DALLA MASSONERIA OPERATIVA A QUELLA SPECULATIVA

Il sempre più consistente ingresso nell’organizzazione massonica di gentiluomini, borghesi e intellettuali a fianco dei ‘liberi muratori’ (cui per altro si erano da tempo aggiunte altre categorie professionali come quelle dei fabbri, dei tappezzieri e così via) determinò la progressiva trasformazione della Massoneria da operativa, come si era sostanzialmente mantenuta fino all’inizio del Settecento, in speculativa. I ruoli dirigenziali della Gran Loggia di Londra, inizialmente assunti da personaggi oscuri e di scarso rilievo sociale o culturale, vennero poi continuativamente ricoperti da personalità di prestigio, con la conseguenza di una notevole crescita di importanza in patria e all’estero.
Ciò determinò una duplice necessità: da una parte occorreva rivisitare l’umile passato della Massoneria e in qualche modo nobilitarlo; dall’altra doveva essere predisposto un programma interclassista, che potesse suffragare l’ipotesi di una ‘fraternità spirituale’ al di sopra delle barriere sociali e confessionali. Il compito di realizzare il primo obiettivo venne assegnato dal quarto Gran Maestro della Gran Loggia di Londra Duca di Montagu al pastore presbiteriano James Anderson (16841739) che, nel 1723, pubblicò il Libro delle Costituzioni. Si trattava di una revisione radicale delle antiche Costituzioni gotiche, ulteriormente ritoccata per la successiva edizione del 1738. Tipico ‘poligrafo’ dell’epoca, scrittore su commissione, Anderson fornì la nuova Massoneria di un albero genealogico di cui si poteva andare fieri, collezionando e semplificando d’altra parte i secolari statuti corporativi cui si erano fino allora ispirate le singole logge. Agli effetti prodotti dall’opera di Anderson si affiancò l’azione ‘promozionale’ del massone di fede anglicana John Theophilus Desaguliers (1683-1744), figlio di un pastore protestante francese rifugiatosi in Inghilterra per motivi religiosi, ben introdotto nelle élites aristocratiche e culturali dell’epoca (nel 1714 era stato accolto fra i membri della Royal Society di Londra), con cui condivideva gli interessi per la scienza, e responsabile, secondo i Massoni tradizionalisti, dell’attenuazione nella Massoneria inglese del significato spirituale dell’iter iniziatico e dell’essenza operativa e realizzativa a favore di istanze più superficiali e mondane. Per raggiungere il secondo obiettivo, mediante la pubblicazione degli Antichi Doveri assieme al Libro delle Costituzioni del 1723, si richiese a chi volesse entrare nella Massoneria la condizione di essere un ‘uomo libero e di buoni costumi‘. La libertà non era tuttavia da intendersi in senso politico, come più tardi nel programma della Rivoluzione francese, ma come libertà da pregiudizi e prevenzioni, soprattutto di natura religiosa. Analogamente, l’uguaglianza non veniva proposta come un principio di carattere assoluto, ma come uguaglianza di diritti in rapporto a capacità uguali. Ciò comportava di fatto un’intonazione élitaria, per cui era possibile una fraternità solo fra individui disposti a coltivare il meglio delle proprie doti umane e spirituali e a fornire l’esempio di una coscienza retta. Si ridimensiona così, almeno per quanto riguarda la Massoneria inglese, la tesi per cui avrebbe consapevolmente dato l’avvio a quel processo di democratizzazione confluito alla fine del secolo XVIII nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e alla base delle costituzioni politiche degli Stati moderni. Se nei singoli adepti potevano esserci e senz’altro erano presenti istanze filantropiche o riformiste, per esempio in quei ‘fratelli’ che esercitavano la professione medica, non sembra lecito affermare che esse costituissero un programma ‘operativo’ generale. Il Rito Inglese, altrimenti definito Massoneria Azzurra, si è sempre piuttosto caratterizzato come una formula aggiornata di corporativismo, nell’ambito del quale sono stati sì coltivati valori quali la collaborazione o la mutua assistenza, ma essenzialmente a vantaggio degli adepti e a prezzo di una subordinazione alla gerarchia interna. Si deve ancora ricordare che la svolta assunta dalla Massoneria in Inghilterra dopo la pubblicazione del Libro delle Costituzioni di Anderson non ebbe un consenso unanime da parte di tutte le logge. La resistenza di quelle più ‘tradizionaliste’ ebbe due espressioni ufficiali: l’organizzazione da parte della Massoneria di York della Gran Loggia di tutta l’Inghilterra (1725), che non riuscì tuttavia a espandere la propria influenza al di là di alcune aree del Nord e non sopravvisse alla fine del secolo, e la costituzione, nel 1751, di un’obbedienza autonoma detta degli ‘Antichi’. Fra le accuse mosse da questi ultimi ai ‘Moderni’ vi era quella di aver svuotato il rituale di alcuni, irrinunciabili collegamenti con la tradizione cristiana. La riunificazione avvenne soltanto nel 1813, con la fondazione della Gran Loggia Unita d’Inghilterra. . Se gli eventi tratteggiati riguardano la storia interna della Massoneria inglese, vale la pena di spendere ancora qualche parola relativamente alla percezione che il Paese ne ebbe dall’esterno. La ritualità muratoria era oggetto di grande curiosità, che sfociava in molti nel sospetto che i ‘lavori’ delle logge, protetti dal segreto, potessero costituire un pericolo per la sicurezza sociale. Lo stesso Parlamento giunse, nel 1799, a dichiarare legalmente perseguibili tutti coloro che appartenessero a sodalizi comportanti un giuramento. La presenza di personalità politicamente influenti agli alti vertici dell’Ordine consentì tuttavia di ottenere che la Massoneria fosse esclusa dal novero dei sodalizi giurati, alla condizione che i Segretari di Loggia fornissero annualmente un elenco dei membri al locale giudice di pace. Ciò non valse a dissipare per sempre sospetti e prevenzioni, ma liberò la Massoneria inglese dal rischio di dover affrontare la condizione dell’illegalità, permettendo che ‘il silenzio’ mantenesse per gli adepti il solo significato di ‘disciplina spirituale’. Il Massone e la società civile, secondo gli Antichi Doveri Un Muratore è un pacifico suddito dei Poteri Civili, ovunque egli risieda o lavori, e non deve mai essere coinvolto in complotti e cospirazioni contro la pace e il benessere della Nazione […]; poiché la Muratoria è sempre stata danneggiata da guerre, massacri e disordini; così gli antichi Re e Principi furono assai disposti a incoraggiare gli uomini dell’Arte, a causa della loro tranquillità e lealtà; per cui essi praticamente risposero ai cavilli dei loro avversari e promossero l’onore della Fraternità, che sempre fiorì in tempi di pace. Cosicché se un Fratello divenisse un ribelle contro lo Stato, egli non deve essere favorito nella sua ribellione, ma piuttosto compianto come uomo infelice…
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