GLI UFFICIALI DI LOGGIA E LE LORO FUNZIONI
Grazie al contributo del Fr.’.Sergio Vacca, Mastro Venerabile della R .’. L .’. Ciusa n° 1054 all’Or.’. di Cagliari, è possibile condividere queste pagine , utili per l’istruzione dei Fr.’. Apprendisti , e non solo
LE FUNZIONI E GLI UFFICIALI
1. Le funzioni e gli ufficiali
Secondo 1 primi documenti massonici conosciuti, sembra che le logge, ancora impregnate dalle regole e dai costumi della Libera Muratoria operativa, siano stare dirette soltanto da un maestro, assistito prima da uno, poi da due sorveglianti. In Francia, a partire dal 1735 si va progressivamente completando la direzione di una loggia limitata a tre membri. Dal 1736, nella loggia Constos de Villeroy, del Grande Oriente di Francia, si stabilisce che ad officiare siano un Segretario e un Tesoriere, che possiamo considerare come autrenticamente insediati. Poco a poco si venne a organizzare una struttura di funzionamento che, nelle logge del Rito Francese, divenne pressoché definitiva verso il 1756. Essa si avvicina a quella delle logge attuali, pur senza comportarne esattamente tutte le relative implicazioni. Nell’uso dei Moderns, vale a dire nel Rito Francese, l’ufficiale che circola in loggia diventa il Maestro delle Cerimonie, l’Oratore sostituisce il Maestro della Loggia per i discorsi di ammissione e un Esperto veglia sulla corretta esecuzione del rituale. Nel 1740, nelle logge francesi, uno o due Fratelli Copritori garantiscono la sicurezza del tempio, sia all’esterno, sia all’interno, con l’antica denominazione di Fratello Terribile. Presso gli Antients, troviamo due Diaconi che adempiono a funzioni di guida, di intendenza e di circolazione nella loggia. I loro uffici, essendo stati soppressi nel Rito Scozzese Antico e Accettato, furono sostituiti dall’Esperto e dal Maestro delle Cerimonie (in realtà due Esperti; nella pratica, il secondo Esperto ha soltanto una funzione di supplenza del primo, io caso di assenza). Presso i Moderns, nel Rico Francese, sì può osservare che il Primo e il Secondo Esperto adempiono funzioni equivalenti a quelle dei Diaconi. Dieci ufficiali assicurano il funzionamento di una loggia al momento dei lavori. Sette di essi hanno una funzione fissa che si svolge a partire: da una collocazione designata con il nome di seggio, e consistente in un banco, talvolta di forma triangolare, vale a dire, in definitiva, in un piano. Ci si potrebbe interrogare sulla definizione del termine piano. Questo termine ci porta a concepire la loggia sotto l’aspetto della geografia sacra. In natura si definisce altopiano una porzione di terreno relativamente piano, ma elevato, in rapporto alle regioni vicine da esso dominate. Nel quadro di un’assimilazione simbolica, possiamo pensare che questi ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni possono avere una visione più ampia, scevra da considerazioni profane, per esortare coloro che assistono a volgersi verso una luce superiore, della quale gli ufficiali rappresenterebbero 1 modesti piani di accesso. In origine, il termine di ufficiale nacque probabilmente dalle logge militari, mentre oggi il suo impiego porrebbe sembrare desueto e tinto di autoritarismo, Derivato dal latino officium, l’etimologia del termine ufficio ci dice che si tratta di atti od operazioni che obbediscono a certi riti. Ecco perché sembrerebbe più appropriato l’uso del termine officiante, piuttosto che ufficiale. Il termine latino significa anche dovere, obbligo morale con il sentimento di questo dovere e di quest’obbligo. Il senso viene esteso alla nozione di servizio reso da chi è incaricato di una funzione1) Queste qualità esigono da ogni ufficiale eletto la piena accettazione dell’ufficio affidatogli, oltre che l’attenzione e la dedizione che esso richiede. Queste considerazioni permettono di comprendere meglio il valore della funzione di un ufficio e l’importanza dell’attribuzione auspicabile affinché esso sia pienamente esercitato nello spirito. Gli ufficiali hanno anche il compito di trasmettere, nel rispetto dei principi generali dell’Ordine, al fine di preparare le generazioni future a dare il cambio nel funzionamento della loggia. Come si può rilevare, diciamo che non gli ufficiali, ma gli operai si alzano e vengono sostituiti, il che ridimensiona quell’importanza eccessiva che potrebbe essere accordata a questo termine. In ogni loggia hanno luogo elezioni annuali che designano un nuovo collegio di ufficiali, ed è allora che questi ultimi, i quali sono anche operai, si alzano e-vengono sostituiti. Tale avvicendamento degli uffici permette a nuovi maestri, o talvolta a compagni (in caso di scarsità numerica di maestri), di essere eletti per alcuni uffici. Essi diventano a loro volta attivi nel servizio della loggia. Il termine operaio va anch’esso definito. Secondo il dizionario di Furetière, l’operaio è un artigiano che opera, che lavora a qualche manufatto. Nel XVII secolo si diceva di qualcuno: È un operaio per metterne in rilievo la sollecitudine e la destrezza nella realizzazione di un’opera. È bene mantenere questa definizione, poiché in questo caso si parla dell’edificazione di un tempio. Tali indispensabili qualità di competenza artigianale sono ugualmente importanti per il buon adempimento di una funzione nella loggia. Il lavoro degli ufficiali di loggia si inscrive in una catena ininterrotta în cui i più vecchi si alzano per lasciare il posto ai più giovani, i quali assicurano in tal modo la perennità dell’opera. Gli operai si alzano e vengono sostituiti con la massima semplicità, nella volontà fraterna della partecipazione a un lavoro di cui assicurano la continuità, Si tratta di un eterno inizio ciclico, la cui osservanza garantisce la buona edificazione del tempio, verificata dalla pratica del rito e della meditazione sui simboli. La frase gli operai si alzano è vengono sostituiti è caratterizzata insieme da un aspetto di forza e da uno di debolezza:
forza, perché la loggia è costituita da 10 ufficiali che hanno preso coscienza del valore iniziatico della loro carica e del relativo dovere di trasmissione;
debolezza, perché l’assenza di un ufficiale in occasione di una tornata deve essere colmata da un supplente, Ogni maestro prende a poco a poco conoscenza della relatività del periodo di assegnazione effettiva a una carica o a un’altra, del carattere effimero e transitorio dell’incarico che gli viene affidato. Egli assicurerà in tal modo alla loggia il meglio di se stesso attraverso l’attenzione, lo stile, le capacità e le diverse sfaccettature della propria personalità. È attraverso questo scambio permanente, questo perpetuo dare e ricevere che, a beneficio di tutti gli appartenenti alla loggia, gli ufficiali si alzano e vengono sostituiti, senza contrasti, in armonia, l’armonia e l’organicità di ognuno nel gruppo sono particolarmente apprezzabili al momento della tornata annuale della loggia e dell’installazione di un collegio di ufficiali. Così. nel corso di questa cerimonia, nessuno dei seggi resta vuoto, L’ufficiale che succede al precedente, dal momento in cui presta il giura» mento inerente al suo ufficio, viene subito installato al proprio posto e decorato delle insegne inerenti alla sua carica. Ciò che è essenziale è la funzione, e l’individuo si annulla al punto che, quando riveste le insegne del proprio ufficio, viene designato con il titolo della sua funzione; in generale, il suo nome proprio non viene più utilizzato nel periodo dei lavori. Alzarsi, essere sostituiti, significa accettare di partecipare al movimento della vita, evitare ogni fissazione, ogni cristallizzazione contraria alla propria evoluzione. La loggia è un corpo vivente in cui la funzione di ciascuno è indispensabile per il coordinamento degli uffici. La vocazione della Massoneria, tra l’altro, è quella di trasmettere alle generazioni, nel corso del tempo, gli elementi tradizionali della conoscenza, affinché coloro che seguiranno contribuiscano al progresso e al miglioramento dell’umanità in generale, oltre che all’elevazione, se possibile fino al sacro, dei fratelli e in particolare di se stessi. Per sacro intendiamo ciò che appartiene a un dominio separato, essenzialmente collegato a un Principio. La Libera Muratoria è anche e soprattutto una Fraternità iniziatica, in cui l’evoluzione di ciascuno è legata all’evoluzione di tutti, e la riuscita dell’opera non può costituire l’impresa di una singola persona. Quando questo stato d’animo non viene realmente vissuto in loggia, il gruppo è come colpito da malattia. Può trattarsi di anemia, il che si traduce con una diminuzione di energie, un affanno e/o una sensazione di affaticamento generale, in mancanza di un numero sufficiente di massoni; oppure può trattarsi di una sclerosi, che nell’officina si manifesta con la perdita della facoltà di adattamento, di sviluppo e di evoluzione. Si vedono talvolta degli operai incollati al seggio che immaginano di essere indispensabili,quasi trasformati in statue di sale per paura di lasciare il proprio posto alla generazione che li seguirà. Questo sbarramento, contrario al dovere della trasmissione naturale, può portare al peggio e far sì che la loggia venga colpita da una terza malattia, l’emorragia verso un’altra officina. Sì potrebbe arrivare persino all’abbandono definitivo della frequentazione delle logge, e addirittura alle dimissioni di alcuni membri, Adempiere un ufficio significa anche saperne trasmettere gli attributi a coloro che seguiranno. La vita è in perpetuo movimento, e nulla rimane statico, Quella di sapersi ritirare è una lezione iniziatica. Ai maestri che si alzano per passare la fiaccola spenta di effettuare un’autentica trasmissione a coloro che li sostituiranno, spiegando il funzionamento della carica da ricoprire. Ogni funzione deve essere considerata sotto l’aspetto di una carica da acquisire, nel senso di un peso da portare, termine che proviene dagli stessi rituali, In effetti ogni funzione è un dovere, qualcosa che ogni maestro deve all’officina, con l’obbligo di sforzarsi di trasmettere nel miglior modo possibile l’insegnamento della tradizione, dei riti e dei simboli ai più giovani, indipendentemente dal proprio grado di realizzazione personale. Ogni funzione richiede qualità di esecuzione e di attenzione costanti, nessuna delle quali è facile da acquisire; l’esperienza non si ottiene in altro modo che con la pratica, il tempo, il lavoro personale e l’assidua presenza. Una loggia è riconosciuta giusta e perfetta, quale che sia il rito praticato, a condizione che sia diretta da tre ufficiali, illuminata da cinque e resa giusta e perfetta da sette, È assolutamente necessario questo numero minimo affinché essa possa essere operante fin dall’inizio, 1 tre ufficiali che dirigono la loggia sono il Maestro Venerabile e i due Sorveglianti. I! settenario delle funzioni è completato da quelle di Tesoriere e di Ospedaliere. Nello Sceau rompa del 1745 un collegio viene così definito: Il Venerabile, che in ogni Loggia rappresenta il Gran Maestro, due Sorveglianti, Primo e Secondo, un Oratore, un Segretario e un Tesoriere. Se consideriamo la loggia secondo le concezioni della geografia sacra, possiamo tracciare un certo numero di figure geometriche le cui sfere di influenza si incrociano e si completano. Ora, per garantire la permanenza dell’opera, il triangolo Maestro Venerabile, Oratore e Segretario siede a Oriente per illuminare l’officina. L’Esperto e il Maestro delle Cerimonie, legati al Maestro Venerabile, assicurano la bellezza e il ritmo, nonché l’armonia del rituale attraverso la sua messa in opera, permettendo a ciascuno di avere accesso alla dimensione del sacro. Per garantire gli adempimenti materiali, considerati ovunque e sempre come elementari, il triangolo Maestro Venerabile, Tesoriere ed Ospedaliere assicura la base materiale e finanziaria della loggia. Questi incarichi sono considerati come contingenti e subalterni, perché obbligano alla manipolazione dei metalli, considerati simbolicamente come tali, anche se sotto forma di banconote. Tuttavia, disfare questi obblighi materiali è indispensabile perfino in una società iniziatica, poiché l’elevazione dei pensieri ha bisogno di fondarsi su un minimo di materialità, non fosse altro che in ragione delle condizioni dell’esistenza fisica.
2. Collocazione degli ufficiali nel R.S.A.A.
Nel Rito Scozzese Antico e Accettato si osserva la particolarità del posto dei Sorveglianti: il Primo si collocato Nord-Ovest, mentre il Secondo è situato al centro della colonna di Mezzogiorno, rivolto verso gli apprendisti. L’Esperto è ai piedi dell’Oriente, alla resta della colonna del Nord, su un seggio separato davanti a quello dell’Ospedaliere e il Maestro delle Cerimonie è di fronte a lui, alla testa della colonna di Mezzogiorno, su un seggio separato davanti a quello del Tesoriere. I Maestri massoni si dispongono a loro scelta sull’una e sull’altera colonna, mentre gli apprendisti prendono posto sulla colonna del Nord e i compagni su quella di Mezzogiorno, davanti o dietro secondo gli usi delle logge e delle Obbedienze (vedi tav. 15).
3. Collocazione degli ufficiali nel R.F. e nel R.F.M. (o R.F.R.)
Nel Rito Francese, ciascun Sorvegliante è alla testa della colonna di cui ha la direzione. Il Primo Sorvegliante si dispone a Sud-Ovest, il Secondo a Nord-Ovest. Al contrario di quanto accade nel Rito Scozzese Antico e Accettato, l’Esperto è ai piedi dell’Oriente, alla testa della colonna di Mezzogiorno, su un seggio separato davanti a quello del Tesoriere, e il Maestro delle Cerimonie è di fronte a lui, alla testa della colonna del Nord, su un seggio separato davanti a quello dell’Ospedaliere. I maestri massoni sì dispongono a loro scelta sull’una e sull’altra colonna, mentre gli apprendisti prendono posto sulla colonna del Nord e i compagni su quella di Mezzogiorno, davanti o dietro secondo gli usi delle logge e delle Obbedienze (vedi tav. 16). Nel Rito Francese Moderno (o Ristabilito), se è vero che la disposizione dei Sorveglianti è identica a quella citata in precedenza, vi sono al contrario un Primo e un Secondo Esperto, come anche un Primo e un Secondo Maestro delle Cerimonie. Il Primo Esperto siede in prossimità del Primo Sorvegliante a Sud-Ovest, mentre il Secondo Esperto, che lo fronteggia per assisterlo, siede vicino al Seconda Sorvegliante a Nord-Ovest. Il Primo Maestro delle Cerimonie siede ai piedi dell’Oriente, alla testa della colonna di Mezzogiorno, su un seggio separato davanti a quello del Tesoriere, mentre il Secondo Maestro delle Cerimonie lo fronteggia alla testa della colonna del Nord, su un seggio separato davanti a quello dell’Ospedaliere (vedi tav. 17).
4. Il Maestro Venerabile
Il Maestro Venerabile adempie la funzione di presidente della loggia, eletto dai maestri massoni che lo conoscono e gli accordano la propria fiducia. La sua funzione corrisponde a quella di un direttore d’orchestra, che deve sforzarsi di armonizzare rutti gli aspetti della dualità della loggia conciliando le opposizioni necessarie e feconde che possono manifestarsi in essa. In un Codice massonico del 17793), le qualità essenziali di un Maestro Venerabile sono così definite:
Il Maestro Venerabile è il Capo e l’organo della Loggia, di cui convoca # presiede le assemblee; egli la governa per tre anni insieme ai suoi ufficiali, che sono eleggibili tutti gli anni. Essendo una delle più importanti dell’Ordine massonico, questa carica deve essere affidata soltanto a Fratelli di riconosciuto merito, di provato zelo, i quali uniscano a una mente salda e illuminata tutta l’amabilità del carattere necessaria a funzioni tanto essenziali.
Egli deve sforzarsi di mantenere tra tutti uno spirito di tolleranza, senza per questo dar prova di lassismo, e stabilire un sentimento di rispetto per le aspirazioni di ognuno; deve porsi come modello di comportamento. Il Venerabile siede a Oriente, in piena luce, sotto il Delta luminoso, tra il sole e la luna. Adempie le funzioni del re Salomone, avendo il paglietto come attributo del suo potere temporale e la spada fiammeggiante come attributo della propria autorità spirituale. Tra i numerosi compiti devoluti al Maestro Venerabile, citiamo i più importanti. Egli convoca alla loggia e ne presiede tutte le sedute. In caso di parità di voti, il suo risulta decisivo. Esamina la corrispondenza destinata alla loggia e sceglie di dare comunicazione di ciò che gli sembra importante, Tra l’altro, è incaricato di:
1- aprire e chiudere i lavori;
2-porre le proposte sotto il maglietto oppure conservarle affinché siano sottoposte al consiglio dei maestri;
3- iniziare profani idonei a ricevere l’iniziazione;
4) conferire i gradi, fino a quello di maestro incluso;
5) riassumere i pareri e chiedere le conclusioni all’Oratore;
6) proclamare il risultato delle deliberazioni;
7) firmare il verbale delle tornate, oltre che tutte le tavole ufficiali, e regolare le priorità della corrispondenza;
8) verificare tutti i documenti contabili ed emettere tutte le dispense autorizzate dalla loggia;
9) prendere le deliberazioni su tutti gli argomenti che possono interessare in particolare la loggia, o sui vori da formulare nell’interesse dell’Ordine in generale; 10. esercitare il potere disciplinare nella misura determinata dai regolamenti.
In caso di assenza o impedimento, il Maestro Venerabile è sostituito nelle sue diverse funzioni (tranne che in quella di iniziatore) dal Primo Sorvegliante o, in mancanza di quest’ultimo, dal Secondo o dall’Esperto. In loro assenza, la loggia può essere presieduta da uno degli ex Maestri Venerabili o da uno dei maestri massoni più anziani. La funzione di Venerabile è centrale, poiché rappresenta allo stesso tempo una funzione di conoscenza e di irraggiamento che ha il compito di vegliare sull’esecuzione del progetto e sull’avanzamento dell’opera in cantiere; in ogni caso ha soprattutto una funzione di saggezza e di equità, con un riferimento diretto alla sapienza del re Salomone. Il Venerabile in carica, vero maestro d’opera, detiene nelle sue mani tutti i poteri, il che implica una responsabilità assai gravosa, La sua funzione è immobile, in quanto egli si sposta in loggia soltanto in condizioni eccezionali, legate al compimento del rito. Sarebbe più logico che il Maestro Venerabile con i suoi Sorveglianti non si muovessero per l’accensione dei candelabri, poiché se si alzano dovranno essere sostituiti. Questa funzione spetta innanzitutto all’Esperto. Non basta disporre di un potere: è ben più necessario saperlo esercitare, poiché in questo risiede il vero talento. Egli deve vedere tutto, sapere tutto, controllare tutto, anche se per delega. La sua funzione è quella di guidate ì fratelli, contribuire al loro risveglio spirituale sulla via iniziatica; l’importanza di tale compito non consente di attardarsi, all’occorrenza, su problemi di suscettibilità tra gli uni e gli altri. Il Venerabile non può agitarsi nell’ambito della manifestazione, poiché deve esserne il centro, il punto fisso intorno al quale tutto si concentra e sì coordina. Ecco perché è l’unico massone che in loggia non si alza in piedi all’ordine per parlare. Non si tratta di un privilegio sugli altri, ma del segno in base al quale sì presume che egli sia continuamente all’ordine nella sua interiorità. Egli porta sul petto una squadra ad aste ineguali, il cui rapporto di proporzione è legato a un segreto del mestiere. Tale squadra rappresenta l’unione e la sintesi della perpendicolare e della livella, attributi rispettivi dei due Sorveglianti. La spada come simbolo assiale consente, rivolgendo il proprio appello verso il punto più alto, di captare il meglio di ciò che arriva. Il maglietto è un simbolo di comando e di direzione che impone e regola il ritmo dei lavori, mentre assicura la disciplina e coordina le attività della loggia. In ogni via iniziatica la nozione di diritto è intimamente legata a quella di dovere, e la nozione di libertà a quella di obbedienza. L’autorità detenuta dal Venerabile sui suoi fratelli deve permettergli di far applicare e rispettare la disciplina. Giove, maestro dei cieli, è il pianeta che corrisponde alla funzione del Venerabile, poiché esso rappresenta il punto focale dell’irradiamento intellettuale e spirituale. Il Venerabile incarna la Sapienza che concepisce, il Primo Sorvegliante la Forza che esegue e porta a compimento, il Secondo Sorvegliante la Bellezza che adorna l’opera. Molto spesso un Venerabile lascia la sua carica dopo avere completato un mandato di tre anni, Dopo la funzione più alta a Oriente, egli va ad occupare, a Occidente, quella più umile di Copritore, sia per la sua anzianità che per l’esperienza acquisita, che ne fa un guardiano della soglia vigile ed efficace, ma anche per ricordare che ciò che è in alto è come ciò che è in basso, e che ogni maestro masso» ne deve essere idoneo ad assolvere qualsiasi funzione: si tratta di una consuetudine radicata presso molte logge del Rito Scozzese Antico e Accertato e del Rito Francese,
5. 1 Primo Sorvegliante
ll Primo Sorvegliante siede a Occidente, davanti alla colonna del Nord nel Rito Scozzese Antico e Accertato, o di fronte alla colonna del Sud nel Rito Francese. È chiamato ad affiancare direttamente il Maestro Venerabile e a sostituirlo in caso di assenza, Egli rappresenta Hiram re di Tito, incaricato di procurare 1 materiali per la costruzione del Tempio di Salomone, di preparare cioè i compagni all’elevazione al magistero. La sua funzione simboleggia la Forza che sostiene e porta a compimento l’edificio. Il sole che emette attivamente luce è simbolicamente attribuito al Primo Sorvegliante. I Sorveglianti hanno la direzione della propria colonna, ed è per loro sufficiente un colpo di maglietto per ottenere la parola. Possono essere ripresi in loggia unicamente dal Venerabile in carica, Il Primo Sorvegliante sostituisce di diritto il Maestro Venerabile in sua assenza. Bazor 4) precisa che il Maestro Venerabile e i Sorveglianti sono gli unici che parlano rimanendo seduti di fronte al propri seggio. In occasione dei lavori della loggia, ogni Sorvegliante disciplina il conferimento della parola, segnalando di volta in volta al Venerabile i partecipanti desiderosi di esprimersi, il Primo Sorvegliante per la colonna di Mezzogiorno e il Secondo per quella del Nord. Essi ottengono la parola per se stessi, preferibilmente con precedenza su ogni altro membro che ne abbia già fatto richiesta, eccettuato l’Oratore. Essi trasmettono alla colonna rispettiva gli avvisi del Venerabile e mantengono l’ordine e il silenzio; possono ritirare la parola ai fratelli che la prendono senza averla ottenuta. In loggia possono essere giudicati solo dal Maestro Venerabile. Il Primo Sorvegliante è quindi il secondo polo direttivo dell’officina, con l’incarico particolarmente importante di istruire i compagni. Egli è chiamato a esortarli al lavoro e ad approfondire con loro gli arcani della tradizione sotto i suoi molteplici asperti, senza perdere di vista l’unità che la sottende, ma continuando a mettere sulla giusta strada il compagno, dandogli la seconda lettera dopo aver ricevuto la prima. Egli si adopererà ad esortare al lavoro l’insieme dei massoni in quella sorta di alveare rappresentato dalla loggia. Adempie funzioni di direzione del lavoro massonico sotto il controllo del Maestro Venerabile, che ne è l’ordinatore. Disciplina e rigore caratterizzano l’ufficio del Primo Sorvegliante: essi possono tradursi talvolta in un benevolo, ma nondimeno fermo rigore, che preparerà il compagno al magistero. Il Primo Sorvegliante reca sul petto la livella, che può essere orizzontale solo quando la perpendicolare è in equilibrio; è la ricerca del giusto mezzo che assicura l’accesso alla Camera di Mezzo e all’Unità. L’insegnamento dispensato dal Primo Sorvegliante è un frammento di conoscenza che conferisce forza di concezione all’opera. Il gioiello del Primo Sorvegliante si trova sotto il segno congiunto della perpendicolare, attributo del Secondo Sorvegliante, e della squadra attribuita al Venerabile. Questa unione genera un terzo simbolo, la livella, in cui, grazie alla sua base, viene ricompreso il delta. In base a tale constatazione possiamo dedurre che l’apprendista, mediante l’introspezione, sia invitato a rispondere alla domanda chi sono?, mentre il compagno, con l’aiuto della livella, viene indotto a chiedersi dove sono? e dove vado? Secondo gli usi, la funzione di istruttore propria del Primo Sorvegliante è contraddistinta da riunioni di formazione al di fuori dei lavori di loggia, mensili o precedenti ogni tornata nel tempio, in modo da poter seguire attentamente i progressi di ogni compagno; egli incoraggia a un lavoro regolare e a visitare le officine vicine per scoprire altri riti e diversi modi di lavorare, vegliando affinché i compagni, durante il loro periodo probatorio, visitino diverse officine della propria Obbedienza o di organizzazioni massoniche amiche, al fine di ampliare le conoscenze che saranno loro indispensabili per procedere oltre nel cammino
6. Il Secondo Sorvegliante
Il Secondo Sorvegliante siede al suo seggio, in genere al centro della colonna di Mezzogiorno, nel Rito Scozzese Antico e Accettato, di fronte al quadro di loggia e al filo a piombo che cade dal centro della volta stellata, vale a dire dalla stella polare al centro del quadro. Egli è rivolto verso gli apprendisti (quando il tempio non lo consente, talvolta siede all’estremità occidentale della colonna di Mezzogiorno). Nel Rito Francese il Secondo Sorvegliante siede a nord-ovest, di fronte alla colonna del Nord da lui diretta. Quale che sia la sua collocazione, egli chiude il triangolo di direzione della loggia. È lui che veglia su… che ha l’incarico di… La sua azione consiste nel restare volontariamente sveglio durante il tempo abitualmente dedicato al sonno, se necessario, ma anche di destare coloro che potrebbero dormire sulle colonne. Egli incita al lavoro, come il maestro Janus di Axel: egli non istruisce, risveglia 5). Il Secondo Sorvegliante occupa il posto del maestro d’opera Hiram Abi, incaricato di dirigere i lavori del ‘Tempio. La luna, simbolo passivo di luce riflessa, è attribuita a questo ufficiale. 1l Secondo Sorvegliante reca sul petto la perpendicolare, simbolo attivo della ricerca interiore nelle profondità del silenzio, dell’equilibrio e della retta via. Egli adempie nei confronti degli apprendisti una funzione di accoglienza, di apertura e di educazione, in quanto è incaricato del loro risveglio. Questa funzione di risveglio e di istruzione è fondamentale, poiché è quella di chi è incaricato di trasmettere la Tradizione, dunque di un vero pedagogo, il quale effettivamente formerà i nuovi elementi che assicureranno la perpetuazione e il ricambio della loggia nello spirito che la caratterizza. La funzione simboleggia la bellezza che orna e armonizza tutti gli esperti dell’edificio per mezzo dell’amore. Il filo a piombo guida lo spirito verso il proprio asse interiore. La perpendicolare segna la verticale per indicare che il livello spirituale della loggia deve essere elevato senza sosta e mantenuto con l’assistenza di colui che adempie questa funzione. Secondo alcuni rituali, il Secondo Sorvegliante osserva il Sole al suo meridiano, chiama i fratelli dalla ricreazione al lavoro e poi dal lavoro al riposo. La sua funzione deve essere adempiuta con elasticità, ratto e fermezza, senza rigidità, ma con un rigore tinto di comprensiva dolcezza. Venere, dea mitologica della Bellezza, corrisponde al pianeta che governa il Secondo Sorvegliante. Marte e Venere sono opposti e complementari, e se il Primo Sorvegliante corrisponde alla Forza, il Secondo corrisponde alla Bellezza, ciascuno in relazione alla rispettiva colonna, La sua funzione presenta un aspetto femminile e materno, mentre il Primo Sorvegliante adempie ad una funzione più strettamente maschile e paterna. Come abbiamo visto, il Secondo Sorvegliante svolge un ruolo di risveglio nonché di guida, per favorire il passaggio degli apprendisti dalla perpendicolare alla livella facendoli emergere dal dedalo delle proprie contraddizioni. Questo lavoro di vigilanza viene messa in opera soprattutto al momento delle riunioni di formazione, che consentono ad ogni apprendista di esprimersi liberamente, contrariamente ai periodi in cui sono aperti i lavori di loggia, Quindi, a poco a poco, l’apprendista potrà trovare i suoi punti di riferimento in un mondo di simboli di cui ignora tutto, e che dovrà gradualmente scoprire. Il Secondo Sorvegliante dovrà mettere in guardia ogni apprendista contro il pericolo insito nell’erudizione libresca, sterile in quanto limitata al piano esteriore. In effetti, il lavoro richiesto è quello di una scoperta personale progressiva, attiva e difficile della verità che è in se stessi, per mezzo di un lavoro regolare e perseverante e di una lenta assimilazione degli elementi della tradizione massonica, della loro comprensione e approfondimento per mezzo di un metodico lavoro personale: tutto questo favorirà il risveglio progressivo della coscienza. I due Sorveglianti possono essere considerati come assessori diretti del Venerabile, poiché tutti e tre portano il maglietto, simbolo di un potere ricevuto e trasmesso che consente loro di adempiere alle rispettive funzioni in perfetto coordinamento e subordinazione, come Hiram di Tiro e Hiram Abi che obbediscono a Salomone.
7. L’Oratore
Se tre ufficiali dirigono la loggia, cinque la illuminano. Gli altri due sono costituiti dall’Oratore e dal Segretario che siedono a Oriente vicino al Venerabile, e si rivolgono direttamente a lui senza chiedere l’autorizzazione ai Sorveglianti, in ragione del punto in cui siedono. Essi si collocano lungo l’asse Fig. 119 – Giotello dell’Oratore. Nord-Sud, l’Oratore rivolto a Nord. Secondo Le Forestier, l’ufficio di oratore avrebbe fatto la sua comparsa nell’epoca della creazione delle logge francesi tra il 1725 e il 1730, mentre nello stesso periodo le logge inglesi erano composte solo da cinque ufficiali: un Presidente, due Sorveglianti, un Segretario e un Tesoriere 6). La parola oratore viene dal latino orare che significa pregare, essa stessa derivata da as-oris, che significa bocca. L’Oratore è il depositario dell’articolazione della parola, è colui che può imporre silenzio, meditazione e riflessione. Custode delle leggi, nel quadro delle Obbedienze, egli fa rispettare la Dichiarazione dei principi, la Costituzione e i Regolamenti generali della sua Obbedienza; in un senso più profondo, tuttavia, a un livello superiore dell’Ordine massonico e della sua filiazione tradizionale, è il guardiano della Legge: vale a dire, su un piano iniziatico, il custode della tradizione massonica. Dopo il XIX secolo, sia nel R.S.A.A. che nel R.E, l’Oratore siede a Oriente, alla sinistra del Maestro Venerabile, lungo l’allineamento della colonna del Mezzogiorno, sotto l’astro solare. Egli reca sul petto un libro aperto su cui è scritto legge massonica, che corrisponde alle originarie “Tavole della Legge”, insieme a un sole, emblema della sua funzione. Questi due simboli evocano la luce e l’applicazione della regola dell’Ordine, Tale funzione oratoria esige la padronanza dell’eloquenza e una buona facoltà di sintesi, poiché in poche frasi egli deve tornire le conclusioni di un lavoro, arricchite dagli scambi tra i punti di vista complementari apportati dai fratelli. Si tratta di esprimere ciò che è tradizionale e iniziatico, frutto del lavoro orale della loggia. Il dovere dell’Oratore è innanzitutto quello dell’obiettività più attenta, il che significa che deve utilizzare non tanto l’arte della persuasione (o retorica), quanto piuttosto quella della dialettica, tecnica di ragionamento indissociabile dalla retorica. L’Oratore deve saper portare una parola di equilibrio improntata alla sapienza e farsi portatore della parola della loggia, riassumendo in modo sintetico l’insieme di quanto è stato espresso. Nel XIX secolo 7) , l’Orarore era definito come il conservatore degli Statuti generali dell’Ordine. Egli deve opporsi ad ogni deliberazione ad essi contraria, chiedere che si prenda atto della sua protesta è trasmetterla alle autorità dirigenti dell’Obbedienza. Egli veglia sulla esecuzione dei regolamenti particolari della loggia e si oppone alla loro infrazione, In questo caso, sul merito di tale supposizione la loggia può decretare soltanto nella tornata successiva. L’Oratore siede a Oriente. La parola gli viene accordata sugli argomenti in discussione, è la ottiene direttamente dal Venerabile. Quando quest’ultimo ha riassunto i pareri, l’Oratore espone le sue conclusioni senza doverle motivare. Può aggiornare se la discussione non gli sembra sufficientemente chiarita, ma è tenuto a fornirle verbalmente o per iscritto nella tornata successiva. L’Oratore è incaricata in particolare:
- di spiegare agli iniziati i simboli dei gradi;
- di presentare ad ogni festa dell’Ordine un rendiconto analitico dei lavori dell’Officina e dei risultati ottenuti nel semestre; infine, assiste di diritto allo spoglio dei voti raccolti nel corso dello scrutinio e firma la bozza dei lavori di ogni tornata, per collazionarla insieme alla redazione definitiva della sua tavola (l’Oratore deve vegliare con cura affinché non si trascuri mai di stilare con precisione la bozza dei lavori, che deve farsi presentare in occasione della lettura del tracciato della tornata in cui è stata redatta, Ha il dovere di firmare dopo il presidente. La firma di questi due Fratelli costituisce la garanzia dei fatti di cui si redige verbale);
- di celebrare le feste e le pompe funebri per mezzo di opere d’Architettura.
Attualmente, l’Oratore ha una funzione alleggerita in rapporto a tutte le antiche obbligazioni appena elencare. Su richiesta del Venerabile, egli riassume le modalità di voto, segreto o per mano alzata. Con il Maestro Venerabile e il Segretario, controlla la regolarità e il risultato di tali votazioni, Al momento dell’installazione di un nuovo collegio, fornisce un rendiconto del bilancio del lavoro effettuato, consegnatogli dal Segretario. Questa eminente funzione richiede una certa creatività e la capacità di elaborare un piano coerente a partire da tutti quelli abbozzati durante i lavori. Nel Rito Scozzese Antico e Accettato viene frequentemente richiesto all’Oratore di esporre in poche frasi sintetiche le linee direttrici della tavola presentata da un membro della loggia (o da un visitatore di un’altra loggia). Ciò mostra l’attitudine a mettere in evidenza l’essenziale che deve essere propria di un Oratore, Ogni maestro massone lavora sulla tavola da disegno e partecipa all’elaborazione, corrispondente a un vero e proprio progetto di costruzione che consente di canalizzare gli sforzi di ciascuno nella realizzazione dell’opera comune, Al momento dei passaggi di grado l’Oratore è incaricato di presentare una tavola di benvenuto a nome della loggia. In tali occasioni la sua funzione consiste nell’illuminare e insegnare, adeguandosi al livello dell’’interlocutore. Si tratta di fornire in pochi tratti al neofita dei percorsi di lavoro e di trarre la quintessenza da ciò che gli è stato appena trasmesso, L’Oratore deve rendere tutti partecipi del proprio frammento di conoscenza, simile al libro aperto che simbolicamente gli corrisponde. Ogni persona presente è illuminata dai raggi del sole che egli dispensa, Dopo le conclusioni dell’Ortrore, ciascuno dovrebbe essere in grado di scoprire in lui un’idea fino a quel momento non formulata, o porsi una o più domande che possano far progredire la sua riflessione. Le tavole dell’Oratore devono avere la qualità di vere e proprie opere di architettura 8). Bisogna tener conto del fatto che è impossibile essere esaustivi, è per tale morivo l’Oratore deve scegliere un argomento trattandolo nella maniera più completa possibile, esortando i fratelli ad ampliarlo dopo di lui, La parola dell’Oratore possiede la forza della compiutezza, della precisione; dopo le sue conclusioni, nessuno (neppure il Venerabile) è più autorizzato a prendere la parola sull’argomento trattato. Allorché sì debbono prendere delle decisioni, la sua funzione consiste nell’illuminare i fratelli con la parola, proprio come il sole illumina il mondo, vigilando sull’esecuzione della legge e sull’Ordine massonico. Egli sì identifica in tal modo con la coscienza della loggia. Pertanto, è necessario che Osservi imparzialmente la tradizione e le regole dell’Ordine, ma sopratutto che resti vigile, affinché la tradizione permanga vivente, vegliando affinché la lettera sia permanentemente illuminata dallo spirito. Il Sole, in quanto pianeta attribuito all’Oratore, domina Giove e allo stesso modo l’Oratore in quanto custode della legge massonica può, in caso di divergenza con il Venerabile, far prevalere su questi il proprio punto di vista, se conforme ai regolamenti o alla costituzione. Questa funzione particolarmente difficile richiede insieme conoscenza iniziatica, rigore nell’applicazione, discernimento e chiarezza di spirito, e viene spesso attribuita ad un maestro esperto o un anziano Venerabile.
Flubacher descrive molto chiaramente le qualità richieste all’Oratore quando scrive: La virtù di un’allocuzione non consiste nella sua esaustività, ma nell’apportare un raggio di luce, L’adagio secondo il quale quando sì vuole provare troppo non si prova nulla, è da tenere a mente. L’Oratore massonico non deve brillare come quei lustrini i cui raggi sono destinati a spegnersi rapidamente, ma deve apportare a ciascuno quell’essenza che, come dice Rabelais, nutre lo spirito e fortifica l’anima 9).
8. Il Segretario
ll Segretario siede a Oriente, di fronte all’Oratore e rivolto a Sud alla destra del Venerabile, nell’allineamento della colonna del Nord e sotto il simbolo della luna. Proprio come l’Oratore, egli chiede direttamente la parola al Venerabile. Tratteggia la bozza dei lavori e, in base a questa, redige la tavola di architettura, da sottoporre all’approvazione della loggia nella tornata seguente, Sorto la direzione del Venerabile, è incaricato della corrispondenza, delle convocazioni e della consegna alla propria Obbedienza, una volta l’anno, dello stato degli effettivi della loggia. Analogamente, comunica ogni voto di dimissioni, radiazione o decesso, e controfirma tutte le tavole che emanano dall’officina, come anche tutte quelle che vengono iscritte nel libro di architettura. Ai nostri giorni, il Segretario non ha più la bozza dei lavori del giorno da proporre all’officina, ma sì limita a presentare nella tornata successiva una tavola composta dal compendio dei lavori precedenti. Nel capitolo Esquisses della Rédaction des Planches’ 10), viene precisato: Il Segretario prenderà appunti per tutta l’Assemblea, e redigerà sulla bozza una nota sommaria e chiara dei lavori di cui la loggia si occuperà. La bozza richiede tutta la sua sollecitudine; egli segue con attenzione le discussioni per afferrare le idee principali degli oratori, come se fosse a taccia di tutto ciò che avviene per prenderne nota.
Nel XIX secolo, il Segretario redigeva la bozza dei lavori e ne dava lettura prima che questi ultimi venissero chiusi. Essa doveva contenere soltanto il loro sommario. Dal momento in cui era stata letta, la bozza veniva adottata seduta stante e poi messa in bella copia sulla tavola da disegno, nell’intervallo tra questa tornata e la successiva. Dopo questa bozza, il Segretario stilava la tavola di architettura, sempre conforme alla prima, di cui sviluppava i motivi affinché potesse essere sottoposta all’approvazione della Loggia nella tornata seguente. Se non lo era, l’Oratore ne chiedeva la rettifica (al momento della lettura della bozza da parte del segretario, se vi si trovava qualche errore, veniva subito corretta e poi firmata dal triangolo che illuminava la loggia. Dal momento in cui una bozza o una tavola veniva adottata, non era più possibile apportarvi cambiamenti, neppure nel caso in cui vi si trovassero errori, salvo speciale deliberazione). Il Segretario è incaricato della corrispondenza e dell’aggiornamento del registro delle entrate e delle uscite dei membri della loggia, nonché della spedizione dei diplomi. Egli convoca 1 Fratelli su mandato del Maestro Venerabile. Controfirma tutte le tavole della loggia, come anche quelle iscritte nel libro di architettura. Egli assiste, come l’Oratore, allo spoglio dei voti, che è tenuto ad attestare nel processo verbale di ogni seduta. Analogamente, alla fine di ogni tornata iscrive a verbale l’ammontare del tronco della Vedova per la tavola in preparazione. Firma insieme al Maestro Venerabile le tavole ufficiali e la maggior parte dei documenti amministrativi, Sul petto reca due penne incrociate. Memoria della loggia secondo l’antica tradizione degli scribi, oltre al compito amministrativo la sua funzione consiste nel redigere i verbali che menzionano l’essenziale del contenuto dei precedenti lavori, consegnando allo scritto le loro linee direttive. Dietro il Segretario c’è la luna, segno dei lavori domestici, del focolare, del passato, degli archivi, in piena corrispondenza con la sua funzione. La luce della luna è un’emanazione per riflesso di quella del sole, proprio come il verbale dei lavori precedenti deve essere il giusto riflesso di tutto ciò che è stato tramandato e pronunciato nella loggia. Tale memoria della loggia favorisce la consapevolezza delle decisioni prese, e consente di riattualizzarne l’esecuzione e di proseguire il lavoro precedentemente intrapreso. Se le parole volano, gli scritti restano. La tradizione orale non è più considerata come sufficientemente affidabile, è per questo motivo la prevalenza dello scritto ha preso il posto della memoria orale, considerata troppo fugace. Lo scritto rimane, lasciando una traccia concreta del pensiero. Esso costituisce una testimonianza che, in caso di litigio, può servire come prova a carico o a discarico. Secondo l’origine del termine, il Segretario è il depositario dei segreti. È interessante notare che nell’ambito della terminologia tecnica del Sufismo, secondo un Trattato di Ibn ‘Arabi, la penna (ai-qalam) designa la scienza analitica, pur essendo innanzi tutto un simbolo dell’intelletto primo, mentre il calamaio (an-nun) designa la scienza sintetica,
9. Il Tesoriere
Il Tesoriere siede dinanzi alla colonna del Mezzogiorno. Egli è incaricato di percepire le quote, i diritti di ammissione e di aumento del salario. È il depositario dei metalli e dei valori che appartengono alla loggia. Egli quietanza i giustificativi di spesa su ordine del Maestro Venerabile. Per tutte le somme incassate rilascia una ricevuta che viene staccata da un blocchetto a matrice. I suoi conti sono verificati dal Venerabile è chiusi una volta l’anno; ne viene trasmessa copia al Grande Segretariato dell’obbedienza interessata. Il Tesoriere è annualmente responsabile del pagamento regolare dei tributi della loggia nei confronti del tesoro principale della sua obbedienza. Egli presenta un rendiconto finanziario nel corso della tornata di installazione del collegio di ufficiali. Deve opporsi ad ogni iniziazione, aumento di salario, affiliazione, dimissione, elezione, oltre che al rilascio di titoli e diplomi, nel caso in cui gli interessati non abbiano debitamente assolto le capitazioni o altri diritti di passaggio. Il ‘Tesoriere può essere considerato come il gestore dei conti della loggia. Egli gestisce i suoi metalli, oltre a spogliarne ritualmente i profani che devono essere ammessi come apprendisti. Spetta a lui il compito ingrato di raccogliere le quote annuali dei membri attivi della loggia. Avendo la responsabilità dei conti, egli garantisce la sopravvivenza temporale dell’officina; ruolo, questo, necessario sul piano strettamente materiale. Il ‘ esoriere reca sul petto due chiavi incrociate, che gli conferiscono il potere di legare e di sciogliere, o di aprire e chiudere il tesoro dell’officina. Questo simbolo assiale della chiave rappresenta anche un ‘”apriti Sesamo”. Ci si potrebbe chiedere perché due chiavi al posto di una sola, che sarebbe sufficiente per garantire il suo ufficio. In effetti, è probabile che l’esistenza di queste due chiavi disposte a forma di croce di Sant’Andrea, collegate da un nastro, sia dovuta all’immaginazione di un ricamatore per ragioni di estetica e di equilibrio del motivo. Si può pensare la stessa cosa delle due penne intrecciate del Segretario, come pure dei due bastoni del Maestro delle Cerimonie. Uno solo di questi elementi è di per sé sufficiente e necessario per designare simbolicamente l’ufficio interessato a meno che in questa rappresentazione non vi sia un influsso dell’araldica.
10. L’Ospedaliere
Negli antichi Statuti l’Ospedaliere viene denominato anche Limosiniere o Elemosiniere. L’Ospedaliere siede dinanzi alla colonna del Nord, raccoglie in loggia le donazioni fatte al tronco della beneficenza e la sua cassa è indipendente da quella del ‘Tesoriere. I fondi che gestisce sono destinati esclusivamente a soccorrere i fratelli in stato di indigenza, Su disposizione del Maestro Venerabile l’Ospedaliere eroga somme destinate ai membri della loggia in stato di bisogno, ma la pratica della beneficenza massonica si estende al di là degli appartenenti alla loggia stessa. Egli risponde al Venerabile dell’impiego dei fondi. affidatigli e rende conto della sua gestione stilando un bilancio annuale di fronte all’officina al momento della costituzione del nuovo collegio. Durante ogni tornata di loggia, l’Ospedaliere fa circolare il tronco della vedova per raccogliere l’obolo dei fratelli. Nel XVIII secolo, questo tronco era chiamato “cassetta dei poveri”, per poi cambiare denominazione in “tronco della beneficenza”. Nel XIX secolo, l’Ospedaliere rendeva conto di tutti gli atti di beneficenza compiuti dalla loggia in occasione dell’Assemblea destinata a celebrare la festa dell’Ordine al solstizio. Ad ogni trimestre doveva presentare i suoi registri di entrate e uscite, affinché la loggia potesse conoscere lo staro della cassa dei soccorsi. D’altro canto, come veniva opportunamente precisato: Quando un membro della loggia sarà ammalato, l’Ospedaliere procurerà di farsi affidare le carte massoniche di questo Fratello, che gli verranno consegnate se questi cesserà di vivere e depositate negli archivi della loggia, affinché non cadano in mani che possano abusarne, Lo stesso avverrà per i gioielli e gli abiti massonici che appartengono alla loggia’11) . È un vero peccato che simili precauzioni non vengano più osservate ai nostri giorni, poiché sì eviterebbero perdite e distruzioni impreviste e malaugurate. La funzione dell’Ospedaliere è fatta tutta di sfumature, sottigliezza, tatto, discrezione ed efficienza, poiché egli partecipa e si associa alle gioie e ai dolori dei membri della loggia, essendo il portavoce dell’officina. Deve ispirare incoraggiamento e conforto fraterno a tutti, ed eventualmente, con il consenso del Venerabile, soccorrere moralmente e materialmente un fratello in stato di bisogno. Un tempo veniva definito spesso “il medico della loggia”. Egli rappresenta il cuore raggiante della loggia, ed è questo l’emblema che reca sul petto, a significare la messa in opera della solidarietà fraterna. La sua funzione mostra l’interdipendenza dei membri della loggia. Agire esclusivamente per se stessi significa andar contro quella parte di sé che è collegata agli altri. Tramite la pratica della mutua assistenza, ciascuno prende coscienza contemporaneamente del suo staro di dipendenza e delle condizioni del proprio sviluppo. La vita è un perpetuo scambio tra dare e avere. L’’Ospedaliere mostra con la sua funzione che è necessario ridistribuire le donazioni fatte al tronco della beneficenza in favore dei bisogni del gruppo, Il conforto da lui prodigato non è soltanto finanziario, ma anche morale; egli deve sempre dar prova di una grande capacità di ascolto e qualità di discernimento riguardo alla fondatezza delle proprie azioni. Le qualità richieste all’Ospedaliere sono conoscere bene i membri dell’officina, ed ecco perché, vista la sua esperienza, è auspicabile nella misura del possibile che questa funzione venga espletata da un ex Venerabile.
11. L’Esperto
Se il Venerabile dà la luce, l’Esperto guida 1 candidati durante le prove iniziatiche, accertandosi delle qualità dei massoni visitatori. È incaricato dell’ordine nel corso delle cerimonie di iniziazione e di passaggio al grado di compagno o e al magistero, Egli veglia sulla perfetta esecuzione del rituale. Se nel Rito Scozzese Antico e Accettato l’Esperto prende posto ai piedi dell’Oriente, davanti alla colonna del Nord, su un seggio davanti all’Ospedaliere, nel Rito Francese si colloca ai piedi dell’Oriente, davanti alla colonna del Mezzogiorno, su un seggio separato davanti al Tesoriere. Le collocazioni dell’Esperto e del Maestro delle Cerimonie sono invertite, benché poste sempre l’una di fronte all’altra, in funzione del Rito praticato. Nel Rito Francese Moderno (o Ristabilito) vi sono un Primo e un Secondo Esperto, Non sì tratta di una funzione aggiunta (lo stesso vale per il Primo e il Secondo Maestro delle Cerimonie), ma di una funzione a pieno titolo.
Secondo Bazor12) all’interno dell’officina il Primo Esperto dev’essere costantemente attento a ciò che avviene e segnalare a basta voce, senza riguardi, ma anche senza ostentazione, all’uno o all’altro Sorvegliante gli inconvenienti che i FF.’. dell’una o dell’altra Colonna potrebbero creare. Il Secondo Esperto viene chiamato Fratello Terribile. Egli assiste o sostituisce il Primo Esperto, a questo titolo, nella presidenza della Loggia, e assolve ordinariamente le funzioni di Fratello Terribile, preparando o guidando gli aspiranti… Il Fratello Terribile risponde come uomo d’onore del recipiendario, che deve considerare come un deposito sacro.
Un Tegolatore del 181213) fornisce spiegazioni estremamente precise nella rubrica “Principi generali”, concernenti la scelta del massone che adempirà la funzione di Esperto:
L’architetto, se ve n’è uno nella loggia, o il R.’.M.’.. esperto non deve essere in tutte le logge colui che adempie le funzioni di F.’. Tegolatore; ciò nonostante, in caso di assenza di quest’ultimo, il Ven.’. deve conoscere a sufficienza la forza della sua officina per sapere con chi quegli può essere sostituito. Il M.’.. Esperto non deve dunque essere scelto, fin quando è possibile, tra gli ex Venerabili, Deve possedere gli alti gradi e avere familiarità con i loro lavori poiché, se si presenta un visitatore decorato con gli alti gradi, è necessario che egli sia in grado di tegolarlo, per accertarsi che le sue conoscenze corrispondano alle decorazioni che indossa. Se possibile, il Tegolatore deve avere un fisico prestante, in quanto ciò ben dispone i visitatori in favore della loggia che ancora non conoscono. Nell’approccio del F.’. Tegolatore è nella sua condotta verso i visitatori deve regnare la pin grande affabilità la quale, tuttavia, non deve escludere né la dignità, né la riserva che è opportuno mantenere nei confronti di qualcuno di cui non si è sicuri. Il Tegolatore non metterà mai troppa delicatezza nel suo lavoro; egli deve sembrare convinto che il visitatore sia colui che si annuncia ma, obbligato per la sua condizione a verificarlo, gli deve unicamente qualche accenno di scuse. Per un visitatore, l’essenziale è che risponda con sicurezza alle domande postegli dal F.’. Tegolatore, e gli dica in quale Oriente è stato ricevuto, quali sono le parole sacre e di passo, e il toccamento del grado sul quale viene tegolato.
L’Esperto è incaricato in particolare di assicurarsi con la massima attenzione della qualità massonica di ogni visitatore, di tegolarlo e di comunicare al Maestro
Venerabile il proprio parere sulla sua introduzione. In origine, la funzione del “Tegolatore era distinta, poiché egli si collocava di sentinella all’esterno della porta del tempio. L’Esperto deve preparare e dirigere le prove, introdurre e guidare gli iniziati nei loro viaggi, Analogamente, ha l’incombenza di raccogliere le biglie a le schede di ogni votante e di assistere allo spoglio dei vati. In occasione delle iniziazioni è la guida delle anime, poiché accompagna il recipiendario per turca la durata delle cerimonie, sia che sì tratti dell’iniziazione al grado di apprendista, dell’aumento di salario del grado di compagno o dell’elevazione al magistero. Egli protegge la sicurezza dei lavori garantendo, attraverso la tegolatura, la qualità massonica di ogni visitatore. Tourniac ricorda che la parola tegolatura designa una funzione del mestiere delle costruzioni che mira ad assicurare la copertura di ogni grande opera e, per estensione, la copertura della loggia e dei suoi lavori. In quest’ultimo caso serve a verificare attraverso domande, segni, nomi sacri, parole di passo, toccamenti età rituale e così via, la qualità massonica di un visitatore. I libri intitolati Tuilenr offrono in tal senso una documentazione sui riti e i relativi rituali, simboli, quadri di loggia, nomi e parole, età massoniche, abbigliamento, e in breve tutte le domande e risposte della Tegolatura, è ciò per tutto l’insieme dei gradi dei diversi sistemi, o corpi, della Massoneria speculativa.14) Nel vocabolario dei massoni (1805), tegolare viene definito come un verbo atti che significa esaminare un massone per accertarsi che sia veramente e regolarmente tale. È il lavoro del fratello Esperto, incaricato di verificare se i visitatori che sì presentano sono in regola 15). Nel 1745,la funzione di Tegolatore non è compresa tra gli usi della Massoneria, poiché tale funzione, che consiste nel tracciare sul pavimento della loggia le figure necessarie alla ricezione dei Compagni o dei Maestri, è esercitata dal primo Fratello che sì trova in condizioni di tratteggiarle, il che avviene seduta stante con un gesso’, Non è possibile dissociare l’Esperto dal Venerabile, poiché il primo si ricollega direttamente al centro rappresentato da quest’ultimo, in quanto enticà che dirige senza agire. Egli esegue tutti gli ordini del Venerabile, che è l’asse principale ed immobile, l’ideatore dell’opera. Se in apparenza l’Esperto è attivo nella misura in cui esegue puntualmente le direttive del Venerabile, è passivo nella misura in cui non decide nulla da solo, vale adire non agisce mai di propria iniziativa. Nel R.S.A.A. l’Esperto traccia la cinta sacra, aprendo e chiudendo il tappeto di loggia in occasione di ogni tornata e disponendo le tre grandi luci sull’ara dei giuramenti, in funzione del grado praticato. Analogamente, egli incrocia la sua spada con il bastone del Maestro delle Cerimonie al momento dell’invocazione al GADU. e, nel triangolo più alto, capra l’energia spirituale che illumina la loggia.
Se il Primo Esperto dà al Secondo istruzioni sulla maniera di trattare il recipiendario, avviene allora una sorta di consegna militare, the il Secondo Bsperto dovrà eseguire fedelmente.
Bazot precisa: Le funzioni di Fratello Terribile sono tutte nell’interesse della Loggia è non un oggetto di amor proprio o un passatempo per il Fratello che è incaricato di adempiere.
Nel 1745, si precisa che la funzione di Fratello ‘Terribile è soltanto un impiego momentaneo. Si chiama così perché è armato di spada come l’Angelo Sterminatore, per provare la fermezza del Recipiendario 17) . Il nome di Fratello Terribile viene dato anche perché è lui che spoglia il recipiendario nella camera nera, osservando un profondo silenzio con aria contegnosa, il che, aggiunto all’oscurità del luogo, produce necessariamente qualche impressione sull’impetrante. In origine, il Secondo Esperto riceveva questo nome perché assolveva la sua funzione di terrorizzare i recipiendario per meglio mettere alla prova il loro coraggio. Inoltre, incaricato di tegolare i visitatori, si mostrava spietato nei confronti di coloro che rispondevano male alle domande rituali della tegolatura o che ignoravano le parole, i segni e i toccamenti. Sul collare dell’Esperto si trova un occhio, simbolo di vigilanza, qualità essenziale per un Esperto, ma anche una spada incrociata con un regolo. Il regolo è simbolo di rettitudine, di integrità e garanzia della buona osservanza del rito, ma anche della misura di cui deve dar prova l’Esperto, La spada, simbolo assiale, ha la punta rivolta verso l’alto, quando è all’ordine; arma difensiva, serve a preservare la tradizione e i riti iniziatici contro eventuali profanazioni, L’Esperto è il primo dei tre ufficiali senza seggio. La sua funzione è essenzialmente mobile, come quella dei Diaconi presso gli Ancients. Egli deve essere pronto in ogni momento a spostarsi su ordine del Venerabile e a farlo in silenzio, come richiamo a ciò che viene detto nel Libro dei Re (1 Re 6, 7) sull’argomento della costruzione del Tempio: né martello, né scure, né altro istrumento di ferro si udì nel tempio, mentre veniva costruito. Nello stesso spirito, possiamo notare che è necessario che gli spostamenti del Maestro delle Cerimonie e del Copritore siano effettuati allo stesso modo, vale a dire in silenzio.
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12. IlMaestro delle Cerimonie
Il Maestro delle Cerimonie è incaricato dell’ammissione dei visitatori e annuncia i dignitari massonici, che introduce con solennità nel tempio portando sempre il proprio bastone. Ha l’incarico di occuparsi degli strumenti simbolici, dei collari e dei diversi accessori di cui tiene l’inventario. Prima dell’apertura dei lavori, prepara la loggia e prende tutte le misure utili per lo svolgimento di una tornata. L’ordine materiale interno della loggia è di sua competenza, poiché deve vegliare affinché sia messo in opera tutto ciò che è necessario al compimento del rituale; deve organizzare e disporre la loggia. Questo ufficiale è incaricato di Maestro condurre la marcia per ogni circolazione nel compio, oltre a mostrare il percorso. Analogamente, fa circolare 1l sacco delle proposte al momento della chiusura dei lavori. Nel Rito Scozzese Antico e Accettato, il Maestro delle Cerimonie siede davanti all’Esperto, ai piedi dell’Oriente, dinanzi alla colonna del Mezzogiorno, su un seggio separato davanti a quello del Tesoriere. Nel Rito Francese è ai piedi dell’Oriente, dinanzi alla colonna del Nord, su un seggio separato davanti a quello dell’Ospedaliere. Nel Rito Francese Tradizionale, detto Moderno o Ristabilito, vi sono due Maestri delle Cerimonie che siedono a Nord e a Sud, ai piedi dell’Oriente, il Primo di fronte al Tesoriere, il Secondo davanti all’Ospedaliere. Il Maestro delle Cerimonie ha il compito di dirigere il cerimoniale, introdurre i visitatori e annunciare i dignitari secondo gli ordini del Maestro Venerabile, di disporre i Fratelli in funzione del grado e della dignità, di far circolare il sacco delle proposte e di distribuire le biglie per le votazioni. Dal momento che la sua funzione è essenzialmente mobile, egli non ha seggio. Porta sul collare due spade incrociate con un bastone al centro, per ricordare che esso può formare un triangolo incrociandosi con la spada dell’Esperto al momento delle invocazioni di apertura e di chiusura dei lavori nel R.’.S.’.A.’.A.’. Egli sì tiene all’ordine, tenendo il bastone in modo da formare una squadra. Il bastone dovrebbe essere di ebano e guarnito d’avorio, vale a dire di materia nobile e vivente che incrocia il metallo della spada, nel momento in cui il Maestro delle Cerimonie forma un triangolo aperto con l’Esperto. Questo bastone di ebano è l’attributo specifico della guida, che tutti seguono volontariamente. Il pianeta che gli viene attribuito è Mercurio, il cui simbolo può essere assimilato al movimento e alla rapidità (in astronomia è stato scoperto che il pianeta Mercurio ruota rapidamente su se stesso in 88 giorni, mentre la Terra compie la stessa rotazione in 365 giorni). Egli conduce i viaggiatori, delimita i confini e aiuta a superarti. Incaricato di rendere gli onori massonici a nome dell’officina, il Maestro delle Cerimonie va a cercare i dignitari sul sagrato e li annuncia alla porta della loggia prima di introdurli solennemente. Analogamente, deve vegliare affinché ogni membro della loggia sia al posto che gli spetta. Il Maestro delle Cerimonie è rivolto sempre verso l’Esperto, sia nel R.S.A.A., dinanzi alla colonna del Mezzogiorno su un seggio separato, davanti a quello del Tesoriere, sia nel R.’. F.’. dinanzi alla colonna del Nord. È il Maestro delle Cerimonie a preparare all’esame il candidato bendato e ad accompagnarlo guidando i suoi passi. Allo stesso modo, aiuta l’Esperto a preparare i candidati all’iniziazione e a sottoporli alle diverse prove. È auspicabile che le deambulazioni del Maestro delle Cerimonie si facciano con solennità e sobrietà, secondo un ritmo calmo e posato.
13. I Diaconi
L’uso dei Diaconi è totalmente sconosciuto presso i Moderns, è quindi anche nel Rito Francese. È un ufficio specifico degli Antients che ai nostri giorni sussiste ancora nel Rito Inglese di stile Emulation. Questa particolarità specificamente inglese è di contro esistita anche nel Rito Scozzese Antico e Accettato, com’è menzionato nel testo di riferimento di questo rito, la Guide des Macons Écossais, pubblicata nel 5800 (cioè nel T800) a Edimburgo. La parola diacono viene dal latino diarontus, a sua volta proveniente dal greco diakonos, che significa ministro, servitore. I Diaconi furono istituiti in numero di sette dagli apostoli nella tradizione cristiana. La loro funzione consisteva nel servire alle agapi, amministrare il pane e il vino per le comunioni e distribuire le elemosine. Nel Rico Inglese di stile Emulation, i due Diaconi hanno, insieme al Copritore, lo statuto di ufficiali e assistenti dei tre ufficiali principali che dirigono la loggia. Con il Maestro delle Cerimonie, i due Diaconi circolano liberamente in tutta la loggia. Essi trasmettono gli ordini del Maestro Venerabile ai Sorveglianti, senza agire mai di propria iniziativa. Viene loro richiesto di eseguire le istruzioni nella forma dovuta, conformemente all’insegnamento ricevuto, il che richiede da parte loro una buona conoscenza del rituale e della sua gestualità.. La funzione principale dei Diaconi consiste, secondo certi usi, nel condurre in corteo il Venerabile e i Sorveglianti ai loro seggi, nell’introdurre i candidati in loggia e nel guidarli. Il Primo Diacono siede a destra del Maestro Venerabile {ma a un livello più basso), del quale trasmette gli ordini al Primo Sorvegliante. La sua funzione è essenziale, con il contributo del Secondo Diacono, al momento di un passaggio al grado di compagno o di un’elevazione al magistero, poiché guida il recipiendario in tutte le circumambulazioni. L’ufficio del Primo Diacono consiste nel portare tutti i messaggi o ordini del Maestro Venerabile al Primo Sorvegliante, e all’occorrenza di attendere la loro esecuzione, che si attuerà, in un secondo tempo, per il tramite dell’agente di trasmissione rappresentato dal Secondo Diacono. Quest’ultimo siede a destra del Primo Sorvegliante. Il suo ufficio consiste nel portare dal Primo al Secondo Sorvegliante ogni messaggio del Maestro Venerabile e di vegliare sulla sua stretta osservanza. Egli dispone e cambia i quadri di ogni grado, al momento dell’apertura e della chiusura dei lavori. Il Secondo Diacono ha l’incarico di condurre 1l candidato all’iniziazione, e deve pertanto dar prova di cortesia e di maestria per guidare il postulante. Si dice spesso che questo sia il ruolo più importante di tutta la Massoneria. Si può osservare che i Diaconi, dovendo eseguire degli ordini, non hanno la necessità di disporre di un seggio, poiché la loro funzione, essenzialmente mobile, può essere considerata come energia in atto. Nel suo articolo L’initiation, il y deux cents ans, Martin Harvey afferma che i Diaconi portavano delle aste nere lunghe circa due metri e dieci’18) .Dal 1790 al 1820, il gioiello dei Diaconi presso gli Antients rappresentava Hermes o Mercurio, indicando chiaramente la loro funzione di messaggeri. Fino all’inizio del XIX. secolo, l’emblema del Diacono rappresentava Mercurio che porta una verga e un elmo, con un globo sotto il piede sinistro e un caduceo nella mano destra. Il gioiello di ciascuno dei Diaconi era allora leggermente differenziato, contrariamente all’uso attuale, che impone gioielli identici per entrambi. Dal 1820, la Grande Loggia Unita d’Inghilterra ha optato per il simbolo di una colomba che porta un ramoscello d’ulivo, che richiama il suo ruolo di messaggera di pace nel racconto dell’arca di Noè. La rappresentazione di questa colomba ha subito delle varianti grafiche secondo l’origine inglese, irlandese o scozzese. Hermes è il Dio greco con sandali e copricapo alati, attributi della mobilità: egli corre tra cielo e terra. L’inafferrabile (Mercurio) Hermes è il messaggero degli Dei e la guida delle anime. È lui che apre tutte le vie. Hermes porta il caduceo, verga aurea intorno alla quale si intrecciano due serpenti che egli ha riconciliato, poiché è lui che compone i conflitti e supera le contraddizioni. È ancora lui che facilita gli scambi e ne consente la realizzazione, sia che essi vengano artuati tra Dei e uomini o tra gli uomini stessi, È difficile determinare la ragione per cui Hermes (Mercurio) è stato trasformato in colomba nell’emblema dei Diaconi. Nondimeno, si può stabilire un legame evidente tra i due simboli, che rappresentano entrambi la grande mobilità propria di questa funzione, nonché il suo ruolo di messaggero di pace e di guida. La colomba dell’Arca vola per trovare un luogo di sosta, e percorre il mondo alla ricerca della pace per tutti. Essa vola per trovare il ramoscello della salvezza è portare la buona novella di una terra in cui l’arca possa gettare l’ancora e fermarsi (Noè significa riposo). La superficie delle acque sorvolata dalla colomba di Noè segna il limite tra il formale e l’informale. La colomba che porta un ramo d’ulivo mette in evidenza la sua funzione di messaggera di luce e di pace. La sua virtù è quella della semplicità. La colomba è simbolo di innocenza per le sue forme semplici, ma anche perché spesso è bianca, colore naturale attribuito a questa virtù. La colomba è rivolta verso sinistra, verso il passato delle origini dal quale tutto proviene. Nell’iconografia alchemica, la colomba bianca simboleggia l’opera al bianco che succede all’opera al nero, nel corso della quale la materia prima sì trasforma in pietra filosofale. Alla luce di tale constatazione, possiamo affermare che i Diaconi mostrano attraverso questo simbolo, che orna il loro bastone ed il loro collare, anche il cammino della realizzazione iniziatica, di carattere parimenti alchemico.
14. lì Copritore
Il Copritore ha una funzione di custodia, in quanto vigila sulla sottilissima linea che separa la loggia in attività dal mondo profano, e ciò per tutta la durata dei lavori di una tornata, in quanto il tempio deve essere al coperto 19) . È necessario distinguere bene il Copritore dal Tegolatore. Quest’ultimo appellativo designa un guardiano esterno che regola i visitatori, cioè assume informazioni per conto della loggia sulla loro identità massonica. Attualmente non è più il Copritore o il Tegolatore a svolgere questa funzione, ma l’Esperto. La parola tegolare apparve per la prima volta nel 1738. Per tegolatura si intende l’azione con la quale un ufficiale della loggia verifica la qualità di un massone assicurandosi che possieda il grado che sostiene di aver ricevuto (apprendista, compagno, maestro), giustificando con le sue risposte di conoscere bene l’istruzione ad esso relativa. La maggior parte degli autori massonici osserva che il Copritore prende questa denominazione in rapporto al copritore di mestiere, che termina una costruzione posandovi un tetto; analogamente, il custode della loggia si chiama Copritore perché verifica che la loggia sia al coperto, affinché i lavori possano avere inizio 20). Questa verifica preliminare è indispensabile nel rituale di apertura. In un rituale del XVIII secolo, quando viene chiesto di verificare se la loggia è al riparo dalle indiscrezioni dei profani, la significativa risposta fornita è la seguente; Ho ispezionato tegola per tegola, grondata per grondaia. La loggia èal riparo dalle indiscrezioni dei profani 21). Nel 1743, ad adempiere la funzione di Copritore è l’ultimo apprendista entrato:
D. — Chi avete trovato alla porta
R. — L’ultimo ricevuto degli apprendisti, con la spada in mano.
D. — Perché aveva la spada in mano?
R. — Per allontanare i profani.
D. — Dove si collocano gli apprendisti?
R. — A Settentrione, tutti eccetto l’ultimo ricevuto”.
Ai nostri giorni, in diversi riti (R.F è R.S.A.A.) è usanza che sia il Venerabile che ha appena lasciato la carica ad assolvere tale funzione; ciò fa passare colui che dirigeva la loggia dall’ufficio più elevato al più umile, insegnando in tal modo che ciò che è in alto è come ciò che è in basso. La pratica della tegolatura non viene eseguita dal Copritore, il quale si assicura soltanto che i fratelli stiano bene al coperto, vale a dire che la loggia in cui si svolgerà la tenuta beneficia della protezione e della sicurezza richieste affinché i lavori si svolgano unicamente tra liberi muratori. Questo è probabilmente uno degli uffici più antichi, poiché nelle prime logge il Copritore, armato di spada, era davvero un Guardiano della Soglia. Se il Copritore è il primo dei Guardiani della Soglia, l’Esperto è il secondo. La funzione del Copritore concerne tutto ciò che attiene alla custodia dell’accesso, esterno e interno, della porta, ed è per questo che anticamente era chiamato Fratello Terribile, a causa del rigore e della vigilanza richiesti dal ruolo. In una divulgazione si raccomandava al Copritore di tenere fermamente la spada che allontana gli indiscreti non preparati a partecipare ai lavori, Anticamente, ogni loggia aveva due Copritori, uno dei quali si teneva all’esterno per vigilare sul sagrato, ed era il Tegolatore, mentre l’altro custodiva la porta interna. Quest’uso è stato conservato nel Rito inglese di stile Emulation. Il Copritore è seduto ad Occidente, senza seggio, di fronte al Venerabile, vale a dire rivolto verso Oriente.
15. I collari
In origine il collare, impropriamente chiamato cordone, aveva l’unico scopo di appendervi i gioielli e distinguere in tal modo gli ufficiali, ma senza possedere alcun senso simbolico. Gli ufficiali che portano il collare non possono aggiungervi nello stesso tempo il budriere o cordone riservato ai maestri massoni che non fanno parte del collegio degli ufficiali. Il collare, secondo il Dictionnaire encyclopédique Quiller, sì riferisce agli Ordini di cavalleria: si porta un Ordine sul petto, se ne indossa il nastro, il cordone a forma di collare che ricade a punta in giù sul petto. I collari o cordoni, i gioielli con i guanti e il quadro costituiscono le decorazioni individuali del massone. Non si tratta di decorazioni onorifiche, ma di punti di riferimento visivi delle funzioni occupate. Il gioiello che pende all’estremità del cordone di ufficiale è spesso la replica degli attributi della funzione ricamati sul cordone stesso.
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16. Il budriere o cordone
Furetière 23) definisce il bidriere come una sciarpa di cuoio o di stoffa indossata in diagonale dalla spalla sinistra al fianco destro, che serve a tenere la spada. Il Dictionnaire de l’Acadimie Prangaise 24) precisa che si tratta di una banda di cuoio o di stoffa indossata a mo’ di sciarpa sulla spalla, che ha la funzione di sostenere la spada. Secondo l’espressione attuale, si è cinti da in budriere. In astronomia, la cintura di Orione è un gruppo dî tre stelle allineate in questa costellazione. Su alcuni cordoni di maestro, riccamente decorati, si trovano ricamare anche queste tre stelle.
Secondo il rituale del 1858 detto del principe Murat, al grado di maestro del Rito Francese viene precisato: Il seguo distintivo del maestri è un cordone azziirro che il indossa a bandoliera dalla spalla destra fin sotto il braccio sinistro; il cordone ricorda, per il suo colore, che chi lo indossa è maestro della Massoneria azzurra, altrimenti detta Massoneria simbolica. Infondo a questo cordone è sospeso, con una rosetta rossa, il gioiello del grado, composto da una squadra incrociata con un compasso aperto a 45 gradi. Si noterà che il budriere o cordone, che è usanza portare in molte Obbedienze allorché un massone visita una loggia, corrisponde verosimilmente alla sopravvivenza di un accessorio di abbigliamento indispensabile nei tempi in cui si portava la spada, giacché era destinato a sostenerla. Era costituito da una banda di cuoio o di stoffa indossata in diagonale dalla spalla sinistra al fianco destro (come mostra l’iconografia del XVIII e XIX. secolo). È ancora uso portare un budriere o un cordone nelle logge del Rito Scozzese Antico e Accettato e del Rito Francese, in cui i maestri che non hanno una posizione ufficiale portano un budriere di moire azzurro chiaro, bordato di rosso nel R.S.A.A. e senza bordino nel R.F., con i simboli del grado di maestro. Soltanto i membri del Rito Scozzese Rettificato usano ancora portare la spada in loggia. In realtà, la parola “cordone” è divenuta un termine vago e un poco stereotipato, poiché definisce sia il collare degli ufficiali, sia il budriere indossato dai maestri presso molte Obbedienze, vestigio dei tempi in cui i gentiluomini massoni del XVIII secolo portavano la spada, Quillet definisce il cordone come un largo nastro che fa parte delle insegne di certi Ordini di Cavalleria, sull’esempio del gran cordone della Legion d’Onore. Secondo questa definizione, il cordone designerebbe più che altro, per analogia, il collare degli ufficiali della loggia.
17. I gioielli
La qualifica di “gioiello” in Massoneria riveste significati diversi e talvolta un po’ complessi. Esso designa sia il gioiello che pende all’estremità del cordone degli ufficiali, sia i gioielli mobili e immobili. Un collare munito del simbolo della funzione è attribuito ad ognuno degli ufficiali che compongono il collegio della loggia. All’estremità del cordone, che ricade a punta, è sospeso un gioiello che rappresenta gli attributi significativi della funzione. È stara formulata l’ipotesi secondo cui le ricche decorazioni, i gioielli e gli ornamenti di cui si fregiavano i gentiluomini, e più in particolare i militari, nel XVIII secolo sono probabilmente all’origine dei gioielli indossati in loggia. Analogamente, le logge militari in cui si avevano sotto gli occhi i diversi costumi e galloni dei gradi, i collari dell’Ordine, le medaglie, le decorazioni e le insegne dei reggimenti, devono aver esercitato un certo influsso sulla Massoneria, che ritroviamo parimenti in alcuni segni di Ordine25). L’uso dei gioielli appariva evidente già nei testi degli Antichi Catechismi scozzesi del 1696. Vi si trova una serie di domande e risposte che distinguono tra tre gioielli mobili e tre immobili. In seguito, l’uso dei gioielli mobili è stato esteso a tutte le altre funzioni di ufficiale. Le prime Istruzioni francesi distinguono tra gioielli mobili e immobili. Il significato dei gioielli mobili concerne direttamente la direzione dei lavori in loggia e ì tre ufficiali che la dirigono:
D, — Qual è l’uso dei gioielli mobili e che cosa rappresentano?
R. — La squadra, che è il primo di questi gioielli, serve da ornamento al maestro e ci mostra il simbolo della regola dei nostri costumi; il secondo, rappresentato dalla livella, serve da ornamento al Primo Sorvegliante, e segna l’eguaglianza che deve regnare tra i Fratelli (poiché è proprio della Massoneria rendere eguali tutti gli nomini}. Il terzo, la perpendicolare, serve da ornamento al Secondo Sorvegliante e ci mostra che tutti questi beni provengono dall’alto 26).
Una risposta data da un rituale del Rito Scozzese Antico e Accertato fornisce un chiarimento complementare di questi tre gioielli:
R. — La squadra, attributo del venerabile, ci insegna che dobbiamo regolare le nostre azioni in base all’equità, La livella, attributo del F.’. Prima Sorvegliante, presenta il simbolo dell’eguaglianza e ci insegna che solo la virtà ci rende tutti uguali. La perpendicolare indossata dal F.’.. Secondo Sorvegliante serve a ricordarci sempre che le grazie ci giungono dall’alto e che dobbiamo senza sosta chiedere al G.’.A.’.D.’.U.’.. quelle di cui abbiamo bisogno”.
18. Le spade
L’uso della spada è attestato nella Massoneria francese del XVII secolo, nel quale molti postulanti erano gentiluomini, quindi detentori di una spada. Quest’uso interviene in momenti diversi del rituale, principalmente nei più solenni: aperetura e chiusura dei lavori, assunzione degli obblighi da parte del recipiendario. L’uso della spada costituisce l’attributo principale delle funzioni dell’Esperto e del Copritore 28), ma anche del Maestro Venerabile in occasione della ricezione a un certo grado, La spada è costituita da una lunga lama d’acciaio a doppio taglio, Le prime spade erano relativamente corte e spesse, con la lama a forma di gladiolo, da cui il nome di gladio. Simbolo dell’asse del mondo, essa si identifica con la croce, In uno studio sul simbolismo della spada, Coomaraswamy dimostra che essa è derivata da una radice o da un archetipo che è la folgore, precisando che nell’uso della Cavalleria cristiana spada è croce virtualmente sì identificano o, per lo meno, la spada può essere impiegata come un sostituto della croce di legno per scacciare gli spiriti maligni; in tal caso essa adempie, come la croce, la funzione di arma sacra 29)
Il simbolismo della spada è ricco e complesso: essa permette di fare giustizia, è simbolo di protezione, vigilanza, coraggio, autorità e regalità.
La spada fiammeggiante
Nel Rito Scozzese Antico e Accettato, la spada appoggiata sul seggio del Maestro Venerabile è una spada fiammeggiante, Quest’ultima comparve in Massoneria all’inizio del XIX secolo, in riferimento a quella che fu posta da Dio, dopo la Caduta, alla porta del giardino dell’Eden da cui Adamo era stato appena cacciato: e porse a guardia del paradiso di delizia un cherubino con una spada fiammeggiante e roteante, per custodire la via dell’albero della vita (Genesi 3, 24). Possiamo notare che, contrariamente a quanto spesso si crede, questa spada non era nelle mani dei cherubini. La spada fiammeggiante dalla lama leggermente ondulata assomiglia a una fiamma, ed è pertanto strettamente legata al simbolismo della luce e del fuoco. Essa è associata ad un duplice simbolismo, poiché serve insieme ad allontanare dal luogo santo chiunque non abbia le qualità idonee a penetrarvi e a custodire la soglia di un santuario. Nel Rito Francese la spada fiammeggiante non c’è, poiché non si ritiene che il Maestro Venerabile derivi i suoi poteri da un principio divino; ciò significa che il recipiendario viene ricevuto senza essere creato: ecco perché una spada fiammeggiante non ha ragione di esistere.
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