della conoscenza, ma che, se per taluni proviene da un legittimo desiderio di conoscenza, per altri, per molti massoni italiani, forse è anche un retaggio dell’educazione e della cultura cattolica da cui tutti, nostro malgrado, siamo influenzati più o meno profondamente.

Infatti, per un cattolico, anche poco o per niente osservante, il suo dio è una certezza, un punto fermo immutabile: egli è “colui che è”, da lui provengono per rivelazione tutte le leggi e le norme morali, lui ha inviato il figlio a riscattare l’umanità dal peccato originale (al quale lui stesso l’aveva costretta, ma questo è un altro discorso…). Tutta la vita del cattolico è regolata sulla base di dogmi, di verità rivelate, indiscutibili e indiscusse, vere pietre miliari sulla strada che porterà al paradiso di una ricompensa perenne chi avrà operato seguendoli acriticamente.

Per un Massone, che sia veramente tale, le cose sono alquanto diverse: chi fa della Ragione un metodo di vita rifiuta naturalmente i dogmi e le verità rivelate, non ha rigidi steccati, imposti dall’esterno, entro i quali costringere la propria azione, guarda alla legge e alla morale come a qualcosa scaturito dal ragionamento e dall’esperienza. Il Grande Architetto dell’Universo del Massone innanzitutto non si manifesta mai, non fa miracoli, non ha niente da rivelare, e infatti niente rivela, tanto meno in campo legislativo e morale, non ha figli da inviare sulla Terra, non commina pene ne da ricompense ne temporanee ne eterne, in una parola, non interviene in alcun modo sui fatti della vita. Se questo è vero, e a mio parere lo è, la domanda sulla natura del Grande Architetto dell’Universo può apparire del tutto retorica e la risposta forse inutile o almeno inconcludente. Tuttavia mi inerpicherò sulla strada scoscesa di una breve panoramica storica sull’argomento nella speranza, credo vana, che possa servire a definire il concetto.

Gli Antichi Doveri, fin dalla prima edizione del 1723, si aprono con la dichiarazione: “Un Muratore è tenuto, per la sua condizione, ad obbedire alla legge morale; e se egli intende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido ne un libertino irreligioso. Ma sebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese ad essere della Religione di tale Paese o Nazione, quale essa fosse, oggi peraltro si reputa più conveniente obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono, lasciando ad essi le loro particolari opinioni; ossia, essere uomini buoni e sinceri o uomini di onore e di onestà, quali che siano le denominazioni o le persuasioni che li possono distinguere; per cui la Muratoria diviene il Centro di Unione, e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti.”

Questa dichiarazione di principio fu una vera e propria rivoluzione in quell’Inghilterra nella quale, nei due secoli precedenti, proprio le divisioni religiose erano state alla base di rivolgimenti politici, sociali e dinastici importanti. Con una soluzione pragmatica, ne deista ne teista, si affermava una divinità avulsa da ogni confessione religiosa e si ricercava l’unione fra gli uomini sulla base soltanto delle loro qualità morali. Si trattava di un dio personale, presente simbolicamente nei lavori di Loggia attraverso il Libro della Legge Sacra. Questa posizione

pragmatica, accettata da tutte le Massonerie di stampo e di derivazione anglosassone, mal si conciliava però con lo spirito positivista e razionalista di cui era permeato il pensiero europeo nella seconda metà del diciannovesimo secolo.

In più il forte anticlericalismo dei massoni italiani, che aveva la sua espressione più evidente nella lotta contro il potere temporale dei papi, spingeva affinché la massoneria abbandonasse qualsiasi posizione anche minimamente dogmatica e si facesse alfiere del libero pensiero senza limitazioni di sorta. Il Grande Oriente di Francia decise, alla fine del 1877, di togliere dagli atti e dai rituali qualsiasi riferimento obbligatorio al Grande Architetto dell’Universo, in nome della libertà di coscienza e per non porre limiti alla ricerca della verità. La Gran Loggia d’Inghilterra ruppe immediatamente ogni relazione massonica col Grande Oriente di Francia e con tutte le Obbedienze che fossero rimaste in rapporto con esso. In Italia la questione era oggetto di discussione, anche se poteva dirsi che era già stata trovata una soluzione pragmatica che, pur andando nel senso della decisione francese, riusciva a salvare i rapporti internazionali con le Obbedienze anglosassoni.

Infatti nella Rivista della Massoneria Italiana del 31 agosto 1877, quindi prima della decisione del grande oriente di Francia, si legge “Nelle costituzioni che reggono la Massoneria Francese è scritto che la Massoneria professa il principio dell’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima…

La Massoneria Italiana, che non ha nelle generali Costituzioni un’affermazione di principio che possa offendere in alcun modo la libertà di coscienza dei suoi affiliati, vedrà con vivo piacere, che anche la consorella Famiglia massonica francese si liberi da cosiffatte pastoie. A noi basta l’invocazione mondiale al Grande Architetto Dell’Universo, perché non è contraria a nessun sistema filosofico, perché può associarsi a qualunque opinione e credenza, perché altro non rappresenta che la sintesi di qualsivoglia scuola o religione. Ed è perciò che i Massoni francesi – come alcuni di essi erroneamente credono – non avranno nulla a temere per parte della Massoneria Italiana, se deliberano, come forse fanno a quest’ora, la modificazione delle loro Costituzioni. … Ed infatti bisognerebbe essere proprio più intolleranti dei Cattolici per proibire che la Massoneria Francese rovesciasse quella barriera che può impedire l’ingresso nelle sue Logge ad uomini distintissimi che però non credono in Dio ne nella immortalità dell’anima.” E nel maggio 1878, sulla stessa Rivista, Ulisse Bacci, “con licenza scritta del Potentissimo Gran Maestro”, scriveva “Noi protestiamo contro “la deliberazione delle Grandi Logge d’Inghilterra e d’Irlanda (quella che non riconosceva il Grande Oriente di Francia perché aveva eliminato l’imposizione, per chiunque volesse entrare in Massoneria, della credenza in Dio e nell’immortalità dell’anima, ndr) perché contraria ai principi fondamentali della Massoneria, e facciamo caldissimi voti, affinchè di una questione puramente ed esclusivamente metafisica non si voglia fare un pomo di discordia nella famiglia dei Liberi Muratori, i quali hanno oggi ben altro da fare che perdersi in discussioni arcadiche, le quali lasciano sempre il tempo che trovano, e non fanno avanzare di un passo solo il progresso morale, civile, ed economico dell’umanità”… “I Fratelli inglesi… gettano il pomo della discordia nel cuore della Massoneria … questa guerra bisognava farla molto prima, quando cioè gli uomini come Proudhon entravano nell’Ordine e vi portavano il contingente della loro sapienza: oggi è frutto fuor di stagione, è assurdo, è follia”. Si riferisce, il Bacci, al racconto che Proudhon fa della sua iniziazione massonica “Come ogni profano, prima di ricevere la Luce, dovetti rispondere alle tre domande d’uso: – Cosa deve l’uomo ai suoi simili? – Cosa deve alla sua patria? – Cosa deve a Dio?””Giustizia a tutti gli uomini – Dedizione alla propria patria – Guerra a Dio” Questa fu la mia professione di fede”. Il Consiglio dell’Ordine, nell’aprile del 1878, ” ispirato sempre al concetto della più ampia libertà e tolleranza” decise che quella domanda, “Cosa deve a Dio?”, non potesse più essere rivolta agli iniziandi. La Rivista della Massoneria Italiana scrisse subito dopo “Questa decisione ci sembra inspirata alla più stretta logica ed alla più scrupolosa osservanza delle leggi votate nelle nostre Costituenti. Infatti la Massoneria Italiana che ha conservato sempre e conserva, in testa ai propri atti, l’antichissima ed universale formula: A Gloria Del Grande Architetto dell’Universo, ha in ogni occasione solennemente dichiarato che quella formula non rappresentava la sintesi di nessun sistema filosofico o religioso, ma che anzi si adattava fortunatamente a qualunque opinione. E il fatto ha dato ragione a coloro che così la pensavano, poiché a nessun iniziando, fosse deista, fosse materialista, fosse ateo, quella formula impedì di entrare nelle nostre officine. … La domanda “cosa dovete a Dio?” costituisce una violazione della libertà di coscienza, perché ammette implicitamente che Dio esista, ciò che, se per molti è una verità, per molti altri è un errore … Le domande che uniche si devono dirigere agli iniziandi chiusi nel gabinettodi riflessione ed alle quali devono rispondere in iscritto, sono le seguenti: – Che cosa dovete all’umanità? – Che cosa dovete alla patria? – Che cosa dovete a voi stesso? In questo campo si restringe l’azione della Massoneria, e noi non abbiam diritto di chieder più oltre” Ancora la Rivista della Massoneria Italiana del 31 settembre 1889 “Qui cade in acconcio osservare che anche in Italia fu più volte proposta l’abolizione della formula tradizionale cosmopolita A Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo ma le nostre assemblee sempre – ad enorme maggioranza – la vollero mantenuta. La prima proposta di abolizione fu presentata nella Costituente del 1869. Il Fratello Bartolommeo Ortolani, dottissimo ed eloquentissimo Venerabile della Loggia Goffredo Mameli all’Oriente di Sassari propose che fosse sostituita con l’altra: Alla Gloria del Progresso Infinito ma dopo una meravigliosa orazione del Fr. Floriano Del Zio, la vecchia formula fu conservata, dichiarandosi e riconoscendosi che essa, nel linguaggio simbolico, rappresentando la espressione grafica di ciò che è poteva essere accettata da qualunque credenza. Così la Massoneria Italiana, con una decisione di cui non è possibile disconoscere la profonda, sensata e pratica abilità, potè conservare le sue relazioni cordialissime con tutte le Potenze Massoniche della terra e permettere a tutti gli uomini, qualunque fossero le loro opinioni filosofiche o religiose, di entrare e di rimanere nell’Ordine senza nessun vincolo alla libertà del loro pensiero e della loro coscienza”. Anche nell’Assemblea Costituente del 1872 c’era un “Articolo riservato alla discussione del Congresso Massonico Internazionale – Abolizione dell’attuale intestazione degli atti: A Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo” ma non se ne fece nulla, tranne la lettura di una lettera di Garibaldi da Caprera “… E chi prima (se non la Massoneria) lanciossi nel glorioso sentiero del razionalismo, combattendo le grette idee delle mille sette in cui divisero gli uomini i furbi ed i birbanti speculatori sulla credulità degli ignari? E chi chiamolli ad affratellarsi sotto le insegne del martello e del compasso e sotto quelle morali del Grande Architetto dell’Universo? II vostro Architetto dell’Universo, Massoni, non è forse il Dio di Mazzini e l’Infinito di Filopanti? E voi tutti non siete decisi non d’imporli, ma di lasciare alla ragione, alla scienza la cura di investigare nelle regioni ancora vergini dell’Infinito morale – ove almeno l’intelletto umano ardisca di avventurarsi – ciocché forse giammai roveranno?…” Il Gran Maestro Ernesto Nathan, il 21 aprile 1901, inaugurando la sede del Grande Oriente d’Italia a palazzo Giustiniani a Roma. disse tra l’altro “In fatto di religione, ci vogliono atei, bestemmiatori di Dio, intenti a rovesciare tutti gli altari, distruggere tutti gli ideali basati sull’impercettibile, sull’imperscrutabile per sostituirvi il più esoso e crasso materialismo. È una semplice favola, messa in circolazione da coloro i quali convertono la religione in un proficuo strumento di traffico. Non solo la Massoneria, accogliendo uomini di tutte le fedi. professa ed usa il massimo rispetto per il sentimento individuale intento a penetrare il mistero della vita, e, nella legge che governa l’universo, a ricercare la legge che governa l’essere suo; ma va più oltre. Se voi guardate un nostro diploma massonico, un foglio di carta intestata, se entrate in una Loggia Massonica, voi vedrete sovraneggiare queste lettere A* G* D* G* A* D* U«; significano semplicemente: A Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo. E Zeus, Giove, Jave, Dio? La causa prima, l’infinito creatore noi intendiamo affermarlo, non interpretarlo. E’. Com’è, qual’è, riveli la fede di ogni individuale coscienza; a noi, collettivamente suffraga il pensiero del creatore nella manifestazione complessiva del creato. Per noi ogni fede, sinceramente professata e seguita, che guida e mantiene onesto l’uomo attraverso la vita è degna di ogni rispetto. In una parola, se la religione del dovere, eretta a legge morale e rimontando oltre alle brevi percezioni nostre alla causa prima, si riveli sotto l’una o l’altra forma, si chiama materialismo, abbrutimento, potremo, violando pensiero e parola, classificare la regola nostra

come tale: ma badate, invece di stare in terra vola in alto: l’ente massonico non determina privilegiati interpreti fra Dio e l’uomo; questo abitua al sacrificio, al senso del dovere civile, ed, educandolo alla coscienza del progresso individuale e collettivo, lo affina, lo eleva, per avvicinare, nell’infinita scala dell’essere, l’anima sua a quella che racchiude in sé l’universo.” E ancora “.. .come nella religione accogliamo gli onesti di ogni fede, rispettandone le convinzioni, così nella politica accogliamo gli onesti di ogni partito, purché sentano italianamente, credano nella nazionalità, non facciano riserve sull’unità d’Italia, sulla sua capacità di progresso, sul suo compito di civiltà, qual popolo libero da ogni dispotismo teocratico…” Nel suo intervento dal titolo “Alcune riflessioni a proposito del Grande Architetto dell’Universo” alla VI Conferenza Mondiale delle Gran Logge Massoniche a Nuova Dehii il 7 novembre 2002, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, ha detto tra l’altro “La Massoneria non è una religione; per questa ragione noi non abbiamo un “Dio massonico” ne una “teologia massonica”. Il Grande Architetto dell’Universo rimane solo un concetto generale ed universale che la Massoneria non può ne deve determinare, perché di per sé inesprimibile e indefinibile nel contesto di un’istituzione che si pone come luogo di incontro di diversità. Questa entità divina e suprema rappresenta pertanto un concetto centrale che deve essere interpretato direttamente da ciascun Fratello, secondo la propria libera coscienza e la sua fede.” E ancora “il Grande Architetto dell’Universo andrebbe innanzitutto definito come “l’ordine del discorso”; la sua accettazione fa sì che i Massoni assumano l’esistenza di un principio comune e universale, inteso come bene, verità e ragione, al quale far riferimento e dal quale trarre le coordinate per l’agire singolo e comune.

In altre parole, il Grande Architetto dell’Universo è la logica, la ratio a priori grazie alla quale si fonda la ricerca della verità; quindi un principio di ratio ma anche di philia universale, che pone nel “bene” e nella sua ricerca il fine dell’umanità e in particolare quello della stessa Massoneria. Per queste ragioni, in quanto tale, il Grande Architetto dell’Universo non viene però eccessivamente qualificato ne può esserlo, non per mero amore di relativismo, ma solo perché ciò significherebbe entrare nel merito di una serie di teologoumena che provocherebbero solo separazione e contrasti nel suo seno e sui quali la Massoneria non intende imporre una verità unica, ritenendo tale scopo estraneo alla “sua” ragione di esistere, ma altresì incoraggiando i singoli Liberi Muratori alla ricerca di tale verità.”Questo forzatamente breve excursus storico sul concetto del Grande Architetto dell’Universo non ha certamente dato risposta alla domanda iniziale “che cosa è il Grande Architetto dell’Universo”, ma forse ha definito che cosa non è e cosa non fa: non è un dio, nel senso classico e universalmente accettato del termine, non è la sintesi di nessun sistema filosofico o religioso, non respinge a priori nessuna opinione, nessuna “fede”, non è il giudice supremo, non commina pene e non da ricompense, non è l’essere supremo creatore dell’universo che costituisce perlopiù il fondamento della morale umana, come definisce “dio” il Grande Dizionario Italiano dell’Uso di Tullio De Mauro. Da questo punto di vista anche la distinzione tra Massonerie “regolari” e “irregolari”, centrata sull’atteggiamento di quest’ultime indifferente alla questione della trascendenza e sul lasciare le Logge libere di operare senza riferimento al Grande Architetto dell’Universo appare un inconsistente e capzioso artifìcio, basato sul nulla, che avrebbe senso la distinzione se le “Massonerie irregolari” avessero rifiutato, cosa che non è, il vero dio, lato sensu, della Massoneria: la Ragione. Dobbiamo ad un nostro “nemico”, il papa Leone XIII, certamente suo malgrado, la migliore ed inequivocabile definizione indiretta del Grande Architetto dell’Universo dei Massoni: nell’Enciclica “Humanum Genus” il più esplicito documento di condanna della Massoneria da parte della Chiesa Cattolica, egli dice: “…I Framassoni tendono – e tutti i loro sforzi hanno questo unico fine – a distruggere dalle fondamenta qualsiasi disciplina religiosa e sociale, che sia nata dalle istituzioni cristiane, per sostituirla con una nuova conforme alle loro idee, ed i cui principi fondamentali e le leggi sono improntati al Naturalismo… Ora, il primo principio del naturalismo è che in tutte le cose la natura e la ragione umana debbono essere padrone e sovrane. Posto questo principio, quando si tratta dei doveri verso Dio, o non ci annettono nessuna importanza, o ne alterano la essenza con opinioni vaghe o con sentimenti erronei. Essi negano che Dio sia autore di una qualsiasi rivelazione… Per essi, al di fuori di quello che la ragione umana è in grado di comprendere, non esiste alcun dogma religioso, ne alcun maestro, nella parola del quale si debba avere fede in nome del suo mandante ufficiale.” Leone XIII aveva ben compreso cos’è la Massoneria e difatti la combattè strenuamente, senza tregua e senza cercare nessun possibile accordo, come lui ed i suoi successori e antecedenti fecero e fanno con le religioni diverse da quella cattolica, perché nella Massoneria vedeva l’unica forza capace di minare alla base il formidabile strumento di potere che, facendo leva sulle assurde credenze e sulle superstizioni, permetteva a lui e ai suoi omologhi di asservire l’uomo. Il Massone sa per certa una sola cosa: che percorrere la via senza fine della Conoscenza con la sola Ragione a suo sostegno è un’impresa ardua, ma tuttavia la sola che valga la pena di compiere. Sa che trovare alle proprie idee giustificazioni ultime ed inoppugnabili è impossibile, che soltanto i dogmi riescono apparentemente a fornirle, sa che i valori veri non devono essere mai sostenuti dal mistero o da miti circondati da false aureole. Il Massone che crede con lucida sobrietà alle proprie idee di libertà di coscienza, di giustizia, di umana solidarietà, di strenua difesa di tutte le libertà, di militante intelligenza critica, di affermazione dei diritti di tutti gli uomini, senza alcuna distinzione, di tenace sforzo di comprensione critica del mondo, sa che, per affermarle, non può contare sull’aiuto di nessun dio o di nessun Grande Architetto dell’Universo, ma soltanto sulla sua Ragione di Uomo.

Guido Morelli

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