la legge della pratica della virtù
Se questo è il compito del Libero Muratore, tuttavia per
eseguirlo egli deve essere in grado, sin dall’inizio, di rispondere
efficacemente alle questioni fondamentali poste dalla sua ricerca morale.
Ma sia il porre correttamente queste domande che il comprenderle è possibile
soltanto se possiede di già, in una certa misura ed in qualche modo, certe
virtù: in particolare quelle intellettuali e quelle morali (come si dice:
“l’essere liberi e di buoni costumi”).
Sembra questo un circolo vizioso, ma la chiave per uscirne sta proprio in quel
” in una certa misura ed in qualche modo” sopra citato. “Bisogna
infatti cominciare con l’acquisire le virtù in maniera sufficiente a orientare
correttamente le passioni, in modo da non essere distratti né sviati dalla
molteplicità dei beni che esse sembrano proporre, così da poter acquisire le
esperienze iniziali concernenti il seguire una regola e il lasciare che le
proprie azioni siano guidate. Si può quindi iniziare ad acquistare gradualmente
sia la conoscenza del modo di imparare ad agire, quanto quella del modo di
agire, sfruttando le proprie virtù iniziali per acquisire quelle stesse virtù,
ma in una forma più adeguata.”
Attraverso questa pratica delle virtù e l’esperienza che la propria volontà sia
orientata non dalla convenienza propria della ragione ma direttamente dalle
virtù stesse, si arriva a quella forma di conoscenza che si può definire
“per connaturalità”. In sostanza solo nella misura in cui la ricerca morale
sia una cosa sola con la vita morale stessa, si possono ottenere risposte che
non siano soltanto teoretiche
“E’ questo il modello di ogni mestiere che abbia una tradizione e che
persegua continuamente lo scopo di migliorare progressivamente la qualità del
proprio lavoro.”
La ricerca morale è quindi come un lavoro, un mestiere, un’arte, e si può avere
speranza di successo solo se ci si affianca a chi fa già lo stesso mestiere da
tanto tempo, con dedizione, tanto di esserne diventato Maestro. E quindi è
anche disposto non solo a insegnarlo ma anche ad accettarci al suo fianco
affinché tutti insieme si lavori per perfezionare quell’arte che intanto sarà
diventata comune. Questo lavoro, che è nello stesso tempo la macerante vita
morale stessa, è il mestiere simbolico del libero Muratore, esercitato secondo
una Tradizione antichissima, la Tradizione dell’Arte reale.
Il primo insegnamento iniziale, dato già all’iniziando affinché ne accetti le
condizioni, dice:
“La parola virtù, che secondo la sua etimologia vuole dire forza, è la
forza di fare il bene, assoluto compimento del proprio dovere.
Essa è virtù pubblica quando è dedicata alla Patria, allo Stato, alla Società;
essa è virtù privata quando si esercita senza sforzo, ma con disinteresse, in
favore degli individui.
Essa à virtù domestica quando è rivolta ai doveri familiari: la virtù in tutta
l’estensione del termine non si arretra né davanti ai sacrifici, né davanti
alla morte, quando si tratta di compiere un dovere.”
Alla fine del completamento della sua Iniziazione la Virtù sarà diventata
“rispetto di sé stessi” e ad essa si sarà aggiunta la Carità come
“Amore verso il prossimo”; avrà anche acquisito alcune doti
indispensabili alla responsabilità del Maestro Massone, quali: Sincerità,
Pazienza, Coraggio, Prudenza, Giustizia, Tolleranza, Devozione.