I NEMICI SULLA STRADA INIZIATICA
Un proverbio cita: “La strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. “Senza tema di apostasia, si può parafrasare il detto succitato come segue: “La strada iniziatica è pure lei lastricata di buone intenzioni”. Se ne può dedurre che, con ogni probabilità, le buone intenzioni sono il coacervo dei nemici iniziatici. Perché? Perché purtroppo sono, malauguratamente, troppo sovente l’alibi per fermarci dopo pochi passi di strada. Non per nulla fanno testo le due parole che noi leggiamo, nel gabinetto di riflessione, sulla parete di fronte al panno nero sul quale abbiamo scritto il nostro testamento: VIGILANZA PERSEVERANZA In ogni momento della nostra non coerenza massonica nella vita profana, ci possiamo rendere conto della mancanza di prudenza e della pigrizia che è congenita al greve peso della parte materiale di noi. Guardiamoci ancora attorno, sempre nello stesso gabinetto di riflessione. E scritto: “Se la curiosità ti ha condotto qui, vattene!” Almeno in linea di principio si dovrebbe presumere che chi ha scelto la via iniziatica lo abbia fatto con coscienza di causa per cui la leggerezza e la superficialità, che sono legate a questo invito, non dovrebbero toccare l’iniziato. Continuiamo a leggere. “Se temi di essere scoperto dei tuoi difetti, ti troverai male con noi”. “Se la tua anima ha scelto lo spavento, non andare oltre”. In queste due frasi si cela uno dei grossi nemici della via che abbiamo scelto: la paura! La paura di se stessi, la paura dell’inconscio, cioè di quello che, continuando a percorrere la nostra strada, dovrebbe a poco a poco divenire conscio; la paura delle cose più grandi di noi. È il microcosmo che lotta invano contro il macrocosmo per poterlo raggiungere e poterlo compenetrare. Sovente la paura di conoscere, la paura dei nostri limiti che, forse, in realtà non esistono. Ci costruiamo noi stessi delle barriere, legate a pregiudizi, a conformismi, ad abitudini che diventano parte integrante di noi, pietre grezze, che solo con fatica riusciamo a scalpellare. “Se sei capace di simulazione, trema, sarai scoperto”. L’ipocrisia verso noi stessi è sicuramente il freno alla ricerca di cosa siamo. “Conosci te stesso” ci hanno insegnato gli antichi filosofi; aggiungerei “senza paura e senza ipocrisia”. L’equilibrata valutazione di noi stessi, la presa di coscienza che non vegetiamo solamente ma che esistiamo, è la base per iniziare a salire la lunga e difficile scala che conduce alla luce. L’ipocrisia verso noi stessi e verso gli altri. La difficile via della verità non si confà alla vita profana che ci obbliga invece a continui compromessi, a una continua prostituzione, a vari gradi, dei nostri ideali in favore dei più bassi interessi materiali. Solo se avremo il coraggio di scalpellare, senza pietismi, le asperità, le impurezze della nostra pietra grezza, ci metteremo nelle condizioni di ricevere e di recepire il verbo. “Se tieni alle distinzioni umane, esci, qui non se ne conoscono”. C’è un modo di dire che può mettere in evidenza il pericolo insito nelle distinzioni: “Siamo tutti buoni, ma io sono il migliore”. i Il rischio dei distinguo non è solo umano e materiale, ma è anche e più spesso morale. La distinzione, la gara, la competizione, mettono in evidenza il tarlo del più forte. Io sono più forte, più veloce, più intelligente, più potente. Ecco in sintesi il grosso nemico della via iniziatica: il “più”. Il più significa potenza che si contrappone alla mancanza di umiltà, che non consiste nella diminuzione della nostra personalità, ma nella presa di coscienza della nostra vera personalità. Più si salgono i gradini ascetici più si diventa potenti. Dipende da come usiamo questa potenza. Cosi in alto come in basso: questo è indicato nelle tavole smeraldine. Lucifero ha scelto il basso. Qualcun altro, un Rabbi, dopo quaranta giorni e quaranta notti di digiuno fu condotto dal demonio su un monte molto elevato da dove gli furono mostrati tutti i regni della terra, il loro splendore e la loro potenza. Il Maligno gli disse:” Ti darò tutte queste cose se tu, prostrato, mi adorerai”. Allora gli rispose il Maestro: “Adorerai il Signore Dio tuo ed a Lui solo renderai cunto”. Il cerchio si è chiuso con due anelli: su uno è scritto “vigilanza”, sull’altro “perseveranza”.
A’.G’.D..G..A..D..U..
TAVOLA SCOLTITA DAL FR.’. EMILIO SCIOLDO
1° marzo 1978 dell’e..v..