L’Agape Massonica
Fin dalla notte dei tempi, particolari consumazioni di cibo in compagnia, cumpanis, hanno voluto esprimere un qualcosa che andava oltre il mero nutrimento del corpo.
Quei particolari pasti consumati insieme volevano assumere anche un significato simbolico che ricercava un nutrimento spirituale dentro un contesto sacrale.
Allora il pasto diventava uno strumento, il mezzo attraverso cui si voleva affermare con forza che dentro quella comunità c’era sintonia, si stava bene insieme perché consapevoli di condividire gli stessi principi, c’era armonia operosa.
Alla luce di questo, non deve sembrare strano che gli antichi greci dettero il nome di AMORE a questi particolari riti cerimoniali che si celebravano con il principale scopo di suggellare un’unità spirituale dei presenti e di raffozzarla e di estenderla. Ma per esprimere questo concetto di amore, i greci non utilizzarono la parola EROS, che era sì amore, ma implicava un desiderio di possesso fisico; non utilizzarono nemmeno la parola PHILIA, anch’essa col significato d’amore, ma un amore relegato alle affinità dal quale al massimo può scaturire amicizia. I greci andarono oltre, anche all’amicizia e usarono la parola AGAPE ovvero una forma di amore che si manifesta tra persone libere, che scelgono la generosità di mettersi a disposizione gli uni degli altri, con spirito fraterno.
Dall’antico Egitto, dalla tradizione ebraica, dai Vangeli, troviamo testimonianze di Agapi celebrative che ricalcano il senso che si è voluto esprimere. Una certa forma di ritualità a queste particolari mense collettive, probabilmente si può, a tratti, ritrovare, ma è stato il Cristianesimo che ha introdotto una ritualità ufficiale e in questo contesto la Messa è diventata l’Agape rituale sacra, per antonomasia.
Dal canto suo la Massoneria ha compreso la forza unificatrice che impremevano agapi cerimoniali derivate da queste antiche tradizioni e non ha esitato ad impadronirsi di questo consolidatocomportamento umano, inquadrando lo svolgimento dell’Agape in una precisa ritualità tutta propria, ovviamente.
Quindi certamente la Massoneria ha voluto dare all’Agape rituale un arricchimento consono alla sua dottrina filosofica e simbolica. Intanto ha voluto collocare il momento dell’Agape nel periodo solstiziale, dove la luce solare gioca un ruolo preciso. Alloraun’ Agape da celebrare nel periodo del Solstizio d’Estate, in un momento di grande apporto energetico, associabile alla vigorosa rinascita della natura e perciò carico di contenuti simbolici che si richiamano alla luce, a cose positive, buone, che vogliamo identificare con la bellezza del bene. L’altra Agape al tempo del Solstizio invernale, per riflettere sulla simbologia della porta della caverna cosmica oscura, dove dobbiamo entrare perché le tenebre, il male ci sono, esistono, sono solide componenti dell’esistenza umana. Esiste però anche la radicata consapevolezza che dopo il nero viene il bianco e la ricerca della luce sarà l’impegno assunto dagli iniziati.
Abbiamo appena detto, tra le righe, che l’Agape rituale massonica, ed in particolare quella Scozzese, assume una funzione simbolica carica di contenuti, ma lo scopo rimane quello di suscitare e d espandere amore tra i fratelli, in un contesto sacrale, dove massima è la tensione spirituale. Deve crearsi un patos cui, come abbiamo accennato, non sono estranei i periodi solstiziali. Ma l’atmosfera si arricchisce dell’apporto delle figure dei due Giovanni della cristianità: il Battista annunciatore di luce del periodo solstiziale estivo e l’Evangelista che oltre alla testimonianza della forza vitale della parola rigeneratrice, richiama l’antica simbologia del lato del Giano rivolto a Oriente, all’alba della luce.
A rendere positiva ed efficace l’atmosfera che si crea nell’Agape non possono mancare i precisi dettami del rituale che scandiscono i tempi della consumazione dei cibi. Sarebbe tutto vano se non regnassero la dovuta concentrazione ed il silenzio in cui cibi e bevande vengono scambiati tra i fratelli in segno di umile e doverosa offerta, rendendo questa un gesto fraterno che si compie con naturalezza.
Diventa sempre più chiaro che non si tratta di un pasto qualunque, i momenti scanditi dal rituale configurano oltre alla generosità dell’offerta anche quelli della riflessioni sul valore simbolico della varietà di cibi e bevande che si vanno consumando, la gioia e il giubilo nei sette brindisi, la lode all’acqua come principio di vita.
Fratelli, è il momento di procedere con animo lieto nella ritualità di questa Agape Scozzese, traimo da questa energie psichiche e fisiche per rafforzare la nostra volontà nel perseguire i nostri principi, alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo.
Gennaro Zanfardino 31°