BREVE, ANZI BREVISSIMA STORIA DELLA MASSONERIA
di M. Diberti Leigh
I Frammassoni, chiamati l’Antica e Onorevole Società dei liberi e accettati Massoni, Fraternità massonica, o semplicemente Massoni sono la più numerosa, la più diffusa e la più interessante di tutte le società secolari *. Molti interrogativi riguardanti le sue origini, la sua storia, la sua natura hanno attirato l’attenzione di studiosi e di ricercatori negli ultimi duecento anni. Malgrado l’enorme mole di lavoro di ricerca svolto da questi appassionati di storia massonica, molti interrogativi rimangono ancora senza risposta € talune certezze si confondono con la leggenda. L’interesse sull’argomento Massoneria è dimostrato dal fatto che la « Bibliografia di Wolfstieg » elenca ben 80.000 titoli di libri di argomento massonico scritti nella sola Europa, a cui vanno aggiunti i circa 20.000 composti negli U.S.A. Bisogna qui ricordare che molte opere scritte dal Settecento ai giorni nostri, non solo hanno scarso valore storico, ma addirittura sono fuorvianti, in quanto scritte, in mala fede, per denigrare la Massoneria, che fin dai suoi albori non scarseggiò certo in calunniatori e detrattori. Già nel 1730, infatti, tale Martin Clare, massone, scrisse una difesa della Massoneria in risposta ad un libello, dal titolo « Masonery Dissected » in cui si definiva la Massoneria come « una società perniciosa… una malvagia frode… un mucchio incomprensibile di azioni e parole senza senso o legami ». Ma ben più feroci e altrettanto ingiustificati e senza alcun fondamento erano stati gli attacchi mossi da un anonimo libello, apparso a Londra nel 1698, dove i Massoni erano definiti « una diabolica setta di uomini », « anti-cristi », « malvagi » ed infine « gente corrotta ». Parole queste che verranno ripetute con trita perseveranza dai nemici della Massoneria attraverso i secoli e trovano una triste, attuale risonanza anche ai nostri giorni! Ma come e dove nasce questa organizzazione che suscita ed ha suscitato tante controversie, che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro, che ha avuto e tuttora ha fervidi sostenitori, ma anche acerrimi nemici e implacabili denigratori? Tralasciando le leggende e le varie teorie più o meno complesse e « stiracchiate », ci sembra di poter sostenere, confortati da autorevoli pareri, che la Massoneria moderna — la « nostra Massoneria » — discende da quella puramente operativa che dal XII secolo in poi vide i suoi membri, « Freemasons », spostarsi di paese in paese, di città in città ovunque la loro opera fosse richiesta, per costruire monasteri, castelli, è splendide cattedrali. Questi « architetti itineranti » erano chiamati Freemasons perché erano uomini liberi, come indica la parola inglese « free », cioè non dipendenti da alcun signore feudale, ma raggruppati in una corporazione, o « Guild », che, antenata del nostro sindacato, ne regolava i rapporti col mondo esterno e forniva severe e precise regole di deontologia professionale e di codice morale. Si legge, infatti, nelle più antiche costituzioni scritte pervenuteci, The Old Charges (1390): «Che il Maestro paghi onestamente e lealmente il salario ai compagni, come esige il costume dell’Atte ».
« Sarete leali l’un verso l’altro, e cioè verso ogni Maestro e compagno dell’Arte… e farete loro quello che vorreste essi facessero a voi ».
«Che nessun Maestro o membro dell’Arte tolga ad altri il lavoro… a meno che non sia capace di portarlo a termine ».
« Che il muratore accolga di buon animo i muratori stranieri quando arrivano nel suo paese… Gli dia lavoro per almeno due settimane e se non ci sono pietre per lui lo soccorra con un po’ di denaro… ».
Vi è in queste norme di comportamento una ricerca di equità, di giustizia ed un desiderio di aiutare il compagno in difficoltà in modo veramente fraterno. Non a caso, infatti, alcuni studiosi hanno suggerito che il termine Freemason, Frammassone, possa derivare dal francese (che non dimentichiamo era parlato in Inghilterra.) « frèremacon » quindi non libero muratore, ma « fratello muratore ».
Qualunque sia la origine di questa parola, una cosa è certa» il massone si comportava sia da uomo libero, sia da fratello verso i suoi compagni, per cui ambedue le etimologie ci sembrano più che appropriate. Non a tutti era concesso di entrare a far parte della confraternita:
« Nessun Maestro o Compagno prenda un apprendista… che non sia nato libero, o di buona nascita… o che sia un giocatore di azzardo… o che sia un lussurioso o ribaldo, o che vada in città di notte, a meno che egli si rechi ad una loggia o in compagnia di un compagno che possa testimoniare che egli è andato in un posto onesto ».
Il giovane che voleva apprendere l’arte della muratoria doveva essere quindi libero, onesto e di buoni costumi, per timore che le sue eventuali malefatte potessero gettare il discredito sull’Arte nella sua totalità ed infangare il buon nome degli altri appartenenti alla Corporazione. (Abbiamo visto in tempi recentissimi come gli errori di alcuni possano, specialmente se sapientemente orchestrati, ledere l’onorabilità dei molti). Egli doveva altresì sottoporsi ad un lungo e severo periodo di tirocinio, sette anni, per diventare « Apprendista Iscritto », seguiti da altri sette anni prima di potersi fregiare del titolo di « Fellow » (Compagno). Pochi erano coloro (e pare che il grande poeta Chaucer fosse fra questi) che, in virtù di loro spiccate doti e capacità, assurgevano al grado di Maestro (Master). Il Maestro era il progettista, l’architetto, colui che tracciava i disegni delle opere murarie da costruire e che intratteneva i rapporti con i nobili, vescovi, feudatari, re, che le commissionavano. In un’epoca in cui non esistevano certo manuali di costruzione o libri di calcolo e geometria, l’arte della costruzione veniva trasmessa necessariamente e appresa oralmente e dalla esigenza di trasmettere i segreti dell’arte stessa ai soli membri della confraternita, nasce, nel periodo che va dal XII al XIV secolo, momento di massimo splendore ed espansione dell’arte gotica sia sul continente che in Inghilterra, quella esigenza di segretezza e di riservatezza totale sui lavori compiuti o da compiersi, che si estrinseca ancora oggi nella frase rituale pronunciata alla chiusura dei lavori: « Separiamoci in pace giurando il più perfetto segreto sui lavori compiuti ». Orbene questa frase che a molti profani può parere strana o, peggio ancora, indice di pericolosi o loschi complotti escogitati ai danni del resto della collettività, ha invece una sua ragion d’essere con salde radici in un’affascinante, quanto remota, realtà storica! Verso la fine del -xvI secolo i muratori scozzesi inventarono per maggiore sicurezza anche i varii segni di riconoscimento segreti, fra cui la caratteristica stretta di mano e la parola di « passo » che vengono usati tuttora nella massoneria moderna. Questo ci porta al collegamento, agli strettissimi legami fra la massoneria operativa del Quattro, Cinquecento a quella speculativa della seconda metà del Seicento. La prima era una organizzazione di « lavoratori specializzati », le seconda che pure assunse temi, simbologia, parole dell’antica Arte fu ai suoi inizi un «club» i cui membri, sempre più raramente muratori, avevano scopi ed interessi di carattere teorico filosofico. Non si parlò più infatti di Massoneria operativa, ma speculativa. Questo processo di grande trasformazione avvenne lentamente ed ebbe il suo epicentro in Scozia ed in Inghilterra. Molti scrittori e studiosi si sono domandati il perché di questa metamorfosi e soprattutto perché proprio quest’arte fra le tante, esercitò un tale fascino fra i nobili, « gli intellettuali », i borghesi del XVII, XVIII secolo da spingerli a volersi unire in un’associazione che conservasse tante delle caratteristiche della più antica massoneria operativa. Ma questo interrogativo resta e probabilmente resterà senza una risposta certa. L’unica cosa che sappiamo con sicurezza è che all’epoca della costruzione delle grandi cattedrali gotiche (Durham ecc.) i massoni, costruttori di tali opere, godevano dell’alta protezione del clero, della nobiltà ed è probabile che lentamente sia invalso l’uso di « ammettere » alcuni alti dignitari ecclesiastici, proprietari terrieri, giudici… fra i Massoni « accettati » o «adottati ». Da questa costumanza può essere derivato l’interesse del profano; di alto rango per le attività massoniche e di qui la commistione fra le due categorie sociali, altrimenti totalmente separate, nel mondo rigidamente stratificato della società medievale inglese, quella della aristocrazia e dell’alto clero da una parte e del lavoratore dall’altra, ma di un lavoratore che, non dimentichiamolo, era il solo a conoscere i segreti per l’edificazione di castelli e cattedrali, monumenti questi destinati a restare nei secoli a perenne glorificazione della potenza della Chiesa e della Monarchia! La prima testimonianza scritta dell’ammissione « di un membro onorario » in una loggia risale al 1600 in Scozia; l’usanza si diffuse tanto rapidamente che nel 1670 la loggia di Aberdeen risultava formata da «quattro nobili, tre gentiluomini, quindici borghesi e soltanto dieci muratori ». Poco per volta si giunse « all’esclusione dei veri muratori dalle logge massoniche ed il primo esempio clamoroso viene dato nel 1619 quando un gruppo di gentiluomini londinesi fondò una compagnia di “muratori” detta “Acceptation ”, in cui i muratori di mestiere non erano rappresentati, mentre vi erano nobili e borghesi che si facevano chiamare “massoni accettati” o “massoni gentiluomini”. Uno dei motivi per cui si pensa che l’arte massonica abbia esercitato un tale richiamo in Inghilterra fu l’entusiasmo sviluppatosi per l’architettura in generale e per quella italiana in particolare, come dimostrano i numerosi esempi di ville, palazzi costruiti in quel periodo, di chiaro stile palladiano. Non dimentichiamo, infatti, che verso la fine del XVII secolo incominciò a diffondersi il costume di inviare i giovani « bene » sul continente per completare la loro educazione e che l’Italia fu sempre una delle mete più affascinanti per il « gentleman » inglese. Sempre in questo periodo nasce ufficialmente la professione dell’architetto e figure di primo piano quale Elias Ashmole, fondatore dell’Ashmolean Museum di Oxford, e, più tardi, Sir Christopher Wren, costruttore di quasi tutti i più importanti edifici londinesi del XVII e XVIII secolo, divennero massoni. Per cui il passaggio dalla massoneria operativa a quella speculativa è un fenomeno, una peculiarità inglese. È vero ché sia la Francia che la Germania avevano avuto i propri « costruttori itineranti », ma « les Compagnonnages » e gli « Steinmetzen » scomparvero come gruppo, come associazione di liberi costruttori, pur continuando ad esistere ovviamente a livello di singoli muratori ed architetti poi, a mano a mano che la richiesta delle loro prestazioni veniva diminuendo. In Inghilterra ed in Scozia invece la Massoneria subì una lenta e, per certi aspetti inspiegabile, trasformazione che la portò in circa due secoli a dei’ profondi mutamenti, ma che le permisero di sopravvivere quasi immutata nei suoi rituali e negli ideali, sebbene diversa nella struttura e negli scopi pratici. Così alla fine del Seicento C’erano almeno una quindicina di logge operanti in Scozia, e solo cinque o sei in Inghilterra, di cui quattro operanti a Londra e che avranno una grande importanza nella storia della Massoneria moderna; dalla fusione di queste quattro che all’epoca non avevano un nome specifico, ma venivano ricordate in base al nome del « pub » o birreria che le ospitava, nasce nel 1717 la « Grand Lodge » o « La Gran Loggia Unita » che più tardi estenderà la sua autorità su tutta l’Inghilterra, la Scozia e le colonie. Nel 1723 su invito del Gran Maestro, il Duca di Montague (il primo di un gran numero di nobili che assumerà questo incarico), vengono redatte e pubblicate le « Constitutions » che sono un digesto delle antiche « Old Charges » massoniche « riadattate ad un fine puramente speculativo », contengono una storia rielaborata e molto fantasiosa della Massoneria, un insieme di canti e soprattutto le « General Regulations » del 1721. Queste importantissime Constitutions o Libro delle Costituzioni venne curato da un membro della chiesa scozzese, James Anderson, e sono permeate di saggezza e spirito di tolleranza; si legge fra l’altro:
« Si ritiene più utile obbligare ciascuno a quella religione su cui convergono tutti gli uomini, lasciando a ciascuno le sue particolari convinzioni ».
Per cui gli uomini di tutte le religioni erano ammessi, ma non gli atei. Quindi ancora una volta una delle accuse mosse alla Massoneria di essere formata da anti-cristi o atei cade, perché fin dalla sua prima costituzione come organizzazione moderna e speculativa essa chiarisce la sua « tendenza a respingere il dogmatismo e a tollerare le credenze personali che però non escludessero l’esistenza di un Ente Supremo ». I cambiamenti apportati dalla « Grand Lodge » e dalla pubblicazione da essa voluta, delle Constitutions di Anderson si possono riassumere cos: il corpo di leggi che regolava’l’attività dei Freemasons, dette « Old Charges » vennero in parte rielaborate per rispondere alle mutate esigenze della nuova Massoneria; trentanove Regole Generali furono sottoscritte; ogni legame pratico con la Massoneria operativa fu scisso, per cui muratori e scalpellini non entreranno più a far parte delle logge, al punto che la carica di Gran Maestro fu conferita solo ad aristocratici; venne elaborato il rituale, fornite leggende e si mantenne la suddivisione nei tre gradi di apprendista, compagno e maestro della Massoneria operativa. Questa non fu dunque né una rivoluzione, né una creazione ex novo, né un revival, pur contenendo aspetti rivoluzionari, creativi e di rinnovamento: una nuova struttura fu costruita su vecchie fondamenta, l’arte pratica, concreta dei tagliatori di pietra venne sublimata, coi suoi gesti, le sue parole, i suoi riti in un sistema filosofico morale, e le leggi, gli usi dei liberi costruttori di cattedrali vennero mantenuti vivi, perché ne venne riconosciuta l’immutabile utilità morale, sociale, fraterna! Come scrisse Mackey:
« Il veliero era sempre lo stesso, solo la meta era cambiata ».
Nell’arco di soli trentanove anni la Massoneria si diffuse non solo in tutta l’Europa (Belgio 1721, Parigi 1725, Spagna 1728, Italia 1735, Polonia 1739, ecc.), ma anche nelle colonie dell’America del Nord con l’apertura della prima loggia a Boston nel 1733; in India nel 1730, nella Nuova Scozia nel 1738. Fu accolta abbastanza bene da alcuni sovrani che divennero Massoni anch’essi, ma malissimo dalla Chiesa cattolica che nell’aprile 1738 scomunicò con la bolla « In eminenti » la neonata Massoneria. Ma i Massoni inglesi ben poco si curarono dei nemici all’estero o delle logge straniere, perfino di quelle statunitensi, perché dovettero affrontare ben presto problémi organizzativi non indifferenti in patria e quel che è peggio ‘una grave scissione nel 1751. Le « Constitutions » di Anderson furono l’origine di questo disaccordo destinato a divenire sempre più profondo: alcune logge, infatti, si rifiutarono di accettarle e si separarono dalla Grand Lodge, fondandone un’altra detta « Ancient » o antica perché si rifaceva alle antiche istituzioni, rifiutando i mutamenti apportati da Anderson alle Old Charges. Gli Antichi non furono riconosciuti in Inghilterra, ma solo in Scozia ed in Irlanda. Questo stato di cose portò ovviamente una certa tensione e disagio e venne finalmente appianato da due fratelli, di nome e di fatto, il duca di Sussex e quello di Kent Gran Maestri contemporaneamente delle due logge rivali. Il fatto che i due duchi fossero fratelli di Giorgio IV d’Inghilterra ci rivela lo status sociale, l’importanza di cui godeva la Massoneria. Già un secolo prima il duca di Montague che fu, lo ricordiamo, il primo Gran Maestro di sangue blu, scriveva a proposito della Massoneria: « Diventò una moda pubblica ». Ed infatti essa fu tutt’altro che segreta, perché una volta all’anno, in occasione della festa di San Giovanni, i massoni londinesi sfilavano per le vie della loro città « indossando i loro grembiuli ». Ma questo poteva avvenire perché da parte dello Stato non vi fu alcuna intolleranza, alcuna persecuzione. La Massoneria fu vista come un’associazione, come una filosofia, anche come una dottrina, ma mai come urr’istituzione pericolosa e sovversiva da combattere o distruggere; anche perché i Massoni, non solo rispettavano le leggi del loro paese ed erano buoni cittadini, ma osservavano altri precetti e norme mortali di comportamento che essi stessi si erano dati, ricalcando in parte le antiche norme dei « confratelli » medievali. Ma quando la Massoneria speculativa varcò la Manica le cose mutarono. In alcuni paesi essa fu ben accetta, in Prussia ed in Austria i sovrani stessi divennero massoni e Gran Maestri; in altri, dove i monarchi vedevano in qualunque gruppo di uomini liberi una minaccia al loro assolutismo, la Massoneria venne perseguitata su basi pretestuose e fumose, perché ovviamente non
ci si poteva appigliare a nulla di concreto per perseguitare ed incarcerare i Massoni che obbedivano alle leggi dello Stato, seguivano una religione ed erano ligi ai loro doveri sociali; ma i regimi auto- ritari e assolutistici hanno paura degli « uomini liberi » e liberamente pensanti, anche se costoro sono di buoni costumi e specchiata lealtà. E così la Massoneria inglese prosperò senza problemi, mentre quelle continentali dovettero affrontare ostacoli e persecuzioni, che non sono un lontano ricordo in certi paesi, ma pur- troppo una realtà di sconcertante attualità! E così il cerchio, simbolico, della realtà massonica si chiude: dai Freemasons o Frèremacons del XII secolo che si riunivano nelle logge per lavorare la pietra ed erigere splendidi monumenti per la gloria terrena, ai Massoni del xvir secolo che si ritrovavano al primo piano della « Goose and Griditon Ale House » o alla « Apple-Tree Tavern » per discutere di problemi filosofici, morali, per scavare ed incidere su di una materia non meno dura della pietra la loro anima, la loro mente ed innalzare, non le splendide cattedrali gotiche, ma « templi alla virtù… » in una continua ricerca di perfezionamento, di ampliamento delle proprie conoscenze, nella consapevolezza che solo dal tentativo, dalla ricerca può nascere il miglioramento spirituale, che senza sforzo non c’è progresso, tenendo sempre ben presente che:
« L’unica cosa necessaria al trionfo del male è che gli uomini buoni non facciano nulla ». (Edmund Burke)