Il Tempio spiegato
INTRODUZIONE
Un errore molto comune in Massoneria è la confusione fra i termini di Tempio e Loggia, che hanno dei significati filosofici e simbolici molto diversi. Se il Tempio è lo “spazio” dove avviene una ierofania (ritualmente in Nome o alla presenza del G\A\D\U\ ), o discesa di un’influenza spirituale, ed il rituale è il “modo” (o mezzo) con cui questa ierofania avviene, la Loggia ha attinenza con il “tempo” (inteso, naturalmente, nel senso metafisico e metatemporale) nel cui ciclo si compie questa esperienza spirituale.
La Loggia è il primo ed il più importante nucleo massonico. Senza di lei non può esistere la massoneria e da lei deriva ogni gerarchia e regolarità massonica, sia in senso tradizionale sia amministrativo.
La Gran Loggia è il più alto momento rituale delle comunità nazionali massoniche, mentre un Grande Oriente ha un valore esclusivamente amministrativo. La Loggia è per definizione libera, sovrana ed indipendente.
I suoi reali poteri amministrativi sono stati nel tempo sempre più esautorati dall’organizzazione centrale, certamente per motivazioni logiche e giustificate, ma i suoi poteri iniziatici sono oggi in ogni caso integri, dopo l’abolizione dell’illegittimo potere di iniziare sulla spada da parte del Gran Maestro.
Alcuni autori tradizionalisti, come Guénon ed il Reghini ad esempio, hanno visto in questo una deviazione del concetto di gerarchia tradizionale, in cui l’autorità discende dall’alto verso il basso e non viceversa. A riprova di questa tesi è citato lo schema di loggia rituale della massoneria operativa inglese studiata dallo Stretton.
È noto come il passaggio dalla massoneria operativa a quella speculativa risalente al principio del XVIII secolo portò a variazioni, anche importanti, nel rituale e nella disposizione di alcuni simboli che portarono ad incongruenze e lacune fino ad oggi tramandate.
Molte logge inglesi non riconobbero l’autorità della Gran Loggia di Londra e rimasero fedeli alle antiche “Costruzioni Gotiche”, continuando a lavorare sui rituali operativi. Echi e ricordi degli antichi rituali operativi sono stati ritrasmessi nella nostra attuale forma massonica dai rituali Emulation e M\ M\ M \
I rituali operativi della Massoneria della Squadra, come risulta dalla corrispondenza di C. Stretton a J. Yarker, erano svolti contemporaneamente in sette camere rituali corrispondenti ai sette gradi in cui il sistema era composto.
L’apertura dei lavori era competenza del VII° grado e si discendeva da questo a quelli successivi. L’attuale sistema è esattamente l’opposto. Ciò non ha, probabilmente, origine da una degenerazione tradizionale in senso “democratico”, quanto da una confusione effettuata dalla primitiva Gran Loggia di Londra in cui all’inizio, com’è storicamente accettato, non erano conosciuti i rituali superiori a quello d’Apprendista.
Da questo vizio originale deriva la nostra attuale incongruenza di convocare, ad esempio, gli Apprendisti per farli uscire poi dal Tempio poco dopo in caso di elevazione dei lavori al Grado di Compagno etc. Ne risulta evidente come l’ordine dei lavori sarebbe più regolare ed organizzato per convocazioni graduali e successive.
Comunque, di contro al concetto della degenerazione simbolica dell’autorità come gradiente dal basso, si può affermare che una Loggia massonica è un universo iniziatico in sè completo, la cui autorità, libertà e sovranità è incontestabile e che i poteri della Gran Maestranza sono tali per delega amministrativa e non derivano da sua propria ed intrinseca autorità o potere.
I Riti massonici sono un’importante scuola di perfezionamento morale e culturale della Massoneria, ma non sono indispensabili a ciò che è veramente essenziale da un punto di vista iniziatico e cioè l’attrazione di un’influenza spirituale attraverso il rito, che permetta l’iniziazione virtuale dei profani e l’affinarsi progressivo delle qualità del Massone, nel suo avvicinamento ai piani metafisici dell’essere. Questi assiomi, pur necessari all’inquadramento del concetto di Loggia, potranno avere maggiore sviluppo nell’esame delle caratteristiche del Tempio, prima, e del rituale poi.
IL TEMPIO,” SPAZIO” DELLA LOGGIA
D. Quale arte professate?
R. La Massoneria
D. Quali edifici costruite ?
R. Templi e tabernacoli.
D. Dove li costruite ?
R. In mancanza di terreno, noi li costruiamo nei nostri cuori…
(Da Les plus secrets mysterés des Hauts Grades de la Maçonnerie, dévoilès, o le Vraie Rose+Croix, traduit de l’anglais; suivi du Noachite, traduit de l’allemand – a Jerusalem 1768 – pg.127.
L’attuale concezione di spazio (ad esempio i confini di stato) ha un significato politico-economico che, per quanto conosciuto ed applicato anche nel mondo antico, non ne ha più la primitiva connotazione di sacralità ad esso pertinente. Già nell’età storica vediamo come, nel tracciare i confini in senso economico-politico e giuridico, si consideravano anche delle cognizioni e delle prescrizioni di ordine magico-religioso. Bisogna qui notare che la società antica difficilmente contemplava l’attuale divisione fra giurisdizione laica e giurisdizione religiosa.
I confini, per quanto approssimativi, erano comunque conosciuti attraverso dei segni di riconoscimento, una pietra, un palo, una particolarità geografica etc. Un esempio caratteristico di ciò, nel nostro mondo mediterraneo, erano le Erme, dapprima semplici pali o pietre squadrate itifalliche, poi scolpite con i tratti della divinità.
Un altro caratteristico segno di posizione geografica era l’omphalos, una pietra ovoidale, spesso con caratteristiche falliche, che marcava un “Centrum”, un ipotetico centro del proprio mondo, fisico e metafisico assieme. Il simbolismo fallico non aveva caratteristiche di oscena esibizione sessuale, ma dichiarava la maschia potenza del popolo confinario, così come anche oggi nei vari gesti osceni usati ed abusati, si rivela più un atteggiamento aggressivo e marziale che venereo.
Attualmente i confini nazionali sono ben delimitati in quasi tutto il mondo e la “terra di nessuno” o zona neutra consiste in un breve corridoio presso i confini; nel mondo antico – fino al medioevo – fra i vari stati esistevano larghe zone neutre, chiamati marche, divise in sezioni. Ormai scomparse, il termine letterario che le definiva, “marca”, conservò a lungo il significato originario, cioè il passaggio da una zona geografica, sacrale per i suoi abitanti, ad un’altra, sempre sacrale, per chi la abitava. Le marche ebbero un ruolo importante per l’antichità, ed in questi territori si svolgevano mercati, combattimenti, cerimonie religiose. Alcuni territori, pur all’interno di un dato territorio nazionale, avevano carattere di “marca”, per lo svolgersi di attività magico-religiose prima e misteriche dopo.
Un classico esempio è quello di Delfi che godeva di alcuni diritti di extraterritorialità conseguenti al suo essere uno dei più grandi santuari internazionali dei suoi tempi, tanto che molti stati avevano in deposito il tesoro nazionale presso il santuario. Da ciò deriva che il rito di passaggio nella “marca” aveva per i nostri antenati un carattere particolare oggi dimenticato; consisteva nell’essere o nel considerarsi avulsi non solo dai due mondi fisici separati, ma dalla stessa realtà materiale .
Un qualsiasi luogo, politico o sacrale che fosse, non aveva quasi valenza geografica se non era definito nei suoi confini e tale definizione non aveva senso, se non fosse stata compiuta ritualmente. Relativamente alla definizione di uno spazio sacro si può suddividere il rituale in tre momenti fondamentali.
a) purificazione preliminare;
b) tracciamento di uno spazio sacro;
c) aggregazione della comunità a tale spazio attraverso un rito sacrificale
Quando non esistono spazi “stabili”, il rituale comporta il rovesciamento od inversione del rito (chiusura dei lavori), per restituire al mondo profano od alla “marca” uno spazio reso provvisoriamente sacro. Prima di comparare tali parametri con quelli della ritualità massonica può esser utile far notare come, nell’antico significato, “landmark” non significa pietra di termine di per sé. o i principi ideologici qualificanti una data organizzazione, ma la presenza di uno spazio sacrale delimitato.
In Massoneria si definisce ritualmente uno spazio sacro attraverso la cosiddetta marcia rituale. Il Rituale pubblicato nel 1969, cioè quello attualmente in uso, la indica così: in testa il M\ V\ ., preceduto dal 1° Diacono e seguito dal 1° Sorv\ ., 2° Diacono, 2° Sorv\ ., Oratore, Segretario, Tesoriere, Maestro delle Cerimonie, 1° Esperto; tutti gli altri Fratelli. Infine, il Copritore Esterno che chiude la porta restandone a custodia.
La marcia nel Tempio segue il senso antiorario; raggiunti i loro posti, il M\ V\ ed il 1° Diacono, il 2° Diacono precedono il 1° Sorv\ , e conduce la marcia fino allo scanno di quest’ultimo; installati ai loro posti il 1°Sorv\ ed il 2° Diacono, il 2° Sorvegliante che conduce la marcia, raggiunge il suo posto. Successivamente, tutti gli altri Fratelli, i quali restano in piedi fino a che il M\V\dice: “Fratelli sedete”.
Si comprende chiaramente come il deambulare nel Tempio lo “marca”, definendolo come spazio sacro, ed accompiendo quindi la seconda delle universali regole rituali, mentre la prima, purificatoria, è stata attuata definitivamente attraverso il rituale d’edificazione del Tempio.
René Guénon scrive che, nella massoneria operativa, l’ubicazione di un edificio era determinata, prima di intraprenderne la costruzione, da quello che si chiama il metodo dei cinque punti, che consisteva nel fissare innanzi tutto i quattro angoli, ove si dovevano porre le prime quattro pietre, poi il centro che, siccome la sua base era di norma quadrata o rettangolare, rappresentava il punto d’incontro delle sue diagonali; i pioli che segnavano questi cinque punti erano chiamati Landmarks e questo è probabilmente il senso primo ed originario di tale termine massonico. Nel rituale il simbolismo principale è la costruzione del Tempio che avviene nel tempo indefinito ed atemporale della Loggia.
Il Tempio, il cui collocamento spaziale si pone infinitamente nella lunghezza fra Oriente ed Occidente, nella corrispondente larghezza da Settentrione a Mezzodì, e nella profondità della terra e nell’altezza del cielo, è misurato quindi nell’unico modo possibile, nella determinazione, cioè, di un centro od “omphalos” in cui si possa determinare una teofania, quella presenza del G\A\D\U\che rappresenta quella chiave di volta che inserita nel giusto punto porterà a compimento, alla fine dei tempi, la costruzione del Tempio, uno spazio immateriale e perfetto.
Vi è quindi un’inversione del procedimento della determinazione materiale di uno spazio costruttivo, in cui gli angoli determinano il centro, mentre nella costruzione interiore solo il ritrovamento del centro, l’essenza, permette, attraverso la determinazione degli angoli, la realizzazione di una forma superiore, la pietra squadrata.
IL TEMPIO EMULATION
Dal Rituale Emulation, Ed.Stampaleader Srl 1995, Roma.
Note sul rituale e sulle procedure
Disposizione del Tempio
Il tempio del rituale Emulation su fonda sulla forma della disposizione di Loggia presente nei Templi della Freemasons’ Hall, Great Queen Street, Londra. Poiché essi sono sotto il diretto controllo dell’amministrazione della Gran Loggia, si ritiene che questa sia la disposizione ordinaria per la Libera Muratoria inglese, quando le condizioni del luogo di riunione rendono possibile seguirla.
In questi Templi il tappeto a scacchi copre l’intero centro della stampa ed i tre scranni sono posti in modo da essere appena fuori del tappeto, ad E, S, e O, Per avvicinarsi al Venerabile ed ai Sorveglianti, come nel caso delle marce, degli affidamenti e delle prove, è perciò necessario, per seguire correttamente il sistema Emulation, stare fuori del tappeto ed in piedi accanto ai seggi.
Dato però che il tappeto copre tutto il pavimento, di fatto ogni marcia si compie sul tappeto, salvo quando il candidato è ai seggi del MV e dei Sorveglianti.
I riferimenti al candidato condotto sul “pavimento della Loggia”, significano che egli è condotto sul tappeto, in genere per completare una marcia. Analogamente, le porte del Tempio sono al lato ovest della Loggia, per lo più a nord della sedia del Copritore interno, rendendogli facile svolgere i suoi compiti dal suo posto normale, a nord del 1° Sorvegliante.
La sedia del 1° Diacono si trova all’estremità est della colonna del nord, di fronte all’altra parte della Loggia (non di là dall’angolo) – benché, nelle dimostrazioni della Loggia “Emulation”, il 1° Diacono sia nella sua antica posizione alla destra del M\ V\ , di fronte alla Loggia per il lungo, un posto oggi normalmente occupato dal Grande Ufficiale di rango più elevato
.La sedia del 2° Diacono è posta al lato sud del 1° Sorvegliante. La sedia del 2° Diacono è al lato sud del 1ø Sorvegliante, di fronte alla Loggia per il lungo (anche qui non dall’altra parte dell’angolo).
Laddove le caratteristiche del Tempio e le dimensioni del tappeto rendono impossibili alcune di queste condizioni, le Logge che desiderano lavorare nel sistema Emulation non avranno difficoltà nel mantenersi più aderenti possibile alla disposizione, ed usare completamente l’area disponibile fra il M\ V\ ed i Sorveglianti, ecc., per le marce.
IL TEMPIO EMULATION
Dal Rituale del Libero Muratore d’Inghilterra, Riv. Acacia, Roma, 1949.
– (omissis) La pianta della Loggia, la posizione degli Ufficiali, degli Operai e delle decorazioni, differiscono notevolmente da quelle in uso fra di noi. Da una vasta stanza esterna (onter room) si passa nella stanza di preparazione (vedi Tav.I), sulla quale dà la porta d’ingresso del Tempio: d’innanzi alla porta sta il Copritore interno ed il Tegolatore.
Il Tempio, rettangolare, ha l’ingresso sul lato occidentale, non al centro della parete, ma in prossimità della parete settentrionale. Oltrepassata la soglia, a sinistra, sta la colonna J. e vicina a questa, il seggio del Copr\ .Int\ . Di fronte, all’Oriente, è situato il trono del Maestro Venerabile, elevato su tre gradini; dinanzi a lui vi è un’ara (pedestal) alta circa 90 cm., su cui, durante i lavori, è posto il “Volume della Legge Sacra”, aperto, secondo la tradizione, alla pagina propria a ciascun grado; ci sono sovrapposti la Squadra ed il Compasso combinati nel modo previsto.
Vi è anche il Quadro di Loggia, cioè una tela dipinta con i diversi strumenti dei Muratori; ogni grado ha un proprio Quadro. Tanto la posizione del Compasso, quanto il Quadro di Loggia, indica in quale grado la Loggia lavora. Entrambe le punte del Compasso sono sotto la Squadra nel primo grado, una punta sopra e l’altra sotto nel secondo grado; mentre, nel terzo grado, entrambe le punte sono sopra la Squadra. Alla sinistra del Maestro Venerabile siede l’ex-Venerabile che lo ha preceduto nell’ufficio; può avere dinanzi un’ara. Alla sinistra del Primo Ex-Venerabile siede, se c’è, il Cappellano e gli altri Ex-Venerabili della Loggia. La destra del Maestro Venerabile è riservata ai visitatori di riguardo.
Il 1° Sorvegliante siede all’Occidente, esattamente di fronte al Maestro Venerabile, su una predella rialzata di due gradini; il 2° Sorvegliante al Mezzodì, su una predella rialzata di un gradino. Davanti ad entrambi c’è un’ara (pedestal) sulla quale è posta una piccola colonna; sul pavimento, a destra dell’ara, c’è una colonna più grande che rappresenta l’Ordine architettonico attribuito a ciascun Sorvegliante e che è usata come candelabro; la colonna del 2° Sorvegliante è dorica, quella del 2° Sorvegliante è corinzia.
Anche il M.V. ha una colonna, d’ordine jonico ed una candela. Quando la Loggia lavora, nel 1° e 2° grado le tre luci sono sempre accese; quando i lavori si tengono nel 3° grado è accesa soltanto la candela del Maestro Venerabile per dare la “mezza luce”.
La stella del Maestro Venerabile deve essere sempre accesa, durante i lavori, in qualunque grado. Le due colonnine dei Due Sorveglianti hanno un uso peculiare nelle cerimonie britanniche: quella del 1° Sorvegliante è alzata quando la Loggia lavora, mentre quella del 2° Sorv\ è abbassata: viceversa, mentre la Loggia è in ricreazione, od è chiusa, si abbassa la colonnina del 1ø Sorvegliante e si alza quella del 2°.
Il Maestro Venerabile ed i due Sorv\ .hanno un mazzuolo ciascuno, con il quale richiamano all’Ordine i Fratelli. I colpi sono dati col mazzuolo sopra le are che stanno di fronte a questi tre ufficiali; però, in certi momenti, il 2° Sorv dà i colpi sul suo guanto, affinché‚ non si sentano fuori della porta della Loggia.
Il Primo Diacono siede allineato con l’angolo destro della predella del Maestro Venerabile.: il 2° Diacono con l’angolo destro della predella del Primo Sorvegliante; il Tesoriere ed il Segretario siedono a Mezzodì, prossimi all’Oriente. La Loggia è decorata col pavimento a scacchi; al centro del quale vi Š la Stella Fiammeggiante. La pietra grezza è posta presso l’orlo del pavimento a mosaico, vicino al 2° Sorv\ ., al mezzodì; la Pietra cubica è sospesa ad un piccolo argano, con un’Ulivella ,verso l’Occidente.
Ogni Loggia è distinta da un nome e da un numero, riceve la Bolla di Fondazione, (warrant) dalla Gran Loggia, Bolla che deve essere esposta, durante i Lavori. La Loggia si deve aprire e chiudere in 1° grado: anche se poi si apre nel 2°, o nel 3° grado, deve alla fine, chiudersi in 1°. Prima dell’apertura e dopo la chiusura è uso cantare un inno.
IL TEMPIO DEGLI OPERATIVI
Diamo qui lo schema (Tav. III) di un’Officina operativa appartenente alla Massoneria della Squadra.
E’ importante notare che tutte le sette camere lavorano contemporaneamente (in linea di principio) anche se poi, de facto, la mancanza del numero sufficiente di liberi muratori di un certo grado comportava ovviamente l’impossibilità di aprire ritualmente la corrispondente loggia.
In un’Officina operativa o “assemblage”, la cui orientazione è basata su quella del Tempio di Salomone, i tre G\ M\ , se presenti, siedono ad Ovest, in modo di da poter “segnare” (mark) il Sole nascente, il Primo Sorv. ad Est. per” indicare” il Sole al suo tramonto ed il Secondo Sorv. a Nord, per “indicare” il sole al suo “meridiano” (Rituale Emulation).
Si può poi rilevare in proposito che la consuetudine Emulation di porre gli Apprendisti nell’angolo nord-est del Tempio, presso la pedana del Venerabile, si spiega perfettamente se si pensa che questa è, in effetti, la loro posizione in una loggia operativa, vicino alla colonna B. e l’ingresso, nonché l’angolo di posa della prima pietra nella costruzione di un edificio.
Altro punto notevole connesso con quello dell’orientazione è la questione del senso della “circuambulazione” rituale che è, normalmente, solare – segue cioè il movimento apparente del Sole intorno alla terra, mentre è polare – marcia della stella attorno al Polo – nel rituale operativo.
Un interessante simbolismo polare, più primordiale, com’è noto, di quello solare, presente in quest’ultimo è il seguente: una lettera G è raffigurata al centro della volta della Camera del VII° grado, nel punto stesso corrispondente alla stella polare; un filo a piombo, sospeso a questa lettera G, cade direttamente al centro di uno swastica tracciato nell’impiantito e rappresentante così il polo terrestre: è il filo a piombo del Grande Architetto dell’Universo che, sospeso al punto geometrico della Grande Unità, discende dal polo celeste al polo terrestre, ed è in tal modo la figura dell’Asse del Mondo . Volendo ora confrontare i sette gradi degli operativi con quelli degli speculativi, avremo grosso modo le seguenti corrispondenze:
1° grado: Apprendista – molto simile a quello speculativo, ma con rituale più tecnico; vedi, ad esempio, l’uso del “cable-tow” che evoca l’impegno iniziatico ed il legame dell’iniziando con la madre loggia.
Una “antient charge” afferma che ogni massone deve essere presente ai lavori se distante meno di un “cable-tow”
2° grado: Compagno (d’Arte) – molto simile a quello speculativo, ma con rituale più tecnico.
3° grado: Marcatore – molto simile alla prima parte (Mark Man) del grado di Mark Master Mason (Rito inglese)
4° grado: Costruttore – molto simile alla seconda parte del grado di Mark Master M.A.S.C.I. In effetti i rituali della moderna Mark Masonry attestano chiaramente che i lavori si svolgono nelle cave e cantieri di Re Salomone e che il grado è conferito al fine di poter presiedere una loggia di massoni operativi.
5° grado: Sovrintendente dei lavori – corrispondente ai Dignitari di Loggia.
6° grado: Maestro – corrispondente all’Ex-Venerabile ed al Maestro Eletto, se non ancora insediato.
7° grado: (Gran) Maestro Massone – corrisponde al Collegio dei Venerabili , all’installazione rituale dei Venerabili ed alla apertura e chiusura di un Capitolo dell’HFL (tenuto in privato fino al 1902) da parte dei tre Gran Maestri Massoni.
Il terzo grado della massoneria simbolica, che non ha rapporti con alcuno dell’operativa in particolare, si rifà invece al Dramma Sacro della consacrazione della Morte di H. che si svolge il 2 ottobre di ogni anno.
Mentre la massoneria speculativa sviluppò il tema della morte e resurrezione e della perdita della parola sacra, nell’operativa il sacrificio di H. preserva il segreto che i quindici massoni infedeli volevano ingiustamente carpire. Inoltre nella cerimonia speculativa è il candidato che alquanto illogicamente impersona H. ed è ucciso per non aver rivelato un segreto che non ancora conosce, e che non è svelato veramente neppure in seguito; mentre in quella operativa è proprio il terzo G\M\M\ che in quanto H. è ucciso; ritrovata la salma gli sarà accordato un solenne funerale e la sua carica sarà assunta da A.
Non bisogna poi dimenticare che il mito di H. è trattato come un vero dramma teatrale o – meglio – come un mistero medioevale (costumi, dialoghi ecc.) particolarità che si ritrova, fra gli speculativi, solo in certi rituali irlandesi ed in quello Bristol. Alcuni importanti drammi sacri sono quelli connessi alla Fondazione del Tempio (Maggio) e della Dedica del Tempio (30 Ottobre) e che sono stati in parte ripresi da i rituali della Massoneria della Marca e dell’Arco Reale.
Nel primo, che è più pertinente al 4° grado, vediamo l’applicazione tecnica del “sistema dei cinque punti” che permette di tracciare la base di un edificio di forma quadrata o rettangolare andando dal centro alle quattro estremità, utilizzando la proprietà del triangolo rettangolo 3,4,5, come descritto da Vitruvio: “Se prendiamo tre stecche, la prima lunga tre piedi, la seconda quattro piedi e la terza cinque piedi e le uniamo in modo che le loro estremità si tocchino così da formare una figura triangolare, avremo un angolo retto…”