AMORE – NON AMORE
Questa proposta di lavoro è scaturita dalla eclettica e vulcanica mente di una docente di materie letterarie a me molto cara, in quanto racchiude in sé una carica umana ed una capacità di comunicazioni non comuni, anche se a volte traspare una irrequietezza che proviene sicuramente da momenti di vita non dei più felici.
Nello stendere la programmazione dei lavori, nel cercare la possibilità di una sempre più vasta collaborazione interdisciplinare, questo argomento, alla luce dei fatti più contingenti, è apparso valido al fine educativo cui siamo preposti, ma soprattutto congeniale alla preparazione degli adolescenti che ci sono affidati ad affrontare, il più serenamente possibile, la vita cui vanno incontro.
Ed allora parlare d’amore come contrapposto alla violenza che trabocca dal calice della vita è argomento contingente, necessario, di cui siamo debitori ai giovani che affollano le aule delle scuole.
Amore, sentimento che coinvolge nella sfera affettiva una molteplicità infinita di atteggiamenti che l’uomo, ma più ancora l’umanità, trae da quell’insieme di fattori che comunemente suole chiamarsi civiltà.
Questo sentimento, dall’essere rivolto ad una sola persona, oppure all’intera società, si differenzia, sulla superficie del nostro globo, a seconda che gli usi, i costumi, le religioni, le concezioni filosofico politiche abbiano prevalso o prevalgano.
Lo stesso rapporto fra due persone di sesso diverso, durante il cammino della storia dell’uomo, dai tempi delle caverne ad oggi, ha esperito espressioni dalle più
bestiali alle più eccelse.
L’etica dell’amore, considerata come momento pratico della vita, specialmente dal punto di vista dottrinale o speculativo, non ha sempre consentito un rapporto paritetico fra gli esseri umani, anzi, spesso ha creato profonde voragini nella considerazione dei valori: del maschio rispetto alla donna; della distinzione dell’umanità in caste, in ceti, in razze, in sette, in credi ed in quelle altre molteplici espressioni di vita, di cultura, di civiltà che hanno sempre separato, che sono sempre state fonti di non amore.
La donna sottomessa alla volontà, alla tutela, alle brame dell’uomo è stata una realtà della storia e lo è ancora fra i popoli di estrazione araba, ove essa vive un ruolo di assoluta soggezione; gli uomini, resi schiavi dalla potenza e prepotenza di altri uomini, fenomeno che ha imperato dall’antichità sino allo scorso secolo; i popoli assoggettati dalla forza preponderante di altri popoli nel nome della civiltà, sono tutti esempi di un’etica egoica che nulla ha a che fare con l’amore, che è priva del rispetto dovuto all’umanità la quale, tutta, è pervasa dallo Spirito Divino.
Il solo fatto, forse quello che si ritiene più banale, che, durante I’amplesso, gli unici essere che si guardano negli occhi sono appunto gli umani, dimostra come amore sia un sentimento di dedizione, di partecipazione, sia un continuo donare se stessi agli altri e necessiti quindi di profonda umiltà.
L’amplesso, ultimo atto di un particolare momento emotivo, durante il quale ogni più piccola particella dell’organismo umano vibra ed attivamente partecipa, è la più alta espressione di trasposizione, di annullamento di se stessi che gli esseri umani esprimono nel fondersi in un unico sentire.
Ma amare, compiere qualsivoglia atto d’amore, è impresa improba; l’uomo infatti soggiace all’egoica contemplazione di se stesso, al compiacimento delle sue capacità, alla negazione di quella realtà che è la sua appartenenza alla multiforme umanità.
Se I’atto d’amore, nel segreto dell’alcova, è il trasporto, l’attrazione fisica di due esseri che intendono completare le affinità spirituali ed intellettuali, che partecipano alla congiunzione delle due personalità, dei due diversi caratteri in una sola aspirazione; l’amore, inteso nella sua più ampia accezione, necessita di un similare trasporto per poter divenire il pane delle genti.
L’essere umano, conscio del valore incommensurabile che la sua esistenza esprime, l’uomo appunto, nel ricercare nell’intimo del suo Tempio i valori etici della sua personalità, diverrà maestro di vita quando realizzerà I’annullamento dei vizi che limitano l’agire e, libero, potrà donare all’umanità le proprie conquiste, le proprie realtà.
Non è etica religiosa il predicato ama il prossimo tuo come le stesso, ma attiene
ad una conquista assai più ardua poiché impone l’annullamento, la morte dell’uomo al contingente per una rinascita pregna della Luce divina.
In questa ottica il mondo sarà fratello; il colore delle razze, gli usi ed i costumi tribali, le confessioni religiose, le estrazioni culturali e politiche, le convinzioni tradizionali non avranno più ragione di esistere se non come espressioni di folclore.
Il concetto umanistico Libertà, Uguaglianza, Fratellanza avrà assunto il suo vero
e più vasto significato.
tsvola scolpita dal FR.’. AUGUSTO CAMOSSO
Anno 5987 di V.’. L.’.