Carissimo Fratello Claudio,
sento il bisogno di congedarmi dal nostro Maestro Venerabile esternando a tutta la nostra R. Loggia quello che penso adesso, che è poi quello che ho provato per tutto l’anno passato. Così, visto che hai citato qualcosa che riguarda il Simposio, vorrei anche io rifarmi a quello straordinario momento di dialogo che è, appunto, il Simposio di Platone.
Vorrei, molto brevemente, inquadrare l’ambientazione e lo svolgimento della scena: La cornice è quella del Simposio (dal greco stare insieme) che ha seguito il banchetto offerto dal poeta tragico Agatone per festeggiare la sua vittoria della sua prima tragedia. Fra gli invitati, oltre a Socrate e al suo discepolo Aristodemo, ci sono il medico Erissimaco, che viene eletto “Magister”, il commediografo Aristofane, Pausania l’amante di Agatone e il suo amico Fedro, esperto di retorica. Agatone chiede che il medico Erissimaco scelga il tema da dibattere nel corso del Simposio. Così, partendo dalla sua destra, ognuno di loro, su invito dello stesso Erissimaco, terrà un discorso che avrà per oggetto un elogio di Eros, cioè dell’Amore in ogni sua forma.
Ognuno degli ospiti avanza delle bellissime considerazioni sull’Amore, sugli amanti e sugli amati (maschi e femmine), sulla bellezza, sulla nascita dell’Amore (cioè di Eros), sull’affetto, sull’amicizia, la passione, la devozione. Da ultimo parla Socrate che, naturalmente, diciamo che “vola ancora più in alto, nonostante anche i suoi ospiti avessero fatto considerazioni di altissimo livello.
Dopo che Socrate ha concluso il suo discorso, entra nella sala del banchetto Alcibiade, uno dei discepoli di Socrate, che tesse il più splendido elogio del suo Maestro. Socrate gli è stato maestro, amico, gli ha salvato la vita in battaglia e gli ha fatto attribuire dagli strateghi quei riconoscimenti che avrebbe meritato per sé.
Dice Alcibiade: « Sappiate che a lui non importa nulla se uno è bello, e ne fa così poco conto quanto nessun altro, né gli interessa se è ricco o se ha un altro titolo di quelli che, per la gente, portano alla felicità. Ritiene di ben poco conto tutti questi beni, e passa la sua vita ostentando candore e scherzando, ma quando poi si impegna seriamente e si apre, non so se uno ha mai visto le splendide qualità che ha all’interno: io le ho già osservate, da tempo, e mi apparvero così divine, dorate, belle e meravigliose, da provare che si doveva fare subito quel che Socrate comandava. »
Continua Alcibiade: Si potrebbero dire, senza dubbio, molte altre cose per lodare Socrate e tutte da far meraviglia, ma mentre per ogni altro atteggiamento nella vita, tali cose si potrebbero dire anche di altri, il fatto di non essere egli simile a nessuno degli uomini, né degli antichi, né di quelli di adesso, questa è cosa degna di ogni meraviglia.
Caro Fratello Claudio, fatto mie le parole di Agatone, per dirti che mi ritengo fortunato di aver passato un anno sotto la tua guida ed a quella di tutti i Fratelli Dignitari ed Ufficiali della R.L. Garibaldi. Per me è stato un onore.
TAVOLA SCOLPITA DA FR,’, Mr. Lr.