COME ANDARE ESTERIORMENTE

COME ANDARE ESTERIORMENTE
Osservando le immagini si acquista la sicurezza di quello che in fondo potremmo desiderare : una partecipazione costruttiva di noi, singoli, che tende ad integrarsi in un cantiere universale.

Il cammino esteriore, quasi paradossalmente, appare da un lato più facile, perché si ha a che fare con una più palpabile concretezza. Ma dall’altro lato è difficile, perché è dissipante. Di fronte al mondo, la certezza della nostra centralità tende a dissolversi in una sgradevole certezza della nostra nullità di partecipanti al contributo generale.

Di nuovo i Significati possono aiutare. Ma, mentre nell’interiorità i Significati sono comunque operativamente costruttivi, nell’esteriorità i Significati possono scontrarsi frontalmente con i non significati. Di solito ne deriva la frustrazione.

Allora, come ci si deve comportare ? Certamente non si può rinunciare ai Significati. Né si deve consentire che un conflitto esteriore possa trasmettersi all’interiorità. Evitiamo di contrapporci direttamente.

Appare proponibile una soluzione, che a prima vista può anche sembrare rinunciataria : invece di un conflitto diretto si dovrebbe cercare di eliminare, nella nostra coscienza, l’importanza dei non significati. In altre parole : perché dobbiamo essere sudditi dell’impero dei non significati ? Perché non proviamo a fare un inventario sistematico dei non significati ?

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