Commemorazione dei defunti di MASSIMO CORTI
Il mistero della vita e della morte, della luce e delle tenebre, del bene e del male, del desiderio di conoscere e viceversa la passività di una vita bruta, ha stimolato da sempre la riflessione dell’uomo in ogni tempo dai primordi fino ad oggi alle soglie del terzo millennio. Queste sono le parole della “picciola orazione” che il sommo poeta Dante fa pronunciare al suo Ulisse rivolto ai compagni, una volta giunto al limite proibito dello stretto di Gibilterra “
dov‟Ercole segnò li suoi riguardi”:
“O frati, dissi, che per cento milia
perigli siete giunti a l‟occidente,
a questa tanto picciola vigilia
de‟ nostri sensi ch‟è del rimanente
non vogliate negar l‟esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza.
Li miei compagni fec‟io sì aguti,
con questa orazion picciola,
al cammino, che a pena poscia li avrei
ritenuti; e volta nostra poppa
nel mattino de‟ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.”
La ricerca iniziatica del massone sulle orme della virtù e della conoscenza non è forse da paragonarsi al “folle volo” dantesco? L’uomo massone si deve forse accontentare di una vita bruta, oziosa? Oppure considerando la sua specificità, la sua semenza, deve tenersi impegnato sempre e in ogni ambiente sulla strada della perfezione e della conoscenza di cosa vi è di “retro al sol?” Come la luna anche il sole nasce e muore ogni giorno dando vita ad un fenomeno quotidiano di morte, seguito sempre da una rinascita. Questo dualismo primordiale, questo alternarsi di posizioni antitetiche e complementari insieme, sono alla base degli studi iniziatici, focalizzati sul costante tentativo dell’uomo di migliorarsi e di ricercare la sua perfezione e la sua verità. Per il Massone è questo un supremo campo di prova che riuscirà ad affrontare e vincere attraverso i riti e la simbologia della resurrezione. Gli esempi che si possono trarre dalla nostra simbologia sono innumerevoli, anzi forse essi sono una costante ed allora esaminiamo l’approssimarsi della celebrazione dell’equinozio di primavera e lo stesso rito della commemorazione dei defunti. L’equinozio della primavera è uno dei più mirabili esempi di rinascita, di perfetto equilibrio fra luce e tenebre. Il periodo della notte e della riflessione è stato fruttuoso e produttivo, la luce e la rinascita stanno per avere il sopravvento; il massone più forte di prima, corroborato dai mesi di studio pensoso, è pronto a continuare la sua ricerca. Anche nella commemorazione dei defunti si respira aria di riscatto, di rinascita, di desiderio di andare avanti, di proseguire il cammino iniziatico. Dolore, pietà, affetti, commozione anche recente per i fratelli passati all’oriente eterno, ma sulla loro scia e proprio sul loro esempio troviamo ricerca, impegno, prosecuzione di un cammino iniziato da secoli. Da secoli l‟uomo massone sta prendendo il testimone dai fratelli che lo hanno preceduto, ed è pronto a continuare il suo tratto di strada nella corsa della vita. Egli è pronto a fornire a se stesso e agli altri fratelli il proprio contributo di impegno attivo e in una simbiosi perfetta fra passato e presente, sposta più avanti le colonne d’Ercole e compie il suo “folle volo”. Se egli avesse voluto accontentarsi di gustare nella vita solo la dolcezza del figlio, la riverenza per il padre e l’amore verso la moglie e la famiglia, come Ulisse di Omero, non era necessario forse diventare massoni. E‟ vero che sono quelli familiari valori importanti e basilari, di cui forse oggi si sente più bisogno, ma non sono i soli valori da perpetrare. Essere massoni impone qualcosa di diverso e di più qualificato. Non solo quindi i valori che esprimono il giusto, il vero e il bello sono in crisi, ma lo sono anche quelli del bene, posti a fondamento della morale. La condizione di splendore o di decadenza di un popolo è stata sempre caratterizzata dalla morale. Quando l’uomo si è allontanato dalla morale per inseguire le lusinghe dell‟utile e del piacevole, si è ingenerato uno stato di latente anarchia che ha più volte portato al dissolvimento dell’ordine costituito. E‟ importante, perciò, che l’uomo ritrovi la fiducia nei principi della morale e li faccia assurgere a guida della sua condotta. La Massoneria, nel proporre la propria morale laica, deve contribuire, ispirandosi ai principi di libertà, di tolleranza e di fratellanza, alla creazione di una nuova immagine dell’uomo e di un nuovo ordine dell’umanità. La crisi dei valori nel mondo contemporaneo riguarda i valori specifici e non quelli universali. La Massoneria deve perciò operare per l’affermazione dei valori universali, affinché le nuove generazioni possano vedere nella morale laica massonica un punto di riferimento ideale. E‟ un progetto secolare che va rimarcato proprio in questa tornata in cui celebriamo la ricorrenza dei morti e della loro resurrezione. Chi è passato all’Oriente Eterno, non tanto (e non solo) ci mette di fronte alla precarietà della nostra permanenza in questo mondo, quanto soprattutto ci affida la sua intensità di Luce che ci consentirà di proseguire il cammino a nostra volta. La catena iniziatica comprende tutto e tutti, passato e presente, e noi dobbiamo operare perché mai si spezzi. Diversa, più pessimistica, più minimizzante è la concezione dell’uomo portata avanti da altri, per esempio da alcune religioni. La denigrazione della vita umana, di questa valle di lacrime, rispetto all’esaltazione della vita celeste non ci appartiene. Per molte religioni il riscatto dell’uomo può è deve avvenire solo fuori di lui, da una volontà celeste, da un giudizio universale, perché l’uomo da solo sembra capace solo di peccare e di allontanarsi dalla retta via. L’ottimismo verso l’umana volontà è un valore tutto nostro, ma non perché perseguiamo l’ateismo, ma perché siamo convinti degli ideali propri della Massoneria, cioè quelli della virtù, della perfezione, della saggezza, dell’equilibrio, della libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà e fratellanza. Parimenti crediamo nelle finalità che la Massoneria persegue: la conoscenza di se stessi, la costruzione di se stessi, la ricerca del vero e del giusto, la progressione verso la perfezione dell’Io personale, che tenderà a riconoscersi nell’Io collettivo. Questo è un progetto di uomo valido, positivo, ottimistico, non rinunciatario. E‟ un progetto ambizioso, ma è il nostro progetto, che ha necessità di essere spesso verificato e rinvigorito. I nostri detrattori non perdono mai l’occasione per ricordarci i nostri presunti errori e non ci risparmiano nulla in fatto di critiche feroci, amplificate dai mass media. Ma i veri giudici di noi, Fratelli, dobbiamo esser noi stessi, siamo noi che dobbiamo imporci di non allontanarci mai dalla nostra progettualità dell’uomo massone, pena mali irreparabili per tutta l’Istituzione. E credere in questo è basilare prima di tutto per noi stessi e poi per tutti coloro che ci hanno preceduto e ci hanno passato il testimone della ricerca iniziatica. Ed è allora con grande sentimento e con partecipata commozione che vorrei chiamare all’Oriente i Fratelli defunti, chiamandoli per nome, uno ad uno. L’Oratore esegue