LA CONVERZIONE DELL’INNOMINATO

da “I PROMESSI SPOSI” cap. XX°

«Viveva in un certo castello confinante col dominio di straniero principe un signore altrettanto potente per ricchezza, quanto nobile per nascita, il quale datosi ad ogni maniera di misfatti, opprimeva con la sua potenza quando l’uno quando l’altro degli abitatori, arbitro facendosi degli altrui affari sì pubblici come privati, e minacciando anzi offendendo chiunque ai suoi cenni ardito avesse di contrariare, in tanto che fatto era terrore di tutti quei contorni. Giunto in quelle parti Federigo la sua diocesi visitando, volle con esso abboccarsi per veder pure di distorlo dalla mala vita e di ridurlo a porto di salute: e tanto disse rappresentandogli con pastorale zelo il suo stato miserabile, e il pericolo d’eterna dannazione, che lo dispose all’ammenda: e fece sì che da quel giorno innanzi, con meraviglia di quanti erano de’ suoi depravati costumi molto ben informati, deposta ogni presuntuosa alterigia e ferocia, tutto mite, piacevole ed ossequioso verso di tutti dimostrossi, né fu mai più alcuno che di un minimo suo eccesso potesse ragionevolmente dolersi.»

Già da qualche tempo cominciava a provare, se non un rimorso, una cert’uggia delle sue scelleratezze.

Quelle tante ch’erano ammontate, se non sulla sua coscienza, almeno nella sua memoria, si risvegliavano ogni volta che ne commettesse una di nuovo, e si presentavano all’animo brutte e troppe: era come il crescere e crescere d’un peso già incomodo. Una certa ripugnanza provata ne’ primi delitti, e vinta poi, e scomparsa quasi affatto, tornava ora a farsi sentire. Ma in que’ primi tempi, l’immagine d’un avvenire lungo, indeterminato, il sentimento d’una vitalità vigorosa, riempivano l’animo d’una fiducia spensierata: ora all’opposto, i pensieri dell’avvenire eran quelli che rendevano più noioso il passato. ” Invecchiare! morire! e poi? ” E, cosa notabile! l’immagine della morte, che, in un pericolo vicino, a fronte d’un nemico, soleva raddoppiar gli spiriti di quell’uomo, e infondergli un’ira piena di coraggio, quella stessa immagine, apparendogli nel silenzio della notte, nella sicurezza del suo castello, gli metteva addosso una costernazione repentina. Non era la morte minacciata da un avversario mortale anche lui; non si poteva rispingerla con armi migliori, e con un braccio più pronto; veniva sola, nasceva di dentro; era forse ancor lontana, ma faceva un passo ogni momento; e, intanto che la mente combatteva dolorosamente per allontanarne il pensiero, quella s’avvicinava. Ne’ primi tempi, gli esempi così frequenti, lo spettacolo, per dir così, continuo della violenza, della vendetta, dell’omicidio, ispirandogli un’emulazione feroce, gli avevano anche servito come d’una specie d’autorità contro la coscienza: ora, gli rinasceva ogni tanto nell’animo l’idea confusa, ma terribile, d’un giudizio individuale, d’una ragione indipendente dall’esempio; ora, l’essere uscito dalla turba volgare de’ malvagi, l’essere

innanzi a tutti, gli dava talvolta il sentimento d’una solitudine tremenda. Quel Dio di cui aveva sentito parlare, ma che, da gran tempo, non si curava di negare né di riconoscere, occupato soltanto a vivere come se non ci fosse, ora, in certi momenti d’abbattimento senza motivo, di terrore senza pericolo, gli pareva sentirlo gridar dentro di sé: Io sono però. Nel primo bollor delle passioni, la legge che aveva, se non altro, sentita annunziare in nome di Lui, non gli era parsa che odiosa: ora, quando gli

tornava d’improvviso alla mente, la mente, suo malgrado, la concepiva come una cosa

che ha il suo adempimento. Ma, non che aprirsi con nessuno su questa sua nuova inquietudine, la copriva anzi profondamente, e la mascherava con l’apparenze d’una più cupa ferocia; e con questo mezzo, cercava anche di nasconderla a se stesso, o di soffogarla. Invidiando (giacché non poteva annientarli né dimenticarli) que’ tempi in

cui era solito commettere l’iniquità senza rimorso, senz’altro pensiero che della riuscita, faceva ogni sforzo per farli tornare, per ritenere o per riafferrare quell’antica volontà, pronta, superba, imperturbata, per convincer se stesso ch’era ancor quello.

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