IL PRIMO RACCONTO DEL TEMPIO DI SALOMONE

Il primo racconto del Tempio di Salomone

1Re 5:1 – 8:11

a cura di Giuseppe Vatri

Chiram, re di Tiro, avendo udito che Salomone era stato unto re al posto di suo padre, gli mandò i suoi servitori; perché Chiram era stato sempre amico di Davide.

Salomone mandò a dire a Chiram:

“Tu sai che Davide, mio padre, non poté costruire una casa al nome del SIGNORE, del suo Dio, a causa delle guerre nelle quali fu impegnato da tutte le parti, finché il SIGNORE non gli mise i suoi nemici sotto i piedi.

Ma ora il SIGNORE, il mio Dio, mi ha dato pace dappertutto; non ho più avversari, e non sono sotto il peso di nessuna calamità.

Ho quindi l’intenzione di costruire una casa al nome del SIGNORE mio Dio, secondo la promessa che il SIGNORE fece a Davide mio padre, quando gli disse: “Tuo figlio, che metterò sul tuo trono al posto tuo, sarà lui che costruirà una casa al mio nome”.

Perciò dà ordine che mi si taglino dei cedri del Libano. I miei servitori saranno insieme con i tuoi servitori. Pagherò il salario per i tuoi servitori secondo tutto quello che domanderai; perché tu sai che non c’è nessuno tra noi che sappia tagliare il legname come quelli di Sidone”.

Quando Chiram udì le parole di Salomone, provò una gran gioia e disse:

“Benedetto sia oggi il SIGNORE, che ha dato a Davide un figlio saggio per regnare sopra questo grande popolo”.

Chiram mandò a dire a Salomone:

“Ho udito il tuo messaggio per me. Farò tutto quello che desideri riguardo al legname di cedro e al legname di cipresso.

I miei servitori li porteranno dal Libano al mare, e io li spedirò per mare legati come zattere fino al luogo che tu m’indicherai; e là li farò sciogliere e tu li prenderai; e tu mi farai il piacere di fornire la mia casa dei viveri necessari”.

Così Chiram diede a Salomone del legname di cedro e del legname di cipresso, quanto ne volle.

E Salomone diede a Chiram ventimila cori di grano per il mantenimento della sua casa, e venti cori d’olio vergine; Salomone dava tutto questo a Chiram, anno dopo anno.

Il SIGNORE diede sapienza a Salomone, come gli aveva promesso; e ci fu pace tra Chiram e Salomone, e fecero alleanza tra di loro.

Il re Salomone reclutò operai in tutto Israele, e furono ingaggiati trentamila uomini.

Li mandava in Libano, diecimila al mese, alternativamente; un mese stavano in Libano, e due mesi a casa; e Adoniram era preposto a questi lavori.

Salomone aveva inoltre settantamila uomini che trasportavano i materiali pesanti e ottantamila scalpellini sui monti, senza contare i capi dei prefetti, che erano tremilatrecento, preposti da Salomone alla sorveglianza di quanti erano addetti ai lavori.

Il re diede ordine di estrarre delle pietre grandi, delle pietre scelte, per fare le fondamenta della casa con pietre squadrate.

Gli operai di Salomone e gli operai di Chiram e i Ghiblei (1) tagliarono e prepararono il legname e le pietre per la costruzione.

Il quattrocentottantesimo anno dopo l’uscita dei figli d’Israele dal paese d’Egitto, nel quarto anno del suo regno sopra Israele, nel mese di Ziv, che è il secondo mese, Salomone cominciò a costruire la casa per il SIGNORE.

La casa che il re Salomone costruì per il SIGNORE aveva sessanta cubiti (2) di lunghezza, venti di larghezza, trenta di altezza.

Il Portico sul davanti del luogo santo della casa si estendeva per venti cubiti rispondenti alla larghezza della casa ed era profondo dieci cubiti sul davanti della casa.

Il re fece alla casa delle finestre a reticolato fisso.

Egli costruì, a ridosso del muro della casa, tutto intorno, dei piani che circondavano i muri della casa, cioè del luogo santo e del luogo santissimo; e fece delle camere laterali, tutto intorno.

Il piano inferiore era largo cinque cubiti; quello di mezzo sei cubiti, e il terzo sette cubiti; perché egli aveva fatto delle sporgenze intorno ai muri esterni della casa, affinché le travi non fossero incastrate nei muri della casa.

Per la costruzione della casa si servirono di pietre già preparate nella cava; così nella casa, durante la sua costruzione, non si udì mai rumore di martello, d’ascia o d’altro strumento di ferro.

L’ingresso del piano di mezzo si trovava sul lato destro della casa; per una scala a chiocciola si saliva al piano di mezzo, e dal piano di mezzo al terzo.

Dopo aver finito di costruire la casa, Salomone la coprì di travi e di assi di legno di cedro.

Fece i piani addossati a tutta la casa dando a ognuno cinque cubiti d’altezza, e li collegò alla casa con travi di cedro.

La parola del SIGNORE fu rivolta a Salomone, e gli disse:

“Quanto a questa casa che tu costruisci, se tu cammini secondo le mie leggi, se metti in pratica i miei precetti e osservi e segui tutti i miei comandamenti, io confermerò in tuo favore la promessa che feci a Davide tuo padre: abiterò in mezzo ai figli d’Israele e non abbandonerò il mio popolo Israele”.

Quando Salomone ebbe finito di costruire la casa, ne rivestì le pareti interne di tavole di cedro, dal pavimento fino alla travatura del tetto; rivestì così di legno l’interno e coprì il pavimento della casa con tavole di cipresso.

Rivestì di tavole di cedro uno spazio di venti cubiti in fondo alla casa, dal pavimento al soffitto; e riservò quello spazio interno per farne un santuario, il luogo santissimo.

I quaranta cubiti sul davanti formavano la casa, vale a dire il tempio.

Il legno di cedro, nell’interno della casa, presentava delle sculture di frutti di colloquintide (3) e di fiori sbocciati; tutto era di cedro, non si vedeva neppure una pietra.

Salomone stabilì il santuario nell’interno, in fondo alla casa, per collocarvi l’arca del patto del SIGNORE.

Il santuario aveva venti cubiti di lunghezza, venti cubiti di larghezza, e venti cubiti d’altezza. Salomone lo ricoprì d’oro finissimo; davanti al santuario fece un altare di legno di cedro e lo ricoprì d’oro.

Salomone ricoprì d’oro finissimo l’interno della casa, e fece passare un velo, sospeso da catenelle d’oro, davanti al santuario, che ricoprì d’oro.

Ricoprì d’oro tutta la casa, tutta quanta la casa, e ricoprì pure d’oro tutto l’altare che apparteneva al santuario.

Fece nel santuario due cherubini di legno d’olivo, dell’altezza di dieci cubiti ciascuno.

Le ali dei cherubini misuravano cinque cubiti ciascuna; tutto l’insieme faceva dieci cubiti, dalla punta di un’ala alla punta dell’altra.

Il secondo cherubino era anche di dieci cubiti; tutti e due i cherubini erano delle stesse dimensioni e della stessa forma.

L’altezza del primo cherubino era di dieci cubiti, e tale era l’altezza dell’altro.

Salomone pose i cherubini in mezzo alla casa, nell’interno. I cherubini avevano le ali spiegate, in modo che l’ala del primo toccava una delle pareti e l’ala del secondo toccava l’altra parete; le altre ali si toccavano l’una con l’altra con le punte, in mezzo alla casa.

Salomone ricoprì d’oro i cherubini.

Fece ornare tutte le pareti della casa, tutto intorno, tanto all’interno quanto all’esterno, di sculture di cherubini, di palme e di fiori sbocciati.

Ricoprì d’oro il pavimento della casa, nella parte interna e in quella esterna.

All’ingresso del santuario fece una porta a due battenti, di legno d’olivo; la sua inquadratura, con gli stipiti, occupava la quinta parte della parete.

I due battenti erano di legno d’olivo. Egli vi fece scolpire dei cherubini, delle palme e dei fiori sbocciati, e li ricoprì d’oro, stendendo l’oro sui cherubini e sulle palme.

Fece pure, per la porta del tempio, degli stipiti di legno d’olivo, che occupavano un quarto della larghezza del muro, e due battenti di legno di cipresso; ciascun battente si componeva di due pezzi mobili.

Salomone vi fece scolpire dei cherubini, delle palme e dei fiori sbocciati e li ricoprì d’oro, stendendolo sulle sculture.

Costruì il muro di cinta del cortile interno con tre ordini di pietre squadrate e un ordine di travatura di cedro.

Il quarto anno, nel mese di Ziv, furono gettate le fondamenta della casa del SIGNORE; e l’undicesimo anno, nel mese di Bul, che è l’ottavo mese, la casa fu terminata in tutte le sue parti, come era stata progettata. Salomone la costruì in sette anni.

Poi Salomone costruì il suo palazzo, e lo terminò interamente in tredici anni.

Costruì la casa detta: “Foresta del Libano”; era di cento cubiti di lunghezza, di cinquanta di larghezza e di trenta d’altezza. Era basata su quattro ordini di colonne di cedro, sulle quali poggiava una travatura di cedro.

Un soffitto di cedro copriva le camere che poggiavano sulle quarantacinque colonne, quindici per fila.

C’erano tre file di camere, le cui finestre si trovavano le une di fronte alle altre lungo tutte e tre le file.

Tutte le porte con i loro stipiti e architravi erano quadrangolari. Le finestre delle tre file di camere si trovavano le une di fronte alle altre, in tutti e tre gli ordini.

Fece pure il portico a colonne, che aveva cinquanta cubiti di lunghezza e trenta di larghezza, con un vestibolo davanti, delle colonne, e una scalinata sul davanti.

Poi fece il portico del trono dove amministrava la giustizia, che fu chiamato: “Portico del giudizio”; lo ricoprì di legno di cedro dal pavimento al soffitto.

La sua casa, dove abitava, fu costruita nello stesso modo, in un altro cortile, dietro il portico. Fece una casa dello stesso stile di questo portico per la figlia del faraone, che egli aveva sposata.

Tutte queste costruzioni erano di pietre scelte, tagliate a misura, segate, internamente ed esternamente, dalle fondamenta ai cornicioni, e al di fuori sino al cortile maggiore.

Anche le fondamenta erano di pietre scelte, grandi: pietre di dieci cubiti, e pietre di otto cubiti.

Sopra di esse c’erano delle pietre scelte, tagliate a misura e del legname di cedro.

Il gran cortile aveva tutto intorno tre ordini di pietre lavorate e un ordine di travi di cedro, come il cortile interno della casa del SIGNORE e come il portico della casa.

Il re Salomone fece venire da Tiro Chiram (4), figlio di una vedova della tribù di Neftali; suo padre era di Tiro. Egli lavorava il bronzo, era pieno di saggezza, d’intelletto e di abilità per eseguire qualunque lavoro in bronzo. Egli si recò dal re Salomone ed eseguì tutti i lavori da lui ordinati.

Fece le due colonne di bronzo. La prima aveva diciotto cubiti d’altezza, e una corda di dodici cubiti misurava la circonferenza della seconda.

Fuse due capitelli di bronzo, per metterli in cima alle colonne; l’uno aveva cinque cubiti d’altezza, e l’altro cinque cubiti d’altezza.

Fece un reticolato, un lavoro d’intreccio, dei festoni a forma di catenelle, per i capitelli che erano in cima alle colonne: sette per il primo capitello e sette per il secondo.

Fece due ordini di melagrane attorno all’uno di quei reticolati, per coprire il capitello che era in cima a una delle colonne; e lo stesso fece per l’altro capitello.

I capitelli, che erano in cima alle colonne nel portico, erano fatti a forma di giglio, ed erano di quattro cubiti.

I capitelli posti sulle due colonne erano circondati da duecento melagrane, in alto, vicino alla sporgenza che era al di là del reticolato; c’erano duecento melagrane disposte attorno al primo, e duecento intorno al secondo capitello.

Egli rizzò le colonne nel portico del tempio; rizzò la colonna a destra, e la chiamò Iachim (5); poi rizzò la colonna a sinistra, e la chiamò Boaz (6).

In cima alle colonne c’era un lavoro fatto a forma di giglio. Così fu compiuto il lavoro delle colonne.

Poi fece il “mare” di metallo fuso, che aveva dieci cubiti da un orlo all’altro; era di forma perfettamente rotonda, aveva cinque cubiti d’altezza, e una corda di trenta cubiti ne misurava la circonferenza.

Sotto l’orlo lo circondavano dei frutti di colloquintide, dieci per cubito, facendo tutto il giro del mare; i frutti di colloquintide, disposti in due ordini, erano stati fusi insieme con il mare.

Questo poggiava su dodici buoi, dei quali tre guardavano a settentrione, tre a occidente, tre a meridione, e tre a oriente; il mare stava su di essi, e le parti posteriori dei buoi erano volte verso il centro.

Esso aveva lo spessore di un palmo; il suo orlo, fatto come l’orlo di una coppa, aveva la forma di un fiore di giglio; il mare conteneva duemila bati (7).

Fece pure le dieci basi di bronzo; ciascuna aveva quattro cubiti di lunghezza, quattro cubiti di larghezza e tre cubiti d’altezza.

Il lavoro delle basi consisteva in questo. Erano formate di riquadri, tenuti assieme per mezzo di sostegni.

Sopra i riquadri, fra i sostegni, c’erano dei leoni, dei buoi e dei cherubini; lo stesso, sui sostegni superiori; ma sui sostegni inferiori, sotto i leoni e i buoi, c’erano delle ghirlande a festoni.

Ogni base aveva quattro ruote di bronzo con gli assi di bronzo; ai quattro angoli c’erano delle mensole, sotto il bacino; queste mensole erano di metallo fuso; di fronte a ciascuna stavano delle ghirlande.

Al coronamento della base, nell’interno, c’era un’apertura in cui si adattava il bacino; essa aveva un cubito d’altezza, era rotonda, della forma di una base di colonna, e aveva un cubito e mezzo di diametro; anche lì c’erano delle sculture; i riquadri erano quadrati e non circolari.

Le quattro ruote erano sotto i riquadri, gli assi delle ruote erano fissati alla base, e l’altezza d’ogni ruota era di un cubito e mezzo.

Le ruote erano fatte come quelle di un carro. I loro assi, i loro quarti, i loro raggi, i loro mozzi erano di metallo fuso.

Ai quattro angoli d’ogni base c’erano quattro mensole d’un medesimo pezzo con la base.

La parte superiore della base terminava con un cerchio di mezzo cubito d’altezza, e aveva i suoi sostegni e i suoi riquadri tutti d’un pezzo con la base.

Sulla parte liscia dei sostegni e sui riquadri Chiram scolpì dei cherubini, dei leoni e delle palme, secondo gli spazi liberi, e delle ghirlande tutto intorno.

Così fece le dieci basi; la fusione, la misura e la forma erano le stesse per tutte.

Poi fece le dieci conche di bronzo, ciascuna delle quali conteneva quaranta bati ed era di quattro cubiti; ogni conca posava sopra una delle dieci basi.

Egli collocò le basi così: cinque al lato destro della casa e cinque al lato sinistro. Mise il mare al lato destro della casa, verso sud-est.

Chiram fece pure i vasi per le ceneri, le palette e le bacinelle.

Così Chiram compì tutta l’opera richiesta dal re Salomone per la casa del SIGNORE: le due colonne, le volute dei capitelli in cima alle colonne, i due reticolati per coprire le due volute dei capitelli in cima alle colonne, le quattrocento melagrane per i due reticolati, a due ordini di melagrane per ogni reticolato, che coprivano le due volute dei capitelli in cima alle colonne, le dieci basi, le dieci conche sulle basi, il mare, che era unico, e i dodici buoi sotto il mare; i vasi per le ceneri, le palette e le bacinelle. Tutti questi utensili, che Chiram fece a Salomone per la casa del SIGNORE, erano di bronzo lucido.

Il re li fece fondere nella pianura del Giordano, in un suolo argilloso, tra Succot e Sartan.

Salomone lasciò tutti questi utensili senza verificare il peso del bronzo, perché erano in grandissima quantità.

Salomone fece fabbricare tutti gli arredi della casa del SIGNORE: l’altare d’oro, la tavola d’oro sulla quale si mettevano i pani della presentazione; i candelabri d’oro puro, cinque a destra e cinque a sinistra, davanti al santuario, con i fiori, le lampade e gli smoccolatoi, d’oro; le coppe, i coltelli, le bacinelle, i cucchiai e i bracieri, d’oro fino; e i cardini d’oro per la porta interna della casa all’ingresso del luogo santissimo, e per la porta della casa all’ingresso del tempio.

Così fu compiuta tutta l’opera che il re Salomone fece eseguire per la casa del SIGNORE. Poi Salomone fece portare l’argento, l’oro e gli utensili che Davide suo padre aveva consacrati, e li mise nei tesori della casa del SIGNORE.

Allora Salomone radunò presso di sé a Gerusalemme gli anziani d’Israele e tutti i capi delle tribù, i prìncipi delle famiglie dei figli d’Israele, per portar su l’arca del patto del SIGNORE dalla città di Davide, cioè da Sion.

Tutti gli uomini d’Israele si radunarono presso il re Salomone nel mese di Etanim, che è il settimo mese, durante la festa.

Quando arrivarono gli anziani d’Israele, i sacerdoti presero l’arca, e portarono su l’arca del SIGNORE, la tenda di convegno, e tutti gli utensili sacri che erano nella tenda. I sacerdoti e i Leviti eseguirono il trasporto.

Il re Salomone e tutta l’assemblea d’Israele convocata presso di lui si radunarono davanti all’arca, e sacrificarono pecore e buoi in tal quantità da non potersi contare né calcolare.

I sacerdoti portarono l’arca del patto del SIGNORE al luogo destinato per essa, nel santuario della casa, nel luogo santissimo, sotto le ali dei cherubini; i cherubini infatti avevano le ali spiegate sopra il sito dell’arca e coprivano dall’alto l’arca e le sue stanghe.

Le stanghe avevano una tale lunghezza che le loro estremità si vedevano dal luogo santo, davanti al santuario, ma non si vedevano dal di fuori. Esse sono rimaste là fino ad oggi.

Nell’arca non c’era altro se non le due tavole di pietra che Mosè vi aveva deposte sul monte Oreb, quando il SIGNORE fece alleanza con i figli d’Israele, dopo che questi furono usciti dal paese d’Egitto.

Mentre i sacerdoti uscivano dal luogo santo, la nuvola riempì la casa del SIGNORE, e i sacerdoti non poterono rimanervi per farvi il loro servizio, a causa della nuvola; perché la gloria del SIGNORE riempiva la casa del SIGNORE.

Note.

(1). «Ghiblei» è termine di difficile interpretazione. La sua traduzione nella King James version della Bibbia, «giblin», è impiegata come nome tradizionale dei lavoratori della pietra, o Muratori, in molti documenti delle origini.

(2) Misura di lunghezza equivalente a circa 0,5 m.

(3) Un tipo di cetriolo coltivato nell’area.

(4) Questo è il nostro Hiram.

(5) Letteralmente, circa «egli stabilirà».

(6) Letteralmente, circa «in lui la forza».

(7) Misura di capacità corrispondente a circa 40 l.

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