I PENSIERI DIVERSI SULLA COMETA
I pensieri diversi sulla cometa di Pierre Bayle possono considerarsi la prima opera in cui l’ Illuminismo si confronta con la religione. Riportiamo di seguito le parti fondamentali del brano con cui Bayle intende difendere l’ ateismo.
“Una società di atei potrebbe darsi leggi utili e oneste”. Il fatto di ignorare l’ esistenza di un creatore o conservatore del mondo non impedirebbe infatti ai membri di questa società di essere sensibili alla gloria e al disonore, alla ricompensa e alla punizione e a quelle passioni che agitano gli altri uomini, né toglierebbe loro le luci della ragione. Accadrebbero, è vero, delitti di ogni genere, ma non più di quanti se nè commettono nella società degli idolatri.
“la credenza della mortalità dell’ anima non impedisce che si desideri immortalare il proprio nome”. Si ha torto a pensare che un ateo non sia spinto di far cose grandi e buone perchè convinto che la sua anima muoia col corpo. Infatti é indubbio che chi ha compiuto grandi azioni, lo ha fatto per poter essere lodato dalla posteriorità, e non nella speranza di sapere cosa si sarebbe detto di lui nell’ altro mondo dopo la sua morte.
“Esempi volti a dimostrare che gli atei non si sono distinti per la corruzione dei costumi”. Per dimostrare che non è più strano vivere virtuosamente per un ateo di quanto non lo sia per un cristiano, noterò che a quelle poche persone fra gli antichi, che hanno professato apertamente l’ ateismo, Diagora, Teodoro, Evemero, e qualche altro, nessuno ha mai potuto rimproverare una vita libertina e scostumata. Pare che anche Plinio non credesse a Dio, eppure non vi fu mai un altro tanto attaccato ad occupazioni oneste. Epicuro, che negava la provvidenza e l’ immortalità dell’ anima, è uno dei filosofi che ha vissuto in maniera più esemplare.
“L’ ateismo ha avuto dei martiri, e quindi è certo che non esclude le idee di gloria e libertà”. Quando penso che l’ ateismo ha avuto dei martiri mi convinco che sulla mente degli atei l’ idea dell’ onestà agisce ben più profondamente dei concetti di utile e di piacevole. Perché mai allora Vanini non ha ingannato i giudici e ha preferito morire tra i più atroci tormenti piuttosto che ritrattarsi, cosa questa che secondo i suoi principi non arebbe potuto certo nuocergli nell’ altro mondo? Lo ha fatto perché lavorava per la gloria e perchè, liberando gli uomini dalla paura dell’ inferno da cui credeva fossero torturati senza motivo, si sentiva impegnato a rendersi utile al prossimo, arrivando persino a mettere a rischio la propria vita!