LE SOCIETÀ SEGRETE
Dopo il 1815 agli intellettuali e ai borghesi seguaci delle nuove idee non restava, contro la severa persecuzione degli organi di polizia, che la cospirazione nell’ambito delle società segrete. Molte di esse, per la verità esistevano già prima del 1815, ma solo in seguito ebbero una grande diffusione: il clima di Restaurazione costituì infatti un terreno adatto per la congiura, in quanto coloro che intendevano battersi per una società di cittadini liberi erano costretti a riunirsi di nascosto per evitare di essere scoperti e perseguitati. Le società segrete, che ebbero maggiore fortuna, furono la Massoneria e la Carboneria.
LA MASSONERIA
Misteriose
e antichissime sono le origini della Massoneria, la cui denominazione originale
in italiano è Libera Muratoria (in francese Franc-Maçon). Le origini più
probabili ci riportano alle corporazioni dei maestri comacini, dei costruttori
di cattedrali, alle associazioni artigiane gerarchicamente strutturate
(apprendista, compagno, maestro), che conservano gelosamente i segreti del
mestiere. Fra le varie associazioni medievali, fra quelle meglio organizzate
era senza dubbio quella dei muratori. Essa sopravvisse soprattutto in
Inghilterra, dove, com’era d’uso, entrarono a far parte dell’associazione anche
membri estranei all’arte muratoria, soprattutto nobili ed intellettuali, la cui
presenza era “accettata” e gradita per la protezione, il prestigio e
gli aiuti che potevano fornire alla corporazione. Col tempo, nel generale
decadere delle corporazioni artigiane, i “liberi muratori accettati”
finirono per prevalere anche come numero su quelli esercitanti il mestiere.
Le riunioni si svolgevano nella “loggia”, la capanna in cui si
riunivano gli operai e i tecnici, ma nel 1717, a Londra, quattro di queste
logge si fusero insieme, dando vita alla Grande Loggia di Londra e abbandonando
definitivamente ogni carattere di associazione di mestiere. Da questo momento
la Libera Muratoria da operativa si trasformò in speculativa, assumendo
l’aspetto di un’associazione chiusa e segreta, praticante determinate attività,
anche civili e sociali.
La caratteristica ideologica, in questa prima fase, consistette in una comune e
aperta professione di fede cristiana. Della vecchia associazione di mestiere
furono conservate le caratteristiche dei tre gradi di apprendista, compagno e
maestro e il rituale mantenne il simbolismo delle antiche confraternite; la
trasformazione del profano venne descritta come la trasformazione della
“pietra grezza” in “pietra cubica”; tra i vari simboli
figurò il martello, insegna del maestro venerabile che presiedeva le riunioni e
le cerimonie della loggia.
In Italia la setta si diffuse dal 1730, a Roma, a Firenze, a Venezia, a Milano
e in altre città ancora. Ma in Italia, e in generale nei paesi cattolici, la
Massoneria dovette affrontare l’avversione della Chiesa, che non ammetteva
deviazione dai suoi dogmi e fulminò contro la società una serie di scomuniche
periodicamente rinnovate.
Nella seconda metà del ‘700 la Massoneria era conosciuta in tutto il continente
europeo e divenne così strumento di diffusione delle idee illuministe. In
Italia, durante gli anni della restaurazione e delle cospirazioni
risorgimentali, la Massoneria fu quasi del tutto assente ma è assai probabile
che fossero derivazioni e filiazioni della Massoneria le società segrete (come
quella dei carbonari e degli adelfi) che s’impegnarono nella lotta per
l’indipendenza e la libertà. Di sicuro gli iscritti a queste sette patriottiche
erano, nella quasi totalità dei casi, affiliati anche alla Libera Muratoria.
Negli anni successivi ed immediatamente precedenti all’Unità, molti uomini
politici e soprattutto capi del movimento democratico italiano diedero la loro
adesione alla Massoneria: basti fare i nomi di Crispi e Garibaldi. Nella
seconda metà del seccolo XIX, negli stati cattolici, e prevalentemente in
Italia e in Francia, la Massoneria assunse un decisivo carattere materialista,
democratico e anticlericale.
LA CARBONERIA
Nel
regno di Napoli, intorno al 1810, alcuni ufficiali francesi dell’esercito di Murat
si staccarono dalla Massoneria e dettero vita ad un’altra associazione segreta
di tipo settario: la Carboneria. Diffusasi rapidamente nel resto d’Italia, in
Francia e in Spagna, fu la principale causa di inquietudine dei governi fino al
1830 e la più importante fra le varie organizzazioni dello stesso tipo che
nacquero allora.
Le radici della Carboneria napoletana vanno ricercate fuori dalla penisola
italiana e precisamente in Francia. Risale alla seconda metà del 1700
l’esistenza dei Charbonniers (Società dei Buoni Cugini), strumento operativo e
reazionario della più famosa Filadelphia. E’ molto probabile che alcuni
Filadelfi francesi, venuti nel Regno di Napoli, come funzionari o ufficiali
dell’esercito, ed incontratisi con gli oppositori del regime in nome dei
princìpi giacobini, abbiano suggerito l’idea dei Charbonniers. E’ probabile che
fra i Filadelfi vi fosse Joseph Briot, ex seguace di Babeuf e sono in molti ad
attribuire la paternità della Carboneria a Briot e Babeuf. Una volta
organizzatisi questi Carbonari napoletani, strinsero relazioni con gli inglesi
per ricevere aiuti economici nella lotta contro il dominio di Murat e del
Bonaparte. Sebbene la denominazione provenga dalla Francia e gli aiuti
economici dall’Inghilterra, è chiaro che le origini della Carboneria siano da
ricercarsi nel movimento giacobino napoletano (che a sua volta deriva dai
massoni illuminati).
I membri della Carboneria erano soprattutto ufficiali, aristocratici,
intellettuali, membri della borghesia illuminata e liberale. La struttura era
regolata rigidamente dall’alto, il comportamento doveva essere ispirato alle
regole della massima segretezza. Sia per ragioni di segretezza sia per il gusto
del travestimento e del vocabolario cifrato, si fece ricorso a nomi ed
espressioni tipici di uno dei più antichi e miseri mestieri del popolo: appunto
quello dei carbonari . Un mestiere come quello dei carbonari si prestava
d’altronde abbastanza bene: chi lo praticava doveva spostarsi continuamente
dovunque ci fosse legname da trasformare in carbone. Inoltre si trattava di
un’attività piuttosto diffusa, soprattutto nel meridione d’Italia. Ecco dunque
i cospiratori politici camuffarsi da carbonari.
La loro organizzazione è diretta dal centro, da una “grande vendita”
di cui fanno parte pochi membri. Gli ordini vengono trasmessi da questa a varie
“baracche” o “vendite locali”, composte di venti affiliati,
detti anche “cugini”. I “cugini”, all’atto della loro
entrata nella Carboneria, sono detti “apprendisti” e conoscono solo
in parte la struttura e gli scopi dell’organizzazione. Dopo un periodo di
prova, entrano a far parte del grado superiore, diventando “maestri”
(anche questi termini derivano dall’organizzazione corporativa del lavoro di
origine medievale).
Nella Carboneria vige il gradualismo (già presente nella loggia illuminata),
per cui il programma dell’associazione veniva rivelato solo gradualmente
all’adepto via via che dai superiori era ritenuto degno di essere iniziato ai
segreti. Questa gradualità non era dovuta solamente alla necessità di mantenere
la segretezza ma aveva principlamente una funzione di iniziazione pedagogica.
Di solito la Carboneria era divisa in tre gradi: apprendista, maestro e gran
maestro.
Nel primo grado si professava genericamente alcuni princìpi umanitari, impostati
sulla morale e sulla religione tradizionale. Nel secondo si parlava di
costituzione, d’indipendenza e di libertà. Nel terzo si proclamava
l’aspirazione a creare una repubblica ed un regime di eguaglianza sociale, che
comportasse la spartizione delle terra e la promulgazione della legge
agraria.
Il loro obiettivo era, in generale, la conquista di una costituzione; ma
nell’Italia settentrionale – il Lombardo-Veneto – si lottava anche per la
conquista dell’indipendenza dalla dominazione austriaca; nello Stato Pontificio
si chiedeva, invece, un governo laico dopo tanti anni di malgoverno
ecclesiastico; i carbonari della Sicilia esigevano che l’isola diventasse uno
Stato separato da quello di Napoli contrariamente a quelli di Napoli che
volevano tenerla unita al regno.
La Carboneria aveva due grandi difetti: la mancanza di un’organizzazione
centrale, capace appunto di collegare fra loro le diverse iniziative regionali
secondo criteri unitari e organici e il carattere misterioso dell’associazione
i cui membri ignoravano talora persino i programmi e l’identità dei loro capi e
dovevano spesso sottoporsi a riti strani ed incomprensibili. Inoltre, l’origine
degli associati faceva della Carboneria un’associazione troppo chiusa e
ristretta per poter formulare vasti programmi a carattere nazionale. L’assenza
delle classi popolari fu infatti una delle principali cause degli insuccessi,
ai quali fra il 1821 e il 1831 andarono incontro i moti carbonari in Italia.
ALTRE ASSOCIAZIONI SEGRETE
La
Carboneria fu la più importante e diffusa fra le sette italiane ed europee
dell’epoca; ma non fu la sola. Altre nacquero dalla incessante attività di un
rivoluzionario di professione: Filippo Buonarroti. Caratteristica delle sette
da lui create e organizzate era l’esistenza di un terzo livello rispetto ai due
già preesistenti nella Carboneria. Al terzo livello di iniziazione arrivavano
solo pochissimi, i più fidati e preparati, i quali erano anche i soli a sapere
che, obiettivi ultimi dell’organizzazione, oltre alla conquista della
costituzione (1° livello) e della forma repubblicana di governo (2° livello),
erano l’uguaglianza sociale e la comunità dei beni, da raggiungere per mezzo di
una legge agraria che mettesse in comune il godimento dei beni e la proprietà
delle terre.
Tutta Europa conobbe allora forme di organizzazione e di lotta politica di
questo tipo: in Russia, le due Società detta l’una del Nord e l’altra del Sud;
in Francia, la Carboneria, gli Adelfi e i Filadelfi; in Grecia la Eteria; in
Spagna, i Carbonari, i Massoni, i Comuneros. Queste associazioni operavano in
segreto ma avevano tra di loro contatti e canali di comunicazione. Potevano
così organizzare moti e insurrezioni contemporaneamente in diversi stati come
avvenne nel 1820.
Non c’erano solo sette organizzate per affermare nella società le idee liberali
e quelle democratiche radicali. Anche coloro che volevano combattere fino in
fondo le conseguenze della Rivoluzione francese e dell’Illuminismo si
organizzarono in società segrete. Già in Francia, negli anni della Rivoluzione,
c’erano state organizzazioni di questo genere. Anche in Italia si diffusero
negli anni della Restaurazione società segrete dello stesso genere. Si
conoscono vari nomi: i Calderari, che operavano nel Regno delle Due Sicilie, le
Amicizie Cristiane, di ispirazione cattolico-rivoluzionaria, i Cavalieri della
Fede attivi in Francia. A differenza delle sette rivoluzionarie quelle
reazionarie si servirono del segreto solo per combattere meglio i progressi
delle idee liberali e democratiche nella società; esse lavoravano al servizio
della polizia, del clero e dei governi e ne ottennero mezzi e protezione.