lohn Peard, il sosia di Garibaldi
Partecipò alla Seconda Guerra d’Indipendenza e durante la Spedizione dei Mille Ia sua somiglianza con iI nizzardo venne talora utilizzata per confondere iI nemico.
di Gioaanni Greco
John Whitehead Peard (1311-1830) nacque in Inghilterra a Fowey e morì a Tkenython. Avvocato ad Oxford, era figlio del viceammiraglio Shuldham Peard e di Matilde Fortescue e fu capitano dei ranger in Cornovaglia. John era di alta statura e grande forza fisica, buon nuotatore, ottimo pugilatore ed abile tiratore. Fu sempre in contatto con ambienti latomistici e con elementi di rilievo dell’universo massonico. Diventò poi Gran Maestro nella terra di Cornovaglia. Ammirò le gesta garibaldine tant’è che nel 1859, all’età di 48 anni, il Ministero della guerra rifiutò la sua richiesta volontaria di combattere con Garibaldi adducendo motivi d’età. Ma Peard non si scoraggiò e riuscì a farsi ricevere da Cavour e lo convinse a farlo partecipare alle azioni belliche e così il 3 maggio 1859 poté raggiungere íl nizzardo a Pontestura. combatté poi valorosamente ricevendo alla fine da Vittorio Emanuele II la croce dell’ordine del Valore, dopo aver partecipato alla seconda guerra d’indipendenza e alla spedizione Medici arrivando in Sicilia sulla nave “Washington”. Peard era estremamente somigliante a Garibaldi, anche se era più alto mentre Garibaldi era1.65, la sua barba era più lunga, ma la somiglianza era stupefacente per cui, d’intesa con Garibaldi, si pensò di utilizzare strategicamente questa circostanza e fu inviato con dei garibaldini per fuorviare le truppe borboniche. Ad esempio, nell’area salernitana, Gallenga e Fabrizi inviarono ad arte messaggi telegrafici fatti per essere intercettati, avvalorati dalla presenza in loco di Peard-Garibaldi che indussero i borboni a ritirarsi da Salerno dove Peard entrò trionfalmente, come ad Auletta, Postiglione ed Eboli. In una lettera di Peard del 22 giugno 1860 si dice della sorte della cantante di Boston Abby Fay, catturata dalla flotta borbonica, morta a Napoli, che “come sosia di Garibaldi entrò in alcune città” e che la gente di Palermo accoglieva i garibaldini con grande slancio, malgrado case e beni distrutti: “Palermo è in uno stato spaventoso”. E poi Peard si recò in viaggio a Cagliari, prima capitale del nuovo regno. Gli inglesi avevano costituito una Legione britannica per sostenere le gesta di Garibaldi, una legione costituita da inglesi e scozzesi grazie in particolare all’opera di reclutamento del maggiore Styles. La partecipazione alla guerra garibaldina era promossa anche da rifugiati politici italiani che tenevano le fila all’estero della lotta antiborbonica e che svolgevano affollate conferenze che erano le fondamenta per costituire associazioni anglo- italiane ad hog come attesta Elena Bacchin dell’Università di Padova. Pure sui giornali forte era la sollecitazione pro Italia quasi come se fosse un’occasione unica per combattere e per divertirsi, per conoscere l’Italia una sorta di escursione di stampo ricreativo, ma i morti fra i volontari, non mancarono: “Escursione in Sicilia e a Napoli. Tutte le persone interessate (particolarmente i membri del corpo dei volontari fucilieri) desiderosi di visitare l’Italia del sud e di aiutare con la loro presenza ed influenza la “Causa di Garibaldi e l’Italia”, possono sapere come procedere per fare domanda alla “Commissione Garibaldi” presso gli uffici al n.8 di Salisbury Street, London”. La legione britannica svolse una breve ma intensa esperienza in guerra avanzando verso il nord, combattendo anche a Sant’Angelo fino alle mura di Capua con una stragrande maggioranza di volontari affidabile e appassionata pur a fronte di alcuni bricconi privi di disciplina e di regole e che comunque godevano di una certa tolleranza. Quindi inglesi, ma anche scozzesi perché Garibaldi in Scozia era molto popolare, perché vedevano in lui il Wallace italiano, sino al punto che grazie alle cospicue sottoscrizioni scozzesi si poté noleggiare la vecchia nave a vapore a pala “City of Aberdeen” utilizzata nella spedizione Strambio, partita da Genova e usata per spostare i garibaldini da Palermo a Milazzo. Anche prima però della Legione britannica non erano mancati inglesi che combatterono con Garibaldi come Hugh Forbes, che fu con Garibaldi sin dal 1.849 nella difesa della repubblica romana o come Percy Windam e come il colonnello |ohn Dunne chiamato simpaticamente dai soldati “Milordo” e che
la “Garibaldi Found” e i finanziamenti provenivano dalla”Garibaldi Special Found” sulla base di fondi di inglesi e di massoni inglesi e scozzesi, in particolare attraverso la National Bank of Scotland. Oltre agli inglesi e agli scozzesi parteciparono alle imprese garibaldine anche circa 50 francesi, oltre a 200 cavalleggeri ungheresi, l’artigliere irlandese Dick Dowling, gli americani Catham Roberdeau Wheat e Charles Carrol Hicks, il tedesco Wilhelm Friedrich Rustow capo di stato maggiore di Garibaldi. Del resto anche per le armi vi fu un concerto internazionale, cominciando direttamente da Colt che donò a Garibaldi molte armi a retrocarica, carabine a rotazione, alcune centinaia erano pure in dotazione a Peard, anche se erano un po’ indaginose da caricare e dopo lo scoppio le bruciature al polso erano assai frequenti. Altre armi, di ottima fattura, arrivarono col piroscafo inglese “Queen of England” che portò 23.500 carabine “Enfield” e numerosi cannoni a canna rigida impiegati nella battaglia del Voltumo e che furono davvero necessari perché l’armamento dei Borboni era di eccellente qualità con una buona cavalleria e una ancor superiore artiglieria.
Resta il fatto che John Peard è stato ampiamente celebrato come dimostrano alcune stampe vittoriane di quel periodo: in una all’interno dell’ “Illustrated London News” vi è la partenza dei volontari della legione britannica; in un’altra si raffigura l’accoglienza trionfale dei volontari britannici a Napoli in via Toledo. Thomas Nast (1840-1902) gli dedicò un acquerello che ora fa parte della collezione militare Anne SK Brown presso la Brown University Library, la più importante collezione militare americana sui soldati e sulle divise militari. Sinanco Jessie White Mario volle dedicare largo spazio a Peard nel suo libro “La miseria di Napoli” dove si descrivono talune caratteristiche di Peard nel pieno della battaglia, dove a volte non era certo privo di un forte pathos bellico.
Dopo il suo ritorno in Inghilterra, Peard tornò in Cornovaglia dove assunse ruoli vieppiù rilevanti all’interno dell’universo massonico oltre ad una vita tranquilla da buon gentiluomo vittoriano. Fu giudice di pace e dal 1869 rivestì l’incarico di sceriffo. Quando Garibaldi andò in Inghilterra per ringraziare tutti coloro che lo avevano aiutato in uomini, danaro, mezzi, armi, bastimenti, andò ad abbracciare anche il suo vecchio compagno Peard recandosi sino a Penquita sul fiume Fowey a fine aprile del 1864. Peard morì a Fowey nel 1880 e al Gianicolo di Roma gli è stato dedicato un busto marmoreo ad opera di Giovanni Paganucci.