Il diritto di non tollerare gli intolleranti. La lezione di Popper
A proposito degli account di Trump chiusi da Facebook e Twitter
Antonio Caputo
Avvocato, presidente coordinatore della Federazione italiana dei Circoli di Giustizia e Libertà
Il diritto di non tollerare gli intolleranti. La lezione di
Ansa
A mio parere proprio perché si tratta di piattaforma privata con accesso libero e gratuito e addirittura non certificato quanto alle identità, Facebook e Twitter hanno assoluto diritto di precluderne a chiunque l’accesso e chiudere gli account anche senza motivazioni.
Che, nel caso di Trump come di qualunque altro, ci sono e sono clamorosamente evidenti: usare la piattaforma per scopi illegali, nel caso istigando all’eversione dell’ordine costituito, alla guerra civile, alla sovversione delle istituzioni, alla ribellione contro il presidente degli Stati Uniti proclamato dal Congresso americano in sessione congiunta e liberamente eletto dai cittadini americani.
PUBBLICITÀ
È questo il diritto di non tollerare gli intolleranti di cui scriveva Karl Popper, il cosiddetto paradosso della libertà:
“L’argomento per cui la libertà, nel senso dell’assenza di qualsiasi controllo restrittivo, deve portare a un’enorme restrizione, perché rende i prepotenti liberi di schiavizzare i mansueti. […].
Meno noto è invece il paradosso della tolleranza: la tolleranza illimitata deve portare alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi. In questa formulazione, io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finché possiamo contrastarle con argomentazioni razionali e farle tenere sotto controllo dall’opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia delle decisioni.
Ma dobbiamo proclamare il diritto di sopprimerle, se necessario, anche con la forza; perché può facilmente avvenire che esse non siano disposte a incontrarci a livello dell’argomentazione razionale, ma pretendano di ripudiare ogni argomentazione; esse possono vietare ai loro seguaci di prestare ascolto all’argomentazione razionale, perché considerata ingannevole, e invitarli a rispondere agli argomenti con l’uso dei pugni o delle pistole.
Noi dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti. Dovremmo insomma proclamare che ogni movimento che predica l’intolleranza si pone fuori legge e dovremmo considerare come crimini l’incitamento all’intolleranza e alla persecuzione, allo stesso modo che consideriamo un crimine l’incitamento all’assassinio, al ratto o al ripristino del commercio degli schiavi”.
(K. Popper, La società aperta e i suoi nemici, vol. I: Platone totalitario, Armando Editore, Roma 2004).