Relazione del FR.’. LINO SALVINI EX GRAN MAESTRO DEL G.O.I.
Loggia «P»
Non è un mistero che oggi questo importante organismo massonico è fonte di preoccupazione e di critiche da parte di tutti i Fratelli, argomento costante delle varie Grandi Logge e di numerosi Consigli dell’Ordine. Si ritiene che appartenenza a tale Officina determini un’accettazione parziale dell’appartenenza massonica e dei doveri che questa impone ce una rivendicazione peraltro di tutti i diritti di cui godono i massoni militanti nelle normali Officine. A questa poi vengono demandati tutti coloro che per carattere o per motivi particolari creano difficoltà al funzionamento interno delle Logge. Purtroppo, la P2 è una esigenza del nostro paese in cui ancora non esistono le garanzie di libertà di espressione e di sereno giudizio, ma è auspicabile che giunga presto il giorno in cui ognuno possa essere Massone alla luce del sole senza temere che questa caratteristica possa nuocere al giudizio sul suo operato e sulla sua personalità. Per il momento però l’esistenza di questa Loggia è logica, anche se deve essere regolamentata e riportata al significato originario. Infatti la Loggia P2 può anche acquisire, se inquadrata nel significato che ne determinò la costituzione, una funzione molto importante nella vita dell’Istituzione. Certo, richiede al suo Maestro Venerabile, il Gran Maestro, una particolare cura e molta parte dell’attenzione e del tempo che egli deve dedicare alla Massoneria.
Spetta al Gran Maestro tenere con ognuno dei Fratelli militanti nella P2 quei rapporti che ogni Maestro Venerabile tiene con ogni Fratello con una cura ed una assiduità molto maggiore. L’educazione massonica di Fratelli che non partecipano ai normali lavori rituali è compito molto arduo, anche perché questi difficilmente possono comprendere il fondamento d’amore che solo rende comprensibili molti degli aspetti del pensiero e della vita massonica. Quale Fratello che veramente abbia compreso nel tempo e provata la ricchezza di appartenere alla catena fraterna accetterebbe di vivere la propria essenza massonica segretamente ed isolatamente? Il Gran Maestro deve tenere con i membri della P2 rapporti costanti di fratellanza, al fine di rendere sempre più saldo il legame di questi con la Famiglia cd al fine di sublimare in essi il sentimento d’amore per essi più difficilmente, come abbiamo detto, conseguibile. Potrà poi curare nella sua saggezza, riunioni di gruppi o anche globali, con esclusione, quando occorra, di qualcuno, tenendo conto però di quanto il contatto diretto fra questi fratelli possa danneggiare il suo lavoro di coordinamento. Con una tale operatività, e solo con questa, la P 2 può trovare una valida collocazione. Non si può chiedere al Venerabile della P 2 di curare intimamente i rapporti con troppi Fratelli e perdi più dislocati in tutto il paese. L’appartenenza alla P2 pertanto, dovrebbe essere limitata solo ad uomini che hanno funzioni nazionali di basilare importanza e per cui può essere interesse supremo della Massoneria (l’unico interesse che per noi può aver valore) di una più integra segretezza anche fra i Fratelli della stessa P2.
Tale appartenenza poi, dovrebbe essere limitata al periodo di tempo in cui essi svolgono tali attività d’interesse nazionale, dopo di che il Fratello deve riprendere posto fra le colonne di una normale Officina. Una particolare copertura di altri Fratelli che hanno funzioni più circoscritte e locali, deve essere compiuta dai singoli Maestri Venerabili e magari dal Collegio Circoscrizionale che può costituire una Loggia a funzionamento normale, ma che per luogo e tempo di riunione goda di una particolare copertura.