ORSO IN PIEDI (Dakota-1868) Vivevamo senza paura Per noi indiani, la vasta pianura d’erba, la Prateria, non era affatto un “luogo selvaggio”, con le sue belle colline simili all’ondeggiare del mare in movimento, con i suoi fiumi striscianti tortuosamente e con le sue rive fittamente coperte di vegetazione. Solo l’uomo bianco sentiva la natura incontaminata come un “luogo selvaggio”, infestata da animali “selvaggi” ed esseri umani “selvaggi”. Noi indiani vivevamo senza paura in questo territorio. La terra produceva in abbondanza e in tutto noi vedevamo la Benedizione del Grande Spirito. Soltanto quando gli uomini barbuti vennero dall’Est e perseguitarono con odio e con rabbia noi e le famiglie che amavamo, questa terra divenne per noi un luogo “selvaggio”. Quando gli animali cominciarono a fuggire dai boschi, per noi incominciò il “Selvaggio West”. Traduzione di I. Recheis e G. Bydlinski CESAR VALLEJO (Perù, 1892-1938) Massa Finita la battaglia e morto il combattente, a lui venne un uomo e disse: “Non morire. Ti amo tanto.” Ahi, ma il cadavere seguitò a morire. In due si avvicinarono e insistevano: “Non lasciarci. Coraggio. Torna in vita.” Ahi, ma il cadavere seguitò a morire. Accorsero venti, cento, mille, cinquecentomila, gridando: “Tanto amore, e nulla si può contro la morte.” Ahi, ma il cadavere seguitò a morire. Lo circondarono milioni d’individui con un prego comune: “Resta, fratello!” Ahi, ma il cadavere seguitò a morire. Allora tutti gli uomini della terra lo circondarono; li vide il cadavere triste, emozionato: si drizzò lentamente, abbracciò il primo uomo, si avviò… Traduzione di Roberto Paoli LANGSTON HUGHES (Usa, 1902-1967) Jim Crow* * Letteralmente “corvo” per negro. Un’offesa del Sud degli Stati Uniti. Non c’è posto per Jim Crow sui cavalli della giostra. Sui cavalli della giostra? Un signore mi domanda: perché ne hai tanta voglia? Io vengo dal Sud, dove al negro ed al bianco – laggiù nel Sud – non è permesso di sedere accanto. C’è un vagone per Jim Crow, un vagone a parte sul treno, laggiù nel Sud. E nell’autobus, ci mettono dietro, nell’autobus. Ma la giostra è rotonda rotonda e non possono mettermi “dietro”: dov’è dunque un posto a cavallo per un ragazzo negro? Traduzione di Stefania Piccinato ROBERT E. HAYDEN (USA, 1913) Ascoltatemi Ascoltatemi, fratelli bianchi, fratelli negri, ascoltatemi: ho visto la mano tenere la torcia vicino al corpo del nero, contorto d’angoscia; ho visto la mano dare il segnale di “fuoco” contro i picchetti dei bianchi; ed era la stessa mano, fratelli, ascoltate, era la stessa mano. Ascoltatemi, fratelli negri, fratelli bianchi, ascoltatemi: ho udito le parole poste come recinti di filo spinato per dividervi, ho udito le parole: “Sporco negro, povero rifiuto bianco” e la stessa voce le pronunciava; fratelli, ascoltate bene, la stessa voce le pronunciava. Traduzione di Stefania Piccinato PRIMO LEVI (Italia, 1919-1987) Shemà Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. NDJOCK NGANA (Camerun, 1952) Il sangue Chi può versare Sangue nero Sangue giallo Sangue bianco Mezzo sangue? Il sangue non è indio, polinesiano o inglese. Nessuno ha mai visto Sangue ebreo Sangue cristiano Sangue musulmano Sangue buddista Il sangue non è ricco, povero o benestante. Il sangue è rosso Disumano è chi lo versa Non chi lo porta. Poesie tratte da un libretto edito da L’Altritalia nel 1993 |
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