ANALOGIE E CONTRASTI
TRA LE TRE GRANDI RELIGIONI
Se indaghiamo sulle origini delle tre grandi religioni monoteistiche: cristiana – ebraica – musulmana, ci rendiamo conto che le anagogie sono forti al pari dei contrasti che emergono.
Basta un solo esempio: l’Islam accetta come profeta Mosè e molti altri protagonisti della Bibbia, come Abramo, Maria e lo stesso Cristo.
“In principio Dio creò il cielo e la terra” è la prima frase della Bibbia.
“Io inizio con il nome di Dio, ricco di clemenza, abbondante in misericordia” questa è la prima frase del Corano.
Ecco apparire subito la parola “Dio”.
La prima parte della BIBBIA (Antico Testamento) è il racconto delle peripezie del popolo di Israele: la fuga in Egitto; il patto-giuramento del Sinai; le 12 tribù; il radicamento in Palestina, fino alla conquista di Gerusalemme da parte dei Babilonesi.
I Vangeli, che aprono la seconda parte (Nuovo Testamento), sono la biografia di Cristo o almeno dell’ultima parte della sua vita: come ha vissuto; quello che ha detto; come è morto, ecc.
Gli Atti, raccontano la predicazione degli apostoli che vanno per il mondo a diffondere la parola del Maestro.
L’Apocalisse, che chiude il libro, dice che cosa ci aspetta in futuro.
In effetti la parola “Bibbia” significa “libro”, e come ogni libro contiene tutte le bellezze e anche l’ambiguità del romanzo.
La parola “CORANO”, invece, deriva da un termine comune alle lingue semitiche che vuol dire “recitazione, lettura ad alta voce”.
Anche nel Corano non mancano racconti e personaggi, ma si tratta di precetti, di ammonimenti, spesso rigidi e categorici e di preghiere.
Dentro si trovano le figure di Adamo, di Abramo e di Mosè. Maria, in quanto madre di Gesù, è citata ben 34 volte, più che nei Vangeli. Ma il protagonista assoluto è Allah che, attraverso le parole di Maometto, parla in prima persona, rivolgendosi direttamente ai fedeli e quindi al popolo. Anche nella Bibbia Dio è il vero protagonista, anche se, per la verità, non si tratta sempre di un solo Dio, almeno all’inizio. Infatti, mentre il Corano chiama sempre Dio con il nome di Allah, ovvero “il Dio”, l’Antico Testamento qualche volta dice Jahve e qualche volta dice Elohim.
Ma a questo c’è una probabile spiegazione: il testo del Corano che conosciamo risale al 700 D.C. e abbiamo i manoscritti ufficiali.
Maometto è morto del 632 e aveva cominciato a predicare nel 610 D.C. Era trascorso meno di un secolo tra il verbo e la trascrizione. Cioè molto poco.
Invece il manoscritto più antico della Bibbia che conosciamo – salvo i frammenti di Qumram che sono dell’anno zero – è del 1000 D.C. Sono stati messi per iscritto circa 800 anni prima della nascita di Gesù, ma riprendevano racconti, credenze, riti e leggende che risalivano a molti secoli prima, che erano condivisi anche da popoli diversi dagli ebrei e che la tradizione orale aveva cambiato: Abramo, se è esistito, dovrebbe essere vissuto 1850 anni prima di Cristo.
Ma non solo: lo scrittore della Bibbia che usa il termine “Jahve” è diverso da quello che scrive la parola Dio usando “Elohim”. Altre mani hanno scritto la parte detta “Deuteronomio”.
Gli stessi Evangelisti erano quattro.
Anche gli atti degli Apostoli sono il risultato di più mani.
Questo fa sì che buona parte del testo della Bibbia sia un insieme di sovrapposizioni, di ripetizioni e spesso di contraddizioni.
Ad esempio nell’Antico Testamento c’è per due volte il racconto della creazione.
E’ riportata per due volte la genealogia di Caino.
Ci sono due storie diverse per narrare il diluvio.
Tre storie diverse tra loro per l’episodio della moglie del patriarca desiderata da un potente straniero.
Ci sono due volte anche i Dieci Comandamenti ( Nell’Esodo e nel Deuteronomio) e le due versioni non sono perfettamente uguali.
Insomma, senza nulla togliere alla importanza ed alla sacralità della Bibbia, essa è comunque un libro contenitore di avvenimenti, spesso confutabili, venuti fuori con il passare dei secoli, tramandati da voce in voce e poi trascritti. Tra l’altro se ne sono scritte centinaia di versioni fino all’anno zero ed anche oltre.
La versione ufficiale che è stata accettata è quella composta da 5 primi libri (Pentateuco cioè 5 rotoli: Genesi – Esodo – Levitico –Numeri e Deuteronomio), scritti 400 anni prima di Cristo dal sacerdote scriba Esdra. L’altra parte dell’Antico Testamento è stata scritta circa 100 anni D.C. Il Nuovo Testamento nel Concilio di Cartagine nel 397 D.C.
Come si vede ci sono lunghi spazi temporali
Invece il Corano è un testo più compatto, indiscutibile e per i musulmani addirittura intraducibile, quindi molto rigido. Anch’essi considerano sacri l’Antico ed il Nuovo Testamento, ma sostengono che la versione a noi nota non è quella custodita in cielo, ma il frutto di ritocchi più o meno interessati da parte degli ebrei e dei cristiani. E forse non hanno torto!
La Bibbia, sempre secondo i Musulmani, contiene le parole dei Profeti; il Corano quelle dirette di Dio, anzi del Dio Allah.
Inoltre il Corano è scritto in arabo purissimo, cioè nella lingua del suo popolo, ed è immutabile. La Bibbia, invece, è stata oggetto di contrasti anche tra i popoli. Scritta in lingua ebraica, salvo una parte in aramaico, per favorire gli ebrei dispersi nell’impero che avevano dimenticato l’antico ebraico, viene poi scritta in lingua greca, ma nessun testo originale ci è pervenuto.
Però sappiamo che gli ebrei rifiutarono il seguito della Bibbia, quella parte che noi chiamiamo Nuovo Testamento e che, insieme all’Antico, formano il canone cristiano.
A questo punto, una domanda semplice ma al tempo stesso difficile: nonostante tutti questi punti di avvicinamento e in certi casi di profondo contrasto, ma il Dio degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani è in fondo lo stesso Dio?
Abbiamo visto che il Corano ed il Nuovo Testamento sono monoteisti, mentre l’Antico Testamento lo è fino ad un certo punto. Infatti Jahve o Elohim pretendevano sì di essere l’unico Dio di Israele, ma ammettevano che anche altri popoli potevano adorare altri Dei, come se questi fossero esistiti.
Per questo Dio mette in guardia gli ebrei mostrando loro tutta la sua collera, qualora questo fosse accaduto.
Se potessimo raffigurare grossolanamente Dio nelle tre fedi religiose potremmo dire:
Nell’Antico Testamento – accettato dagli ebrei – un Dio implacabile e vendicativo.
Nel Nuovo Testamento – per i cristiani – un Dio pieno di grazia e di amore.
Nel Corano – per i musulmani – un Dio misericordioso ma assolutista.
Le stesse parole Islam e Musulmano significano “sottomissione”. Chi si sottomette a Dio è musulmano.
Ferme restando quindi le differenze, si parla comunque sempre dello stesso Dio. Differenze che l’uomo con l’evoluzione dei secoli, non è riuscito ad attenuare, anzi le stesse si sono accentuate fino ad esplodere spesso in vere e proprie guerre religiose, spinte da un fondamentalismo cieco. Basterebbe tornare alle dottrine originali, alla figura biblica di Abramo, padre spirituale e forse anche reale di ebrei, cristiani e musulmani, fondatore del monoteismo.
Infatti dal suo seme nacquero Ismaele, dal quale sono discesi gli arabi o gli ismaeliti, ed Isacco, da cui ebbero origine gli ebrei ed i cristiani
Nel susseguirsi delle parentele la Bibbia informa che, a causa di incomprensioni familiari, Abramo caccerà da casa Ismaele con sua madre, la schiava Agar, che sarà rassicurata da un angelo inviato da Dio, sul futuro di suo figlio, quale fondatore di un grande popolo.
Anche il Corano riserva ampio spazio al patriarca Abramo riportando anche il sacrificio del proprio figlio, senza però specificare se si tratta di Ismaele o Isacco.
Lo stesso Corano invece è molto preciso nell’indicare Abramo e Ismaele, fondatori della Kaaba della Mecca, la struttura che contiene la pietra nera.
Anche la figura di Gesù è riconosciuta e rispettata nel mondo islamico. Nel Corano Gesù è ritenuto il maestro del soffio divino della vita, che però non muore, ma viene elevato da vivo in cielo.
L’Islam, oltre a Gesù, riconosce molti profeti biblici e molti santi cristiani.
Comunque sembra che ancor prima di Abramo, il vero antenato sia stato Sem, dal quale avrebbero avuto origine i popoli semitici.
Anche la genetica moderna ha dimostrato che ebrei e palestinesi sono geneticamente uguali, cioè derivanti da un unico ceppo.
Appare quindi sempre più evidente l’esistenza di una fratellanza originaria tra queste tre grandi componenti religiose, che non giustifica il continuo spargimento di sangue fratricida avvenuto nei secoli.
Vorrei concludere con un riferimento che ci riguarda, sottolineando la lungimiranza dei padri fondatori della massoneria, i quali avevano capito da subito l’importanza della fratellanza intesa come uno dei capisaldi della nostra tradizione muratoria, ritenendola come elemento aggregante tra i massoni e quindi tra gli uomini, proprio perché veniva lasciato ad essi piena libertà di interpretare ed esternare sentimenti religiosi dai quali l’istituzione sarebbe rimasta rigidamente estranea.
Per questo dobbiamo essere sempre più convinti della nostra funzione presente e futura, perché rappresentiamo l’esempio più tangibile, per il mondo profano, di un metodo di convivenza pacifica, nel rispetto e non nel soffocamento delle proprie idee personali, siano esse politiche o religiose.
TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’. G. F. P.