PARLANDO CON HIRAM
Il Tempio di Salomone cominciava a prendere forma e si ergeva, se pur nella su incompletezza, a simbolo di sacra aspirazione. Serie di colonnati, capitelli elaborati, timpani di pregiato valore, impostazioni tutte che esprimono quell’innato bisogno che l’uomo ha: l’avvicinarsi a Dio.
Hiram, con un gruppo di operai, passeggiava discorrendo nei pressi del Tempio, al temine di una laboriosa giornata, proprio quando le luci del giorno calante predispongono l’uomo e la mente a sereni momenti di riflessione; la luce calma del tramonto e la quiete del circostante ambiente ne erano complici testimoni.
Il Maestro era solito trascorrere alcune di queste ore con gli operai rispondendo alle loro domande.
Perché, o Maestro, l’uomo sente il bisogno di erigere Templi?
Il Maestro dopo attenta riflessione, quasi cercando le parole, in un fraseggiare prudente così si espresse:
“Ogni essere umano possiede un suo Tempio, un suo remoto asilo nel quale gelosamente custodisce tutte le sfumature di se stesso. Questo intimo ricettacolo si nasconde nei complessi meandri dell’animo. E necessario che l’uomo lo riconosca e Io realizzi“.
Come può, o Maestro, l’uomo realizzare questo ideale quando la vita di tutti i giorni tende a sviare la ricerca?
“Innumerevoli sono le vie per giungere ad esso, ma tutte pongono come condizione necessaria che egli si riconosca come ricercatore dello spirito”.
Ed il Maestro proseguì nel suo dire:
“Un lontano giorno della mia vita mi accorsi, o meglio, ebbi coscienza che intorno a me molte cose suonavano in modo stonato, nessuna armonia giungeva al mio orecchio. Era questo mio organo che ineducato non intendeva suono alcuno, oppure effettivamente percepivo fragori? Era in effetti la mia diseducazione.
Infatti a mano a mano che la mia cultura si affinava capii come è impossibile recepire il significato di brani musicali se la mente non è predisposta verso l’organica consequenzialità dei suoni e se non si realizza che la conoscenza di ogni loro causa è la chiave che apre sempre nuove vie all’apprendimento.
Le note sono dunque mezzi che compresi nel loro giusto valore portano ad una
diversa dimensione, ma questa dimensione necessita di momenti costruttivi sempre più perfetti perché il non addetto ai lavori si trasformi in tecnico del suono: il profano diventi iniziato.
Le note, fonti d’armonia, sono il Tempio di Salomone e questi a suo volta è il tramite per il Tempio intimo”.
Il mio discorso ha il solo scopo di comunicare, ammesso che ciò sia possibile, una delle tante ottiche che mi appaiono quando il parlare degli uomini sfiora, se pur minimamente, argomenti ideali, spirituali o filosofico religiosi.
In ogni parte del mondo esiste un Tempio di Salomone che costantemente avverte il passante con queste parole: rivolgiti ad Oriente e sforzati di comprendere il sorgere del Sole.
Ma attento! Non sia esso un idolo o un feticcio, ma sia per l’osservatore ciò che
egli vuole che realmente sia. Io dico: apportatore di Luce.
Con esso si schiudono i fiori, canta la natura, gioisce lo spirito; in sua assenza
regna la notte, I’ignoranza,lo spavento, l’animo è triste. Rifletti dunque e nel portare la tua opera assidua, costante, nella realizzazione materiale del Tempio analizza, ricerca e noterai che nulla è dato al caso, ma che tutto risponde a basilari principi e significati.
Ciò sfugge al distratto manovale, è indifferente all’operaio superficiale, ma all’artefice attento chiara apparirà l’essenza di ogni collocazione.
Non è infatti collocazione esatta la perfezione cubica della pietra che nel porsi esattamente nel giusto posto sacrale fa apparire più consistente la conoscenza del proprio sé?
Non è forse il sé il Tempio ideale dove lo spirito divino attende l’incontro con l’uomo?
Ora, per ritornare alla domanda iniziale, non credi sia giusto che l’umanità si
costruisca i mezzi necessari per raggiungere sì alta finalità?
Questi mezzi ci pervengono dalla divinità e li realizziamo perché in noi è maturato un qualcosa che imperativamente ci ha spinto alla loro ricerca. Essi inoltre erano già in noi, erano già patrimonio dell’umanità.
In qualsivoglia Tempio entrerai immediatamente verrai coinvolto dall’atmosfera che nulla ha in comune con il mondo che ci circonda. Essa non è condizionata dalle opere edili che l’hanno realizzata, anche se ciò a primo acchito può sembrare; essa è creata da quel magico momento che trasporta d’incanto dal mondo della materia a quello dello spirito, poiché in quell’area l’alito dell’immanenza eterna penetra ed eleva, separa ed unisce i contrasti fra i diversi istanti esistenziali.
Crederai che la suggestione, momento emotivo e limitante, agisca sulle tue
facoltà, ma se riuscirai ad essere un buon costruttore, dalla logica della sfera mentale saprai sublimare la certezza, la realizzazione, la sapienza.
Ecco infatti che il Tempio materiale che I’uomo erige diviene il simbolo di quella dimensione che da sconosciuta meta diviene, lentamente, rivelata realizzazione.
Non ritieni, Fratello, che ciò sia vero?
tavola scolpita dal FR.’. AUGUSTO CAMOSSO
Anno Massonico 5984 di V.’. L.’.