MITRA E COMPASSO

MITRA E COMPASSO

Nel suo libro presentato il 12 novembrea Teramo il Gran Maestro Stefano Bisi racconta i complessi rapporti talora caratterizzati anche da improvvise  aperture che la Chiesa ha avuto con la Massoneria.

Tanto pubblico per il Gran Maestro Stefano Bisi che il 12 novembre a Teramo ha presentato il volume a sua firma “Mitra e Compasso. Riflessioni sui rapporti tra Massoneria e Chiesa”, pubblicato dalla casa editrice Tipheret. Un libro, come lui stesso ha tenuto a sottolineare, che non è di storia, ma non è neppure un articolo di giornale, perché sarebbe troppo lungo. Ma una raccolta di appunti scritti con il linguaggio del cronista. Il racconto di un lungo viaggio, che, partendo dai nostri giorni, attraverso fatti, episodi, ricostruisce la storia di una relazione difficile e tormentata che inizia con la bolla di scomunica di Clemente XII del 1738, una relazione fatta di luci e di ombre, di aperture e di chiusure, che ap-_ passiona laici e cattolici, suscitando talora | reazioni forti dall’una po e dell’altra parte. Ad aprire il volume, ha riferito il Gran Maestro, un evento recente: la festa organizzata dal Grande Oriente il 18 maggio scorso ad Arezzo per celebrare i 150 anni della loggia Benedetto Cairoli. Si respirava, ha raccontato, un’aria d’attesa perché era stato invitato anche l’arcivescovo Riccardo Fontana.

Con l’arcivescovo di Arezzo

“In verità — ha detto Bisi – non pensavo che venisse. Non ci contavo. Invece è arrivato e ha partecipato alla nostra festa, sedendosi al tavolo della presidenza per poi, dopo aver ascoltato con attenzione l’intervento introduttivo del maestro venerabile, prendere la parola” e ricordare che, pur nella loro diversità e alterità, Chiesa e Massoneria hanno alcuni obiettivi condivisibili. Obiettivi che sono il rispetto degli altri, la ricerca del bene comune, l’impegno perla società in cui si vive, la dignità delle persone, l’apprezzamento dell’onestà personale al di là dei recinti ideologici ottocenteschi costruiti 12 in altri contesti. Una presenza importante la sua a quella nostra sMemn manifestazione, ha sottolineato il Gran Maestro, una presenza

che ha aperto una breccia, scatenando anche un dibattito sui giornali, con il Fatto Quotidiano che ha scritto che in questi casi non si partecipa all’evento, ma si manda semplicemente un biglietto.

 Paolo VI e Porta Pia

 “Da parte mia ritengo – ha commentato Bisi — che quando le persone dialogano è un bene, perché il confronto accorcia le distanze, riduce le differenze. Se dialogassimo tutti di più, rinunciando al linguaggio dell’odio e dell’intolleranza — ha aggiunto — sarebbe un bene grande per la nazione”. “È importante – ha poi sottolineato — anche rivisitare alla luce dei tempi contemporanei il senso della breccia di Porta Pia. Siamo rimasti in pochi a celebrare quell’evento della storia italiana”, ha detto. Un evento, che ha un forte valore simbolico…E sul quale va ricordata la posizione che Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, all’epoca porporato responsabile della diocesi di Milano, espresse nel 1962 in un discorso pronunciato durante la sua visita in Campidoglio. Incurante delle reazioni che avrebbe suscitato nei settori più conservatori della Chiesa, Montini affermò infatti di non avere “alcun rimpianto, nè alcuna nostalgia, nè tantomeno alcuna segreta velleità rivendicativa” per la perduta sovranità temporale dell’ ex Stato Pontificio. Si spinse persino a “ringraziare la Divina Provvidenza” per i fatti del 1870, perché avevano segnato la fine per la Chiesa del potere temporale. “Oggi — ha proseguito Bisi – c’è bisogno di creare ponti tra gli uomini, di abbattere i muri nei loro cuori, aprire brecce che demoliscanoil filo spinato dei pregiudizi”.

 La Chiesa del dialogo

Il Grasn Maestro ha citato anche mons. Gianfranco  Ravisi, che in un articolo uscito il 14 febbraio del 2016 dal titolo “Cari fratelli massoni…”, scrisse che “le dichiarazioni di incompatibilità tra le due appartenenze alla Chiesa e alla Massoneria non impediscono, però, il dialogo” in ambiti specifici di confronto “come la dimensione comunitaria, la beneficenza, la lotta al materialismo, la dignità umana, la conoscenza reciproca”. Bisi ha fatto inoltre riferimento al priore della comunità camaldolese di Fonte Avellana in Umbria, don Gianni Giacomelli che è sulla stessa linea d’onda di Ravasi e ad altri religiosi che lavorano  in prima linea, in zone  del  paese difficili, in prima linea. E ai gesuiti Josè Ferrer Benimeli e Giovanni Caprile, che, nel volume “Massoneria e chiesa cattolica”, scrivono: Il dialo80 stesso, superate eventuali incertezze e semplicismi iniziali (che, del resto, non trovano giustificazione nelle norme prudenti, incessantemente ribadite dalle autorità della chiesa), si è avviato esso pure sulla strada della sodezza e della serietà. Desiderarlo, incoraggiarlo, tentarlo, condurlo prudentemente innanzi non significa tradire la fede cattolica, né aprire le porte a presunti nemici, né cedere su spunti irrinunziabili. Comporta solo paziente ricerca dei punti comuni d’intesa, desiderio di scambiarsi i beni reali posseduti da ciascuno, tensione perché la verità (senza alcun aggettivo possessivo) abbia il sopravvento, ricerca di unione per il bene di tutti”..

. Gli intransigenti

Uomini illuminati, che cercano le convergenze, che lavorano alla pace…ai quali se ne contrappongono altri come mons. Luigi Negri, a titolo di esempio che, come ha ricordato il Gran Maestro, ordinò la chiusura delle chiese alla fine di agosto del 2010 quando a San Leo, che fa parte della diocesi di San Marino e Pennabilli, di cui a quel tempoera vescovo, si svolse il festival Alchimia-Alchimie, al quale era prevista la partecipazione anche dei massoni. O come il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, Nunzio Galantino, che in una intervista a Famiglia Cristiana ha definito la Massoneria un gruppo ‘che attenta al bene comune”. Parole che riportano indietro di secoli l’orologio della storia. Non c’è da parte del segretario generale della Cei, ha osservato Bisi, neppure il riconoscimento ai liberi muratori di laici esemplari, che “hanno ‘avuto una parte essenziale nella fondazione dello stato nazionale italiano” che era arrivato nel 1997 in un libro-intervista delle edizioni San Paolo, “Il sale della terra” dell’allora cardinale Joseph Ratzinger con lo scrittore Peter Sewald.

Fako nows della Chiesa su Mozart

Nel suo libro il Gran Maestro rievoca anche una curiosa polemica, che è interessante riportare, sollevata nel 2006 dalla Chiesa, al centro della quale vi finì questa volta il grande Wolfang Amadeus Mozart. Il caso esplose, ricorda Bisi, dopo che papa Benedetto XVI esternòla sua autrntica passione per le opera del grande genio austriaco della musica, passione condivisa per altro, come venne svelato successivamente, anche dal cardinale Carlo Maria Martini. Un vero scandalo per i cattolici più èstremisti che non riuscivano ad accettare che Mozart fosse massone. A provare a smentire quello che è inconfutabilmente confermato da documenti e testimonianze fu lo stesso arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Shonborn, che in un articolo uscito sul quotidiano L’Avvenire il 18 luglio. del 2006, affermava che 1’ appartenenza massonica di Mozart non aveva fondamento…Una vera fake news la sua dalla quale prese le distanze persino, come segnala il Gran Maestro, Antonio Socci, giornalista cattolico, aderente a Comunione e Liberazione, che, pur cercando di ridimensionare, ammise: “Sicuramente Mozart si affiliò alle logge per trovare amici potenti. D’altra parte la Massoneria era appena entrata sulla scena ed era un fenomeno complesso, ne faceva parte l’élite d’Europa e d’America. La chiesa l’aveva scomunicata, ma fior di ecclesiastici si diceva la frequentassero, i re la consideravano un’associazione sovversiva, ma spesso erano iniziati e guidavano le logge”. Un episodio emblematico che conferma come chiusure e pregiudizi si alternino, in seno alla comunità cattolica, alle pur numerose aperture.

-ll monumento a Giordano Bruno

 “Ecco — ha precisato il Gran Maestro — noi continuiamo a sperare, come auspica anche lo storico Massimo Bucciantini nel suo libro dedicato al monumento di Giordano Bruno che sarebbe un bel giorno se all’alba di un 17 febbraio di questo secolo un qualche vescovo di Roma uscisse dal Vaticano per recarsi in Campo dei Fiori. E lì, da solo, ai piedi di quella statua, restasse in raccoglimento”. Chissà se mai assisteremo a questo gesto? “Se avvenisse potrebbe segnare la svolta anche nei rapporti tra Chiesa cattolica e Libera Muratoria. In fondo — ha spiegato Bisi — quel monumento fu voluto anche dai massoni e a Giordano Bruno è dedicata l’onorificenza che il Grande Oriente d’Italia attribuisce ai fratelli che si distinguono per la loro attività”.

 la prossima presentazione a La $pezia

 All’incontro, che si è tenuto a Teramo sono intervenuti il sindaco Gianguido D’Alberto, il presidente del Centro Studi Il Risveglio e il professore Marco Rocchi dell’Università di Urbino. La prossima presentazione del libro “Mitra e Compasso” si terrà a La Spezia. L’appuntamento è per il 10 gennaio alle ore 18 presso la Mediateca Regionale Ligure “Sergio Fregoso” (Via Firenze 37). L’iniziativa ha il patrocinio delle logge cittadine del Grande Oriente Mazzini (100), Nuovo Risorgimento (472), Lord Byron (690) e della Garibaldi (101) di Ameglia e Carlo Sforza (606) di Massa. Introdurrà Angelo “Ciccio” Delsanto e parteciperà alla presentazione Egidio Banti studioso del mondo cristiano , che intervistò il Gran Maetro

Da “ERASMO” n°10 Anno IV.

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