MASSONERIA E MATERIALISMO

Gli Ufficiali

Alcuni anni fa ho frequentato una piccola Loggia. I Fratelli sono entrati e con il Maestro in Cattedra ancora una volta hanno considerato la presenza e l’assenza di Funzionari, in base alla situazione si sono suddivisi i singoli compiti. Questa spontaneità, flessibilità e gioia mi impressionano ancora oggi. Si giunge ad un’amplificata coscienza per le varie mansioni. Il Collegio sceglie un Fratello od un altro secondo le sue idoneità. In primo piano non è il Fratello ma l’interazione delle funzioni. Nel suo saggio «La disposizione umana nel tempio massonico» (p. 9) Il Fr∴ ∴Jacques Tornay viene al punto scrivendo: «Se una delle funzioni pretende alla supremazia non vi è più Fratellanza». Diversi Maestri in Cattedra hanno scritto nell’inchiesta che erano come direttori nella cui orchestra ogni musicista è responsabile del proprio strumento. Tuttavia spetta al Maestro in Cattedra far sì che non vi sia cacofonia. Il Maestro ed i suoi Fratelli formano un’unità. Di questo parlerà la rubrica «Tema» a partire dal numero di giugno.

Il 4 e 5 giugno avranno luogo a San Gallo i giorni della Gran Loggia. Saranno discusse importanti pietre miliari che determineranno il futuro della Gran Loggia e delle singole Officine. Il nostro giornale fornirà un resoconto dei lavori di questi due giorni. A tale proposito saranno riportate le interviste con il presidente del comitato di San Gallo.

Comitato organizzativo, Fr∴Urs Weber e il Gran Tesoriere, Fr∴ Robert Gygax.

Thomas Müller
(Traduzione D. B.)

La Massoneria ed i limiti del materialismo

«La scienza è la misura di tutte le cose, di quelle che sono per ciò che sono e di quelle che non sono per ciò che non sono». Con questa parafrasi del celebre motto protagoreo il filosofo Wilfrid Sellars riassume l’idea centrale del moderno materialismo. Cercheremo di mostrare la ragione principale per la quale questo programma si rivela problematico, soprattutto quando si tratta di naturalizzare l’uomo.

Il materialista dei giorni nostri sostiene fondamentalmente che le entità presupposte dalle spiegazioni scientifiche accettate sono le sole entità autentiche che ci siano. E che solo seguendo i metodi delle scienze naturali si arriva ad una conoscenza autentica. Quindi secondo questa forma estrema di materialismo la realtà può essere compresa esclusivamente attraverso le leggi naturali, senza ricorrere a principi di ordine trascendente.

Genesi del materialismo moderno

La forma più radicale di materialismo, quello eliminativista, sostiene addirittura che gli stati mentali dell’individuo, così come caratterizzati dal senso comune, non esistano. Parlare di desideri, credenze, intenzioni sarebbe come parlare di entità come il «calorico» o il «flogisto» cioè usare etichette vuote, prive di riferimento. L’approdo a questo naturalismo materialistico si presenta come il frutto di un processo che ha avuto inizio con la fondazione rinascimentale della scienza moderna. L’itinerario concettuale implicito è ancora prevalentemente quello di tipo positivistico secondo il quale, una volta lasciatici alle spalle la visione «teologica » della cultura medievale (nella quale all’uomo spettava una posizione separata e superiore rispetto alla natura, in forza della sua partecipazione all’ordine soprannaturale), e superata la visione metafisica delle varie filosofie – che avevano pur sempre riconosciuto all’uomo un tratto specifico, distintivo e irriducibile alla pura naturalità, nella sfera dello spirito – si è finalmente giunti ad una visione «positiva», ossia scientifica, nella quale anche l’uomo viene indagato e compreso utilizzando le categorie della conoscenza scientifico-sperimentale, col risultato di farne un essere totalmente immerso nel mondo naturale e contraddistinto in esso, al massimo, da un grado particolarmente elevato di complessità. L’inserimento totale dell’uomo nell’alveo della natura sarebbe dunque il punto di arrivo, la matura consapevolezza di un progresso plurisecolare, che ci ha guarito da alcune orgogliose illusioni infantili.

La difficile conciliazione tra Massoneria e materialismo.

Risulta abbastanza evidente che la Massoneria può difficilmente convivere con una forma di materialismo estremo. Da sempre essa si propone di indagare uno spazio concettuale metafisico. I suoi insegnamenti, derivanti da tradizioni esoteriche ed iniziatiche, non possono certo essere riconducibili ad analisi puramente sperimentali ed oggettive. La maturazione spirituale dell’individuo che essa persegue non sembra al momento assolutamente alla portata delle neuroscienze contemporanee. Lo splendido patrimonio simbolico ed allegorico che la caratterizza risulta intraducibile in semplici meccanismi neuronali e sinaptici. A dire il vero l’effetto della contemplazione dei simboli non sembra traducibile neppure nei termini di un linguaggio comune, figuriamoci come possa essere restituito in codici biochimici. Anche se molti libri pretendono di aver rivelato il «segreto» dei Liberi Muratori, in realtà solo chi ha vissuto in prima persona l’iniziazione e ed ha potuto meditare profondamente sui venerandi significati dei suoi simboli può dirsi di aver veramente recepito il messaggio. Questo genere di esperienze sono impermeabili e quindi inaccessibili ad una interpretazione puramente intellettualistica e ci sembrano parimenti incommensurabili con i programmi riduzionistici di un pretenzioso materialismo che pensa di poterli dissolvere per lasciar spazio unicamente ad asettiche spiegazioni neurologiche.

I limiti delle scienze sperimentali

Il materialista dei giorni nostri sostiene che le entità presupposte dalle spiegazioni scientifiche accettate sono le sole entità autentiche.

Ma quali sono gli argomenti in favore dell’esistenza di un territorio della trascendenza impermeabile a metodi empirici? Il principale argomento a nostro parere risiede in una presa di coscienza storica del modo in cui la scienza è giunta a considerarsi il solo discorso legittimo in grado di stabilire ciò che esiste o meno. Con l’avvento dell’epoca moderna, l’Occidente ha scoperto un metodo particolarmente efficace e fecondo per far avanzare la conoscenza, specialmente per quanto riguarda il mondo naturale. Questo metodo è la scienza sperimentale che si è rivelato fecondo non solo nelle indagini sulla natura ma anche nella ricerca sull’uomo, dando così origine alle cosiddette scienze umane. Davanti alla quantità impressionante di risultati acquisiti grazie alla sua adozione, esso ha esercitato un’attrattiva tale da far credere che potesse, o addirittura dovesse, rimpiazzare tutti gli altri strumenti di conoscenza. La conseguenza è stata che gli ambiti del reale, o anche semplicemente le dimensioni e gli aspetti della realtà che non si prestano ad essere indagati o inquadrati attraverso questo metodo sono stati surrettiziamente trascurati, sono apparsi inintelligibili alla conoscenza scientifica e persino irrazionali per cui sono stati poco alla volta emarginati. Per qualche tempo essi hanno continuato ad essere oggetto della riflessione filosofica, ma ormai ritenuta, in generale, come impresa non genuinamente conoscitiva; poi è venuta rafforzandosi la tendenza a ritenere che essi, più che inconoscibili, fossero addirittura inesistenti.

La scienza moderna, costituendosi con ben precise limitazioni metodologiche, in un primo momento sembrò accontentarsi di definire gli aspetti della realtà dei quali essa decise di occuparsi, ma ben presto tali aspetti condussero la maggior parte degli esponenti della comunità scientifica ad affermare che la realtà si ridurrebbe unicamente ad essi. Da notare che non è tanto la portata conoscitiva della scienza moderna che ha negato uno spazio per la trascendenza all’uomo, bensì la pretesa riduzionista che molto spesso ha accompagnato l’entusiasmo e la fede assoluta verso questo tipo di conoscenza. Come abbiamo visto la proposta di naturalizzazione dell’uomo intende ricondurlo alla sfera della pura natura fisico materiale e sottintende quindi l’adesione ad una metafisica materialista la cui validità tuttavia non viene tematizzata e discussa, ma semplicemente data per scontata. Quindi dal punto di vista metodologico ci sembra erroneo presupporre che la natura umana sia fatta solo di ciò che le scienze naturali possono considerare. L’atteggiamento metodologicamente corretto, per contro, ci pare piuttosto quello di una disponibilità a non chiudere l’orizzonte del nostro pensiero a tutte quelle dimensioni che in qualche modo ci appaiono attestate da qualche forma di esperienza, come per esempio quella Massonica. Nel caso dell’uomo esistono alcune caratteristiche che appaiono irriducibili a quanto le scienze sono in grado di spiegare e ciò non già perché queste sono intrinsecamente fallibili ma semplicemente perché non rientrano nel campo di oggetti circoscritto dalle scienze, per le quali hanno elaborato concetti e metodi di indagine specifici

TAVOLA SCOLPITA DAL FR.’.  D. B.

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