IL FR. COPRITORE

Il Fratello Copritore

Questo ruolo troppo spesso non tenuto in considerazione rivela un‘importanza esoterica in funzione della possibilità di accesso al Tempio, soprattutto al Tempio interiore.

Quando soffermiamo il nostro pensie­ro al simbolismo del Tempio che non si limita agli oggetti ma investe anche i “soggetti protagonisti” della vicenda muratoria — non possiamo non rivolge­re una singolare attenzione al “Fratello Copritore”.
E’ una figura che può apparire scialba e sbiadita nel contesto dei simboli murato­ri, magari spesso confusa con chi debba ciondolare tra il profano custode o un più volgare portinaio: da qui fors’anche il malvezzo di affidare questa funzione senza molta cura ed applicazione.
Ma la “figura-simbolo” del fratello ­copritore, è, a mio giudizio, nella schematica quanto profonda significazione del Tempio visto sul piano fenomenologico-simbolico, la più importante, direi la più fondamentale, dopo quella del Maestro Venerabile. (1)
Forse di tutto questo neanche ci si ren­de gran che conto, nel momento in cui può sfuggire alla quotidiana riflessione, la incidenza del ‘‘punto” di separazione del Tempio dal mondo esterno dei me­talli; punto di demarcazione che poi di­venta a sua volta magico anello di con­giunzione della catena “cosmica-­esotertca-inziattca” di tutto il fenome­no muratorio.
Non dimentichiamo che al di là della “porta” del Tempio, c’è il mondo “esoterico” che è il mondo dei più, del­la maggioranza, della massa della uma­nità terrestre: un fatto questo di incom­mensurabile rilievo iniziatico. (2)
Il comune mortale segue ovviamente e giustamente altra via, quella della sal­vezza, la quale viene ricercata dai più, vuoi nella Religione, vuoi in una Ideolo­gia, vuoi in un qualsiasi schema confes­sionale o dogmatico.
Questa posizione — si badi bene —non è, fra l’altro, criticabile; diremo anzi che è una disposizione provvidenziale e necessaria per il travagliato cammino della umanità: senza via exoterica, non sussisterebbero le basi minime per l’azione regolatrice dell’individuo nel contesto della società. (3)
L’uomo “esterno”, l’uomo-massa, in questa condizione, anche se in maniera inconsapevole, ingannevole, crede di es­sere libero, di esercitare e realizzare ap­pieno le proprie libertà individuali, non accorgendosi — perché proteso solo al momento esterno della vita umana – di essere invece intrappolato nell’atrofia causata dai dogmi, che possono essere di varia natura: dai religiosi i filosofici, dai politici agli ideologici in genere, e dalla somma dei turbamenti, dimentico che la notte delle passioni, dei metalli, è l’oscurità dell’ignoranza. Questa credenza, questa fede esterna, non è peraltro inutile, come potrebbe apparire, ma anzi necessaria nel lungo cammino storico della Umanità; tanto e vero che serve – anziché, come i più cred­ono, ad esercitare la cosiddetta Libertà, comprimere invece, addirittura all’op­osto, l’Uomo sotto il peso delle struttur­e e dei falsi valori a tal punto, da fargli capire, sia pure gradualmente la privazione di quella “dimensione interna”, cui egli invece inevitabilmente tende per predestinazione umana e divin­a, fuori da ogni invadente autocrazia.
Non si comprenderebbero altrimenti tutte le negazioni eretiche ed atee che trovano proprio in quella dinamica la lo­ro intima matrice.
Orbene, al di là della “porta” del Tempio, nel rettangolo muratorio, si persegue invece l’altra via, quella esote­rica della umanità.
I Muratori – riconosciuti liberi, ugua­li, fratelli – non sono i più, non sono massa, non ambiscono a diventare popo­lo, ma costituiscono solo una “minoran­za in catena per il bene ed il progresso della Umanità” nella edificazione del GIUSTO e PERFETTO.
In numero di sette – dimensione Loggia – questi uomini, possono realiz­zare un anello esoterico di questo vincolo iniziatico che è al centro della vicenda cosmica degli Umani.
Con queste notazioni, possiamo ora tornare al nostro discorso sul “Fratello Copritore”: egli si manifesta infatti co­me simbolo di altissima ed eccezionale elezione perché sta proprio sul limitare dei due mondi, delle due vie, quella esterna e quella interna, entrambe facce diverse della Verità la quale in fondo re­sta sempre “UNA” rispetto al fine su­premo che è la reintegrazione dell’Uomo nella Divinità, del contingente nell’As­soluto, del finito nell’Infinito: come dire il nascere dal Padre per “rifluire” nel Padre, tramite l’Amore del Verbo.
Tutta la vicenda muratoria che è co­struzione del Tempio individuale e so­ciale è or dunque in questa Sintesi, in questo fenomeno di osmosi tra mondo e via esterna e mondo e via interna: due diverse componenti, non per profonda­mente opporsi, ma per integrarsi tramite I ‘affinamento ed il perfezionamento fluenti nelle forze della famiglia spirituale che l’iniziato è chiamato ad incon­trare con il realizzare, nell’Officina, l’opera iniziatica quale “costruttore – la­voratore” della pietra edificante.
Ecco perché, in tutta la ritualistica massonica, il fratello copritore una sola volta interviene in apertura dei lavori (“Il Tempio -~ egli dite —- è debita­mente coperto”), e con sole tre ripetizio­ni interferisce, direi quasi bruscamente, nella cerimonia di Iniziazione (“si batte da profano alla porta del Tempio” e poi ancora: “È l’iniziando che chiede di en­trare e poi infine “E’ il fratello Esperto che conduce un profano”), ergendosi garante del giusto ingresso.
In questi momenti il simbolo­-copritore, si pone come anello di con­giunzione, medianus, tra l’esterno e l’interno, tra I’exoterico e l’esoterico, tra profani ed Iniziati, tra i molti ed i po­chi, “coprendo” il Tempio per assicu­rarne la tegolatura e regolando l’ingresso dell’estraneo – mondano, proveniente dalla società dei dogmi e delle politiche e delle false libertà, onde inserirlo sulla via spirituale della Liberazione e della Luce.
Egli è quindi, ad un tempo, garante che l’opus dei sette-uomini si attui nella fraternità (catena) nonché primo testi­mone della trasmissione nel circuito co­smico del “giusto e perfetto” che dall’officina dei “pochi” promana, de­stinato ai più, al mondo di fuori, per il bene ed il progresso della Umanità.

GIUSEPPE CAPRUZZI

(Hiram 1980 n.1)

(1) Un cenno alla rilevanza del fratello copritore lo si ritrova in A.E. Powell: “La Magia della Fra-massoneria” p. 161 e seg. Le Pleiadi-Vitinia-1968, ed. in C. Gentile: “Alla ricerca di Hiram” – Basto­gi – 1977 – p. 29).

(2) Non a caso, quello del mondo “esoterico” e del mondo “esoterico”, è certamente il nodo più difficile, se non impossibile, a sciogliersi nella dia­lettica Massoneria-Chiesa se, leggendo il recente volume di P. Rosario Esposito: “La riconciliazione tra la Chiesa e la Massoneria” (Longo Ed. 1979) vi troviamo addirittura (pag. 115) (a noi attribuita) una affermazione come questa e cioè che la Chiesa “È priva di simboli”; affermazione da noi mai proferita ma che viene chiaramente inserita nel te­sto – nel vano tentativo di uscire dalle secche di una difficile disputa.

(3) In tal senso, un grande Maestro esoterista, il Guénon affermava che l’exoterjsmo è “quanto è in contempo indispensabile ed accettabile a tutti gli uomini senza distinzione“ (R. Guénon: ‘‘Creation et manifestation’’: Etudes Traditionnelles, ott.1937).

Questa voce è stata pubblicata in Simbologia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *