EPPURE CON LA FRANCIA NON SONO ARRABBIATA No. Con la Francia non mi arrabbiai lo scorso marzo e non mi arrabbio ora. Perché i fascisti rossi che in marzo si comportarono in modo tanto spregevole coi rappresentanti del governo italiano e che ora si comportano in modo tanto spregevole con me (alcuni hanno perfino oltraggiato la memoria di mio padre, brutti vigliacchi, razza di mascalzoni) non sono la Francia. Sono i Moscardini. I nuovi Moscardini che coi capelli lunghi e sciolti sulle spalle, la cravatta verde, i pantaloni attillati, le scarpe a punta e l’erre moscia spopolano nei salotti delle nuove Madame Tallien. I nuovi zerbinotti, i nuovi bellimbusti, i nuovi Topucci d’Oro che guidati dal nuovo Fréron (un petulante vanesio che non meriterebbe nemmeno di finir sottoprefetto a San Domingo) cantano di nuovo la Reveille du peuple. E cantandola bastonano i giacobini. Li bastonano col manganello della menzogna e della malafede, stavolta, col Pouvoir Executif del terrorismo pseudointellettuale, con la dittatura del Politically Correct cioè con la presunzione degli sfacciati che pretendono di insegnare la democrazia a chi per la democrazia si batte fin dall’infanzia. Ma i giacobini d’oggi non sono ex tagliateste che credono o credevano in Robespierre: sono gente come me. Gente che crede alla Libertà e che di conseguenza non si lascia intimidire dai manganelli, dai ricatti, dalle minacce. Gente che ragiona con la propria testa e che di conseguenza dice pane al pane e vino al vino. Gente che non lecca i piedi a nessuno e che di conseguenza strilla come il fanciullo della fiaba di Grimm: «Il re è nudo!». Gente che ha la coscienza pulita e che di conseguenza può permettersi il lusso di combatter sia i fascisti neri sia i fascisti rossi: affermare che oggi la Destra e la Sinistra sono i due volti della medesima faccia. La faccia del cinismo e dell’ipocrisia. Gente, infine, che ha il coraggio di difendere la propria terra. La propria patria, la propria cultura, la propria identità. E non vuole invasori che approfittandosi della nostra tolleranza, delle nostre leggi, della nostra ospitalità, mirano a imporci il burkah o il chador. A conquistarci, a dominarci, come conquistarono e per otto secoli dominarono il Portogallo e la Spagna. Invasori che in Italia (anche in Francia?) vanno alla televisione per ordinarci di togliere i crocifissi dalle scuole sennò «quel cadaverino in croce spaventa i nostri scolari musulmani». E che in Italia pubblicano sgrammaticate sconcezze per invitare i loro correligionari a uccidermi in nome del Corano. L’Islam-castiga-Oriana-Fallaci, la-vecchia-mai-cresciuta. Musulmani-andate-a-morire-con-la-Fallaci. I Moscardini stanno con loro. Ci stanno in barba al laicismo, al progresso, alla civiltà. E sappiamo bene perché. Perché gli forniscono l’elettorato perduto dacché le «masse proletarie» li hanno respinti, li hanno rifiutati. Ma guai a identificare i Moscardini con la Francia. Guai! A farlo si rischierebbe di chiederci se in Francia esiste ancora la libertà di pensiero e di opinione, se la Francia è ancora la République Française della Marianna o se è diventata la République Française dell’Islam. E ciò sarebbe ingiusto, anzi nefando. Occhi negli occhi, petulanti e vanesi Fréron: la Francia non è l’immaginario Popolo di cui vi riempite la bocca quando dai vostri Orateur du peuple cantate la Réveille du Peuple. È il popolo che non vi ascolta. Il popolo che tiranneggiato da voi e ricattato dalle lugubri lusinghe del rancido Le Pen non ha più una Bastiglia da abbattere, sicché per non votare Le Pen deve votare Chirac… È anche il popolo che non mi ingiuria. Non mi diffama, non mi denigra, non oltraggia la memoria del mio splendido padre. E mi legge. Leggendomi si riconosce in me, si sente meno solo, mi ringrazia. Come gli ebrei mi manda messaggi «Thank you Oriana», «Merci Oriana». In meno di tre giorni varie librerie di Parigi hanno esaurito La Rage et l’Orgueil. In meno di sette, La Rage et l’Orgueil è entrato nella classifica dei libri più venduti. L’editore Plon ha dovuto ristamparlo, continua a ristamparlo, in tipografia lavorano perfino il weekend. Ciò significa che in Francia la libertà di pensiero e di opinione esiste ancora, che la Francia è ancora la République Française della Marianna, e che per il popolo voi non contate un bel nulla. |
Tratto dal CORRIERE DELLA SERA – 8 Giugno 2002 |
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