LETTERA DI UN MASSONE AL PAPA

LETTERA DI UN MASSONE AL PAPA

di A. L.

I brani che seguono sono tratti dalla “Lettera dì un Massone al Papa” scritta da A. L., studioso di cose massoniche, e pubblicata nel 1937. In essi l’Autore auspica che i rapporti tra Chiesa e Massoneria abbandonino il terreno dello scontro per avviarsi su quello del dialogo. Per l’Autore, occorre assolutamente una tregua per fermare una lotta assurda che le due Istituzioni sì fanno da secolì; una tregua, e non un’alleanza, sottolinea il L., perché le posizioni sono troppo divergenti e distanziate. L’invito dello storico ha una sua grande importanza se si riflette che la lettera risale al 1937 epoca in cui le teorie razziste di Hitler venivano diffondendosi largamente approfittando anche della favorevole congiuntura rappresentata dalla contesa tra la Chiesa e la Massoneria.

Beatissimo Padre,

Sono un massone di Rito Scozzese (1). Voglio precisare questo particolare importante. Ed è come massone che Vi scrivo, ma a titolo personale.

La Potenza alla quale appartengo non impone dei doveri ufficiali ai suoi membri, anzi reputa motivo di onore rispettare la loro libertà di pensiero. Insisto pertanto su questo particolare: Vi indirizzo questa lettera non nella mia qualità di membro del Supremo Consiglio di Francia, ma sotto la mia personale responsabilità.

Me ne ha dato lo spunto soprattutto un pensiero di Renan (2). Questo: “E’ un vero peccato che un uomo di cultura ed un prete, che hanno in comune il gusto delle cose spirituali ed, in genere, delle alte istanze sociali e morali, debbano trovarsi separati dall’invalicabile ostacolo del loro credo”. Si, è un vero peccato, ma è una realtà e noi non possiamo farci niente. Questo ostacolo c’è e resterà sempre, invalicabile. Esso ha dato vita a tanti gesti di ostilità e dalla Vostra e dalla nostra parte. Ora il problema è di sapere se, di fronte al comune pericolo che ci minaccia, non sia oggi il caso di mettere la sordina ai toni in cui esprimiamo il nostro dissenso.

Santità,

Nel corso dei secoli noi ci siam dati battaglia. Gli Imperi si sono serviti di Voi per affermare il loro dominio e Voi non avete per nulla protestato, per il semplice fatto che questi imperi si facevan forti della Vostra investitura. Lo so bene: sono state le chiese nazionali – il Gallicanismo (3) per esempio – e non la Chiesa di Roma, che assai spesso hanno commesso gli esecrabili errori di cui le pagine della storia permangono ancora insanguinate. Lo so bene: senza Filippo di Spagna e senza Isabella la Cattolica (4), Torquemada (5) non avrebbe sinistramente illuminato Madrid con le fiamme dei suoi roghi. Lo so bene: la revoca dell’Editto di Nantes (6) non fu approvata dal Sommo Pontefice. Ma lo Spirituale non ha fatto echeggiare, al di sopra dei troni dei Re, il suo grido di disapprovazione! Per questo Esso, compromesso col Temporale, porta ancora pesantemente, di fronte ai popoli, il fardello della sua responsabilità!

Presso dì noi l’identico fenomeno. La Massoneria è uscita dal castello incantato in cui, i suoi fondatori l’avevano voluta collocare, per mescolarsi alle vacue esercitazioni degli istrioni e dei battistrada.

E da ben due secoli i nostri due campi non hanno smesso di scambiarsi colpi bassi tra le barricate …

Che cosa abbiamo noi guadagnato in questa guerra senza quartiere che ci siam fatta? Che cosa abbiamo guadagnato? Ci siamo vicendevolmente sminuiti …

Che cosa abbiamo guadagnato coi nostri dissensi? Far perdere alle folle il rispetto e l’amore per coloro che volevano consolarle dell’umano vivere! Ed ai giorni nostri quando religione e filosofia sono ugualmente sospette, è il materialismo che maschera la sua miseria con i suoi voluttuosi miraggi. Gli adoratori di feticci (7) gabbano la sete di felicità con ebbrezze adulterate. 2 il trionfo degli empirici che guariscono i mali con la stregoneria della parola. Le superstizioni, che noi ugualmente avremmo voluto distruggere, rispuntano tra gli spiriti incolti come i funghi velenosi in un terreno abbandonato. La magia è in auge. Nelle feste popolari le tende delle pitonesse (8) fanno lauta concorrenza alle baracche dei saltimbanchi. Gli astrologi rispolverano i vecchi libri di magia per addolcire di menzogna gli animi; le fattucchiere (9) fanno scuola. Tutti questi sacerdoti del presagio, sono essi stessi il presagio di un mondo che puzza di morte. Allignano sul cadavere della società d’oggi come Giovenale (10) li vedeva pullulare su Roma imperiale in decomposizione …

Conclusione

Certi spiriti diffidenti probabilmente vi diranno: “L’interesse della “setta” ha spinto questo massone a proporvi questa assoluzione reciproca. La “setta” si sente minacciata nella sua esistenza ed implora pertanto il vostro aiuto”. No, Santità! Non c’è umiliazione nella mia richiesta, oso dire nella mia preghiera. Prima di me, altri scrittori imparziali hanno parlato così. Ascoltate ciò che disse Marc Saunier nel suo bel libro “La leggenda dei Simboli filosofici religiosi e massonici”.

“La Massoneria, dimenticando il significato del suo triangolo, ripete l’errore del Papato … Si erge al cospetto della Chiesa come rivale …

Così l’Una e l’Altra, prese dalla politica, ignorano i loro simboli e non pensano ad altro che a mostrarsi i denti, dimenticando di essere sorelle … Si dilaniano senza riflettere come laggiù in fondo, in quella antica isola della Città, sorge e risplende, resa bruna dal tempo, ma magnifica e solenne, una Cattedrale la cui sagoma gotica racconta la leggenda di un tempo felice quando massoni e monaci, compresi dallo stesso sogno grandioso, cantavano per mezzo della pietra la gloria dell’Eterna Verità nella Eterna Scienza e nell’Eterno Amore …

Allora, intuendo finalmente quanto inutile è il loro odio, Preti e Massoni’faranno la pace, e mentre i Primi, disvelando i loro Misteri, mostreranno ai saggi che la scienza moderna e la Tradizione parlano in fondo lo stesso linguaggio, gli altri, presi dal loro sogno sociale, si sforzeranno di modellare l’anima del popolo per ricostruire il grande Tempio dell’Umanità secondo le leggi immutabili di Colui che i loro antenati chiamarono il Grande Architetto dell’Universo”.

Anche alcuni membri del nostro Ordine la cui saggezza è rimasta al di sopra delle passioni, hanno da tempo compreso ed affermato la validità di questi postulati.

Ecco ciò che nel 1845 scriveva uno dei nostri più alti dignitari, il fratello G. B. Clavel, la cui Storia della Massoneria resta tuttora opera dì molto pregio. Da quest’opera è tratta questa frase che voglio collocare a conclusione di questa mia lettera, come sul frontone di una casa ultimata si colloca, ad ornamento, un mazzo di fiori purpurei.

“Il Cristianesimo e la Massoneria sì completano l’un l’altra e possono reciprocamente aiutarsi per la felicità del genere umano”.

Che ciascuno nella sua fede cerchi in pace la luce. (Voltaire)

Note

  1. Rito Scozzese Antico ed Accettato: Nel 1762 con la promulgazione delle Costituzioni di Losanna e delle Costituzioni di Federico II di Prussia la fisionomia del Rito era in gran parte completa. Ufficialmente, però, il primo Supremo Consiglio del Rito fu eletto a Charleston nella Caroline del Sud (Stati Uniti d’America) il 1801; il secondo, a Parigi, nel 1804. In Italia il primo Supremo Consiglio fu costituito a Milano nel 1805.
  2. Renan: Joseph-Ernest Renan (1823-1892) dopo una crisi religiosa abbandonò la vita ecclesiastica e sposò una donna di religione protestante. L’opera sua più importante è La storia delle origini del Cristianesimo, della quale fa parte la Vita di Gesù, a cui è legata la sua fama. Renan, richiamandosi a Kant sostiene che la religione va inserita nei limiti della ragione; da ciò discende la sua convinzione che la figura di Cristo, interpretata in chiave razionalistica, si identifica con l’ideale dell’uomo morale.
  3. Gallicanesimo: complesso delle dottrine politico-ecclesiastiche diffuse in Francia nei secoli XVI e XVII, tendenti a dare alla Chiesa francese un posto di preminenza nell’ambito del Cattolicesimo, e naturalmente, a investire il Re francese di poteri anche religiosi in modo che egli si potesse sottrarre, sia pure in parte, all’autorità del Papa. Il maggiore sostenitore del Gallicanesimo fu Pietro Pithou (1538-1569), autore dell’opera “Les Libertès de l’Eglise gallicane “, nella quale osserva, tra l’altro, che i Papi non possono e non devono intervenire nelle cose temporali che restano di unica e assoluta pertinenza del Sovrano. La formulazione ufficiale del Gallicanesimo fu la dichiarazione del Corpo del Clero Francese del 1682, nella quale erano previste: a) l’assoluta indipendenza del re dalla Chiesa; b) la subordinazione del Papa all’autorità dei Concili; c) il divieto al Pontefice di inserirsi nelle questioni della Chiesa Francese; d) l’inefficacia del giudizio del Papa senza il concorso della Chiesa. Le tendenze gallicane furono condannate nel 1690 dal papa Alessando VIII e, nel 1870, dal Concilio Vaticano I.
  4. Isabella la Cattolica: regina di Castiglia (1474-1504) figlia di Giovanni II e sposa di Ferdinando crede al trono di Aragona. Fu una delle riorganizzatrici dell’Inquisizione; sotto di lei avvenne la riconquista della Spagna con la presa di Granata nel 1492. Il papa Alessandro VI conferì a lei e al marito Ferdinando il titolo di “Re cattolici”.
  5. Torquemada: Torquemada morì il 16 settembre 1498, nel monastero di Avila, tormentato da numerose malattie fra cui la gotta. durante ì sedici anni in cui aveva diretto l’inquisizione spagnola circa novemila persone (uomini, ma anche molte donne e bambini) vennero arsi sul rogo; circa 90.000 vennero torturati, esiliati e subirono confisca dei beni; oltre 6.000, la gran parte dei quali essendo morta sotto le torture nelle varie carceri del Sant’Ufficio, vennero bruciati in effige. Complessivamente le vittime furono oltre 105.000 senza contare le centinaia di migliaia di musulmani e di ebrei che furono costretti ad abbandonare la Spagna!
  6. Editto di Nantes: fu promulgato nel 1598 dal re di Francia Enrico IV, dopo la sua conversione al Cattolicesimo. Costituito di 95 articoli (in seguito ne furono aggiunti altri 56) riconosceva agli Ugonotti la libertà di religione, l’uguaglianza dei diritti civili, il diritto a conservare per otto anni le città e i castelli in loro possesso. Fu revocato nel 1685.
  7. Questi i passi più significativi dell’Editto: Ordiniamo che la religione cattolica, apostolica, romana sia reintrodotta e ristabilita in tutti i luoghi di nostra obbedienza dove l’esercizio ne sia stato interrotto … Noi permettiamo anche ai seguaci del Calvinismo di continuare l’esercizio del culto in tutte le città e luoghi di nostra obbedienza dove sia stato già praticato pubblicamente da molti e più volte nell’anno 1596 e nell’anno 1597 fino a tutto agosto, nonostante ogni ordine e sentenza in contrario … Proibiamo espressamente a tutti i seguaci della detta religione di praticarla … fuori dei luoghi permessi e concessi col presente editto …
  8. Feticci: termine che deriva dal latino “facticius” (artificiale), e fu usato la prima volta dai Portoghesi nel secolo XV per indicare l’adorazione di oggetti materiali in cui gl’indigeni credevano avesse dimora uno spirito. Nel secolo XVIII, il termine venne usato nel campo degli studi storico-religiosi dal francese Ch. De Brosses nell’opera “Du culte des dieux fetiches” nella quale il feticismo è considerato “un culto di certi oggetti terrestri e materiali, unito a quello degli astri”. Nel secolo XIX il filosofo francese Augusto Comte, nell’opera “Fhilosophie positive” (1830-1842), enumerava tra i grandi feticci la Luna, il Sole, la Terra, il Fuoco, ecc. Attualmente il Feticismo è ancora praticato da molti popoli primitivi, e, in particolare, da alcuni gruppi di indigeni delle due Americhe, dell’Africa, dell’Austria, della Polinesia.
  9. pitonesse: donne che prevedono il futuro: prendono il nome da un famoso indovino di nome-Pitone; erano anche così denominate le sacerdotesse di Apollo.
  10. Fattucchiere: donne che praticano malefici e incantesimi.
  11. Giovenale: poeta satirico latino figlio adottivo di un ricco liberto nato verso il 60 e morto nel 130 d.C.; è famoso soprattutto per le sue satire, nelle quali sferza la corruzione morale dell’epoca.

(tratto da I FIGLI DELLA VEDOVA di Luigi Troisi – Ed. Atanòr s.r.l., Roma, 1989)

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