IO E LA MUSICA ‘
di P. Borsi
Si vuole proporre in questa sede una discussione atta, come ogni discussione che si rispetti, ad analizzare la musica da vari punti di vista. Ogni argomento, ed anche questo in particolare, può essere considerato sotto vari aspetti; lo possiamo considerare come una gemma che ha molte sfaccettature; tutte le sfaccettature contribuiscono a far brillare l’oggetto di luce riflessa. Luce riflessa, certamente, perché la musica riflette l’animo del compositore, il messaggio che ha voluto affidare a quel brano in quel momento; riflessa, perché chi l’ascolta sente quel messaggio in misura maggiore o minore a seconda del suo stato d’animo, della sua concentrazione, della sua serenità. La musica è dunque espressione estremamente soggettiva: e per chi la compone, e per chi l’ascolta e anche per chi la esegue. Si è parlato a volte di musica massonica o del rapporto fra mu- sica e massoneria. Francamente mi sono posto diverse volte la domanda: cosa si può intendere per musica massonica? musica composta da musicisti iscritti alla massoneria o musica che possiede in sé requisiti tali da poter essere così definita? La risposta alla prima domanda è un’analisi, una ricerca di dati su compositori, un approfondimento di conoscenza su certi autori massoni o presunti tali, indubbiamente interessante e degna di lode. La risposta alla seconda domanda è, penso, più ardua, forse più soggettiva o personale e atta ad una discussione aperta a tutti. Tenterò una definizione di musica massonica. Poiché nel nostro rituale, all’apertura e alla chiusura dei lavori si afferma che: « tutto in questo tempio augusto è senno, serietà, beneficio e giubilo », ebbene tutto ciò che in noi suscita sentimenti di questo genere deve essere considerato « massonico ». Io aggiungerei a queste qualità un’altra caratteristica essenziale: la musica deve essere anzitutto genuina, sincera, deve esprimere uno stato d’animo. Bandirei da quella che definisco musica massonica tutto ciò che è artefatto, falso o che, anche se genuino, esprime da parte dell’autore sentimenti di odio, di cattiveria, di incitamento al parossismo. Tuttavia alcune Polacche di Chopin, scritte sotto l’incubo della caduta del proprio Paese nelle mani dei Russi, esprimono sentimenti violenti, altissimi, di rivolta, ma di rivolta contro angherie subite, di anelito verso la libertà, di sete di giustizia. – Dobbiamo per questo condannate dette Polacche di Chopin? Certamente no. La musica a mio parere è espressione di qualcosa che l’uomo ha dentro di sé: è un bisogno di comunicare all’esterno qualcosa che gli rode dentro, è uno sfogo, una liberazione, un bisogno costante che lo accompagna nella vita quotidiana. Essa aiutò con il suo ritmo la fatica quotidiana dei lavoratori, negri o no, e nacquero i canti di lavoro; venne in aiuto alle madri che volevano calmare il pianto dei loro piccoli, e nacquero così le nenie, le cantilene, le ninne-nanne. Essa è sempre presente nei momenti salienti dell’esistenza primitiva: la nascita, l’amore, il matrimonio, la guerra, la morte. Quanto più essa è genuina e quanto più riesce a trasmettere genuinamente i sentimenti originari che hanno ispirato il compositore, tanto più direi è musica massonica. Sempre che detti sentimenti appartengano alla categoria dei sentimenti eletti e non siano di proposito sentimenti di odio, di vendetta, di morte. Cito un brano tratto da un libercolo che mi era capitato fra le mani tempo fa: «la musica non appartiene ai musicisti di professione. È libera come l’aria che respiriamo, tutti noi possiamo perciò farne uso. _ Nella nostra epoca specializzata, il fatto del lasciarne il dominio all’esperto ci ha sempre più allontanato dal piacere di cantare nel bagno, di fischiettare in bicicletta; di battere su una pentola, di agitare due bacchette. Per tutti noi esprimerci è un piacere, e non sempre bastano le parole. i Per questo dovremmo cominciare a praticare la musica. Ogni tanto lo sentiamo tutti il bisogno di gridare; in tal caso che cosa più del canto può darci un senso di liberazione? se ci vien voglia di picchiare qualcuno, che cosa ci può essere di meglio che sostituire la persona o la cosa che ci irrita con un tamburo, uno xilofono, un paio di piatti? Col vantaggio di uscirne con un senso di appagamento anziché di colpa. Io aggiungerei: e perché non un pianoforte, un organo o un altro strumento? Per esperienza personale posso assicurarvi, carissimi fratelli, che in alcuni momenti della mia vita, particolarmente difficili, guai per me se non avessi avuto a disposizione un pianoforte. Esso ha consentito di consolarmi, di struggermi, di trarre conforto dalla musica più diversa a seconda dei miei stati d’animo in quel momento, e sempre ne ho tratto beneficio; ne sono uscito sempre più sereno. La musica che ho fatto, eseguito, pasticciato in quei momenti mi ha aiutato e non poco a ritrovare un po’ di quel senso di equilibrio che mi stava mancando: ho ritrovato un po’ di senno, serietà, ne ho tratto beneficio e giubilo, e che importanza ha se quanto avevo eseguito non era Mozart? Anzi, direi che non ero affatto in condizioni di affrontare un Mozart come non ero in condizioni di affrontare Bach. In quei momenti li odiavo. Suonavo che cosa mi dettava il cuore, il brano che mi veniva alla mente, lo «spiritual », che lì per lì, ricordavo. E sulla base di ciò suonavo, e ne traevo beneficio, ne traevo serenità, ne traevo forza, ne uscivo decisamente più sereno. Avevo suonato musica massonica? Ne dubito. Ma massonico ne era stato il risultato. Avevo lavorato su di me, a mezzo del pianoforte, come un Maestro lavora sulla pietra grezza. Ecco perché ho detto all’inizio che è estremamente difficile poter definire una « musica massonica. Lo stesso brano suscita su chi lo ascolta e su chi lo ‘esegue diverse, sensazioni a seconda del suo stato d’animo; ecco in cosa sta la sog gettività della musica e l’estrema difficoltà a catalogare e definire, Resta il fatto che chi ha animo massonico o è animato, magari a sua insaputa, da sentimenti massonici, sì accosta, ascolta, esegue musica che lo appaga e che lo porta verso quello stato di serenità cui intimamente anela. Qui sta per me il nocciolo della questione: la musica è un mezzo di esprimersi, di comunicare, di raccogliere sensazioni, di liberarsi da stati d’animo angosciosi, di elevarsi, sempre chela persona in questione, autore, esecutore o ascoltatore lo voglia fare. Non esiste a mio parere, musica massonica in assoluto; esiste mu- sica che a ciascun individuo può donare il Mezzo, se ascoltata o eseguita, o perché no, composta, per elevarsi, per migliorarsi, per acquistare serenità. E quanto più dette sensazioni riesce a trasmettere ad altri, tanto più massonico è il risultato che egli riesce ad ottenere. E detto risultato sarà tanto più facilmente realizzabile, quanto più affini sono le persone che ascoltano e che sinceramente cercano di captare il messaggio che in quel momento l’autore o l’esecutore cerca di trasmettere loro.