AMORE PER IL PROSSIMO

AMORE PER IL PROSSIMO: IL SERVIZIO

Fra i bisogni primari dell’essere umano vi è certamente quello di amare ed essere amato: ma la parola amore viene comunemente usata per indicare i più disparati stati emotivi, in merito ai quali vi è da chiedersi se si tratti veramente di amore. Per noi Massoni è importante imparare a distinguere quell’amore che può e deve essere coltivato entro ciascuno di noi e trasmesso al prossimo.

Uno dei Maestri della moderna psicologia esistenziale offre un insegnamento basilare per dissipare la confusione esistente allorché l’amore viene confinato unicamente nella sfera del sentimento, in aggiunta a quella biologica. A questo livello esiste un amore che si potrebbe chiamare integrativo, nel quale ognuno dei due soggetti del rapporto cerca nell’altro, più o meno coscientemente, quello che gli manca o a cui aspira: Maslow lo chiama need-love (amore-bisogno).

Vi è poi l’amore possessivo, con il quale chi ama non cerca un’integrazione con la persona amata, ma cerca di possederla, di dominarla, tanto che questa specie di amore si può spesso considerare come una manifestazione della volontà di potenza adleriana. Esiste anche un amore di tipo oblativo, caratterizzato da sentimenti come devozione, dedizione, sacrificio. Da notare che l’amore materno tanto esaltato è spesso un misto di amore oblativo e amore possessivo.

E infine vi è quello che possiamo e dobbiamo considerare veramente amore, con l’A maiuscola, l’amore radiante: esso non è più soltanto un sentimento, che come si è visto non è mai immune da tratti egoistici o nevrotici, ma una energia vitale che consiste non solo nel dare qualcosa di sé agli altri, ma soprattutto nell’irradiare amore a tutte le creature con le quali si viene a contatto. Questo amore, dice il Maestro, è caratterizzato da qualità specifiche come la fraternità, la compassione, la comunione, qualità che proprio noi Massoni siamo tenuti a sviluppare in noi stessi per “il bene dell’Ordine e dell’umanità“.
Questa concezione energetica dell’amore, non nuova a spiriti eletti – ricordiamo che Dante concludeva le sue cantiche con il verso “amor che muove il sole e l’altre stelle” – è certamente congeniale all’uomo moderno, al quale le scoperte scientifiche hanno dimostrato la totale infondatezza della dualità materia/spirito, che sono entrambi manifestazioni della medesima energia primigenia, con diversa frequenza vibratoria.
Quindi, essendo convinti che in questa fase della manifestazione l’uomo non deve disprezzare né rifiutare alcuna parte di ciò che forma la sua unità bio-psico-spirituale, dobbiamo dedicare i nostri lavori ad un costante miglioramento di tutti i nostri livelli, ricordando l’antico insegnamento tradizionale della Tavola di Smeraldo: “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso, e ciò che è in basso è come ciò che è in alto, per fare il miracolo dell’Unità“.

Ciò premesso, vediamo come si manifesta concretamente l’amore verso il prossimo, la solidarietà: questo concetto è strettamente legato a quello di servizio, che a sua volta richiama i concetti di utilità e di bisogno.

Si deve a Maslow un’accurata indagine sulla correlazione bisogno-valore e questo ci aiuta a capire come la cosiddetta “crisi dei valori” nell’epoca attuale dipenda da un profondo mutamento dei bisogni. Questo mutamento è radicale nella nostra società ed è avvenuto in un arco di tempo estremamente breve, con la conseguenza che proprio la società crea continuamente dei bisogni artificiali, quindi ben diversi da quelli esistenziali, che poi essa stessa non è in grado di soddisfare.

Sembra essere proprio questo meccanismo la causa di tutto ciò che affligge l’umanità e che la rende prigioniera di una spirale involutiva anziché evolutiva come sarebbe nella sua natura: consumismo, danni all’ambiente, aumento della violenza a tutti i livelli, sì che parlare di coscienza ecologica, di progresso, di pace sembra quasi utopistico. I rimedi a questa situazione vanno cercati probabilmente non a livello di massa e forse nemmeno di società, bensì a livello individuale, in modo che la trasformazione e l’ampliamento delle coscienze individuali portino ad un miglioramento della società che da questi individui è formata. Si tratta cioè di incrementare una nuova forma di leadership che si proponga come mèta non il potere ma la ricerca di un significato della vita.
Questa ricerca – simbolizzata per noi Massoni da quella della Parola Perduta – provoca in coloro che sono seriamente incamminati sulla via della loro realizzazione una espansione di coscienza. Che cosa questo significhi lo ha spiegato chiaramente un nostro illustre Fratello, il Dott. Francesco Brunelli, il quale dalla sua personale esperienza traeva conferma della possibilità per ogni uomo di passare dalla dimensione personale a quella transpersonale – o spirituale – e quindi di integrare le proprie forze biopsichiche con quelle collettive e cosmiche.

Nel processo trasmutativo, ad ogni passo innanzi verso quella aspirazione che è la realizzazione del SE’ corrisponde una trasformazione di tutto l’essere e dei suoi rapporti con l’universo che lo circonda e con i differenti regni della natura. Ed è appunto su questi mutati rapporti che può essere incentrato il discorso sull’uso delle nuove energie e delle nuove potenzialità acquisite. Una delle manifestazioni più eclatanti del processo di unificazione e del contatto con il SE’ è l’esigenza di servire l’umanità ed i regni di natura che ci circondano” (1).

Per chiarire il concetto del SE’ secondo la psicologia umanistico-esistenziale, ritengo sufficiente riferirmi a ciò che si intende per autorealizzazione: essa non va confusa con l’autoaffermazione, cioè con l’appagamento di quell’istinto naturale per cui ognuno tende a procurarsi uno spazio vitale in cui potersi esprimere. La realizzazione, come dice la parola, è la percezione, la presa di coscienza della propria essenza, che comprende la dimensione spirituale, il SE’, realtà immanente e trascendente al tempo stesso, energia che ha consentito la nostra individuazione e che al tempo stesso è alla base del nostro desiderio di tornare alla fonte, all’Energia pura. Il SE’ ha un riflesso sul piano dell’esperienza comune, e questo riflesso è l’IO, centro di coscienza e di volontà, che unifica e armonizza tutte le funzioni biopsichiche, affinché l’uomo possa costruirsi una personalità equilibrata che gli consenta di sperimentare senza danno le potenti energie transpersonali del SE’.

A questo punto si può tornare a parlare di solidarietà, concetto che, come ho detto all’inizio, è strettamente legato a quello del servizio. Essere solidali significa prima di tutto cercare di comprendere i bisogni altrui e a tale scopo si esercitano sia l’intuizione che l’empatia. Una volta accertati questi bisogni, e dopo aver capito quali valori sono idonei a soddisfarli e quindi che cosa è utile per i soggetti con i quali intendiamo mostrarci solidali, dobbiamo decidere se siamo in grado e soprattutto se abbiamo la volontà – una volontà forte e saggia – di assumerci un impegno. Naturalmente ciò comporta anche una valutazione in senso energetico: dobbiamo cioè decidere se l’aiuto che possiamo dare rientra nelle nostre possibilità, sia materiali che spirituali, e se il dispendio di energia che ci viene richiesto è giustificato da una concreta utilità per l’altro.


E qui dobbiamo rifarci alla scala dei valori di cui parla Maslow, secondo il quale il soddisfacimento di bisogni di un certo livello implica il sorgere di bisogni di un livello superiore. Ciò va inteso come un ampliamento della scala dei valori non in senso orizzontale ma in senso verticale. In altre parole, è auspicabile che aver soddisfatto necessità di carattere materiale crei le condizioni favorevoli al sorgere di necessità connesse alla evoluzione umana, per cui dalla dimensione personale si è spinti verso la transpersonalità. E’ in relazione a quest’ultimo tipo di necessità che dobbiamo esaminare la nostra disponibilità a servire.

Ciò è spiegato assai chiaramente nella lezione di Brunelli. “Il servizio così come io lo intendo non è un sentimento o un ideale, è un effetto spontaneo del contatto con il SE’, è una espressione vitale. Non è una qualità, un’attività per cui occorra lottare, né un sistema per salvare il mondo, no, è uno stimolo del SE’, una forza che viene dall’alto così come l’istinto di autoconservazione o di riproduzione è una forza che viene dal basso; è un istinto, una forza innata peculiare che ciascun individuo incontra nella sua ascesa verso la realizzazione del SE’, è una forza che potremmo definire come l’impulso al bene collettivo.
Il servizio come impulso è anche una energia creativa ed oggi a poco a poco la scienza sta scoprendo le sue leggi onde utilizzarla. Ma è anche una tecnica, la tecnica delle giuste relazioni sociali, dei retti rapporti interpersonali, tecnica applicabile in diversi campi, ed il servizio sociale di cui tanto si parla non ne è che una pallida applicazione. E’ possibile che qualcuno si chieda perché proprio oggi stanno emergendo differenti forme di servizio sociale, ma la risposta è altrettanto semplice e logica. Questo impulso al bene collettivo, questa energia proveniente dall’alto, si manifesta in due modi. Prima di tutto sull’individuo, quando percepisce o contatta il SE’, ed oggi più di ieri vi è un numero crescente di uomini che è impegnato nel lavoro di autocreazione; in secondo luogo perché questa forza sta cominciando a produrre un effetto collettivo sull’umanità e ciò è facilmente comprensibile in quanto ciascuno di noi non è un compartimento stagno. Il servizio a livello di massa è una specie di riflesso in basso di ciò che sta in alto, riflesso che sta manifestandosi ampliamente sia pur rimanendo tale.

Oggi è un fiorire di attività di servizio, di attività filantropiche: esistono numerose associazioni che si dedicano a ciò, altre ne sorgeranno, ma attenzione, l’accento è posto sulla forma del servizio, non sulla indispensabilità del contatto con il SE’. Se ciò avvenisse, se ci si occupasse del fattore essenziale, allora questo impulso creativo darebbe i suoi validi frutti, altrimenti tutto resterà un semplice esibizionismo, una risposta emotiva e non razionale alle richieste del mondo, una illusione di svolgere un vero servizio.
Vorrei ancora soffermarmi su questo argomento. L’uomo possiede due grosse centrali energetiche, quella degli impulsi e dei desideri e quella della mente: il SE’ è la fonte di energia che armonizza le due precedenti, sublimandole. Per avere un servizio valido occorre superare la naturale risposta emotiva alla sofferenza, alla ingiustizia, alla miseria, per portarla sul piano mentale e darle un carattere creativo, quel carattere che come vedremo è il solo valido, è il solo che può manifestare qualcosa di dinamicamente nuovo e differente.
E infatti, quale tipo di servizio troviamo oggi con maggiore frequenza? Spesso si considera servizio l’aiuto offerto ai poveri, ai malati, agli infelici. Questo tipo di aiuto è semplicemente una risposta al disagio che ci causa la presa di coscienza di miserevoli condizioni umane. E’ chiaro che inconsciamente pensiamo di poter riacquisire il nostro equilibrio, il nostro benessere e la coscienza di essere in regola con tutto, eliminando o migliorando le condizioni che ci hanno arrecato turbamento. Questo tipo di aiuto riuscirà certamente a liberarci dal nostro squilibrio o dalla nostra sofferenza reattiva, senza peraltro sollevare chi ha veramente bisogno.

Altre volte è la manifestazione di certe peculiarità caratterologiche iperattive o tendenti all’autocompiacimento che bandiscono “crociate” per mutare delle situazioni secondo il proprio modo di vedere, costringendo gli altri a conformarsi ad opinioni che non condividono affatto. Altre volte ancora si serve senza un impulso spontaneo – che è la cosa fondamentale – ma con la falsa illusione che imitando grandi personalità, per esempio il Cristo o i Santi, si possano acquisire chissà quali paradisi e magari espiare chissà quali altri atti egoistici. In teoria il servizio, in questi e nei casi precedenti, sarà valido quanto vogliamo, ma in realtà la sostanza vitale del servizio è carente del tutto ed anche qui un tale servire è assimilabile all’egoismo. Altre volte infine si serve perché è alla moda, perché è uno sport dell’ambiente socio-economico o culturale al quale si appartiene. Si serve perché dà potenza, procura conoscenze, procura amici e via dicendo………si serve avvantaggiando più il servitore di colui che è servito ed abbisogna veramente di servizio.

Non facciamo una critica distruttiva delle molteplici attività filantropiche, bacchettoniche, moralistiche, umanitarie e via dicendo…… Non vogliamo farla anche se potrebbe essere facile, vogliamo solo dire che il servizio è una energia che si manifesta creativamente e che è espressione di un impulso che viene dall’alto in chi ha contattato il SE’. Ed esistono criteri per valutare e pesare chi serve in risposta allo stimolo vitale proveniente dal conseguimento raggiunto e chi apparentemente serve seguendo altre motivazioni.
Chi si fa canale, chi è canale di energie provenienti dall’alto ha caratteristiche sue particolari che possono essere ricondotte essenzialmente a tre qualità. La prima è l’innocuità e l’astensione spontanea da tutto ciò che potrebbe arrecare turbamento a un individuo e soprattutto al gruppo al quale appartiene. La seconda caratteristica è il rispetto assoluto della libertà altrui nella scelta del servizio. La terza caratteristica è la letizia, la gioia di cui Assagioli ha tanto parlato.
(2)

Non mi dilungo su ciò, credo che questo accenno sia sufficiente a darci un metro per misurare non gli altri, ma noi stessi e le nostre qualità e possibilità.” (3)

Credo che l’ampia lettura di questa interessantissima lezione abbia raggiunto lo scopo che mi proponevo e cioè quello di dimostrare che ci sono tanti modi di essere solidali, ma che la qualità del servizio che possiamo offrire varia molto a seconda del livello evolutivo di chi serve. Perciò, senza svalutare la solidarietà sul piano materiale, emotivo e mentale, ricordiamo che il vero servizio che possiamo rendere e che, secondo le più avanzate dottrine psicologiche e filosofiche, costituisce al tempo stesso lo scopo della nostra esistenza qui ed ora, è favorire l’evoluzione dell’uomo e del Pianeta. E questo è per l’appunto lo scopo dell’Istituzione massonica.

Per concludere, il servizio così come noi lo intendiamo non è un punto di partenza, ma il punto di arrivo perché presuppone in chi serve un livello di crescita interiore tale da poter agire come forza trainante per l’evoluzione altrui.

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