Il primo Ingegnere
Chi fu il primo ingegnere? Noi lo abbiamo scoperto.
Tra i pitagorici esisteva un certo Archita di Taranto: è lui che ha il primato di essere stato il primo ingegnere in assoluto.
Applicando un gran numero di principi
matematici della geometria allo studio dei dispositivi materiali, creò l’arte
meccanica. Non accontentandosi di disegnare le sue macchine su rotoli di
papiro, mise in pratica quei progetti, costruendo un uccello meccanico. Si
trattava di una colomba di legno che volava una volta sola, soltanto grazie
all’energia sprigionata dal meccanismo inserito nel ventre, e batteva le ali!
Quando si posava, però, non poteva più riprendere il volo.
Ma i meriti del nostro capostipite non finiscono qui: egli fu infatti niente
poco di meno che l’inventore del numero uno. Sembrerà strano ma il numero uno
non è sempre esistito: per la maggior parte dei pensatori greci, infatti, i
numeri cominciavano col “due”. Ma perchè? Per i greci
l'”uno” parla di esistenza, non di quantità; la molteplicità è
competenza dei numeri, mentre “l’uno è ciò che è”.
Che fece Archita? Privando l’uno della sua singolarià e alterità lo aveva reso
un numero come tutti gli altri; il primo, certo, ma pur sempre un’espressione
della quantità!
E ancora: Archita, primo ingegnere, fu anche il primo autore di graffiti. Ecco
come andò. Archita non tollerava di pronunciare parole volgari (un signore!);
un giorno si era visto costretto a farlo, si era girato bruscamente verso il
muro che si trovava dietro di lui e lì, voltando le spalle agli interlocutori,
aveva scritto in grosse lettere la parola che si rifiutava di pronunciare
(scatenate la fantasia).
Il “padre dell’uno” aveva svolto molteplici attività: oltre alle
colombe di legno, alla matematica e alla musica, Archita si occupava anche di
politica. Da buon pitagorico, s’interessava alla vita della città. Taranto
godeva di una costituzione democratica, e Archita fu eletto stratega per sette
volte: un record.
Inoltre, e per molti è questo il suo merito più importante, salvò la vita a
Platone. Dionigi, tiranno di Siracusa, aveva progettato di far assassinare il
filosofo. Venutone a conoscenza, Archita aveva allora inviato a Siracusa una
nave carica di soldati, con un messaggio a bordo, e questi aveva comunicato a
Dionigi che Archita lo invitava in modo pressante a lasciare Platone libero di
ripartire. Temendo una guerra con la potente città di Taranto, Dionigi si era
piegato al volere dello stratega, e Platone aveva lasciato Siracusa sano e
salvo.