Alcune considerazioni sul concetto di Iniziazione
Maestro Venerabile, carissimi Fratelli, essendo il termine “iniziazione” abbastanza poco compreso nel mondo profano, vorrei cogliere l’occasione della acquisizione di un nuovo Fratello da parte della nostra Loggia, per fare alcune considerazioni che spero possano portare qualche contributo in vista di un approfondimento del suo significato. Comeindica la parola stessa, trattasi qui dell’inizio di un qualcosa; il problema sta nel capire con una certa precisione ciò a cui, lo strano ed inconsueto rito che conferisce appunto la qualità di “iniziato”, dà l’accesso. È necessario, a tal fine, premettere qualche annotazione sulle modalità dei processi conoscitivi propri all’essere umano. Il grado di consapevolezza dell’uomo ordinario gli permette di accedere a tre livelli di conoscenza: * il piano corporeo o sensoriale, cui corrispondono, come strumento conoscitivo,i cinque sensi; * il piano emozionale, dove la percezione avviene mediante dei particolari “centri psichici” situati a livello animico, il cui insieme funzionale può essere genericamente definito come “sensibilità”, * il piano mentale, riguardante i processi del pensiero razionale (deduttivo o induttivo) e situato anch’esso a livello psichico. Quest’ultimo piano è, a torto, sovente percepito come corrispondente al livello più alto delle facoltà conoscitive dell’uomo, tanto che, quanto non rientra nella sua sfera, viene_definito con il termine “irrazionale” e relegato, per ciò stesso, in una posizione di inferiorità; questo perché il punto di vista profano non concepisce la possibilità di una conoscenza “sovrarazionale”, pertinente cioè ad un livello di consapevolezza definibile come ‘“superconscio” in contrapposizione al livello “subconscio” (peraltro assai noto in psicologia) che corrisponde, dal canto suo, all’insieme delle pulsioni “veramente” irrazionali presenti nell’uomo. Essendo i tre livelli appena menzionati oggetto di comune esperienza, non è certamente a questi che l’iniziazione può riferirsi in senso stretto giacche non si deve certo fare ricorso a stranezze quali riti e simboli per sviluppare o perfezionare alcuno di essi, laddove i riti e i simboli sono invece rigorosamente indispensabili sia per conferire l’iniziazione in quanto tale, sia per lavorare in vista della trasformazione della stessa da virtuale ad effettiva cosa quest’ultima che corrisponde al passaggio da una condizione puramente “germinale” ad uno stato di pieno sviluppo. Come già osservato, il livello dei sensi da un lato e quello psichico o animico dall’altro, riguardano due piani di consapevolezza: quello delle realtà corporee o sensibili e quello della realtà “sottili” (altrimenti anche detto “piano Intermediario”) nel quale si colloca l’insieme delle emozioni e dei pensieri organizzati; per comprendere ciò a cui dà adito il rito di iniziazione, bisogna però salire ad un livello conoscitivo superiore inerente ad una facoltà che nell’uomo ordinario è presente solo in modo latente; è questo il livello dello Spirito o Intelletto (‘pneuma” nel mondo greco-romano, “buddhi” nel mondo indù). Alle due dimensioni orizzontali del corpo e dell’anima, che si identificano con il piano della coscienza ordinaria, si ne aggiunge così una terza, questa volta “verticale”, che permette simbolicamente al cerchio di realizzarsi in sfera.
La simbologia tradizionale attribuisce abitualmente la forma quadrata al mondo corporeo (base e fondamento “stabile”) e quella circolare al mondo dello Spirito; per tale motivo, nella Libera Muratoria, quando si desidera fare riferimento a tali piani, vengono utilizzati la Squadra ed il Compasso così come si può agevolmente notare a lavori di Loggia aperti, ove, sul Libro della Sacra Legge (simbolo della Conoscenza Universale), sono posti appunto questi due strumenti di lavoro. Deve comunque essere rilevato che, nella camera di Apprendista, la Squadra è sovrapposta al Compasso, ad indicare che la “corporeità” ancora prevale sulla “spiritualità”. In effetti, lo sviluppo della capacità intuitiva, capace di percepire in modo diretto l’essenza delle cose, è un fatto tutt’altro che immediato e richiede, come lavoro preliminare, la capacità di controllare le interferenze dovute ai messaggi provenienti dal mondo dei sensi e da quello della psiche, fino al punto di poterli “sospendere” a piacimento e poter così orientare tutte le potenze dell’essere, non più disperse in indefinite direzioni, verso il proprio Centro che, in diverse culture, è simbolicamente localizzato nel “cuore”. Questo “Centro” è la sorgente di quella che, in Massoneria, viene definita come “la Luce”, ovvero quella cosa che il Candidato alla iniziazione, dietro indicazione del Fratello Esperto, dichiara essere la sua aspirazione. È peraltro opportuno notare che il recipiendario è in quel momento pressoché del tutto inconsapevole della portata di ciò che sta richiedendo ed una ulteriore conferma di questa sua ignoranza circa il fine dell’iniziazione è data dalla particolare risposta che, sempre il Fratello Esperto, gli suggerisce quando, nel corso del rito, viene posta al Candidato la domanda «che cosa sapete voi della Libera Muratoria?», ove la risposta tradizionale è: «Nulla». Bisogna notare, a quest’ultimo riguardo, che tale risposta sarebbe evidentemente assurda se fosse qui da intendersi in senso letterale in quanto è fin troppo chiaro che nessuna persona di buon senso si accosterebbe alla Libera Muratoria senza avere di questa almeno una qualche idea, anche se superficiale. Per poter correttamente interpretare questa apparente incongruenza, è necessario tenere conto del fatto che, così come quando si accompagna un cieco gli si presta in qualche modo il senso della vista, il Fratello Esperto, nel guidare l’aspirante alla iniziazione, in quel momento totalmente immerso nelle tenebre dell’ignoranza (la benda), attraverso la porzione più oscura del cammino, presta al Candidato una conoscenza di cui questi non può per definizione disporre (l’iniziazione non è ancora stata conferita), egli infatti, indicando di volta in volta al Candidato le risposte “giuste e perfette” che deve dare, consente a quest’ultimo di procedere lungo il cammino senza correre il rischio di essere bloccato lungo il percorso da qualcuno dei vari “Guardiani della soglia”. Esempi del tutto analoghi sono facilmente riscontrabili in tutti quei testi tradizionali che descrivono simbolicamente l’iter della “morte iniziatica”. È opportuno aggiungere che, in questo contesto, non importa minimamente sapere cose che riguardano la natura individuale del Candidato (come ad esempio se sa tanto o poco della Massoneria, cosa del resto abitualmente già appurata nell’ambito della Tegolatura), ma solo interessa il conferimento, attraverso riti e simboli appropriati, di “impressioni” o “vibrazioni” idonee a risvegliare l’essere dal suo “sonno dello Spirito” cosa, quest’ultima, che non potrà avvenire compiutamente se non molto più avanti nel cammino iniziatico. Proprio al fine di favorire il processo di auto consapevolezza, viene imposta all’Apprendista, quale prima “tecnica” di apprendimento iniziatico, quella del “silenzio” e, proprio perché di tecnica qui si tratta, questa esperienza, per essere profittevole, deve essere vissuta in modo attivo e non subita come una costrizione. A questo riguardo è forse opportuno aggiungere qualche considerazione. Viene sovente affermato che il “silenzio” serve per imparare ad ascoltare gli altri, e questo è, per certi versi, certamente vero, ma non sufficiente in quanto vi sono motivi, forse anche più importanti, che sottendono a questa pratica iniziatica. Si è detto in precedenza che, per imparare a percepire le operazioni dell’Intelletto puro, è indispensabile “far tacere” il mondo dei sensi e quello della psiche; ebbene il silenzio dell’Apprendista è innanzitutto un simbolo di questa cosa con più particolare riferimento ai piani del corpo sensoriale e dell’anima emozionale (al “silenzio” della mente, di alquanto più difficile attuazione, viene fatto preciso riferimento nel “rito di passaggio” al Secondo Grado per cui non mi dilungo sull’argomento in questa camera). Come osservato, per poter arrivare a realizzare compiutamente il silenzio dell’ Apprendista, bisogna fare un uso attivo di tale tecnica ed indagare con cura gli effetti interiori indotti dalla pratica della stessa. Si noterà così come l’anima reagisce in qualche modo agli stimoli che riceve dall’esterno presentando alla coscienza diverse emozioni che, attraverso tutta una gamma di “risonanze” interiori, inducono a provare talvolta compiacimento, talvolta irritazione e, a volte, di fronte ad affermazioni tali da scontrarsi con quanto, a torto o a ragione, si è ritenuto fino a quel momento essere giusto ed incontrovertibile, persino collera. Ebbene, è proprio in questi casi che, come Ercole con l’Idra di Lerna, bisogna combattere e tagliare ad una ad una tutte le teste del mostro, ma poiché ciò non è ancora sufficiente, in quanto queste poi puntualmente ricrescono, bisogna anche cauterizzare i colli mozzati onde evitare che quei particolari tipi di illusioni, di cui “le teste” sono simbolo, possano in futuro ripresentarsi. È possibile ‘“cauterizzare i colli dell’Idra” solo a condizione di risalire all’origine profonda di quel che si sta affrontando; non basta pertanto limitarsi a prendere atto dell’esistenza di un certo tipo di reazione impropria (questo è solo un sintomo, non il male vero e proprio), ma è indispensabile andare oltre, ponendosi continui “perché” fino a quando non si arriva a comprendere la natura della stessa scoprendo sovente, alla radice, la presenza di qualche, a volte insospettata, carenza individuale. Aggiungo, senza dilungarmi, che alla operazione di “purificazione dell’anima”, necessaria per poter procedere lungo il cammino iniziatico, fanno anche riferimento 1 “viaggi degli elementi” (di cui il primo, quello della Terra, è rappresentato dal Gabinetto delle Riflessioni). Non sarà forse inutile osservare che l’operazione di liberare la psiche dalle scorie delle emozioni incongrue e dei pensieri superflui, ben lungi dall’esaurirsi con il solo lavoro nel Tempio, deve essere portata avanti di continuo in tutti i momenti della vita: in famiglia, sul lavoro e, soprattutto, quando si è soli con se stessi. È importante ricordare che la piantina, germogliata con il seme dell’iniziazione, non potrà mai svilupparsi senza questo preventivo lavoro di “bonifica” e, pensare 1l contrario, significa andare incontro apesanti disillusioni circa il risultato della ricerca iniziatica. La “Luce massonica” non è certo qualcosa alla portata di chi non vuole compiere sforzi proporzionali all’entità del bene da conseguire. Quanto fin qui detto apre soltanto un piccolo scorcio su ciò che è l’oggetto di questo lavoro, molte altre cose ci sarebbero in effetti ancora da dire addentrandosi in temi come quello delle origini intemporali e sovra-umane dell’iniziazione, della natura del tipo di influenza spirituale che viene trasmesso, delle condizioni per la sua efficacia, della varietà dei tipi di iniziazione a seconda delle epoche, delle culture o della natura dei soggetti umani a cui sono destinati e molte altre cose ancora, ma tutto questo va ben al di là dei limiti di una semplice Tavola e del resto vi sono Autori, di gran lunga meglio qualificati di me, che hanno trattato compiutamente tali argomenti ed ai quali, con un po’ di impegno e buona volontà, ci si può proficuamente riferire. Lungi pertanto dal voler esaurire un argomento di tale vastità e portata, l’intenzione che mi ha guidato nel tracciare queste poche righe, è stata quella di fornire al nostro nuovo Apprendista ed a noi tutti, me compreso, alcuni spunti di riflessione su di un argomento a cui forse non si pensa con la frequenza che, vistane l’importanza, sarebbe auspicabile. Detto ciò, vorrei concludere facendo al nuovo Fratello, oltre alle solite felicitazioni per essere diventato un nuovo anello della nostra catena, anche l’augurio di poter scoprire di persona il valore inestimabile di quella che, solo pochi giorni orsono, deve essergli apparsa come un’oscura pantomima, ma che in realtà è una “sacra epifania” compiuta, “from immemorial time”, per permettere all’uomo, mediante il ricollegamento con la sua obliata origine divina, di ritrovare il proprio Sé.
A.’.G.’. D.’.G.’. A.’.D.’.U.’.
FR.’. A. Orlnd, 23 marzo 2000