Proposte per il bene della Loggia
Desidero dare un contributo alla conversazione informale di sabato 3 marzo 76 riguardante l’orientamento e gli obiettivi della Loggia. La mia vita massonica è ancora breve e per tale ragione non mi sento certamente di essere la persona più qualificata ad esprimere dei suggerimenti, ma poiché sono convinto che l’intensità di appartenenza può sopperire sovente alle limitazioni conseguenti allo spazio-tempo, desidero intervenire con un possibile contributo che vorrebbe essere positivo evitando così di rimanere in una posizione di spettatore critico. Nell’analizzare il problema ho voluto rifarmi ad un tema fondamentale che ispira la Massoneria: libertà, fratellanza, tolleranza. Queste tre attitudini sono a mio avviso strettamente concatenate e conseguenti; solo quando si è liberi si può amare il prossimo, e solo quando si ama il prossimo si può esercitare la comprensione e la tolleranza. Di conseguenza, secondo la mia convinzione, il punto focale del problema si centra sulla libertà, e proprio da questa parola può sorgere un grande equivoco che può essere alla base di grandi dispersioni di energie. Purtroppo in fase di iniziazione si attribuisce al profano una qualità che dovrebbe essere inerente solo al più alto iniziato e cioè: essere un uomo libero che bussa alla porta del tempio. In realtà il concetto dovrebbe essere più restrittivo e dovrebbe confermare che il profano è un uomo “libero da ogni vincolo in contrasto con i principi della Massoneria”. L’assunto che ne deriva è che chi è entrato nella M. è un uomo libero, ma tale assunto, secondo me, non corrisponde necessariamente alla realtà. Analizziamo allora il termine libero. Il lavoro svolto dalla commissione del Fr. Bianco mi ha aiutato a comprendere il significato nascosto della parola. Libertà significa liberazione, liberazione dalle impurità, dalle asperità, da tutto quello che distingue una pietra rozzamente squadrata da una pietra finemente levigata. Se avviciniamo i due concetti sopra esaminati, uomo libero e libertà, ne consegue che un uomo libero è un uomo che ha realizzato la levigatura della sua pietra, di conseguenza, quando le misure fossero giuste e perfette, anche il tempio, nato dalla sovrapposizione di esse pietre, sarebbe di conseguenza armonico, giusto e perfetto. Poiché purtroppo la libertà è un bene tutt’altro che acquisito ma solo perseguibile con tempo e con fatica, ne consegue che il tempio, costruito su pietre che ci si augura almeno squadrate, non è, con ogni probabilità, né giusto né perfetto. A questo punto penso di intuire perché il Maestro M. B. non abbia dubbi sulla linea che la Loggia dovrebbe seguire: la strada della libertà e cioè della liberazione dalle nostre asperità, dalle nostre impurezze. In altre parole è la strada della raffinazione di noi stessi. Può non sembrare una ambizione molto grande ma è una base necessaria per una valida operatività esoterica superiore, dato per assunto che la pietra sia già stata almeno squadrata. Il M. Rolando nella tavola della sua commissione dice: il segreto è incomunicabile e non può essere tradito in quanto può essere recepito solo da chi ha assunto la facoltà di recepire il segreto stesso. Tutta la simbologia dei tre gradi potrebbe benissimo essere divulgata a qualsiasi profano (come avviene attraverso innumerevoli pubblicazioni reperibili ovunque) senza che, ciononostante, possa dire alcunché al profano stesso. Il comprenderla, l’entrare in sintonia con essa, fanno parte di una dimensione completamente diversa che potrà essere sentita solo da chi è libero di recepirla. IL nostro simbolo è il triangolo. Affinché noi possiamo vedere la luce nella sua essenza, noi dobbiamo realizzare due condizioni indispensabili: “che la superficie del prisma sia perfettamente levigata” che l’angolo della sezione del prisma sia giusta e perfetta di sessanta gradi. Solo a queste condizioni il raggio di luce incidente si manifesta nella sua essenza settenaria dell’arcobaleno. L’obiettivo a lungo termine potrebbe essere una Loggia Tantrica, ma oggi, a breve e a medio termine potrebbe essere quella di creare una Loggia Compagna. Il riuscire a realizzarla non sarebbe un piccolo passo. i Poniamoci come obiettivo quello di liberarci per quanto possibile dalle asperità e dai legami profani che ci impediscono di agire il più liberamente possibile. Discutiamo assieme quali possano essere le vie e le tecniche che permettano di ottenere dei risultati confortanti. L’esperienza ed i suggerimenti di ognuno renderanno tutti noi compartecipi in un lavoro comune che ci vede tutti legati in una azione sinergica. La mia sensazione epidermica è che la nostra Loggia sia una Loggia che ha delle grandi possibilità proprio perché giovane e meno legata a una certa abitualità e quindi potenzialmente più libera. L’essenziale è che non ci sia dispersione di energie.
A..G’.D…G’..A.’.D..U..
TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. EMILIO SCIOLDO