L’Amore è AMORE
di G. M.
Anche a me è accaduto – come a malti genitori – di trovarmi un giorno alle prese con la crisi ateistica giovanile di mio figlio ed entrambi ricordiamo quella circostanza come una delle più belle esperienze del nostro rapporto e della reciproca confidenza. Mi disse chiaro e tondo che non credeva più all’esistenza di Dio: un ateismo teorico classico, non so quanto suffragato da dogmatismo o da critica o da scetticismo o da agnosticismo.
Ci confrontammo per un’intera notte in pacata discussione nel corso della quale risolvemmo i dubbi, che forse erano anche miei, convenendo sul principio abbastanza semplice, o semplicistico, che, poiché nulla si crea dal nulla, << qualcuno o . ., qualcosa >> deve aver generato I’universo. E questo è Dio.
<< Ma perché l’avrebbe fatto >>? fu una delle sue ultime domande: e io ricordo di avergli risposto: << Per amore >>.
In seguito, divenuto massone, e per ciò stesso teso alla verità che ciascuno di noi cerca nel profondo della propria ragione e della coscienza, mi sono talvolta chiesto se quella risposta fosse accettabile e se si potesse attribuire a quel Dio che noi chiamiamo Grande Architetto dell’universo un movente per così dire << sentimentale >> alla creazione dell’universo e, nell’universo, della vita.
Ora io sono qui non già ad enunciare dei principi ma a pormi, in forma problematica, forse anche provocatoria, ma certamente cosciente dei miei limiti, alcune riflessioni che non hanno altro fine che quello dell’impegno personale di ogni massone a tentare di capire, attraverso le singole manifestazioni della vita, di cui l’amore è un’espressione, l’ubi consistam della nostra esistenza terrena. può un sentimento aiutarci a capire?
Arte e letteratura hanno sublimato questo sentimento in opere che segnano la storia della umanità, ma non basta il cuore con i suoi impulsi naturali ed istintivi a darci un senso compiuto al nostro bisogno di conoscenza.
Filosofia e teologia hanno tentato risposte più razionali.
La tradizione greca trova in Empedocle una prima concezione dell’amore come principio cosmico contrapposto a quello dell’odio; poi in Platone con la sua concezione dell’eros, mezzo dio e mezzo uomo, la cui aspirazione suprema è verso la bellezza che può manifestarsi in forma fisica o in forma spirituale, appunto I’amore platonico; ed infine con Aristotele secondo il quale Dio, motore immobile, non ama il mondo ma è amato, come ente perfetto, e lo muove come oggetto dell’amore che, attraendo, muove senza muoversi.
La concezione cristiana dell’amore è completamente antitetica: è un attributo di Dio che ama gli uomini, si fa uomo e muore per essi; espresso come caritas diventa un elemento etico di primaria importanza, celebrato da S. Paolo come valore supremo fra le tre virtù, fede speranza e carità.
Tutto il pensiero successivo è caratterizzato da questo contrasto: divinità amata ed inerte, divinità amante ed attiva, donde la teoria tomistica della ragione e del motore immobile e quella scotistica della volontà o della potenza. Giordano Bruno, ad esempio, fa riaffiorare nel Rinascimento il concetto greco e platonico dell’eros. Fu Spinoza a tentare una conciliazione tra la concezione cristiana e quella della perfezione contemplante con la teoria dell’amor dei intellectualis.
Nel pensiero moderno si è più propensi ad analizzare il concetto dell’amore sul piano della dottrina delle passioni piuttosto che su quello teologico e metafisico.
Dio e amore sono un binomio inscindibile? Dio è amore? Può esistete l’amore senza Dio?
È a questo punto che affiorano le differenze tra l’atteggiamento filosofico e quello soltanto religioso sulla natura di Dio e sui suoi rapporti col mondo.
Per noi Dio è il Grande Architetto dell’Universo e possiamo concepirlo razionalmente come principio supremo della realtà (e quindi come puro essere o come causa trascendente del mondo o come causa prima e insieme finale dell’universo) oppure logicamente (e quindi come principio supremo dell’ordine nel mondo, della ragione nell’uomo, della corrispondenza tra il pensiero e le cose), oppure ancora, assiologicamente, come valore assoluto. Il sentimento religioso vede in Dio una persona; e gli attributi del
Dio cristiano, anche nelle accezioni spiritualistiche, sono quelle di Padre, Amore, Valore, Bontà infinita, Giustizia ecc..
Diceva Pascal che Dio è sensibile << al cuore, non alla ragione >>.
Anche fra noi massoni si tende talvolta a concili are – lo fece persino San Tommaso, oltre che Spinoza – il primo motore immobile, l’Essere incondizionato e assoluto con un Creatore antropologico che tutto governa, anche i nostri sentimenti. Ma se così fosse, tra i sentimenti c’è l’amore e l’odio, il senso della giustizia e dell’ ingîustizia, in una parola il bene e il male. Può l’Essere supremo riassumersi, sintetizzarsi, nel bene e nel male? << Tu non ci hai dato un cuore perché ci odiassimo, né delle mani perché ci strozzassimo>>: e in questa frase che ho tolto da una bellissima pagina di Voltaire
(Trattato sulla tolleranza) io vedo una invocazione a una perfezione assoluta, creatrice e trascendente.
Mi fa paura invece S. Agostino quando afferma che << a Dio non si può rimproverare alcuna ingiustizia se, gratuitamente, fa grazia ad alcuni; mentre gli uomini tutti, in cui sopravvive il peccato originale, non meritano se non la condanna >>. Un siffatto creatore è respinto dal mio cuore oltre che dalla mia ragione perché io non riesco a credere << in un dio crudele che mi ha creato >>.
Un dio della guerra che attraverso i suoi ministri benedice le bandiere degli eserciti in lotta è concepibile con l’attributo di padre amoroso? Che dire di Maometto il quale faceva uccidere quattromila uomini al giorno per inosservanza alla legge divina? Anche oggi, in Iran, i sacerdoti dell’Islam passano per le armi gli oppositori politici perché << in guerra contro dio >.
Questo tributo di sentimento, attivo e passivo, è un atto dovuto o una libera scelta? Se siamo fatti a sua immagine e somiglianza, dobbiamo anche ammettere che il bene e il male hanno un’unica matrice; ma noi sappiamo che il primo uomo esordì con una disubbidienza scegliendo dall’albero il frutto proibito; e che il secondo uomo, Caino, uccise il terzo, Abele, che era suo fratello. E non basta al nostro raziocinio la spiegazione di questi fatti con la perdita della grazia. Se una spiegazione c’è, essa va cercata, a mio avviso, nella constatazione che il libero arbitrio è connaturato nella condizione umana e che il Grande Architetto dell’Universo è imperscrutabile alle nostre facoltà.
Considerarlo un governatore o un contabile delle nostre azioni e dei nostri sentimenti è un atto di pochezza mentale, oltre che di superbia: egli è una Luce e non un personaggio barbuto che gestisce e amministra la nostra esistenza. E a questa Luce noi tendiamo a ricondurci.
Non vorrei esasperare queste riflessioni, ma mi sia consentito l’ardimento di pensare che se un giorno la scienza dovesse dimostrare che all’origine dell’universo c’è l’esplosione di un neutrone vagante nel vuoto oppure la super gravità (una teoria rivoluzionaria in fase evolutiva) il Grande Architetto avrebbe ancora un senso mentre non ne avrebbe alcuno la patristica greca, la filosofia occidentale, la teologia delle religioni, tutte attestate intorno a un creatore personificato.
Il nostro lavoro massonico si identifica nel principio secondo il quale ciascuno di noi opera su se stesso. Anche se questa tavola, come ho detto in premessa, è soltanto l’avventura del mio pensiero, io credo di restare nel solco della tradizione massonica (e tralascio le scontate citazioni per brevità) affermando che I’amore, come ogni altro sentimento, nasce con l’uomo e fa parte del bagaglio del suo viaggio terreno.
La sua prima manifestazione è come un senso di paura nell’atto del distacco dal protettivo grembo materno. Il bambino cerca la madre: indifeso ed inerme, incapace di provvedere ai suoi bisogni primordiali, non ha altra risorsa, anche affettiva, che l’amore. Ed è questo un sentimento quasi di nostalgia nei confronti del grande amplesso della natura, inteso in senso cosmico, nel quale era sommerso e dal quale è stato proiettato verso la vita e f ignoto. Non diversamente accade per il cucciolo di animale e, vorrei dire, per il virgulto vegetale.
Con l’autosufficienza fisica cresce la coscienza di se stesso e con essa le inclinazioni, gli istinti naturali, i comportamenti, i sentimenti: I’amore è una componente psichica e/o raziocinante del’ individuo. Egli ha bisogno del mondo in cui vive; la solitudine e l’aridità non gli si confanno; ha bisogno di dare e di ricevere: ecco svilupparsi l’amore, materno, filiale, paterno, fraterno, sessuale, spirituale. Una notazione a parte inserirebbe I’amor proprio, sublime o deteriore a seconda che generi oneste ambizioni oppure egoismo.
L’amore è una scelta individuale, talvolta esclusiva e assoluta come il Cristo, San Francesco d’Assisi, Luther King e la piccola << suora di Calcutta>>; più spesso frammista a comportamenti caratteriali in cui il bene e il male convivono, si alternano, si sovrappongono o prevalgono. Ogni uomo, usando il libero arbitrio, fa una scelta contingente o definitiva nelle manifestazioni dei suoi sentimenti.
Anche nella vita collettiva, organizzata in corpi sociali o per nazioni, l’insieme delle individualità si esprime mediante scelte in cui i rapporti, attraverso le istituzioni e le leggi, esaltano i diritti, o li limitano o li negano: e sono i diritti dell’uomo, emblematicamente rappresentati da quello della libertà, inteso nella sua accezione più vasta.
La massoneria ha scelto la legge dell’amore. Migliorando ogni singolo individuo , abituato a scegliere tra il bene e il male, liberato dalla paura, dalle superstizioni e dalla fede cieca nei dogmi, essa tende a migliorare la società.
È di un prete cattolico, Esposito,la definizione di massoneria come << un’associazione di persone che, in base alle norme del diritto naturale, soprattutto attraverso l’iniziazione e I’intesa supernazionale, tende a migliorare e ad affratellare I’umanità >>. E questo è amore.
Non c’è nulla in massoneria, dalla sua essenza originaria alla sua attività operativa, che induca alla sopraffazione, alla prevaricazione, alla sottomissione di un uomo ad un altro uomo.
Libertà, uguaglianza, fratellanza non avrebbero alcun significato se non fossero una scelta e nello stesso tempo un valore di trascendenza iniziatica, suffragata dalla ragione. Quale trascendenza? Quella di sapere che siamo stati generati da una Luce e a questa Luce siamo destinati a ricongiungerci.
Questa è sublimazione di un sentimento umano. Posso trovare la conclusione che, per un massone, l’amore è AMORE?