LA MAGICA NOTTE DEL SOLSTIZIO D’ESTATE
“Misteriosa anche alla luce del giorno!
Natura non si lascia spogliare dei suoi veli,
e ciò ch‘essa non vuole palesare al suo spirito, non glielo strapperai con leve, né con viti”
Goethe
Non vi è appuntamento più arcano della notte del “solstizio d’estate” per consacrare al mistero tutto ciò che di inspiegabile vive in noi, ed intorno a noi, e che alla luce della scienza ufficiale rimane privo di alcuna risposta logica, sia pure approssimativa.
I riti della “notte di San Giovanni”, ovvero della “notte di mezza estate”, hanno origini antichissime proprio perché questo appuntamento della natura, sia pur tinteggiato di apparente cristianità, affonda le sue profonde radici nel paganesimo più antico, in coincidenza della posizione del Sole, giunto ormai nel punto più culminante del suo viaggio, lassù nel cielo.
Tradizioni ermetiche e scuole iniziatiche si danno appuntamento, in questa notte misteriosa, per sacralizzare, con cerimonie e feste, questo importante evento della natura. Il leggero diaframma che separa il mondo del “visibile” da quello “invisibile”, per un cosmico evento da molti ritenuto divino, si apre, consentendo in tal modo agli abitanti degli attigui mondi, quello del reale e dell’irreale, di poter trasmigrare. Poter elencare i vari aspetti tipologici legati agli avvenimenti di questo giorno, tanto particolare e marcatamente pagano-religioso, legati alla magia ed alle più svariate percezioni extrasensoriali, sarebbe cosa veramente ardua. La ricca bibliografia, i tantissimi fatti misteriosi e le esperienze inspiegabili di vita vissuta, ovvero ricordi di racconti legati alle tante tradizioni familiari, non possono che indurci a considerare ” la notte di San Giovanni ” come un arcano appuntamento della natura: l’impossibile, per effetto di sconosciute e magiche coordinate, diventa realizzabile. Fate e gnomi, elfi e silfidi si materializzano e, abbandonando i libri di fiabe e i sogni ancestrali, consentono agli uomini di scrutare oltre il confine del razionale.
E’ molto strano! Non v’è luogo della terra che non sia legato, per la stranezza degli avvenimenti, al mistero del Solstizio!
In questo giorno, quasi certamente per un magico ed insolito incantesimo, qualcuno potrebbe scoprire il codice arcano che consenta di poter entrare in contatto col suo inconscio: percepire per via paranormale l’opportunità di poter contattare il mondo che è accanto a noi, in un’altra dimensione parallela. Il dischiudersi “dell’arcano diaframma” che separa i rispettivi mondi del visibile e dell’invisibile, renderebbe percorribile il tunnel verso l’ignoto, in questo giorno di “solstizio d’estate”.
Sono in tanti, purtroppo, a non sentire questo sottile e magico richiamo, perdendo, così, un’occasione che va perduta e che si riproporrà, forse, ad un successivo appuntamento solstiziale.
In alcune isole della Grecia, ad esempio, nella notte di San Giovanni, si pratica la “pirobazia “, l’arte di camminare a piedi nudi sul fuoco. Cosa dire, poi, dei “sabba” che gli appartenenti alle cosiddette chiese sataniche praticano, anche con sacrifici animali, tentando in tal modo di esorcizzare i ricordi legati al fuoco della Inquisizione e gli effetti devastanti che esso fece sui poveri corpi di coloro che sventuratamente vennero ritenuti, da un impietoso tribunale di frati ignoranti, in contatto con il demonio?
Fu quello, un vero periodo di profondo oscurantismo della mente umana, e di quella religione: sì, proprio quella che predicava ed elargiva amore, mediante il perdono!
Significativo e inquietante è l’invito ad osservare con molta attenzione la natura circostante, che Stanislay de Quaita rivolge, nella sua opera “Il Serpente della Genesi” – edito a Parigi nel 1891 – a quanti vanno in cerca di erbe e fiori, passeggiando per colline o per campi. “Strano ma vero – egli dice – spesso si incontrano delle fasce circolari, di un verde più scuro, ove la vegetazione è più fitta e, in alcuni casi, alta quasi il doppio. Fasce scure che sembrano tracciate col compasso”.
Una vecchia tradizione dice che le Fate, ovvero le entità positive della natura, in questa magica notte, hanno danzato, al chiarore della luna, in quel luogo, formando un cerchio rituale. La gioia esuberante e la positività di queste entità buone, spandendosi sotto i loro passi leggeri, ha permesso all’ erba di crescere abbondantemente nella notte rischiarata dal luccichio del loro volto argenteo.
“Guardatevi bene – dice ancora Stanislay de Quaita – di frequentare le rovine maledette di un castello infestato da spiriti maligni, al pari dei cimiteri abbandonati o le balze di scogliere frananti: troverete delle aride fasce ove l’erba non cresce giammai, come se qualche alito avvelenato, passando di là, avesse reso sterile la terra”. Leggende ingenue, e non so fino a quanto, mettono spesso in guardia, invitando a non calpestare suoli maledetti ed acquitrini putridi che potrebbero essere, a detta di chi è addentro alle misteriose cose, veri e propri “sfiatatoi dell’inferno”.
In Erbis, in Verbis, in Lapidibus. I segreti arcani e universali sono scolpiti nel grande libro della natura! In queste tre parole sono racchiuse le alchemiche formule della immortalità dello spirito. Penetrare nel “santuario della natura” significa acquisire la conoscenza, non quella delle scienze umane, ma la nozione diretta al pieno possesso della materia!
Mi chiedo, a questo punto, perché mai non viene colta anche la più piccola manifestazione fenomenica della natura e considerarla un tutt’uno con la “grande opera” che il Divino Architetto dell’Universo ha voluto offrirci, direi quasi “in comodato”, per esaltare il nostro desiderio di ascesa?
Chissà! Solo allora, forse, nella paziente ed umile attesa, da muti ed attenti spettatori quali dovremmo essere, assisteremo al fondersi dei mondi dell’impossibile e del reale, mentre passato, presente e futuro, fusi, come per incanto in un tutt’uno, ci sveleranno, finalmente, il perché della nostra esistenza…
M. L.