MASSONERIA E’ LETTERATURA
di Angelo Delsanto
| linguaggio è strumento simbolico primario per l’uomo; sia esso scritto o parlato è il punto fondante di ogni comunicazione, dialogo e interscambio fra gli uomini: ogni parola, ogni virgola assumono un peso e una dimensione che non possono essere mai travisati. H proverbio dice che “le parole sono pietre e pesano come le montagne”; ed è vero. In Massoneria questa regola è particolarmente sentita e importante. La dimostrazione che ciò è vero sta nella lettura del rituale dei tre gradi, dove nessuna lettera dell’alfabeto usata è lasciata al caso, nessuna espressione è interpretabile in maniera inesatta ma, come si dice, “tutto è giusto e perfetto”. In Letteratura valgono le regole espresse sopra: i messaggi che i libri comunicano assumono precisione e importanza proprio perché il linguaggio che li esprime è significativo e chiaro agli occhi di chi legge, sicché la lettura, nel permettere differenti chiavi di profondità, offre a ciascuno la possibilità di attingere ciò che si presenta come per eccellenza simbofico, che può essere assimilato secondo le proprie possibilità e necessità. Ma il problema del rapporto possibile tra i duetermini di cui al titolo si presta a porsi come dilemma:si tratta di parlare -‘ di “Massoneria e Letteratura” o piuttosto di “Letteratura e Massoneria”? Una sottigliezza che non è un banale sofisma, ma un dubbio reale e prepotente che prende la pancia e il cervello. La Massoneria ci ha insegnato a essere uomini del dubbio e a non pretendere mai di trovare facili risposte ai quesiti, semmai a prenderne consapevolezza, ad applicare a sé stessi un processo maieutico che aiuti a porre domande le cui risposte diventino strumenti per poter affrontare altre domande in un viaggio, come quello di Serendipity, che non vede fine, ma che inevitabilmente porta arricchimento attraverso gli incontri fatti e le esperienze vissute; ciò farà sì da rendere più piacevole e meno stancante il percorso, anche nei suoi Momenti più erti e difficili. È altresì importante mantenere sempre la determinazione che la meta è e rimane l’obiettivo finale; anche se sappiamo che non la raggiungeremo, non dovra mai venire meno il coraggio e la costanza nel perseguirla. I libri sono sempre un ottimo strumento per affrontare un percorso interiore: lo strumento € anche la chiave che permette di aprire la porta del nostro “dentro” per affrontare il “fuori” far sì che la nostra zona di sicurezza si dilati sempre di più andando a curiosare in territori sconosciuti, senza aver paura di guardare gli spazi infiniti. Antonio Tabucchi divideva gli scrittori in due duttili categorie, quelli che sono all’esterno di una casa e guardano da una finestra cosa succede dentro, e quelli che sono all’interno di una casa e guardano da una finestra quello che succede fuori. Alla prima categoria appartengono figure importanti della letteratura mondiale, quali Proust, Tolstoj, lbsen e molti altri; alla seconda, figure come Stevenson, Kipling, Salgari e tanti altri altrettanto importanti. Ma ognuna delle due categorie porta in sé sempre alcune caratteristiche dell’altra: non esistono intimisti che non amino guardare lo scorrere della vita e non esìstono avventurieri che non facciano mai i conti con il loro essere interiore. Queste caratteristiche sono il grimaldello che permette ai lettori di entrare e uscire dalla casa del loro essere senza minimamente togliere nulla alla magia del panorama esterno o al calore dell’accoglienza interna. Nell’affrontare un tema quale “Massoneria e Letteratura” si dovrebbe innanzi tutto iniziare col cercare di capire come il pensiero massonico ha influito sulla letteratura. È ciò a partire dalla constatazione di quanti siano stati i massoni fra gli scrittori: è facile fare un elenco pressoché infinito: si spazia da Quasimodo, premio Nobel nel 1959 a Kipling, premio Nobel nel 1907 e in assoluto il più giovane vincitore del premio di tutti i tempi; da Puskin a De Amicis passando attraverso Dumas Padre e Pascoli, Tagore e Maurensig, Stendhal e Collodi, Foscolo e Walter Scott, il padre del romanzo storico, Borges € il marchese De Sade, J.R.R. Tolkien a Jaques Ravenne. E l’elenco potrebbe andare avanti per un nuMero assai consistente di pagine, abbracciando le letterature di tutto il mondo e portando ad esempio pagine straordinarie e importanti. | Tuttavia tale enumerazione non è in sé importante, ma piuttosto serve a mettere in luce come sia limitativo parlare di Massoneria senza tenere conto del percorso simbolico e iniziatico che grandissimi scrittori hanno fatto compiere ai loro personaggi, con ciò fornendoci degli “exempla” su cui sempre meditare. E così Carlo Collodi ci fa vivere la crescita massonica con i. una stupenda metafora simbolica: l’uomo che da legno grezzo diventa burattino e, dopo aver attraversato le prove della vita, arriva alla sua realizzazione completa come Uomo, quando riesce a riconquistare – grazie a un burrascoso e difficile itinerario – lo sguardo incantato e nuovo sul mondo proprio di un Bambino. Questa tematica della crescita dell’uomo per rimanere bambino è stata ripresa da altri grandissimi autori: James Matthew Barrie col suo Peter Pan, Antoine de Saint-Exupéry e il suo straordinario Piccolo Principe; e non possiamo trascurare il fratello Mark Twain, che intinge la penna nell’ironia e nella saggezza per creare la via al suo Tom Sawyer. Questo rimanere bambino nella crescita è la caratteristica del Massone, perché il crescere fino alla Maestria significa non per- ° dere mai l’entusiasmo,la curiosità e la capacità di stupirsi tipica dei bambini, che affrontano la vita con il piacere di viverla e assaporarla, con stupore e con occhi attoniti e curiosi, guardando il mondo intorno a loro senza pregiudizi e gabbie mentali. È questo in sostanza il senso proprio di quel detto per il quale “l’iniziato è mai finito, e il maestro è veramente tale se non smette di essere apprendista”. Un altro grande della letteratura iniziatica è stato Rudyard Kipling che nel suo capolavoro “Il libro della Giungla” non solo riesce a tenere avvinti alle pagine i lettori, siano essi adulti o bambini, ma comunica sia un messaggio di crescita interiore come anche un messaggio comportamentale verso il mondo in cui viviamo: la necessità di un profondo rispetto verso la natura e tutti coloro che vivono in essa. D’altronde il Massone non giura fin dal suo primo ingresso in Loggia “Di avere sacri la vita, la libertà, l’onore e la dignità di tutti“ e “di difendere chiunque dalle ingiustizie”? Il Fratello Kipling ci ricorda che con “tutti” sì deve intendere “umani e non umani” e che pertanto occorre nutrire rispetto anche verso gli animali e per Madre Natura tutta, che ci nutre e ci supporta. Ma che questo rispetto debba essere innanzi tutto rivolto a noi stessi è sempre Kipling a ricordarcelo, nel suo racconto “L’uomo che volle farsi Re”: le ambizioni dei suoi due personaggi si dissolvono di fronte alla responsabilità verso gli altri, per cui essi preferiscono perdere tutto, anche al prezzo della propria vita (come accade a uno di essi), perché la crescita e il percorso massonico danno. ad ognuno di noi la possibilità di vivere e guardare l’orizzonte attraverso la propria dignità, permettendo di discernere quella “causa giusta” per la quale è possibile versare il proprio sangue. Come ha fatto anche Federico Garcia Lorca, che ha affrontato la morte con dignità e spirito libero, mai rinnegando i suoi inni alla libertà. alla diversità. all’amore e al rapporto fraterno fra gli uomini. In effetti, come ho detto sopra l’elenco potrebbe essere lunghissimo, quasi infinito, perché nella letteratura mondiale la presenza massonica è grande,forte e importante: tutte le letterature del mondo, dalla vecchia e antica Europa con il suo omerico sole fulgido e accecante del Mediterraneo fino alle misteriose ed esoteriche nebbie di Avalon nel profondo nord; dalla giovane America del nord e dalla antichissima, magica e fantasiosa America del sud, al profumato e colto mondo islamico al misterioso Oriente, all’arcana e misterica cultura ebraica e mesopotamica, alle religioni/non/religioni dell’India e della Cina: tutte queste letterature hanno fatto i conti con importanti e determinanti autori massoni che hanno contribuito con la loro umiltà e la loro sapienza ad influenzare beneficamente generazioni di persone, a diffondere quei virus portatori di salute che sono la Cultura nella sua accezione più ampia e più alta, il desiderio di Libertà e il Libero Pensiero. Tuttavia il valore e l’importanza di questi creatori e affabulatori di storie affascinanti ed educative ha un valore e acquista una dimensione che vanno ben oltre le pareti di una loggia per diventare universali e fonte di piacere per tutta l’’Umanità. Un approccio che avrebbe allargato talmente l’orizzonte da non esser sufficienti le pagine di un’enciclopedia per esaurire l’argomento. Allora ho provato a invertire l’ordine delle parole. Ho così tentato di affrontare il tema di “Letteratura e Massoneria”, indicando con ciò la necessità di effettuare un processo di rivisitazione delle pagine di saggi e romanzi che hanno veramente lasciato un solco profondo nella storia e nell’Umanità, un solco all’interno del quale ognuno ha conficcato il seme della propria intelligenza, della propria sensibilità, cogliendone poi i frutti che hanno saputo produrre. Ma qualunque sia il punto di attacco – la massoneria o la letteratura – vengono spontanee alla mente alcune riflessioni. Non riesco infatti a pensare alla figura di un massone che non legge: è quasi inconcepibile che un uomo privo di un profondo interesse per la cultura, per il piacere che offrono le pagine scritte in un susseguirsi armonico di riflessioni ed emozioni, possa essere attirato da una Istituzione che fa della Cultura e del Libro il proprio punto di partenza, la propria chiave di volta. Mi viene in | mente che il Rituale Massonico recita di “lavorare al bene e al “ progresso di tutta l’umanità”; e nulla può servire più da sprone per raggiungere questo obiettivo, peî l’attuazione dell’indicazione del nostro Rituale, se non le pagine che invitano a rifle che aiutano a sognare, che offrono speranze nell’utopia, che da stimolo per attuare un cambiamento dentro di noi. Ni più utile “al bene e al progresso dell’umanità” delle rifle che vengono messe su pagina e offerte alla critica delle per nulla è più stimolante per migliorare sé stessi che l’arduo pito di misurarsi con le idee e i desideri dell’altro da noi, ni aiuta a crescere più che il confronto con scritti che ci stim ad apprezzare o a non condividere idee, opinioni e conci vita. Perché la Letteratura non è mai statica: è un mare sempre i vimento, che quando si scatena produce onde altissime, co fortissime e, setnon si è abili a districarsi tra le pagine, se 1 ha per la parola lo stesso rispetto che il marinaio ha per il si corre il rischio di rimanere invischiati in esse fino ad es soffocati. Altre volte essa si manifesta con una calma piatti tavia se andiamo a vedere sotto la sua superficie scoprian brulichio di energie, un fiorire continuo di movimenti e s che ci appaiono davanti e allargano la nostra vista interior nerando un nutritivo plancton di idee ed emozioni infiniti La Letteratura ci chiede però di attingere a lei con spirito c di mantenere e sviluppare la nostra personalità, e pertante il diritto/dovere di accettarne o rifiutarne le pagine, sempi il desiderio di crescere e mai con la volontà di distruggere cora peggio, di uniformarsi ad esse acriticamente. Non a c diritti del lettore“ vengano espressi in maniera chiara ed ir vocabile da un grande scrittore ed educatore. Non sappiai sia o meno massone, ma di certo Daniel Pennac esprime ni “decalogo” un principio che i massoni hanno caro: la liberti ché i diritti sono libertà. Ovvero: *
*Il diritto di non leggere.
*Il diritto di saltare le pagine.
*ll diritto di non finire il libro.
*Il diritto di rileggere.
*Il diritto di leggere qualsiasi cosa.
*Il diritto al bovarismo (malattia testualmente congiosa). È uno dei diritti più belli: il diritto a emozioni a lasciarsi prendere dalla storia. Il diritto a piangere è il caso. | libri possono salvarci la vita e nella vita biamo tutti bisogno di momenti di evasione e di puro godimento
*Il diritto di leggere ovunque.
*Il diritto di spizzicare.
*Il diritto di leggere ad alta voce
*Il diritto di tacere. Pennac commenta così questo diritto: «L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire. Non gli offre alcuna spiegazione definitiva sul.suo destino ma intreccia una fitta rete di connivenze tra la vita e lui». Questa frase sembra scritta apposta per un massone.
Non v’è dubbio che ogni volta che noi esprimiamo le nostre opinioni lo facciamo, consciamente o inconsciamente, perché siamo contaminati dalla nostra educazione letteraria, siamo influenzati dalle parole dei filosofi, dalla lettura della storia e dalle affascinati affabulazioni della narrativa che ci sono state trasmesse fin dalla più piccola infanzia attraverso le parole di chi ci leggeva storie e favole, e poi da quello che ci è stato imposto/proposto dalla scuola e in seguito siamo andati a scegliere liberamente . Tutto questo bagaglio di parole, di pagine e di stimoli per la mente, ha fatto si che ci formassimo delle opinioni, che poi le cambiassimo, migliorandole o peggiorandole, ma sempre comunque con la libertà che ci siamo conquistati. Queste idee noi le abbiamo messe a confronto con quelle degli altri, consapevoli che anche le altre avevano un’origine comune fino a scoprire che è stata proprio questa feconda “mesciùa” di parole e di emozioni a determinare la nostra crescita e il nostro diventare più forti nell’affrontare l’altro da noi. Più forti non per prevaricare ma al fine di trovare la forza più grande che un uomo possa mettere in campo: la forza di ascoltare, di sforzarsi di comprendere, proprio perché solo attraverso la comprensione e l’ascolto possiamo avere la determinazione che ci permette di vedere, rivedere, modificare e far crescere le nostre idee, la nostra crescita interiore, che passa inevitabilmente anche per le strade dell’empatia e dell’assertività. Le parole sono come i bambini che escono da casa; la porta è la bocca di chi parla e prima di uscire i bambini si preparano, si vestono, si guardano allo specchio e osservano Se soNc posto; «pronunciamo le parole, le vestiamo con il tono de voce, con la velocità della pronuncia, con la postura del corf questi atteggiamenti, spesso inconsci, sono il nesso con quale cerchiamo di rafforzare quanto stiamo cercando di ti smettere a chi ci ascolta». Il nostro continuo e perpetuo processo di crescita ci permet di coltivare, confrontare, modificare e proporre idealità e pi sioni con quelle degli altri allo scopo di comprenderle, e ni di fanaticamente difendere le nostre. È quanto in sostanza ® cade durante il percorso massonico: fatto di ascolto e silenz in una prima fase, è seguito poi da una seconda fase nel quale la nostra crescita è scandita da parole scritte da noi p ottenere l’aumento di salario, ma anche e soprattutto per pi tare al consesso dei fratelli idee e proposte, per creare con Loggia quell’Armonia che non può mai essere ottenuta M diante la monotonia di un’unica voce, dall’assolo di un isola strumento, bensì è sempre frutto del confronto e dello sfor di capire, per il bene dell’Ordine e dell’Umanità. Ciascuno, nel rivedere con gli occhi della mente la propria sì ria all’interno dell’Istituzione Massonica, si avvede che es altro non è che una storia condivisa con le storie dei fratelli tutto il mondo, scopre che le medesime passano tutte atti verso le pagine che sono state scritte, da profani e non profat avvertendo sempre lo stimolo a continuare a scoprire nuo’ pagine, a masticarle e a digerirle al fine di trovare lo spun che porta a scrivere altre parole che sgorgano dentro il b chiere della vita come un cocktail sgorga da un shaker do’ sono state miscelate le pagine lette, le idee ascoltate e la gio e l’entusiasmo di elaborare questo patrimonio assimilato. P assaporarlo fino all’ultima goccia. Si forma quel magico percorso che l’Uroboro rappresenta pe fettamente, il divenire che rigenera altro da sè in un contini ripetersi e rinnovarsi; infatti la Letteratura genera voglia di le gere, la Lettura produce Cultura, la Cultura genera desider di Libertà e la Libertà partorisce Letteratura in un continuo su seguirsi di gradini che portano verso la perfezione.
Ebbene, alla luce di tutto ciò, mi convinco sempre di più che il titolo giusto per questa tavola deve avere un accento in più; scarto pertanto “Massoneria e Letteratu ra” come anche “Letteratura e Massoneria”, per attraccare la mia barca nel porto che dice “Massoneria è Letteratura”: senza la letteratura, senza la parola fissata sulle pagine e messa a disposizione degli uomini, non ci potrebbe essere la Massoneria, che è condivisione, dialogo, dibattito. Per provare a crescere bisogna sciogliere le sagole che tengono la nostra barca nel porto sicuro e affrontare il mare aperto del mondo delle pagine e delle idee universali di quella grande Loggia che è l’umanità. Occorre abbattere steccati e muri, costruire ponti e momenti di contaminazione; e la Letteratura tutta, come anche la Cultura nel suo complesso, sono sempre momenti infiniti di contaminazione, per farci levare l’ancora verso una Rivoluzione interiore e farla dilagare verso l’esterno. Tuttavia mi fermo, cerco di riflettere e di chiarirmi ancor più il significato di “Massoneria è Letteratura”, e mi rendo conto che sarebbe sbagliato relegare la Massoneria solo nell’ambito delle parole scritte e lette: la Massoneria è una realtà totalizzante in quanto abbraccia il comportamento umano a 360°. Un massone è tale quando lavora, quando gioca, quando è in famiglia, con gli amici e quando si rapporta con gli altri. È importante avere la consapevolezza che per un Massone non può esserci un attimo nella vita in cui non debba essere coerente e conseguente con il suo percorso massonico. La vita non ci chiede di riuscire in ciò, ma di provarci sempre. Pertanto noi veniamo abbracciati quotidianamente dal mondo dell’Arte, della Cucina, della Parola, della Lettura, dell’ironia e del Gioco, in una parola siamo permeati di Cultura. Come ha sottolineato, nel corso di una tornata di loggia, il Fratello Giorgio Uggieri creando una straordinaria metafora, “Il libro è letteratura, la Letteratura è Cultura e la Cultura è Massoneria, in questi passaggi troviamo il percorso iniziatico del Massone, apprendista la Letteratura, Compagno Cultura e Maestro Massoneria”, Ne consegue che un massone non può essere tale senza un costante e continuo rapporto con la Cultura: siamo tutti untori di quel benefico virus che è la Cultura in tutte le sue accezioni, nessuna delle quali è bassa perché la curiosità, la voglia di sapere, il rompere gli schemi per costruire ponti fra le pérsone è Cultura con la C maiuscola in quanto manifesta sempre lo sforzo di una crescita personale che può solo essere condivisa per creare una universale Catena di Unione che arrivi ad abbracciare anche i profani, nell’armonico eggregore che emana una energia metafisica e alimenta l’Atanor dell’Umanità tutta. Chi non vuole “condividere” non ha nulla a che vedere con l’Istituzione Massonica. La quintessenza della Cultura e di conseguenza della Massoneria viene espressa in maniera chiara e inequivocabile attraverso le parole di un grande eretico. I massoni amano gli eretici, basti pensare a Giordano Bruno, per non menzionare tutti quegli “eretici” massoni che popolano il magico mendo dei libri, da Oscar Wilde, a Bertrand Russell, passando pet Carducci, e Foscolo e arrivare a Garcia Lorca, Leo Malet e Leo Campion. ì Ebbene, un eretico non massone uno di quegli uomini che hanno fatto del libero pensiero una missione di vita, quello di cui gli avversari, i nemici, volevano “far smettere di pensare il cervello” e che i suoi alleati non amavano, proprio perché eretico e avversario dei dogmi di una fede politica che aveva aspetti che la rendevano simile alle più fondamentaliste fedi religiose, questo eretico scriveva: “Cultura, non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini, Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri (…). Cultura è la stessa cosa che la filosofia… ciascuno di noi è un poco filosofo: lo è tanto più quanto più è uomo… Cultura, filosofia, umanità sono termini che si riducono l’uno nell’altro {…). Cosicché essere colto, essere filosofo lo può chiunque lo voglia. Basta vivere da uomini, cioè cercare di spiegare a se stessi il perché delle azioni proprie e altrui, tenere gli occhi aperti, curiosi su tutto e tutti, sforzarsi di capire; ogni giorno di più l’organismo di cui siamo parte, penetrare la vita con tutte le nostre forze di consapevolezza, di passione, dì volontà; non addormentarsi, non impigrire mai; dare alla vita il suo giusto valore in modo da essere pronti, secondo le necessità, a difenderla o a sacrificarla. La cultura non ha altro significato” Il nome di questo straordinario eretico è Antonio Gramsci e queste righe sono scritte’nei suoi Quaderni del Carcere. Il nostro Gran Maestro ci ricorda che viviamo in una sicietà coplicata che mira a rendere complicata e a distruggere la personalità umana, mentre noi dobbiamo portare avanti ; nostri ideali e fare da barriera contro chi vuole eliminare democrazia e libertà. Si profila, quindi, uno scenario di precarietà in cui divengono più marginali e possono costituire un ostacolo quelle libertà che hanno costituito un baluardo a difesa di tante generazioni, che le hanno faticosamente guadagnate con grande sacrificio anche contro regimi nefasti. Tra le personalità che certamente hanno autenticamente combattuto per la libertà non dobbiamo dimenticare Sandri Pertini, considerato il più amato Presidente della Repubblica del nostro Paese,il cui pensiero rivela profondi legami con gli ideali della Libera Muratoria. Uomo dal carattere spesso aspro, totalmente indipendente, Pertini ebbe contatti non irrilevanti con ambienti massonici e Giustizia e Libertà, quando fu in esilio in Francia, € ciò è storicamente accertato. Invero, durante il suo esilio, collaborò molto con alti esponenti massoni che si battevano sul fronte antifascista. Ricordo Alceste De Ambris, uno degli attivisiti più importanti della LIDU (Lega italiana dei diritti dell’Uomo) fondata da Ernesto Nathan, altro illustre massone, fondatrice a sua volta, con altre Società, della Fédération Internationale des Ligues des Droits de l’Homme (FIDH) di Parigi. Ma vi sarebbe di più. Nel libro “Novissime picconate’, nel quale Claudio Sabelli Fioretti intervista Francesco Cossiga, questi, dopo avere ricordato che la stragrande maggioranza dei Presidenti americani era massone, afferma che l’unico presidente italiano aiutato nelle elezioni dalla massoneria, e precisamente dalla massoneria del Grande Oriente d’Italia, specificatamente dalla P2, è stato Pertini. Non che l’abbia chiesto lui, ma lo chiese il suo grande elettore, presidente della Regione Liguria, Alberto Teardo e lo chiesero tutti gli associati alla P2 che c’erano al Quirinale. Così afferma Cossiga. Per correttezza storica, occorre dire che la Fondazione Pertini smentì. Ma, se l’episodio narrato da Cossiga fosse vero, certamente la P2, in quella occasione, non avrebbe affatto sbagliato ad appoggiare l’elezione del nostro Presidente. Ancora più da vicino, Aldo Mola, nella sua “Storia della Massoneria”, afferma che, durante l’esilio în Francia, Pertini venne affiliato al Grande Oriente d’Italia, pure in esilio, in seno al quale, in ogni caso, aveva trovato appoggio e riparo. In alcuni libri consultati per la redazione di questo lavoro risulta che Pertini abbia posto la libertà in cima ai propri ideali, tanto è vero che, per rimanere autenticamente libero, rinunciò alla grazia che sua madre chiese a Mussolini. Nella sua prima visita ufficiale a Genova, davanti al monumento di Mazzini, dirà ai ragazzi: “è vero che-toi anziani abbiamo compiuto degli errori, ma non abbiamo mai commesso quello di tradire la libertà e la democrazia”. Poi, invitando al Quirinale i giornalisti del “Male”, rivista la più anticonformista del tempo, congedandosi disse loro: “se vi sbattono in galera fatemelo sapere che vi tiro fuori. La stampa deve essere libera”. Antonio Maccanico ricorda che, appena insediatosi, Pertini ebbe a dire che egli intendeva essere il Presidente di tutti, fratello a tutti nell’amore di Patria, nell’aspirazione alla libertà e alla giustizia e lo definì un leader morale, superiore in dignità e non in potere. Sempre vicino ai giovani, in Parlamento, nel 1970, nel discorso dedicato “Alla riconquista della libertà” sottolineò:.”ci siamo battuti e ci battiamo perché È giovani diventino e restino uomini liberi, pronti a difendere 1a libertà e quindi la loro dignità”. Nel 1973, commemorando la morte di Salvador Allende, nostro Fratello e Presidente del Cile, Pertini disse che nulla poteva essere barattato con la libertà e che solo le idee aggregano gli uomini, armano le loro mani, muovono l’ago della bilancia. Durante un comizio a La Spezia, nel 1975, disse: “La libertà non è un’invenzione borghese, essa è un’esigenza inalienabile dello spirito umano ed è l’arma più forte che possiede la classe lavoratrice. Ad essa bisogna dare, affinchè sia effettiva, il necessario contenuto di giustizia sociale senza peraltro sacrificarne una particella…..la libertà è un valore assoluto che non può mai essere barattato”. Nel periodo dello scandalo dei petrolieri, ai compagni di partito, Pertini indicò che occorreva “tagliarsi il bubbone, da soli e subito”. In quel periodo ricevette in gran segreto i giudici, che gli anticiparono che stavano per inviare al Parlamento le carte relative a quella inchiesta, che vedeva molti deputati corrotti con tangenti. Egli li ascoltò con molta attenzione,li incoraggiò ad andare avanti e, quando sentì che vi erano coinvolti anche esponenti del suo partito, gli scesero le lacrime. Ma poco dopo, ripresosi dallo sconforto, narrò l’episodio di un imprenditore che tentò di corromperlo e che egli respinse in mala maniera, dicendogli che se non andava via lo avrebbe preso a calci nel sedere. Ecco la libertà dal denaro! Nel 1978, al Quirinale, rompendo il cerimoniale ed invitando i giovani ad avvicinarsi, così gli si rivolse: cercate di operare sempre con le mani pulite prima di tutto con voi stessi… allo specchio dovete vedere rispecchiata la vostra onestà. Sempre nel 1978, anniversario della dichiarazione dei diritti dell’uomo, ebbe a dire: quando un uomo in un angolo della terra lotta per la sua libertà ed è perseguitato perché vuole restare un uomo libero, io sono al suo fianco corì tutta la mia solidarietà di cittadino del’mondo. Nel ‘1979, durante un discorso di fine anno, si scagliò duramente contro la corruzione, che egli definì chiaramente nemica della democrazia. Ancora più da vicino ci interessa il messaggio di fine anno da Presidente della Repubblica del 1981, nel quale Pertini parla anche dello scandalo P2. Pertini legge testualmente: “a tutte queste preoccupazioni si aggiunge la questione della P2. Mi si intenda bene perché non voglio che il mio pensiero venga travisato. Per me una cosa è la massoneria, che non è in discussione, un’altra cosa è la P2″. – È probabile che mentre Pertini pronunciava queste parole pensasse al ruolo antifascista svolto dalla Massoneria, all’aiuto che egli ricevette da questa in esilio ed alla collaborazione di quel periodo a favore della libertà e della giustizia e contro la dittatura. Altri tempi? . Esemplare il suo pensiero sulla P2, che egli definì “una trappola”, aggiungendo che ciò che importava prima di tutto era la violazione del codice morale, quello che ciascun uomo politico doveva portare scritto dentro la propria coscienza e che, prima di ogni altra cosa, avrebbe condannato gli stessi colpevoli. Ecco, quel codice lo dobbiamo portare anche noi. Ancora, nel 1980, avanti il Movimento Cristiano dei Lavoratori, Pertini disse che egli si era battuto per la libertà non solo propria ma anche degli avversari, perché negandola a questi sarebbe divenuto un fascista e avrebbe cessato di essere un democratico. Ricordate Voltaire? Nel messaggio di fine anno del 1983, rivolgendosi ancora, in particolare, ai giovani, dice: “vogliamo che essi siano degli uomini liberi, in piedi, a fronte alta, padroni del loro destino e non dei servitori in ginocchio”. Quanta similitudine, nelle parole di Pertini, con le idee fondamentali della nostra Istituzione, i suoi discorsi venivano dal cuore, era conciso, diretto, spontaneo. Di straordinaria onestà, una volta si era dimenticato di pagare il conto dalla Rina, il suo ristorante preferito a Genova, e mandò due corazzieri a saldarlo prima di tornare a Roma. In altra occasione, improvvisando un’uscita non prevista dal cerimoniale, voleva pagare il biglietto dell’autobus alla sua scorta, che però ne era esente per servizio. Durante la resistenza e per finanziarla, Pertini ricevette soldi dagli alleati, ma alla fine restituì tutto ciò che gli avanzò, con sommo stupore degli inglesi! Adesso gli ultimi due episodi. Durante la prigionia, Pertini venne confinato dal fascio a Ponza e fece la conoscenza di un falegname, Salvatore Pacifico, col quale si fermava, chiacchierava e ciò gli rendeva meno duro il confino. Ebbene, quando venne eletto Presidente della Camera, Pertini tornò a Ponza nel 1973 per trovare il falegname, che però purtroppo era morto. Incontrò allora il figlio Gigino e gli raccontò che il padre Salvatore lo confortava, ogni tanto gli offriva i frutti del suo giardino o qualche pasto caldo. Quando il falegname venne diffidato dalla Polizia a non soffermarsi più con Pertini, questi gli disse: “noi resteremo amici, per seMpre Salvatore, non ti dispiacere. Il nostro saluto mattutino non : avvarrà più di parole, né di sguardi. Davanti alla tua falegne meria io mi fermerò e tu starai sull’uscio del portone. Allori insieme volgeremo gli occhi al cielo, a tenere ben salda la nc stra amicizia e il comune pensiero”. Antonio de Luca, autore del libriccino dal titolo “1! falegnam e il partigiano”, così scrive: Sandro e Salvatore sono gli eroi € un mondo che non c’è più, dove la jealtà, la generosità, l’ont stà, i grandi ideali di libertà e progresso sono i valori di rifer mento. Quei due uomini, scrive De Luia, erano divenuti simbo di libertà e di fuga da ogni costrizione di pensiero. Ecco riaffiorare; integralmente, gli ideali che sono prop anche, dell’Istituzione che amiamo. | Concludo con alcutie parole tratte da una lettera che Pertir scrisse nel 1958 al cognato Carlo Voltolina: “sii sempre, in 0g! circostanza, un uomo libero, e pur di esserlo sii pronto a paga! qualsiasi prezzo. E vivrai la tua vita e crederai in essa come SEn pre vi ho creduto io. Così, mio giovane fratello ed amico, pa lando con te ho ritrovato me stesso. E cercando di rasserenat l’animo tuo ho rasserenato il mio”. Sommessamente, ritengo che dal pensiero € dai valori espres da Sandro Pertini, che straordinaria analogia presentano.co quelli propri della Libera muratoria, anche rituale, tutti noi po siamo trarre preziosa linfa, soprattutto nei periodi di crisi ch attraversiamo, per orientare il nostro cammino verso il ber dell’umanità ed alla gloria del G.A.D.U.
Bibliografia utilizzata .
S. Bisi, Democrazia e libertà, Hiram, n. 3/2016 .
S. Bisi, Il diritto di essere liberi, Hiram, n. 2/2017 .
A. Mola, Storia della massoneria italiana dalle origini ai nostri giori Bompiani, Milano, 1992; –
M.Almerighi (a cura di), Sandro Pertini, La politica delle mani pulîì Chiarelettere editore, 2012;
A. Gandolfo (a cura di), Bibliografia degli scritti e discorsi di Sand Pertini (1924-2007), sul sito Fondazione Sandro Pertini; –
C. Sabelli Fioretti-F. Cossiga, Novissime picconate, Aliberti, 2009 –
L. Compagnino, Pertini, Presidente per sempre, Fratelli Frilli Edito 2005 –
P. Perri (a cura), Sandro Pertini, Gli uomini per essere liberi, Add ei tore, 2012 .
F. Cazzola (a cura), Sandro Pertini, Il Presidente di tutti, Edizioni chy, 2014 | .
A. De Luca, Il falegname e il partigiano, Ultima spiaggia, 2016