OBLIO E RICORDO
di ADRIANO ORLANDO
Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,
si è talvolta accennato in questa Officina al rischio che una aspirazione verso la ricerca del Vero possa in qualche modo essere soffocata o inibita qualora una certa tendenza alla abitudinarietà e alla “divagazione” cominciasse a prevalere in modo rilevante sulla tensione verso il conseguimento di finalità propriamente iniziatiche o, in altre parole, si “dimenticasse” lo scopo dell’iniziazione.
Sul tema dell’oblio è forse interessante notare come in Poemi dell’antichità si riscontri sovente il caso di un eroe che, nel corso dei suoi viaggi simboleggianti le tappe del cammino iniziatico, incappa in qualche potenza malefica e seduttrice la quale lo distoglie, per un tempo più o meno lungo, dalla propria missione. Omero nell’Odissea narra come Ulisse e i suoi compagni vennero ammaliati dalla maga Circe e si trattennero a lungo presso quest’ultima del tutto dimentichi della terra natale. Così, Virgilio, nell’Eneide racconta che Enea, innamorato di Didone, si scorda del proprio dovere, sancito dall’Oracolo di Apollo, di condurre il suo popolo al “grembo della madre antica”. In entrambi questi esempi si osservai che gli eroi sono infine risvegliati dal loro torpore grazie all’intervento di influenze celesti e, fatto notevole cui varrebbe la pena di riflettere, il loro risveglio prelude alla discesa nel l’Averno ove le finalità da conseguire e le difficoltà da superare sono esplicitamente rivelate.
Nel nostro rituale di iniziazione al primo grado troviamo d’altronde un simbolo che, anche se in una applicazione limitata, si riferisce direttamente al concetto di oblio e ricordo. Questo simbolo e la coppa della bevanda dolce-amara la quale non è altro che l’acqua dei fiumi Leté ed Eunoé le cui sorgenti, non a caso, sono situate da Dante nel Paradiso terrestre, secondo un ottica propriamente “centrale”. Prima di salire ai Cieli, Dante dovrà. immergersi nella fonte Leté per “dimenticare” gli attaccamenti umani e poi nella fonte Eunoé per “ricordarsi” della vera natura dell’Uomo.
Considerando tuttavia la questione ad un livello meno elevato, mentre le acque del fiume Eunoé, o Mnemosine (Memoria) come lo chiamavano gli antichi, si riferiscono sempre al ricordo del fine spirituale da raggiungere, quelle del fiume Leté assumono, sempre nel nostro rituale, un carattere malefico; esse diventano un veleno mortale che annebbia totalmente il cuore e l’anima di quanti, per indolenza o incomprensione, tradiscono l’impegno iniziatico di dedicarsi alla ricerca della Verità; non per nulla quest’ultima parola si dice in greco “aleteia” ove lo a privativo nega il senso di morte e oblio implicito nel termine leté.
Si può dire in sintesi, visto quanto sopra, che il “ricordo”, generato dalla bevanda dolce nel cuore dell’iniziato, porta allo sforzo costante verso la perfezione e la conoscenza del Vero, mentre l’oblio, conseguenza della bevanda amara, induce inizialmente ad un rilassamento nell’impegno iniziatico per poi condurre alla dispersione nel molteplice ed al desiderio di perseguire finalità esclusivamente individuali e puramente esteriori. Sono la “via stretta” che conduce al “Pardes” ovvero alla dimora degli Immortali o Terra dei Viventi, secondo diverse denominazioni simboliche dello stato di cui si tratta, e la “via larga” che conduce agli Inferi, intendendo con questa parola in modo del tutto generale uno stato di tenebra e di allontanamento dal Principio.
Tutto questo deve indurci a riflettere e ad essere vigilanti poiché l’acqua de Leté viene sempre somministrata con l’inganno e la frode. Fra i vari modi secondo cui forze antitradizionali, entro e fuori di noi, insinuano idee atte a distogliere dalla retta via, ve ne sono de che mi sembra utile mettere in evidenza. Una tecnica è quella di indurre a credere che il termine ultimo del cammino iniziatico è talmente lontano da essere praticamente fuori di portata e scoraggiare così coloro che si impegnano in questo senso a perseverare nello sforzo; l’altra, opposta solo in apparenza, consiste nell’illudere che la Verità sia a portata di mano e che qualunque via uno scelga, sulla base delle proprie preferenze e propensioni individuali, sia ugualmente atta a raggiungere lo scopo.
Va da sé che questi due errori sono perfettamente assimilabili giacché perseguendo la ricerca iniziatica nel modo sbagliato si constata, prima o poi, la totale inefficienza dei propri sforzi a conseguire il benché minimo risultato, reale dal punto di vista della conoscenza del Vero e da qui a concludere che il fine stesso della ricerca è irraggiungibile se non addirittura inesistente il passo è assai più breve di quanto non sembri a prima vista.
È evidente che in casi di questo genere o ci si convince che si sta perdendo del tempo inutilmente (il che beninteso è rigorosamente vero in presenza di tali pregiudizi) e ci si mette in “sonno”, espressione alquanto significativa in relazione al simbolismo cui si e fatto cenno in precedenza, o ci si accontenta di “consolazioni” moralistico – sociali che, grazie alla introduzione di punti di vista totalmente profani, trovano fin troppo di che alimentarsi nella Massoneria attuale.
Queste brevi considerazioni non tendono tanto a dare delle risposte quanto a fornire Spunti di riflessione, poiché in un contesto come il nostro, è solo l’apporto di tutti che aiuta a definire “positivamente” le corrette modalità di ricerca, questo beninteso a condizione che i pregiudizi profani e le considerazioni di ordine sentimentale non siano tali da oscurare totalmente il discernimento collettivo o, simbolicamente, che le acque del Leté non abbiano superato i livelli di guardia.
Ritengo comunque indispensabile ricordare che, qualunque siano gli orientamenti dei lavori, solo l’approccio esoterico, cioè la concentrazione e lo studio sui simboli, sui riti e sulla dottrina, può nel nostro ambito assicurare una qualche efficacia agli sforzi che si compiono, giacché la “Luce” non è certamente pane per le sottigliezze degli psicologi, né per la morale degli exoteristi, né per il velleitarismo sociale dei politici.
Del resto tutte le Tradizioni insegnano che, anche per quanto concerne l’azione sul piano esteriore, la conoscenza dei Principi consente di ottenere risultati enormemente più validi dal punto di vista spirituale di quanto non facciano le azioni incontrollate di coloro che si limitano ad analizzare l’esteriorità del mondo fenomenici. A questo allude fra l’altro il detto contenuto del Libro della Conoscenza Sacra “cercate innanzitutto il Regno dei Cieli e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù ” ed è forse anche possibile che, una volta gustato anche poco di quanto è implicito nella espressione di Regno dei Cieli, “tutto il resto”perda molto del suo interesse.
A… G… D… G… A.’. D.’. U.’.
12 novembre l98l dell’e.’.v.’.
TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. ADRIANO ORLANDI