Riflessioni Iniziatiche
Sull’Uomo, lo Spirito e l’Infinito
di Gianmichele Galassi
La Loggia Massonica
Dicembre 2010
- Massoneria e architettura
- Le origini della loggia massonica ed i costruttori medievali di Cattedrali
- Che cos’è una Loggia Massonica?
- La Loggia Massonica come luogo di integrazione culturale
- Conclusioni
La “loggia” ai tempi dei massoni operativi era il
luogo ove facevano base gli operai medievali, ovvero una costruzione ubicata
nei pressi del cantiere che permetteva alle maestranze impegnate nei lavori di
avere una sede per riposare, riporre i propri oggetti, fare riunioni e decidere
il da farsi…
La
Loggia Massonica moderna, ossia quella speculativa, non è un luogo
identificato nello spazio o nel tempo, ma è, più precisamente, uno stato
mentale; quando i massoni si riuniscono in Loggia significa che attraverso
opportune e precise movenze dettate da antichi rituali si trasportano su un
diverso piano spirituale, utile a dimenticare, ossia mettere da parte, tutto il
bagaglio (o fardello) che ciascuno di noi si porta appresso, spesso sulle
spalle, durante il vivere quotidiano.
Massoneria e architettura
L’argomento
si inserisce in un ampio contesto rappresentato dalla lunga tradizione
muratoria della massoneria. Non vi è dubbio che
l’origine dell’istituzione massonica sia strettamente correlata con la storia
dell’architettura: l’apparato simbolico Libero Muratorio deriva direttamente
dalla pratica corporativa dei costruttori sviluppatasi dall’antico Egitto fino
al tardo medioevo. Certamente il modello di uomo massone impersonifica la
figura del costruttore: costruttore del proprio “Tempio interiore” e quindi di
sé stesso. Come un architetto cerca di sviluppare la propria opera affinché
superi i limiti imposti fino a quel momento, così un massone ricerca il proprio
ideale di perfezione, tentando, attraverso il proprio genio creativo, di
assurgere ad un livello maggiore di conoscenza e comprensione, aspirando a
superare la storia per il bene ed il progresso dell’umanità. Naturalmente ogni
uomo, e quindi ancor di più un massone, è consapevole della realtà che lo
circonda: il mondo è quello che è, ma non per questo l’uomo giusto deve
rassegnarsi ed adeguarsi, anzi deve persistere nel proprio miglioramento alla
ricerca del proprio tempio che, costruito sull’equilibrio, rimanga stabile di
fronte alle avversità della vita. Quindi ecco ricollegarci alla valenza
simbolica delle colonne che devono sorreggere la costruzione, al pari dei
nostri princìpi che devono rivestire la medesima funzione per il nostro
spirito, stabilizzando, ovvero rendendo ferme, le nostre azioni.
Fra tutte le arti antiche, l’architettura è caratterizzata dall’assenza di un
modello reale a cui ispirarsi direttamente, deve quindi, per forza di cose,
sfruttare l’invenzione del genio creativo umano; bisogna poi pensare
all’origine antichissima di questa arte: l’uomo ha sempre sentito il bisogno di
costruirsi un’abitazione, una casa in cui vivere, e come sempre ha trasposto
questa sua necessità nella divinità. Così nella Bibbia si dà grande rilievo
alla costruzione degli edifici di culto, che avevano lo scopo, così come nelle
culture precedenti, di glorificare la grandezza del dio. Lo stesso tempio di
Salomone, la cui costruzione è descritta nei minimi dettagli nell’Antico
Testamento, è più volte definita, e quindi considerata, la casa di Dio.
E’ evidente come questa costruzione intellettuale stia alla base dell’identità
uomo-tempio generata dal pensiero latomistico. Bisogna poi considerare la
complessità dell’architettura, che – è vero – necessita del genio creativo
innato nell’uomo ma, allo stesso tempo, è regolata da un ferreo sistema
conoscitivo che permette la realizzazione pratica dell’idea: il costruttore che
voglia praticare la sua arte deve compiere una lunga serie di azioni, precise
ed ordinate. Ordine ed armonia stanno perciò alla base della riuscita del
lavoro dell’architetto, altrettanto deve accadere al massone che si accinga a
percorrere la via iniziatica:
per
poter progredire come uomini dobbiamo procedere con ordine, perseveranza ed a
piccoli passi. Simbolicamente il non-iniziato rappresenta il terreno scelto per
la costruzione, da ciò si percepisce come solide fondamenta siano
indispensabili alla costruzione di un grande tempio, che deve essere sostenuto
da almeno tre colonne: forza, bellezza e sapienza.
In questo contesto simbolico liberomuratorio, si incastra perfettamente
l’ideale della “loggia massonica”…
Le origini della loggia massonica ed i costruttori medievali di Cattedrali
Durante il Medio Evo l’umanità fu capace di realizzare le più grandi opere della storia: in tutta Europa furono movimentati, in poco meno di tre secoli, milioni di tonnellate di pietra per la costruzione di circa 130 edifici fra cattedrali e grandi chiese. Tali opere impegnarono una quantità di risorse da far impallidire l’antico Egitto con le sue piramidi.
Per
una tale mole di lavoro furono necessari migliaia di uomini che, operando
all’unisono, compirono il miracolo nel nome ed alla gloria di Dio e della
Nostra Signora.
Le opere che si andavano realizzando richiesero certamente enormi risorse, ma
questo non era sufficiente a garantirne il successo: la sfida da affrontare
richiese qualità umane non così comuni.
Organizzazione, comunicazione e competenze necessarie, richiesero un modello
senza precedenti; fu tale spinta a generare la formazione delle antenate delle
moderne Logge Massoniche: praticamente, in tutte le opere di un certo rilievo,
esisteva una loggia a lato della cattedrale; gli operai ammessi non vi
abitavano, ma la utilizzavano per cibarsi o per riposarsi durante la giornata
di lavoro; in più veniva utilizzata per custodire la cassa con gli utili.
Esisteva poi una differenza di rango fra gli operai, basata sulle rispettive
specializzazioni.
Ad esempio, nell’Inghilterra del XIV secolo, coloro che lavoravano la pietra
(ovvero gli “hewers”) percepivano un salario maggiore rispetto ai
posatori (chiamati “layers”); un secolo prima (1212) alcuni documenti londinesi
distinguevano tra categorie di operai “cementarii”, “scultores lapidum
liberarum” e gli altri
operai generici.
Come si vede non era ancora apparsa la definizione di “freestone-mason” poi abbreviato con free-mason, che ritroviamo documentata
solamente dalla metà del ‘300.
Con Maestro artigiano (o massone) della pietra “libera”, si intendeva coloro che
lavoravano le pietre più malleabili, facili a lavorare (ovvero i cosiddetti “artisti”
che avevano il compito di produrre i vari ornamenti quali statue, capitelli,
etc.), rispetto a coloro che dovevano sgrossare la pietra, più dura e
difficile, di cava e infine coloro che avevano il solo compito di posarla e che
quindi si trovavano al livello più basso.
Fra i primi statuti di Loggia medievali, troviamo un estratto tramandatoci dal
canonico Ph. A. Grandidier (1). Riassumendo, si trovano
interessantissimi spunti: scrive che, davanti alla Cattedrale, esisteva un
edificio contiguo chiamato Maurer-Hoff, dove si riunivano gli operai
del cantiere; tale antica confraternita di massoni liberi aveva avuto origine
in Germania ed era composta da maestri, compagni e apprendisti:
“Los miembros de esta Sociedad no tenían comunicación alguna con los otros masones, que solamente sabìán emplear el morsero y la paleta (art.2). Su principal trabajo consistía en el diseño de edificios y en la talla de las piedras, lo que consideraban como un arte muy superior al de los otros masones. La esquadra, el nivel, el compás, se convirtieron en sus atributo y símbolos característicos. Resueltos a formar un cuerpo independiante de la masa de obreros, imaginaron entre ellos palabras de contraseña, y toque para distinguirse. A esto llamaban la consegna verbal, el saludo, la contraseña manual. Los aprendices, los compañeros y los maestros eran recibidos con cerimonias particulares y secretas. El àprendiz elevado al grado de compañero prestaba juramento de no divulgar jamas de calabra o por escreto las palabras secretas del saludo (art.55). Estaba prohibido a los maestros, asì como a lor compañeros, instruir a los extranjeros en los estatutos constitutivos de la masoneria (art.13)…… El deber de cada maestro de las Logias era conservar escrupulosamente los libros de la Sociedad a fin de que nadie pudiera copiar de ellos los regolamentos (art.28). Tenía el derecho de juzgar y castigar todos los maestros, compañeros y aprendices establecidos en su logia (art22 y 23). El aprendiz que quería llegar a compañero era propuesto por un maestro que, como padrino, daba testimonio de su vida y de sus costumbres (art.65). Prestaba juramento de obeceder a todos los reglamentos de la Sociedad (art.56 y 57). El compañero estaba sometido al maestro hasta un tempo fijado por los estatutos, que era de cinco a siete años (art.43 y 45). Entonces podía ser admitido a la Maestría (art.7 y 15). Todo aquellos que no complían los deberes de su religión, que llevaban una vida libertina o poco cristiana o que eran reconoscidos infieles a sus esposas, no podían ser admitidos en la Sociedad o eran expulsados de ella, con prohibición a todo hermano maestro o compañero, de tener ningún trato con ellos (art.16 y 17). Ningún compañero podía salir de la Logia o hablar sin permiso del maestro (art.52 y 54). Cada logia tenía una caja: allí se ponía el dinero que los maestros y compañeros daban en su recepción. Este dinero era empleado para las necesidades de los hermanos pobres o enfermos (art.23 y 24)” (2).
Pian piano, nel corso di due-tre secoli, da questo tipo di massoneria, definita operativa, si giunse a quella di carattere speculativo, la cui data di fondazione ufficiale risale al 1717 (3) in Inghilterra, ad opera di quattro logge londinesi, The Goose and Gridiron, The Crown, The Apple Tree e The Rummer and Grapes che si costituirono nella Gran Loggia di Londra. Successivamente nel 1723, un gruppo di pensatori e scienziati fra cui spiccavano numerosi membri della Royal Society, primo fra tutti il pastore anglicano Jean-Théophile Désaguliers, ne redassero le Costituzioni, mentre il pastore presbiteriano James Anderson ne fu il firmatario. Così la massoneria divenne il “fulcro d’unione” tra gli uomini, sulla sola base delle loro qualità morali. In un momento travagliato della storia inglese, ove regnavano le divisioni religiose a livello dinastico, politico e sociale, la massoneria si erse a simbolo di unione e fratellanza umana a dispetto della religione professata e dello status sociale dei singoli adepti. Queste idee, poste a fondamento delle Costituzioni del 1723, divennero la base per la diffusione dei valori di uguaglianza, libertà e fratellanza che funsero da innesco per la rivoluzione francese prima e quella americana poi.
Che cos’è una Loggia
Massonica?
Chi di noi non ha sentito parlare nella propria vita di “Loggia massonica”?
Purtroppo molto spesso se ne è parlato solamente nel male, ma non c’è da
stupirsene nel Paese della Conservazione…
Come abbiamo verificato dai documenti storici pervenutici, la “loggia” ai tempi
dei massoni operativi era il luogo ove facevano base gli operai medievali,
ovvero una costruzione ubicata nei pressi del cantiere che permetteva alle
maestranze impegnate nei lavori di avere una sede per riposare, riporre i
propri oggetti, fare riunioni e decidere il da farsi…
La Loggia Massonica moderna, ossia quella speculativa, non è un luogo
identificato nello spazio o nel tempo, ma è, più precisamente, uno stato
mentale; quando i massoni si riuniscono in Loggia significa che attraverso
opportune e precise movenze dettate da antichi rituali si trasportano su un
diverso piano spirituale, utile a dimenticare, ossia mettere da parte, tutto il
bagaglio (o fardello) che ciascuno di noi si porta appresso, spesso sulle
spalle, durante il vivere quotidiano.
Generalmente i massoni si ritrovano per giungere a questo stato in uno spazio
con delle determinate caratteristiche, chiamato appunto “tempio” che, comunque,
non è strettamente necessario ad “aprire” i lavori di una Loggia.
Da questa premessa è facile comprendere come la Loggia non sia un luogo fisico,
ma sia, più propriamente, un’entità completamente avulsa dalla materialità
terrena; più facilmente potremmo definirla come la dimensione dello “spirito”.
Infatti ciò che rende “rispettabile” una loggia è la capacità dei propri
componenti di elevarsi ad un livello superiore; debbono cioè riuscire ad
abbandonare i metalli fuori dal tempio; simbolicamente, con il termine
“metalli”, si tende ad indicare l’insieme dei vizi, pregiudizi, stato
socio-economico di ciascuno…
Da questa prerogativa, è chiara l’intenzione di eliminare non solamente le
differenze di casta, ma anche quelle politiche e religiose, fonti inesauribili
di guai e contrasti fra gli uomini.
Coloro che intendono “lavorare” in Loggia debbono quindi tentare di operare
“liberamente ed onestamente” con i propri fratelli, partendo ogni volta da
zero; senza preconcetto alcuno si stimola il ragionamento ed è possibile
seguire la propria “intuizione”, parte fondante del lavoro di Loggia.
Queste caratteristiche, indispensabili al Libero Pensiero, permettono a questo
variegato consesso di elevarsi ad ideale via di integrazione fra gli uomini:
basti pensare che esistono Logge in cui ebrei, musulmani e cristiani si
chiamano, e soprattutto si comportano da Fratelli.
A tal proposito, è sufficiente ricordare il primo degli “Antichi Doveri”
tramandatici da Anderson nel 1717:
“I. Concernente Dio e la religione.
Un
muratore è tenuto per la sua condizione a obbedire alla legge morale; e se
intende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino
irreligioso.
Ma
sebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese ad essere
della religione di
tale
Paese o Nazione, quale essa fosse, oggi peraltro si reputa più conveniente
obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono,
lasciando loro le loro particolari opinioni; ossia essere uomini buoni e
sinceri o uomini di onore ed onestà, quali che siano le denominazioni o le
persuasioni che li possono distinguere; per cui la Muratoria diviene il Centro
di Unione, e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero
rimaste perpetuamente distanti.”
Per
comprendere la portata di un tale precetto, basti richiamare alla memoria il
particolare momento vissuto dall’Inghilterra – ma anche dal resto d’Europa –
agli inizi del XVIII sec. quando lo scontro religioso aveva raggiunto il suo
apice: anglicani, luterani e cattolici erano profondamente divisi e la
convivenza si era fatta difficile; fu allora che queste menti illuminate
vollero cambiare il corso della storia, cercando di elevarsi al di sopra delle
differenze e concentrandosi piuttosto sui punti di interesse comuni a tutti gli
uomini.
Da questa volontà nacquero affermazioni come quella notissima espressa da Voltaire:
“Io non condivido le tue idee ma lotterò con tutte le mie forze perché tu, come me, possa liberamente esprimere il tuo pensiero.”
La Loggia Massonica come luogo di integrazione culturale
Appena
un decennio dopo la caduta del Muro di Berlino, un’altra minaccia, ancor più
terribile, si è affacciata con prepotenza sulla scena mondiale. Lo spettro di
un possibile scontro di civiltà ha spostato l’attenzione sulle differenze
culturali, acuendone l’intensità e dando troppo spesso sfogo alle ali più
radicali dei diversi schieramenti ideologici. Il cardine, intorno a cui ruota
il contendere, ha frequente connotati di carattere religioso: ciascuno degli
autonominati rappresentanti di Dio sulla Terra si arroga il presunto possesso
dell’«Unica verità», con la conseguente pretesa di forzato adeguamento altrui.
Naturalmente, con un tale atteggiamento, è difficile giungere ad una qualunque
soluzione pacifica e debbo dire che su tale argomento ritengo poco percorribile
anche la strada del compromesso, quindi un tentativo di conciliazione deve
nascere sotto un’altra “stella” (sempre di «illuminazione» si tratta).
Di certo né io, né altro singolo può possedere la chiave per la risoluzione di
un problema tanto vasto quanto delicato come quello preso in esame, ma se non
altro si può e si deve cercare la via che possa condurre gli schieramenti ad un
dialogo aperto e, più che altro, non violento.
Ancora una volta a tale scopo, nell’epoca contemporanea, si sente il bisogno di
idee e valori che accomunino gli uomini anziché separarli: la Massoneria
Universale, proprio per questa sua caratteristica, potrebbe rivelarsi il ponte
comunicativo più adeguato fra le barricate ideologiche. Noi tutti sappiamo, o
abbiamo imparato, che è possibile convivere e rispettare anche chi possiede
idee diametralmente opposte alle nostre; qual è il segreto mi chiederete? Il
punto principale sta nel non voler far prevalere un idea in particolare, nel
non volerla imporre ad ogni costo agli altri, dando spazio alla pluralità di
convinzione, riconoscendo al contempo i limiti imposti dalla propria
imperfezione. L’errare umano è manifesto, la storia ne è la dimostrazione:
qualunque epoca volessimo considerare c’è sempre stato qualcuno che per smania
di potere personale causa disgrazie alla moltitudine.
E’ mai possibile allora che non si possa in qualche maniera aprire gli occhi a
coloro che vengono sfruttati per semplice vantaggio di pochi? O almeno
preparare la strada ad un dialogo che non sia solo monologo, ove ciascuno si
limita ad ascoltare se stesso senza dare alcuno spazio all’interlocutore?
Molte volte lungo il cammino iniziatico che dura ormai da più di tre lustri, ho
incontrato fratelli che pur professando religioni diverse, diverse idee e
schieramenti politici, riescono a convivere e conversare amabilmente, magari
trovando nell’altrui ipotesi spunti di appoggio per la propria ricerca di
equilibrio. Mettersi a guardare l’oggetto dell’interesse da un altro punto di
vista, magari diametralmente opposto al proprio, è di notevole utilità:
possiamo imparare a sfruttare la situazione, come farebbe un giocatore di golf
che, dovendo pattare sul green, veda il risultato e la
traiettoria del tiro effettuato dall’altro giocatore… è più facile, se
conosciamo le varie strade da percorrere e le insidie associate a ciascuna,
potremo così giungere alla meta più rapidamente valutando le informazioni
aggiuntive in nostro possesso. Quello che cerco di affermare è che nessuno
debba restare piantato e bloccato sulle proprie convinzioni, a meno di non
voler rimanere allo stesso livello per tutta la propria esistenza, senza
progresso alcuno…
A tal riguardo ho sempre cercato di intrattenermi con chi è più distante dalla
mia idea, ovvero col più dissimile e diverso, proprio perché ritengo che si
possa imparare maggiormente se non è presente accordo o addirittura quando la
distanza appare incolmabile: del resto, cosa posso ricevere in più (e
soprattutto di diverso) di quello che già possiedo da coloro che mi somigliano?
A riprova di ciò, come non citare le parole del Gran Maestro del Grande Oriente
d’Italia, Gustavo Raffi, che molto ha insistito su
questo tema (4):
“Nella condizione attuale
dell’umanità, riteniamo che il dialogo tra i sostenitori di posizioni opposte
sia l’unica via per far incontrare gli uomini, per farli conoscere, mettere sul
tavolo le proprie visioni e i propri interessi, per far loro maturare e
negoziare possibili soluzioni.
La
conoscenza reciproca, il reciproco rispetto e l’incontro non sono però il punto
di arrivo, ma il punto di partenza per superare i conflitti, per salvaguardare
i diversi interessi ed opinioni e per trovare una via comune che possa
permettere a tutti di esprimersi.
Tuttavia,
la via del dialogo è percorribile solo se non si resta ancorati alle proprie
certezze ritenendo che esse siano il solo punto di vista accettabile ed ancora
più pensando che gli altri debbano adeguarsi ad esse, volenti o nolenti, se del
caso con l’impiego della forza.
La
via del dialogo, quindi, presuppone il dubbio, che non significa rinuncia ai
propri valori e verità, né tanto meno un banale ed inutile relativismo, bensì
la considerazione delle ragioni altrui con la consapevolezza di non
considerarsi depositari del vero e con l’atteggiamento aperto di essere sempre
alla ricerca di ciò che unisce e non di ciò che divide.
Si
abbandona, così, l’idea di essere vittoriosi ad ogni costo imponendo con
qualsiasi forma di coercizione il proprio punto di vista.
Il
dialogo, quindi, non si persegue con le ragioni della forza, ma con la forza
della ragione.
L’uomo
che si apre al dialogo, secondo Guido Calogero, che diresse la rivista del
Grande Oriente
«La
Cultura» – è quell’uomo che «contrappone la forza del discorso alla forza della
violenza, il potere della mente al potere fisico» e solo così ogni soggetto
«può farsi il costruttore di libere città, del regno dell’uomo.» […]
Il
dialogo, se si vuole, è una filosofia che ci permette di considerare l’altro
non come un nemico, ma solo e semplicemente un uomo come noi con il quale
intendiamo percorrere una medesima strada, quella della conoscenza reciproca e
quindi della pacifica convivenza.
Il
dialogo è innanzitutto il riconoscimento dell’altro, il riconoscimento del suo
diritto di esistere e di manifestare le proprie aspirazioni. Porsi dalla parte
della filosofia del dialogo, è già un primo passo che dimostra la volontà di
incontrarsi, ma la filosofia di per sé non è sufficiente: ne deve derivare una
azione conseguente che porti all’incontro tra gli uomini. Non si deve quindi
solo pensare al dialogo ma esserne promotori, ognuno nella propria condizione e
secondo le proprie possibilità.
La
libera Muratoria, da quando è sorta, ha sempre operato in modo da sollecitare
gli uomini al dialogo, al rispetto reciproco e quindi all’incontro. La
Massoneria non esprime, invero, una particolare filosofia o ideologia, ma un
metodo di convivenza tra tutte le filosofie e le ideologie possibili,
affermando il principio laico che consiste nella regola: “non pretendere di
possedere la verità più di quanto ogni altro possa pretendere di possederla”.
E
poi ancora (5):
“I
Liberi Muratori vogliono sognare un mondo migliore e più giusto: un mondo dove
possono coesistere etnie, idee, religioni, politiche diverse. Questo è il loro
mondo, il mondo in cui credono. Il mondo che si è aperto dinnanzi ai loro occhi
quando sono entrati nella catena iniziatica che stringe tutti coloro che – nel
mondo – si sentono Fratelli. D’altronde che cos’è l’Iniziazione se non un sogno
ad occhi aperti: un sogno che ci trasporta in una realtà dove le comuni
abitudini degli uomini non hanno cittadinanza e dove tutto è «giusto e
perfetto?». […]
Il
giorno in cui siamo stati iniziati non abbiamo forse accettato di iniziare un
lungo sogno? Un sogno che è diventato la nostra stessa vita! Era – ed è – un
sogno che sembrava (e sembra) andare contro la realtà. Che sembra opporsi alle
comuni realtà.
Quelle
che quando entriamo nel Tempio abbandoniamo materialmente e spiritualmente –
lasciando al di fuori il nostro habitus esteriore. Cambiamo “pelle”,
linguaggio, postura. Le regole esteriori – come nel sogno – non hanno più
valore e le gerarchie profane si annullano davanti a quelle che dovrebbero
essere dettate dal sapere, dalla saggezza e dalla riflessione. Tutto – nel
Tempio – è pace, equilibrio e armonia: come nei sogni, nei sogni più belli.
Quelli
che ricordiamo con gioia: la stessa gioia che ci conduce ad incontrarci – dopo
giornate di lavoro defatigante – con i Fratelli, traendo forza, alimento
spirituale e piacere. E altrettanta gioia e piacere la sperimentiamo quando
progrediamo nel lavoro iniziatico, la cui vera ricompensa non sono le forme
esteriori – i famosi “pennacchi” – ma quella interiore basata sul sentimento di
essere diversi e migliori.
È
quel sentimento profondo che ci fa capaci di vedere la realtà in un altro modo.
E questo modo è, ancora una volta, il sogno: il sogno della Libera Muratoria.
[…] Ogni Loggia, ogni Fratello e il Grande Oriente
dovranno impegnarsi a fondo – con gli strumenti a loro disposizione – per
riaffermare, propagandare e testimoniare il proprio sogno di libertà, di
tolleranza e di fraternità. Essere esoteristi non significa nascondere la testa
nella sabbia. Significa lavorare per il progresso e il benessere dell’umanità.
È, quindi, indispensabile impegnarsi a fondo per la solidarietà, per i diritti
umani, per la cultura del dialogo e per una intelligente multiculturalità. Ma
tutto ciò non è altro che rendere possibili i nostri sogni, estendendoli alla
società tutta…”
Conclusioni
Concludendo, molti rimanevano e tuttora rimangono a bocca aperta di fronte ai
grandi monumenti architettonici che sanno sintetizzare emotivamente l’opera
umana nella sua forma più alta; coniugando in un insieme armonico le tre
componenti principali dell’essere umano: forza interiore, bellezza estetica ed
abilità trascendente. Come dimostrato dalla longevità di questa intuizione,
nata nella notte dei tempi e tramandata fino a noi, l’uomo è Tempio e, di
conseguenza, il Tempio rappresentando l’uomo è il luogo per eccellenza,
residenza esclusiva della divinità ossia dell’uomo perfetto che ha saputo
dominare e superare le debolezze indotte dalla sua natura e dal mondo esterno.
Ecco il semplice “secreto” del lavoro di Loggia: il tentativo condiviso di
costruzione del proprio tempio interiore, ossia la volontà unanime di crescere
spiritualmente attraverso il dialogo sotto la stella del “libero pensiero”.
Gianmichele Galassi
Da
Secreta Magazine n.4 – 2010
Altri articoli di Gianmichele Galassi
NOTE
1) Che si
occupò con successo della storia della Cattedrale di Strasburgo, tramandandoci
l’opera “Ensayo històrico y topografico de la Iglesia Catedral de Estrasburgo”,
Lerrault, 1782, Strasburgo.
2) Tratto da:
J. A. Ferrer Benimeli. “Antecedentes historicosociales del oficio de canteiro y
de la industria de la piedra”, pagg 25-26. In: Carlo Conti (a cura di).
Massoneria e Architettura. Atti del Convegno di Firenze del 1988, Bastogi
Editore.
3) Benché
esistano prove documentali che attestino l’esistenza di massoni speculativi
operanti già dalla prima metà del secolo precedente. Elias Ashmole, come egli
stesso riporta nei suoi diari, fu iniziato in una loggia il 16 ottobre 1646:
«Sono stato fatto Massone a Warrington, nel Lancashire, insieme al Col. Henry
Mainwaring, di Karincham, nel Cheshire.»
4) Testo tratto
dall’Allocuzione del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia alla Gran Loggia
2002, intitolata “Le Vie del Dialogo”.
5) Testo tratto
dall’Allocuzione del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia alla Gran Loggia
2009, intitolata “Costruttori di sogni possibili”.
Bibliografia
J. A. Ferrer Benimeli. “Antecedentes historico-sociales del oficio de canteiro
y de la industria de la piedra”, pagg 25-26. In: Carlo Conti (a cura di).
Massoneria e Architettura. Atti del Convegno di Firenze del 1988, Bastogi
Editore.
G. Galassi. Abbazia di San Galgano: una dimora filosofale. Il Laboratorio
vol.77:20, Turri Editore, Firenze, 2007, ISSN 1128-3599.
G. Galassi, A. Brogi. Simmetria ed architettura. L’Acacia, vol.1/09, EDAP –
Angelo Pontecorboli Editore. ISSN 0393-9782.
Dal sito www.grandeoriente.it:
– Allocuzione del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia alla Gran Loggia
2002, intitolata “Le Vie del Dialogo”.
– Allocuzione del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia alla Gran Loggia
2009, intitolata “Costruttori di sogni possibili”.